Come si ricorderà, a seguito di una lotta durata circa tre anni, questo Comitato, unitamente a quelli di Cori, Sezze, Priverno, Latina e Gaeta, a suon di ricorsi al TAR è riuscito a costringere la Regione Lazio a modificare il decreto dl Commissario ad acta per il Piano di rientro n. U00257/2017 con il quale si volevano “trasformare” i sette Punti di Primo Intervento presenti in provincia ( Cori, Sezze, Priverno, Cisterna di Latina, Gaeta e Minturno) in presidi ambulatoriali di medicina generale garantiti da medici di medicina generale e da pediatri di libera scelta. In particolare il nuovo DCA n. 469/2019 ha previsto che il servizio, sia pur diversamente qualificato, garantisse continuità con le funzioni precedentemente svolte a decorrere dal 1° gennaio 2020.
L'azienda USL Latina, con deliberazione 31 dicembre 2019, n. 1264 ha dato attuazione a quanto deciso dalla regione Lazio.
In data 2 ottobre 2020 il direttore generale dell’azienda USL Latina dott. Giorgio Casati, con una “Ordinanza”[1] ha disposto, a decorrere dal 5 ottobre, la chiusura nelle dodici ore notturne (dalle 20:00 alle 8:00) di tutti i PAT/PPI della provincia con la motivazione della necessità di recuperare risorse professionali per l’epidemia; questo nonostante il Parlamento e il Governo per fronteggiare l’emergenza COVID-19 avessero già autorizzato e finanziato tutte le assunzioni necessarie[2].
Non è stata disposta contestualmente la presenza di un’ambulanza medicalizzata.
In questo modo per 12 ore i pazienti di Sabaudia trovano chiusa l’unica struttura che fino a pochi mesi fa assicurava loro cure immediate, mentre se chiamano il 118, non essendo presente a Sabaudia un’ambulanza medicalizzata (MSA), rischiano di essere trasportati in ospedale da un’ambulanza con a bordo solo dei soccorritori, senza essere visti da nessun medico e senza ricevere alcuna cura prima di arrivare al pronto soccorso, con notevole rischio anche per la vita e con particolare riguardo proprio a quei soggetti affetti da patologie inserite tra quelle tempo dipendenti.
A questo si aggiunge la mancata integrazione del servizio di Continuità assistenziale (ex Guardia medica) che dovrebbe funzionare dalle 20:00 alle 8:00, con quello dell’emergenza sanitaria territoriale.
Il tempo di percorrenza tra alcuni Comuni dell’hinterland e il Pronto Soccorso di Latina è di molto superiore ai 20 minuti previsti (ad esempio Rocca Massima dista circa 45’, ma d’inverno con il ghiaccio e la neve diventano molti di più).
Risulta che in data 20 giugno 2019 era stato indetto un concorso pubblico, per titoli ed esami, per la copertura a tempo indeterminato di n. 153 posti di collaboratore professionale sanitario (cps) infermiere di categoria “D” (deliberazione 20 giugno 2019, n. 606), ma che, nonostante le carenze di personale infermieristico di ruolo lo stesso non è stato ancora espletato, dando la precedenza a quelli per collaboratore amministrativo (del. 603 del 20 giugno 2019 e per assistente amministrativo (del. 604 del 20 giugno 2019), come già ben noto alla stampa.
Al fine di sollecitare la riapertura nelle ore notturne del PAT, il successivo 3 ottobre ho inviato una nota che è stata respinta dal direttore generale pro tempore con lettera dell’8 ottobre 2020.
In data 19 aprile 2021, essendo stato nominato un nuovo direttore generale, all’Azienda USL Latina, nella persona della dott.ssa Silvia Cavalli, ho ritenuto di inviare una nuova nota per sollecitare la riapertura dei PAT/ex PPI, segnalando che, nel caso di mancata riattivazione del servizio nelle ore notturne sarei stato costretto, mio malgrado, ad adire la Magistratura competente; ma non ho ricevuto alcuna risposta.
Al riguardo, atteso che il Parlamento con l’art. 1, comma 462 della legge 30 dicembre 2020, n.178, in deroga ai limiti previsti dalla normativa vigente, ha autorizzato la stipula di contratti di lavoro a tempo determinato tramite agenzie di somministrazione, a partire dal 1° gennaio 2021 per una durata di nove mesi, di 3.000 medici e 12.000 infermieri, si ritiene che le esigenze poste a base della citata ordinanza possano ritenersi superate essendo sufficiente assumere il personale per l’emergenza causata dall’epidemia rispettando i servizi previsti per legge per assicurare l’assistenza ai pazienti affetti da altre patologie e in particolare in tutti quei casi in cui occorra procedere a raggiungere con urgenza l’ospedale assicurando durante il tragitto l’assistenza necessaria.
A tal proposito il Ministero della Salute ha formulato una specifica Raccomandazione[3].
Grazie anche alle vaccinazioni il numero dei pazienti ricoverati per COVID è diminuito considerevolmente.
Dal 14 giugno il Lazio è in zona bianca, con conseguente venuta meno delle motivazioni contenute nella citata ordinanza.
Contestualmente sono già state eliminate tutte le restrizioni relative alla mobilità con un aumento significativo delle presenze turistiche a Sabaudia, come in tutta la provincia e quindi degli accessi al punto di assistenza territoriale già PPI.
Alla data odierna il PAT/PPI è stato chiuso nelle ore notturne per 255 giorni, con rischi gravissimi per la popolazione.
Tutto ciò premesso, in qualità di promotore de Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia ho inviato in data 20 giugno scorso una segnalazione all Procura della Repubblica presso il Tribunale penale di Latina per chiedere che siano disposti gli opportuni accertamenti in ordine ai fatti esposti valutando gli eventuali profili d’illiceità penale degli stessi e, nel caso, individuare i possibili soggetti responsabili al fine di procedere nei loro confronti.
[1] Al riguardo risulta che l’art.32 della legge 833 del 1978 attribuisca il potere di “ordinanza” in campo sanitario solamente al Ministro della salute, ai Presidenti delle regioni e ai Sindaci
[2] L.CIFONI, M. EVANGELISTA, Covid e Sanità, nel 2020 non utilizzati 1,7 miliardi di fondi per le regioni, Il Messaggero, 31 maggio 2021
[3] Ministero della salute, Dipartimento della Qualità, Raccomandazione n. 11 del gennaio 2010