lunedì 30 aprile 2018

IL 1° MAGGIO 1896 RICORDATO ANCORA OGGI DA TUTTI I LAVORATORI

L'episodio che ha ispirato la data nella quale attualmente, in molti Paesi del mondo, si celebra la Festa del lavoro o dei lavoratori, avvenne a Chicago (Stati Uniti) il 1° maggio del 1886. 
Quel giorno, infatti, era stato indetto uno sciopero generale in tutti gli Stati Uniti con il quale gli operai rivendicavano migliori e più umane condizioni di lavoro: a metà Ottocento non era raro che i turni arrivassero anche a 16 ore al giorno e i casi di morte sul lavoro erano abbastanza frequenti.
La protesta andò avanti per tre giorni e il 4 maggio culminò con una e propria vera battaglia tra lavoratori e agenti di polizia. Undici persone persero la vita in quello che sarebbe passato alla storia come il massacro di Haymarket.
Come leggiamo sull'Avanti del 1° maggio 1897 già dopo un anno di distanza da quel tragico episodio veniva ricordato con manifestazioni alle quali parteciparono molti lavoratori.
Ma fu solo tre anni più tardi (20 luglio 1889), a Parigi, durante il primo congresso della Seconda Internazionale (l'organizzazione creata dai partiti socialisti e laburisti europei) fu lanciata l'idea di una grande manifestazione per chiedere alle autorità pubbliche di ridurre a 8 ore la durata della giornata lavorativa. 
Dal 1947 la Festa del lavoro e dei lavoratori è divenuta ufficialmente una festa nazionale della nostra Nazione

LA MANUTENZIONE DEGLI IMMOBILI COMUNALI E IL PIANO TRIENNALE DELLE OPERE PUBBLICHE.

La manutenzione del patrimonio comunale è un fatto importante, pertanto in sede di predisposizione del bilancio di previsione occorre inserire tutte le somme necessarie basandosi anche su quanto previsto in sede di programma triennale delle opere pubbliche.
Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti per dare attuazione al nuovo Codice dei contratti con Decreto del 16/01/2018 n. 14 ha approvato il nuovo Regolamento recante procedure e schemi-tipo per la redazione e la pubblicazione del programma triennale dei lavori pubblici, del programma biennale per l'acquisizione di forniture e servizi e dei relativi elenchi annuali e aggiornamenti annuali 
Per l’inserimento delle opere nel piano triennale le Amministrazioni dovranno considerare  prioritari gli interventi di manutenzione, recupero del patrimonio esistente e completamento delle opere già iniziate, i progetti definitivi o esecutivi già approvati, gli interventi cofinanziati con fondi europei e gli interventi che possono essere finanziati con capitali privati.
La priorità massima sarà data al completamento delle opere pubbliche incompiute. 
Per queste si valuteranno anche soluzioni alternative, come il riutilizzo ridimensionato, il cambio di destinazione d’uso, la cessione in cambio della realizzazione di una nuova opera, la vendita o la demolizione.
Nonostante queste nuove disposizioni molti Comuni seguitano ad utilizzare il programma triennale delle opere pubbliche come il libro dei sogni per illudere gli elettori, inserendo opere che non saranno mai realizzate perché totalmente prive di finanziamento, lasciando da parte invece la manutenzione delle opere esistenti che invece dovrebbe avere la priorità.
A questo si deve aggiungere anche il Piano di Manutenzione delle opere pubbliche, ai sensi dell’art. 33 del DPR 207/2010, che è un elaborato obbligatorio del progetto esecutivo.
Il piano di manutenzione deve essere redatto tenendo conto dell’opera effettivamente realizzata allo scopo di garantire nel tempo il mantenimento delle caratteristiche di qualità e di efficienza. 
La normativa richiede che vengano individuati i requisiti e le prestazioni del manufatto in corso di progettazione affinché tali caratteristiche possano essere stimate e garantite.
Nella redazione del piano vanno individuati puntualmente i requisiti prestazionali e i controlli previsti dai Criteri Ambientali Minimi secondo quanto disposto dal nuovo Codice degli appalti (dlgs 50/2016).
Anche le Norme Tecniche per le Costruzioni (dm 14 gennaio 2008) hanno introdotto l’obbligo di allegare al progetto strutturale esecutivo il “piano di manutenzione della parte strutturale dell’opera”.
Assistiamo talora ad immobili abbandonati in pieno centro storico che rappresentano una offesa per gli abitanti e per i turisti mentre si parla di nuovi progetti faraonici.

