giovedì 22 settembre 2022

PUNTO DI ASSISTENZA TERRITORIALE DI SABAUDIA: NO ALLA SPERIMENTAZIONE SULLA PELLE DEI CITTADINI


Da quanto appreso da un comunicato del 15 settembre scorso apparso sul sito del Comune di Sabaudia il 28 ci sarà un Consiglio comunale dedicato al Punto di Assistenza Territoriale (ex PPI) al quale è stata invitata la direzione aziendale.
Dallo stesso comunicato si apprende che il Sindaco Mosca e l’Assessore Maracchioni avrebbero incontrato la Direttrice del Distretto 2 della ASL Latina chiedendo quanto segue: 
«Sabaudia non può rimanere senza livelli minimi di assistenza nelle ore notturne. Abbiamo bisogno che il Punto di Assistenza Territoriale rimanga aperto giorno e notte. Un servizio h24 che possa garantire le emergenze sanitarie a tutti i cittadini. Chiediamo che venga adottata una procedura simile a Cisterna di Latina dove è stato applicato un orario di apertura anche nelle ore notturne. Sabaudia nei periodi estivi supera i 60mila abitanti; è impensabile che i cittadini del Lazio non abbiano tutti diritto a fruire dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in modo omogeneo. L’apertura notturna del PAT offrirebbe risposte alle richieste dei cittadini affetti da patologie minori, in ore notturne e in assenza di mezzi pubblici, non sarebbero nelle condizioni di raggiungere gli ospedali di Terracina e Latina».
Com'è noto dal 5 ottobre 2020 il PAT è stato chiuso nelle ore notturne con la scusa di carenza di personale dovuta all'epidemia ma al termine ufficiale dello stato di emergenza (primo aprile 2022) non è stato riaperto; inoltre dal primo agosto il PAT è stato trasferito dai locali precedentemente occupati in via Conte Verde, al n. 12 con accesso autonomo, in altri siti nello stesso edifici, ma con accesso in comune con gli altri servizi al n. 10, in una sala precedentemente utilizzata dallo specialista pneumologo ed assolutamente inadeguata.
Per di più il 15 agosto è apparso un cartello in cui si   informa la popolazione che: «Il PAT di Sabaudia è una struttura di natura ambulatoriale in grado di assicurare un punto di assistenza territoriale ad accesso diretto alla popolazione inserendosi nella rete propria dell'Assistenza Primaria al pari degli altri PAT, delle Unità di Cure Primarie e degli ambulatori di Medicina Generale da cui mutua le competenze. Al riguardo il PAT assicura visite e prestazioni ambulatoriali non differibili quali: asportazione di corpi estranei; aura degli attacchi d’asma; cura delle punture d’insetto e le reazioni allergiche circoscritte; suture e medicazioni di piccole ferite; trattamento immediato delle più comuni cause di dolore (es. mal di denti, coliche renali); trattamento della perdita di sangue dal naso; trattamento di ustioni cutanee non estese. Sono escluse le urgenze maggiori e le emergenze in quanto i PAT non sono strutture afferenti alla rete dell'emergenza territoriale che, a seguito di specifiche normative vincolanti emanate a livello nazionale (Conferenza Stato Regioni n.98/CSR del 05/08/14 D.M. 70/2015), sono assicurate dal servizio ARES 118».
Al riguardo occorre ricordare quanto segue:
Il terzo comma dell’art. 10 della legge 833 del 1978 dispone che le regioni articolino le unità sanitarie locali in Distretti sanitari di base, quali strutture tecnico-funzionali per l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento;
Ai sensi del comma 1 dell’art. 4 della legge 30 dicembre 1991, n. 412, i livelli di assistenza sanitaria devono essere assicurati in condizioni di uniformità su tutto il territorio nazionale;
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato un comunicato (n.87) sul sistema delle emergenze sanitarie approvato dal Gruppo di lavoro Stato-Regioni il 2 dicembre 1991 nel quale è previsto che per quanto attiene il soccorso sanitario primario esso dovrà estrinsecarsi in un periodo di tempo non superiore agli 8 minuti per gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le zone extra-urbane (salvo particolari situazioni di complessità orografica);
Il d.p.c.m. 12 gennaio 2017, recante la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 individua l’Emergenza Sanitaria Territoriale come una delle aree di attività del Livello Essenziali di Assistenza dell’area distrettuale ed in quanto tali ineludibili.
L’art. 7 di detto d.p.c.m. stabilisce che il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
L’attività di emergenza sanitaria territoriale deve essere svolta in modo integrato con le attività di emergenza intraospedaliera assicurate nei PS/DEA e con le attività effettuate nell’ambito dell’Assistenza sanitaria di base e della Continuità assistenziale.
Il sistema di emergenza sanitaria disegnato dal complesso delle norme richiamate è costituito da due componenti specifiche:
1. Un sistema di allarme attivato dal numero telefonico unico gratuito la cui componente principale è rappresentata dalle Centrali Operative che effettuano la valutazione del grado di complessità dell’intervento necessario, definendo il grado di criticità dell’evento e, conseguentemente, attivano l’intervento più idoneo, utilizzando i codici colore/gravità.
