Le storie tramandate dal passato in forma orale e poi trascritte in
epoca greca ci hanno tramesso l’immagine di esseri di dimensioni gigantesche
che per molto tempo sono state considerate frutto della fantasia. Oramai da
molti anni la scienza ha potuto accertare che questi esseri sono esistiti
davvero. I resti di quello che fu scoperto nei pressi di Napoli nel 1938 sono
oggi in mostra presso il Museo nazionale Archeologico di Napoli. Un gigante di
24 metri di altezza i cui resti furono trovati durante alcuni scavi nei Campi
Flegrei prima della seconda guerra mondiale,
nei pressi di quello che era stato
il tempio di Giove, in un’area che i geologi indicano come formazione del Monte
Cuma e risalente a circa 40.000 anni fa. Di qui la datazione dei resti. I resti
affiorarono dalla cinerite (all’epoca evidentemente il vulcano era molto
attivo). I resti riguardano la calotta cranica, la mano destra ed il femore.
Accanto ai resti c’era un frammento di lastra con tracce di pittura.
Le ossa
rinvenute apparterrebbero ad un ominide della fase finale del paleolitico medio
appartenente alla cultura definita dagli scienziati: Musteriana, tipica
dell’uomo di Neanderthal, in grado di utilizzare la pietra in maniera anche
precisa come dimostrato anche dalla pittura rupestre che ci ha lasciato.
Anche in Sardegna vanno affiorando da tempo resti di altri giganti che
erano diffusi in tutta l’isola con sepolture particolari che sono giunte sino a
noi e che vengono appunto chiamate “tumbas
de sos gigantes” edificate con monoliti di pietra di grandi dimensioni e da
una camera mortuaria lunga sino a 30 metri ed appartenenti alla civiltà
Prenuragica. Si tratta di reperti molto interessanti che consentono di gettare una nuova luce sulle popolazioni che hanno abitato l'isola nelle epoche passate.
Le costruzioni lasciate in Sardegna, per l’attenta collocazione e
costruzione che tenevano presente l’andamento delle stagioni e del sole, come l’orientamento
con alcune stelle ci fanno pensare a soggetti particolarmente progrediti, come
dovevano essere anche quelli che hanno edificato alcune delle antiche città della
Ciociaria, come ad esempio Alatri, dove troviamo ancora le c.d. mura ciclopiche
dell’acropoli che secondo alcuni rappresentano una straordinaria opera di
archeoastronomia (secondo qualche studioso collegando sulla mappa alcune città con mura ciclopiche si otterrebbe la costellazione dell' Orsa maggiore e Alatri rappresenterebbe la stella Megrez - il nome è arabo come quello di tutte le stelle più antiche, mentre le altre corrisponderebbero a Castel San Pietro, Serrone, Acuto, Arpino, Frosinone e Ceprano).
Solo in Italia esistono numerosi altri esempi di città con mura poligonali come: Arpino, Atina, Ferentino, San Felice Circeo, Segni, Norma, Cori, Alba Fucens, Pietrabbondante, Cosa e Roselle, ecc. , ma in tutto il mondo si conoscono numerosi esempi: dall'Isola di Pasqua a Stonehenge e alla stessa Micene.
L'occasione per approfondire le nostre conoscenze è data dalla esposizione a Napoli, nelle sale del Museo del gigante dimenticato dal 39 (all'epoca si voleva fare una mostra ma poi venne la guerra) ad oggi nei magazzini.
Solo in Italia esistono numerosi altri esempi di città con mura poligonali come: Arpino, Atina, Ferentino, San Felice Circeo, Segni, Norma, Cori, Alba Fucens, Pietrabbondante, Cosa e Roselle, ecc. , ma in tutto il mondo si conoscono numerosi esempi: dall'Isola di Pasqua a Stonehenge e alla stessa Micene.
L'occasione per approfondire le nostre conoscenze è data dalla esposizione a Napoli, nelle sale del Museo del gigante dimenticato dal 39 (all'epoca si voleva fare una mostra ma poi venne la guerra) ad oggi nei magazzini.
Le foto del Museo sono dell'Autore, quella qui sopra e quella a sinistra relative alla Sardegna sono di Paola Harris e si trovano sul sito http://www.paolaharris.com/italia/notizie/56-il-popolo-dei-giganti.html
Non vi è alcun dubbio oggi, per i ritrovamenti archeologici e le testimonianze antropologiche, che in epoche remote fossero esistiti umanoidi evoluti di proporzioni gigantesche, ed i racconti, i miti e le stesse vicende bibliche tramandate erano già indiziarie di una realtà protostorica oggi scientificamente inconfutabile.
RispondiEliminaA Napoli è già sparito,nascosto....un reperto così eccezionale non viene esposto. Dopo il 2015 non si sa che fine abbia fatto
RispondiEliminaMi scusi, ma se è vero ciò che dice, cioè che si tratta di un falso ben organizzato, perché farlo sparire dopo averlo esposto? Avrebbe avuto molto più senso analizzarne il DNA per poi confermare ciò che realmente era, mentre invece è stato fatto sparire. Perché?
RispondiEliminaNinco Nanco, bugiardo.
RispondiEliminaIn Sardegna quando ritrovavano scheletri giganteschi e li segnalavano alle autorità....venivano distrutti e/o occultati.....
RispondiEliminaSì, qualcosa non quadra... Tenere un falso nel magazzino di un museo già ha poco senso. Prima di esporlo avrebbero dovuto per forza analizzare il DNA per verificare se è un falso o meno e POI esporlo, scrivendo che si tratta di una riproduzione. Mi chiedo anche con quali materiali a disposizione all'epoca potessero riprodurre ossa umane... Plastica, legno, ferro, avorio e resine ne dubito. Poi: sono stati fatti sparire. Come? Chi? Ci saranno delle persone che hanno dovuto firmare qualcosa. Io, tu o uno qualunque non entra in un museo archeologico e ruba un teschio grande come una Smart senza passare inosservato! Bisognerebbe cercare quel qualcuno, il responsabile, e chiedere.
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