LA NUOVA DIRETTIVA PER IL RECLUTAMENTO DEL PERSONALE DELLA PA

Pubblicate sul sito del Dipartimento della funzione Pubblica le nuove Linee Guida sulle procedure concorsuali della PA contenute nella Circolare n. 3/2018 ed emanate in attuazione del testo unico sul pubblico impiego (come novellato dal dlgs 75/2017).
L’obiettivo delle linee guida è assicurare il reclutamento delle migliori professionalità per le esigenze delle amministrazioni. Tra i punti più rilevanti della direttiva: la preferenza per il concorso unico come migliore pratica per il reclutamento di dirigenti e funzionari delle amministrazioni statali, una più puntuale definizione dei requisiti di ammissione ai concorsi, la possibilità di una preselezione più incisiva, un migliore bilanciamento tra i titoli di carriera e altri titoli, prove di esame più finalizzate alla valutazione delle competenze e della capacità di risolvere problemi che alla conoscenza teorica, commissioni di concorso neutrali e competenti, limitazione al numero degli idonei e promozione del portale del reclutamento, per monitorare i concorsi e le procedure di assunzione.
QUI TROVATE IL TESTO DELLA DIRETTIVA 3/2018

QUELLA ZONA GRIGIA NEI RENDICONTI DEI COMUNI

E' tempo di approvazione del rendiconto nei Comuni italiani, molti entro oggi avranno completato il percorso con l'approvazione da parte del Consiglio comunale, altri più lenti si apprestano a farlo rimediando magari una tiratina di orecchi dalla Prefettura, mentre per quelli inadempienti si prepara lo scioglimento del Consiglio comunale.
Ma spesso c'è poca trasparenza nei conti in quanto la relazione tecnica fatta in genere dall'ufficio ragioneria o quella della Giunta dopo aver illustrato la spesa del personale non approfondiscono la parte riguardante la spesa per beni e servizi che invece assorbe nella maggioranza dei Comuni oltre il 50% della spesa totale a causa della progressiva esternalizzazione di una moltitudine di servizi un tempo gestiti direttamente dai comuni con proprio personale.
Benché si tratti di somme molto elevate (a seconda delle dimensioni dei Comuni parliamo di somme che possono andare dai cinque ai dieci, ai cento milioni di euro), scarse sono le notizie fornite nelle relazioni sulle modalità delle procedure seguite.
Si tratta di una vera e propria zona grigia.
Ricordo che in base al Codice dei contratti:
  • Gli acquisti di beni e servizi vanno fatti prioritariamente tramite la CONSIP Spa che peraltro in base al DPCM 24 dicembre 2015 può provvedere limitatamente a solo 19 categorie merceologiche ai sensi dell'articolo 9, comma 3 del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89; 
  • Per tutti gli affidamenti di forniture di beni e servizi superiori ad € 40.000 i Comuni devono rivolgersi alle Centrali Uniche di Committenza (CUC) costituite con altri enti locali. 
  • Mentre per gli acquisiti inferiori ai 40.000 euro il Comune può provvedere autonomamente anche ricorrendo al mercato elettronico (ME.PA. messo a disposizione dalla CONSIP), che consente acquisti telematici per importi inferiori alla soglia di rilievo europeo basati su un sistema che attua procedure di scelta del contraente semplificate interamente gestite per via telematica. 
Sarebbe interessante conoscere quanti acquisti sono stati fatti tramite CONSIP e per quale ammontare, quante procedure sono state gestite dalla CUC e quanti acquisti sono stati infine effettuati direttamente dal Comune.
Specialmente nei piccoli comuni e in quelli di medie dimensioni le procedure gestite direttamente dal Comune sono la maggioranza, ma invece di adottare un regolamento per assicurare maggiore trasparenza a queste procedure, a distanza oramai di due anni dall'entrata in vigore del codice dei contratti si seguita spesso a fare tutto come prima... 

domenica 29 aprile 2018

Questo è il bilancio semplificato dello Stato

Il Ministero dell'economia e dele finanze ha pubblicato il documento che espone i dati delle previsioni del bilancio per il triennio 2018-2020.
Per l’anno 2018, in termini di competenza (Tavola 1.1) le previsioni per le entrate finali sono pari a 579.462 milioni, mentre quelle per le spese finali ammontano a 624.554 milioni; il saldo netto da finanziare si attesta a 45.092 milioni.
In termini di cassa, sempre per l’anno 2018 il saldo netto da finanziare è di 103.429 comprensivo del fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa, che presenta una dotazione di 7.300 milioni.