2. Una fase di risposta a sua volta articolata in:
a) Una fase di risposta pre-ospedaliera operativa sulla base di procedure che garantiscono il governo clinico dell’intervento sul territorio nella fase di avvicinamento al Pronto Soccorso di destinazione e composta da:
-·Punti di Primo Intervento (PPI) si tratta di strutture di prossimità , distribuite omogeneamente sul territorio in modo da coprire le località distanti oltre venti minuti dal Pronto Soccorso più vicino e con orario di attività articolato nell’arco delle 12 o 24 ore giornaliere secondo le esigenze locali, dispongono di competenze cliniche e strumentali adeguate a fronteggiare e stabilizzare, temporaneamente, le emergenze fino alla loro attribuzione al Pronto Soccorso dell’ospedale di riferimento ed in grado di fornire risposte a situazioni di minore criticità e bassa complessità. La loro attivazione permette, in alcuni casi, una razionalizzazione della rete dei Pronto Soccorso, costituendo in zone disagiate un importante riferimento sanitario per la popolazione.
-Postazioni territoriali: si tratta di sedi di stazionamento fisse o mobili da cui partono i mezzi di soccorso; quelle fisse hanno sede presso una struttura sanitaria in ambienti idonei;
-Unità operative mobili: le ambulanze sono articolate in Mezzi di Soccorso Avanzato (MSA) con a bordo un medico, un infermiere professionale e due soccorritori di cui uno con funzioni anche di autista; Mezzi di Soccorso Intermedi (MSI): oltre ai soccorritori prevede anche un infermiere professionale addestrato ed autorizzato a prestare le prime cure; Mezzi di Soccorso di Base (MSB) con a bordo soccorritori abilitati ai servizi d’urgenza 118 e dotati di attrezzature adeguate;
-Automediche: si tratta di mezzi non adibiti al trasporto di pazienti ma che, guidati da un soccorritore trasportano medico e infermiere sul luogo dell’evento a supporto degli altri mezzi;
-Eliambulanze
b) Una fase di risposta ospedaliera composta da:
-Pronto Soccorso ospedalieri
-Dipartimenti di emergenza, urgenza ed accettazione di primo livello
-Dipartimenti di emergenza, urgenza ed accettazione di secondo livello
La Corte Costituzionale con la pronuncia n. 38 del 2020 ha affermato che il servizio di emergenza sanitaria territoriale costituisce una articolazione della medicina generale, a cui è demandata la funzione di garantire nell’arco delle 24 ore interventi di primo soccorso, attività di coordinamento operativo e risposta sanitaria nella centrale operativa 118, interventi di soccorso in caso di maxi-emergenze o disastro e le eventuali ulteriori attività individuate dagli accordi regionali ed aziendali, e che vi sia una stretta connessione tra i titoli del personale medico, le condizioni per la fruizione delle prestazioni sanitarie fissate dagli accordi collettivi e i principi fondamentali, riservati alla competenza legislativa dello Stato, in materia di «tutela della salute»;
Tutti i servizi appartenenti al sistema di emergenza/urgenza hanno l’obbligo di garantire prestazioni immediate agli utenti che presentino alterazioni delle funzioni vitali tali da compromettere potenzialmente e gravemente lo stato di salute;
L’organizzazione e il management del Servizio di emergenza sanitaria territoriale deve pertanto essere ispirato al principio di prossimità;
Il principio di prossimità deve essere attuato prevendendo presidi fissi (Punti di Emergenza Territoriale) che possano aumentare l’accessibilità al servizio (laddove l’accessibilità è uno dei principali attributi dell’equità intesa come equità di servizi) tenendo conto della distanza e dei tempi di percorrenza tra i Comuni (e le loro frazioni) e l’ospedale di riferimento;
Nel caso in cui, come per il Comune di Sabaudia per la distanza (25 km da Latina e 22,4 da Terracina) e i tempi di percorrenza (30 minuti da Latina e 25 minuti da Terracina), sia ritenuto necessario confermare il presidio fisso di emergenza sanitaria territoriale, in base alle disposizioni citate, dovrà essere gestito dal Distretto della ASL.
Dagli ultimi dati sulle fasce orarie di accesso al PPI di Sabaudia forniti dalla ASL relativi al solo mese di giugno dell'anno 2019  i dati erano i seguenti: Fascia oraria 8:00-19:59 = 2.192; Fascia oraria 20:00-7:59 = 868. 
L’azienda USL Latina ha omesso di sottoporre alla Conferenza locale sociale e sanitaria il Piano Attuativo Locale (artt. 2 e 3-bis del d.lgs 502 del 1992) con il quale avrebbe dovuto definire la pianificazione dei presìdi dell’emergenza sanitaria territoriale in ragione del principio del decentramento e del criterio della prossimità.