MOLTI COMUNI AGGIRANO LE CENTRALI UNICHE DI COMMITTENZA PREVISTE DAL CODICE DEI CONTRATTI E SEGUITANO A FARE COME PRIMA

Le procedure di affidamento di lavori, servizi e forniture dei Comuni in questi anni sono state notevolmente migliorate al fine di contenere i costi nell’ambito della spending review, tanto cara al'economista Carlo Cottarelli  ma anche per elevare il livello della qualità delle procedure mediante la creazione della CONSIP Spa.
Basta leggere il prezzo di acquisto di alcuni beni e andare a cercare il costo di un prodotto analogo sulle convenzioni CONSIP disponibili in quel momento. Il divario è spesso notevole.
Successivamente abbiamo assistito ad una ulteriore accelerazione grazie all’art. 9, comma 4 del D.L. n. 66/2014, convertito con Legge n. 89/2014 ha riformulato l’art. 33 del D.lgs 163/2006, introducendo il comma 33-bis in base al quale i Comuni non capoluogo di provincia dal 1° gennaio 2016 avrebbero dovuto procedere all’acquisizione di beni e servizi (dal 1° luglio 2016 per gli appalti di lavori) nell’ambito delle unioni dei Comuni, se esistenti, oppure costituendo un apposito accordo consortile (anche avvalendosi degli uffici delle province), ovvero ricorrendo ad un soggetto aggregatore in base al DPCM 11 novembre 2014. 
In particolare l’art. 37 del nuovo Codice dei contratti stabilisce che i Comuni, fermi restando gli obblighi di ricorso agli strumenti di acquisto e di negoziazione, anche telematici, previsti dalle vigenti disposizioni in materia di contenimento della spesa, possono procedere sia direttamente e autonomamente all’acquisizione di forniture e servizi di importo inferiore a 40.000 euro e di lavori di importo inferiore a 150.000 euro, che attraverso l’effettuazione di ordini a valere su strumenti di acquisto messi a disposizione dalle Centrali Uniche di Committenza (CUC). 
Pertanto a decorrere dal 1° gennaio 2016 i Comuni non capoluogo di provincia devono effettuare gli acquisti superiori a 40.000 euro solamente: 
- Ricorrendo a una Centrale di committenza o a soggetti aggregatori qualificati previsti dall’art. 9, comma 2 del D.L. 66/2014 convertito con legge 89/2014. 
- Mediante unioni di Comuni (o in subordine accordi consortili); 
- Ricorrendo alla Stazione unica appaltante costituita presso le province e o le città metropolitane ai sensi della legge 56/2014; la legge finanziaria n. 206/2006 (articolo 1 comma 455) aveva già previsto la possibilità, per le regioni, di costituire centrali di acquisto che operino quali centrali di committenza, anche in favore degli enti locali aventi sede nel medesimo territorio. 
Purtroppo molti enti locali, hanno pensato bene di aggirare la norma costituendo sì una centrale Unica di Committenza insieme ad altri Comuni, ma poi proseguendo a fare come prima, come se nulla fosse, eludendo così l’obbligo di legge. 
Si tratta di un comportamento molto grave dal quale derivano affidamenti di lavori, servizi e forniture fatti a costi più elevati di quanto sarebbe stato possibile fare in sede di CUC oltre che una serie di proroghe dei contratti in essere assolutamente vietati dalla legge. 
Naturalmente l’accertamento di dette fattispecie comporterà un conseguente danno erariale. 
Meraviglia come i Collegi dei revisori sempre attenti a tante cose non vedano queste cose.
Questo tema viene affrontato dal prof. Cottarelli, direttore dell'Osservatorio Conti Pubblici italiani dell'Università Cattolica di Milano in un suo articolo apparso oggi su La Repubblica.  

sabato 28 aprile 2018

LE SPESE PER LE SPESE IN TEMA DI SICUREZZA PER MANIFESTAZIONI O SAGRE DI PAESE.

Nel corso di manifestazioni e sagre varie nei Comuni si assiste spesso alla presenza di vigili urbani, di ambulanze ecc. 
Il comma 3-bis dell’articolo 22 del decreto legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito in legge 21 giugno 2017, n. 96 ha introdotto l’obbligo, per i privati organizzatori o promotori dell’evento, di “farsi interamente carico delle spese del personale della polizia locale".
Al riguardo occorrerebbe verificare se sia proprio necessaria la presenza della Polizia locale o dell'ambulanza.
Addirittura sembra che alcuni enti affidino a servizi di vigilanza privati questo servizio.
Un Sindaco del Friuli Venezia Giulia, ha avuto lo scrupolo di chiedere un parere al servizio di consulenza agli enti locali del Sistema delle autonomie locali di quella Regione.
Si tratta di un ottimo servizio che non si comprende come mai non esista altrove.
Addirittura in molte regioni non esiste più neanche l'assessorato agli enti locali.
Il predetto servizio ha fornito un parere molto articolato ricordando sia la nota interpretativa dell' ANCI che quelle recenti del Ministero dell'interno a seguito dei fatti di Torino del 2017.
Pertanto il citato servizio di consulenza della regione FVG conclude che l' obbligo ricadente sul Comune o sui privati (a seconda di chi sia l'organizzatore) presuppone che si tratti di eventi che “comportino servizi di sicurezza e polizia stradale necessari” a garantirne lo svolgimento, in quanto vanno ad incidere “sulla sicurezza e la fluidità della circolazione nel territorio dell’Ente”. 
La finalità della norma in questione è quella di porre a carico dei privati oneri già previsti che altrimenti sarebbero ricaduti in capo alle amministrazioni locali, e non quella di introdurre nuove incombenze finalizzate alla sicurezza: ne deriva pertanto che non trova spazio, in questo contesto, l’ipotesi dell’affidamento di tali compiti ad un corpo di vigilanza privata, cui può essere affidata la vigilanza di beni mobili o immobili, nonché altre attività di sicurezza sussidiaria “per il cui espletamento non sia richiesto l’esercizio di pubbliche potestà o l’impiego di operatori appartenenti alle Forze di polizia

IL MINISTERO DELL'INTERNO E LE ELEZIONI COMUNALI DEL 10 GIUGNO 2018

Domenica 10 giugno gli elettori dei comuni delle regioni a statuto ordinario interessati dalle elezioni amministrative 2018 andranno alle urne per l'elezione diretta dei sindaci e dei consigli comunali, nonché per l’elezione dei consigli circoscrizionali.
La data è stata fissata con decreto dal ministro dell'Interno Marco Minniti. L'eventuale turno di ballottaggio si svolgerà domenica 24 giugno.
Le consultazioni amministrative 2018 riguardano in tutto 793 comuni italiani.
Il voto in Sicilia e in Sardegna è fissato nella stessa data del 10 giugno, mentre in Friuli - Venezia Giulia, Valle d'Aosta e Trentino - Alto Adige gli elettori interessati andranno al voto rispettivamente il 29 aprile, il 20 maggio e il 27 maggio 2018.
Sul totale dei comuni si contano:
- 112 comuni "superiori", cioè con più di 15.000 abitanti (più di 3.000 in provincia di Trento), e 681 "inferiori";
- 21 capoluoghi di provincia.
I consigli circoscrizionali interessati sono il III e l'VIII Municipio di Roma Capitale.+
Il Ministero dell'Interno ha già pubblicato le ISTRUZIONI PE RLA PRESENTAZIONE E L'AMMISSIONE DELLE CANDIDATURE.

NUOVA DETERMINAZIONE DEI PARAMETRI PER LA LIQUIDAZIONE DEI COMPENSI PER LA PROFESSIONE FORENSE

Sulla Gazzetta ufficiale n. 96 del 26 aprile è stato pubblicato il Decreto del Ministero della Giustizia 8 marzo 2018 , n. 37 con cui è stato approvato il Regolamento recante modifiche al decreto 10 marzo
2014, n. 55, concernente la determinazione dei parametri per la liquidazione dei compensi per la professione forense, ai sensi dell’articolo 13, comma 6, della legge 31 dicembre 2012, n. 247.
Si tratta di un provvedimento molto utile anche per gli enti locali, chiamati spesso a sostenere spese elevate per il servizio legale o per liquidare le spese sostenute da amministratori.
I valori sono contenuti in alcune tabelle e proporzionati al grado di giudizio.
 

venerdì 27 aprile 2018

DAL 2017 GLI INDICATORI DI BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE SONO STATI INTEGRATI NEL DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA

Ieri il Consiglio dei Ministri ha approvato il Documento di economia e finanza (DEF) per l'anno 2018.
Tra gli allegati, dall'anno passato, è inserito quello con gli "Indicatori di benessere equo e sostenibile" (BES), un importante passo avanti per far comprendere che l'economia non è tutto.
Si tratta com'è noto di una serie di indicatori elaborati dal Consiglio Nazionale dell'economia e del lavoro che qualcuno voleva sopprimere con una riforma costituzionale che è stata bocciata dal famoso referendum del 4 dicembre 2016.
Gli indicatori selezionati dal Comitato BES afferiscono a otto dei dodici domini del benessere individuati nel Rapporto BES. 
Per quanto riguarda le dimensioni monetarie del benessere, ovvero il dominio “benessere economico”, il Comitato BES ha selezionato i seguenti indicatori:
  • reddito medio disponibile aggiustato pro capite;
  • indice di disuguaglianza del reddito disponibile (rapporto fra il reddito equivalente totale ricevuto dal 20 percento della popolazione con il più al-to reddito e quello ricevuto dal 20 percento della popolazione con il più basso reddito);
  • indice di povertà assoluta (incidenza a livello individuale).
Con riferimento alle dimensioni non monetarie del benessere gli indicatori selezionati sono:
  • speranza di vita in buona salute alla nascita ed eccesso di peso per il dominio “salute”;
  • uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione per il dominio “istruzione e formazione;
  • tasso di mancata partecipazione al lavoro e rapporto tra tasso di occu-pazione delle donne 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli per il dominio “lavoro e conciliazione dei tempi di vita”;
  • indice di criminalità predatoria (numero di vittime di furti in abitazione, borseggi e rapine per 1000 abitanti) per il dominio “sicurezza”;
  • indice di efficienza della giustizia civile (durata media effettiva in giorni dei procedimenti di cognizione civile ordinario definiti dei tribunali) per il dominio “politica e istituzioni”;
  • emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti per il dominio “ambiente”;
  • indice di abusivismo edilizio (numero di costruzioni abusive per 100 co-struzioni autorizzate dai comuni) per il dominio “paesaggio e patrimonio culturale”.
Purtroppo i dati ci dicono che l'indice della povertà assoluta in questi anni è cresciuto molto e così quello delle disuguaglianze soprattutto nelle aree meridionali.

QUI TROVATE IL BES

giovedì 26 aprile 2018

CHIUSI LA PASSERELLA E IL PARCO GIOCHI PER I BAMBINI MA PERCHE' CHI AVREBBE DOVUTO OCCUPARSI DELLA MANUTENZIONE NON LO HA FATTO ?

Dal sito del Comune di Sabaudia si apprende che il Sindaco è stata costretta ad adottare due ordinanze urgenti per chiudere il parco giochi in via El Vendrell e la passerella sulla strada lungomare dal km. 28,50 al km. 30.
Tempestivamente è stata apposta la segnaletica.
Ha fatto bene il Sindaco ad intervenire ma il problema a mio avviso riguarda il fatto che si tratta di strutture pubbliche affidate alla manutenzione degli uffici comunali. 
Voglio ricordare che per legge esiste una separazione tra le responsabilità politiche e quelle dei funzionari.
Per troppo tempo è stata ignorata la manutenzione ordinaria di questi beni che svolgono un importante servizio pubblico.
Nonostante ciò risulta che l'anno passato sono state liquidate al personale somme rilevanti a titolo di compensi per la performance (determinazione n. 505/2017).
Forse sarebbe opportuno che su questo punto venisse fatta una riflessione riesaminando la procedura, dato che per questo come per altri servizi la valutazione del risultato dovrebbe essere più attenta e tener conto anche dell'opinione dei cittadini come prescritto per legge.
L'Art. 19-bis del D.lgs 150/2009  stabilisce che "i cittadini, anche in forma associata, partecipano al processo di misurazione delle performance organizzative, anche comunicando direttamente all'Organismo indipendente di valutazione il proprio grado di soddisfazione per le attivita' e per i servizi erogati, secondo le modalita' stabilite dallo stesso Organismo.
Ciascuna amministrazione adotta sistemi di rilevazione del grado di soddisfazione degli utenti e dei cittadini in relazione alle attivita' e ai servizi erogati, favorendo ogni piu' ampia forma di partecipazione e collaborazione dei destinatari dei servizi, secondo quanto stabilito dall'articolo 8, comma 1, lettere c) ed e).
Gli utenti interni alle amministrazioni partecipano al processo di misurazione delle performance organizzative in relazione ai servizi strumentali e di supporto secondo le modalita' individuate dall'Organismo indipendente di valutazione.
I risultati della rilevazione del grado di soddisfazione dei soggetti di cui ai commi da 1 a 3 sono pubblicati, con cadenza annuale, sul sito dell'amministrazione.
L'organismo indipendente di valutazione verifica l'effettiva adozione dei predetti sistemi di rilevazione, assicura la pubblicazione dei risultati in forma chiara e comprensibile e ne tiene conto ai fini della valutazione della performance organizzativa dell'amministrazione e in particolare, ai fini della validazione della Relazione sulla performance di cui all'articolo 14, comma 4, lettera c).)"
Purtroppo l'Organismo Indipendente della Valutazione del  Comune di Sabaudia ancora non ha reso operativa questa norma e ci si domanda perchè.