Con un comunicato del 24 giugno 2022 l’azienda USL Latina ha informato che dal giorno successivo il Punto di Assistenza Territoriale di Cisterna sarebbe stato aperto h24 in base ad una sperimentazione (da valutare dopo tre mesi) autorizzata dalla regione che prevede nella stessa sede la presenza dei PAT e dei medici della Continuità assistenziale al fine di assicurare un punto di assistenza territoriale ad accesso diretto alla popolazione h.24 dedicato al trattamento e alla gestione di patologie che non richiedono un trattamento d’urgenza. In questo modo la notte il PAT è aperto con il personale della Guardia medica . 
Questa soluzione è in contrasto con quanto previsto dalla deliberazione del direttore generale della ASL Latina n. 1264 de 31 dicembre 2019 che nella parte motiva afferma come «la chiusura dei PPI, se attuata senza correttivi, comporterebbe l’assenza sul territorio di strutture i grado di assicurare la risposta alle urgenze minori di stretta competenza territoriale sia di tipo chirurgico (trattamento di traumi minori, ustioni di grado minore, distorsioni e fratture minori composte, ecc.) che medico (odontalgie gravi, coliche addominali, reazioni allergiche minori, crisi ipoglicemiche, ecc.) con conseguente necessità di ricorso per le stesse, in modo del tutto inappropriato alla rete dell’emergenza ospedaliera»
Oltretutto questa sperimentazione è stata introdotta senza alcun provvedimento amministrativo.
Il Sindacato Medici Italiani (SMI) e il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (SNAMI) hanno criticato notevolmente la scelta dell’azienda relativa al PAT di Cisterna soprattutto per le implicazioni medico legali che ne possono derivare in quanto nelle ore notturne oltre a non garantire l’emergenza non viene assicurata neanche l’urgenza, per cui tutti i casi rientranti in queste fattispecie devono andare o essere trasportati al Pronto Soccorso dell’ospedale Goretti di Latina andando ad intasare ulteriormente una struttura su cui gravita un hinterland di oltre 252.000 abitanti e che ha costantemente un elevato numero di pazienti in trattamento e in attesa collocandosi ai primissimi posti della Regione Lazio.
Inoltre in base alla deliberazione dell’azienda USL Latina n. 1264 del 2019 al fine di esercitare i compiti di emergenza sanitaria territoriale previsti dall’art. 65 dell’Accordo Collettivo Nazionale 20 gennaio 2022 i medici di medicina generale devono essere in possesso di apposito attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di emergenza sanitaria territoriale di cui all’art. 66 del medesimo ACN, ma sembrerebbe che l’azienda USL Latina utilizzi anche personale privo di detto requisito.
La sperimentazione attuata presso il PAT di Cisterna essendo scaduto il trimestre avrebbe dovuto essere oggetto di valutazione da parte del Comitato aziendale per la medicina generale, ma ancora questo non è avvenuto; peraltro risulterebbe che il Sindacato Medici Italiani abbia segnalato all’Ordine dei medici di Latina gravissime difficoltà nell’applicazione del progetto sperimentale sull’attività notturna presso il PAT di Cisterna chiedendo l’immediata convocazione del Comitato Aziendale per la Medicina generale; a tale richiesta l’azienda USL ad oggi non avrebbe fornito alcun riscontro, per cui sembrerebbe opportuno soprassedere almeno fino a quando non saranno stati resi noti i risultati della predetta valutazione.
A ciò si aggiunga che nel caso di mancata presentazione del medico di turno, non può essere chiuso il PAT cosa avvenuta già più volte a Sabaudia nelle ore diurne, ma deve essere organizzata la tempestiva sostituzione dello stesso assicurando che il medico in servizio rimanga fino all’arrivo del medico subentrante;
Infine la sperimentazione in atto a Cisterna prevede che sempre nelle ore notturne, in caso di assenza del medico della Continuità assistenziale (ex Guardia medica), in quanto impegnato in attività a domicilio, il triage del paziente venga effettuato dall’infermiere di turno, il quale dovrà provvedere in presenza di un utente che presenti i caratteri di emergenza/urgenza ad attivare con immediatezza ed autonomamente il servizio 118, senza che il paziente sia stato visitato da un medico né stabilizzato dato che l’infermiere non può somministrare farmaci o altro senza che il medico abbia visitato il paziente.
In sostanza lo stesso servizio funzionerebbe di giorno in un modo e la notte in un altro.
Tutto ciò premesso, in considerazione dei  rischi a cui sono già oggi esposti i pazienti e delle possibili responsabilità medico legali conseguenti per il personale medico ed infermieristico oltre che delle responsabilità di natura organizzativa per la stessa dirigenza aziendale si ritiene che debba essere assicurato il ripristino del servizio H24 e la sua relativa gestione nel rispetto delle funzioni degli ex PPI come da Ordine del Giorno approvato già dal Consiglio comunale di Sabaudia i 12 agosto scorso.

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