PROSEGUE IL CAMMINO PER LA LOTTA CONTRO LA POVERTA' IN ITALIA

Il CNEL informa che nei giorni scorsi si è svolto presso la sede di Villa Lubin a Roma il quarto incontro del Comitato di Sorveglianza del PON Inclusione, l'evento annuale in cui il Ministero, Autorità di Gestione del Programma Operativo, fa il punto sullo stato di attuazione delle attività condividendo con la Commissione europea, la Regioni, le Parti sociali e i rappresentanti delle principali organizzazioni del Terzo settore i risultati ottenuti nell'ambito degli interventi attuati con il sostegno dei fondi europei.
"Il PON Inclusione è citato a Bruxelles come mirabile esempio di sinergia tra fondi europei e riforme politiche nazionali che vanno nella direzione delle priorità del semestre europeo". Ha esordito così Laura Cassio - DG Occupazione, Politiche Sociali e Inclusione della Commissione Europea - nel suo intervento di apertura, sottolineando come il PON sia stato anche all'origine del percorso che ha portato all'introduzione del Reddito di inclusione.
"Questo cadenzare il tempo con i Comitati di sorveglianza ci dà anche l'occasione per fare un bilancio, e quello di quest'anno è un bilancio davvero importante per il Paese prima ancora che per il PON Inclusione, perché segna un cambiamento epocale: per la prima volta in Italia abbiamo una misura di reddito minimo, una misura su cui il PON ha scommesso." Così Raffaele Tangorra, Direttore DG per la lotta alla povertà del Ministero del lavoro e delle politiche sociali introduce i lavori del Comitato, ripercorrendo le tappe del percorso che ha portato fin qui. "Quando c'è stata la negoziazione - con le Regioni prima e con la Commissione europea dopo – in Italia non avevamo ancora una misura di reddito minimo garantito. Ci si stava lavorando, c'erano delle sperimentazioni e si iniziava a immaginare la possibilità di utilizzare la leva delle risorse europee per suggerire un cambiamento. Questo cambiamento oggi c'è stato: abbiamo un reddito minimo che intende fornire anche dei servizi che accompagnano le persone e i nuclei familiari in condizione di povertà verso l'autonomia, verso un affrancamento dalla condizione di povertà."
Tra i punti all'ordine del giorno la presentazione dei risultati dell'Avviso n. 3/2016 per il rafforzamento dei servizi rivolti ai beneficiari del REI/SIA e dell'Avviso n. 4/2016, che integra in maniera strategica le risorse PON e quelle del FEAD per finanziare interventi di contrasto alla grave emarginazione adulta e alla condizione di senza dimora. Attraverso le due procedure sono stati ammessi a finanziamento complessivamente 617 progetti degli Ambiti e degli Enti territoriali, con un impegno di risorse pari a 518.287.595 euro. I progetti dell'Avviso 3, in particolare, sono stati già totalmente approvati e stanno partendo in tutto il territorio. Un approfondimento è stato dedicato al Progetto nazionale per l'inclusione, l'integrazione e il contrasto all'abbandono scolastico dei bambini Rom, Sinti e Caminanti, al quale hanno aderito 13 città metropolitane.
Nel corso del 2017 l'Autorità di Gestione è stata impegnata anche nella riprogrammazione del Programma alla luce della nuova assegnazione di risorse messe a disposizione dalla Commissione europea, con l'aggiustamento tecnico del Quadro finanziario pluriennale 2014-2020, per rafforzare la strategia in materia di accoglienza e integrazione dei migranti. Il PON riprogrammato è stato approvato con Decisione della CE C (2017)8881 del 15/12/2017 e la nuova dotazione finanziaria ammonta pertanto a € 1.320.200.000.
Le risorse aggiuntive sono confluite principalmente nell'Asse 3 per realizzare interventi di integrazione socio-lavorativa per richiedenti e beneficiari di protezione internazionale e umanitaria e per minori stranieri non accompagnati in fase di transizione verso l'età adulta, e per interventi di prevenzione e contrasto del lavoro irregolare e dello sfruttamento nel settore agricolo. Le risorse saranno gestite, in qualità di Organismo Intermedio, dalla DG dell'immigrazione e delle politiche di integrazione e si aggiungono a quelle già stanziate per progetti analoghi (cfr. pagina Assi prioritari del PON).
Nell'ambito dell'Asse 3 sono state coinvolte anche altre amministrazioni centrali per attivare interventi sinergici sul fronte delle politiche per la famiglia (Dipartimento Famiglia), dell'inclusione delle popolazioni Rom, Sinti e Caminanti(con l'UNAR), della promozione dell'inclusione socio-lavorativa delle persone detenute (Ministero della Giustizia). L'UNAR sta lavorando anche con Istat per la realizzazione dell'indagine statistica su accesso e condizioni di lavoro LGBT e con Indire per la formazione dei mediatori culturali, mentre proseguono le attività della DG Terzo settore per il rafforzamento dell'economia sociale.
A seguito dell'introduzione del Reddito di inclusione (REI) si sta sviluppando un settore di intervento specificamente legato alla misura, finalizzato in particolare a garantirne l'attuazione omogenea sul territorio. Si è formalizzato recentemente l'accordo di collaborazione con Banca Mondiale, che fornirà supporto al Ministero per rafforzare le competenze di tutti gli operatori coinvolti a livello nazionale, regionale e locale nella attuazione del REI e per sviluppare la rete dei servizi territoriali volta ad assicurare i Livelli essenziali delle prestazioni REI.
Nel corso dell'incontro è stato presentato anche il Piano di comunicazione del PON per il 2018, che descrive gli obiettivi strategici e le attività pianificate nei prossimi mesi a partire dalle attività realizzare e dai risultati raggiunti.

IL CONSIGLIO DEI MINISTRI HA APPROVATO QUESTA MATTINA IL DEF 2018

Questa mattina (26 aprile 2018) si è tenuta la seduta n. 81 del Consiglio dei Ministri per esaminare il DOCUMENTO DI ECONOMIA E FINANZA 2018, a norma dell'articolo 10 della legge 31 dicembre 2009, n. 196 (ECONOMIA E FINANZE).
Da quanto si apprende, si è trattato di un atto dovuto (dato il trascorrere del tempo richiesto per la composizione di un nuovo Governo) che si limita solamente ad un aggiornamento del DEF 2917. Viene mantenuta la previsione di crescita dell'economia in maniera prudenziale all' 1,5%. Anche gli altri parametri sono di tipo conservativo.nel corso della conferenza stampa che è seguita alla seduta il Ministro Padoan ha chiarito che il debito pubblico scenderà in rapporto al Pil al 130,8% nel 2018 (dal 131,8% del 2017), al 128% nel 2019 e al 124,7% nel 2020. 
L’indebitamento netto a legislazione vigente è previsto all’1,6% del Pil nel 2018, allo 0,8% nel 2019, mentre nel 2020 si raggiungerebbe già il pareggio di bilancio e nel 2021 è previsto un surplus (0,2%).
Nei calcoli relativi al deficit è stato ricompreso il salvataggio alle banche.

mercoledì 25 aprile 2018

IL 25 APRILE: IL RICORDO DI UNA MEDAGLIA D'ORO AL MERITO: ELISABETTA NOCENTINI

Oggi si festeggia in tutta Italia la liberazione.
Negli anni passati il Comune di Sabaudia non ha mai onorato questa festa così io e pochi altri andavamo al monumento ai caduti a deporre un mazzo di fiori in memoria delle persone che hanno dato la vita per la nostra libertà.
Tra le persone ricordate sulla lapide c'è Elisabetta Nocentini.
Ecco come la ricordo nel mio libro.
Sin dall’inaugurazione della città era stata l’ostetrica condotta di Sabaudia.
Ha fatto nascere la prima generazione dei sabaudiani.
Il 1° maggio dell’anno 1944, quantunque priva di mezzo di locomozione e malgrado l’infuriare dei mitragliamenti aerei, accorse immediatamente al richiamo di una gestante fino a Sant’Isidoro.
Al ritorno venne mitragliata da apparecchi a bassa quota, scontando con il sacrificio della vita il suo spirito di abnegazione e di attaccamento al dovere.
È stata insignita della medaglia d’oro al merito e di quella d’argento della sanità pubblica, quale fulgido esempio di dedizione al lavoro.
L’Amministrazione comunale ha voluto ricordarla intitolandole, con la deliberazione n. 53/2000, il largo realizzato negli anni ‘90, che si trova lungo via Duca del Mare.

martedì 24 aprile 2018

AUMENTANO LE AUTO BLU DEI COMUNI MA DIMINUISCONO NELLE AMMINISTRAZIONI CENTRALI E NEGLI ALTRI ENTI

Luci e ombre sulle auto blu. 
Il Dipartimento della funzione pubblica ha reso noti ieri i dati aggiornati al 31 dicembre 2017 sulle auto blu in Italia.
Una sorpresa: pur essendo diminuite complessivamente di numero nei Comuni sono le auto blu sono aumentate.
Nel 2017 le vetture di servizio in uso presso gli enti pubblici hanno toccato quota 29.195 rispetto alle 29.669 del 2016.
Quindi sono 774 in meno rispetto al 2016
Dal punto di vista formale le vere auto blu sono solo quelle con autista che rappresentano il 10,4% (3.068), di cui il 3,6% (1.065) in uso esclusivo e il 6,8% (2.003) in uso non esclusivo.
Le altre auto sono quelle che negli USA si definiscono "grigie".
Ma anche i Comuni più grandi hanno auto con autista.
Secondo Il Sole 24 ore che ha approfondito la questione il Comune di Torino tra gli enti locali è quello che ha più auto: ben 233.
Il Comune di Roma sembra che abbia ben 124 auto con autista, anche Palermo non è da meno con  24.  Anche alcuni Ministeri resisterebbero ed avrebbero ancora molte auto con autista.




lunedì 23 aprile 2018

CRITICA LA COMMISSIONE EUROPEA SULLA SITUAZIONE SOCIALE DELL'ITALIA

Nell'ultimo rapporto semestrale della Commissione europea sull'Italia si legge che le debolezze strutturali di lunga data dell’economia contribuiscono a livelli elevati di povertà e disparità di reddito. Le pari opportunità in Italia sono promosse dal sistema di istruzione, ma minate dalla povertà infantile e dalla disparità nell’accesso all’assistenza sanitaria. 
Quest’ultimo è più dipendente dal reddito che nella maggior parte dei paesi dell’UE. 
La percentuale di minori a rischio di povertà o di esclusione sociale è pari al 32,8%, e dunque al di sopra della media UE del 26,4%. 
La povertà lavorativa (11,8% nel 2016) è tra le più elevate dell’UE e ancora in aumento.

L'ITALIA E I COMUNI ITALIANI FANALINO DI CODA NELL'ACCESSO AI FONDI EUROPEI

Nonostante le affermazioni trionfanti di alcuni politici l'accesso ai fondi europei da parte delle amministrazioni locali (regioni, province e Comuni) è ancora molto basso e di gran lunga inferiore alla media europea.
Secondo quanto emerge dall’analisi degli ultimi dati pubblicati dalla Commissione Ue relativi ai fondi strutturali europei le autorità nazionali e regionali italiane non stanno spendendo sul territorio quanto potrebbero anche se la situazione è in miglioramento.
In particolare, il tasso di spesa risulta bloccato fra il 5 e il 7% per i fondi di sviluppo regionale Fesr e sociale Fse (contro una media Ue del 9,7 e del 12%) e tocca addirittura lo 0% per alcuni programmi regionali.
I dati migliori sulla spesa sono dell’Emilia-Romagna, che con il suo 17% è prima in Italia sul Fesr ed è terza per il Fse (20%). Il secondo e terzo posto spettano alla Valle d’Aosta (14%) e alla Toscana (10%) mentre il resto d’Italia tocca al massimo l’8%.
In particolare, il Mezzogiorno è nelle ultime posizioni: uniche eccezioni la Calabria (6%, settima in Italia insiema al Piemonte) e la Puglia (4%, nona con Marche e Provincia autonoma di Trento).
I dati peggiori invece, sono quelli che arrivano da Sicilia, Abruzzo e dalla Provincia autonoma di Bolzano, con percentuali vicine allo zero e dove i ritardi sono legati anche ai ritardi dell’autorità di gestione.
Per quanto riguarda i Comuni basta leggere nel rendiconto, sotto il Titolo II dell'entrata alla voce trasferimenti dall'Europa quanto ha preso il nostro Comune. Quasi sempre troviamo uno ZERO o cifre vicine allo zero.
Tutto il resto sono chiacchiere. 

IL FARDELLO DEL DISAVANZO COMUNALE SPALMATO PER TRENTA ANNI

Entro il 30 aprile i Consigli comunali dovranno approvare il rendiconto dell'esercizio 2017 e quindi la quasi totalità delle Giunte ha deliberato la proposta da sottoporre all'organo competente al fine di consentire alla minoranza di poter esaminare gli atti.
Addirittura alcuni Comuni hanno già completato l'iter.
Dalla lettura della maggioranza di questi rendiconti traspare uno spettacolo preoccupante dovuta al disavanzo già accertato negli anni precedenti che è stato spalmato sui prossimi trenta anni.
Un problema che ricorre in molti Comuni.
Per evitare il dissesto il legislatore si è addirittura il pre-dissesto: una procedura che mira ad assistere i Comuni in difficoltà finanziaria ammorbidendo l'impatto con i debiti che possono essere così ripartiti su un'arco di tempo tale da essere sopportato.
Molti Comuni, nonostante le sollecitazioni non hanno messo in atto la spending review e così le spese anziché diminuire sono aumentate per andare incontro all'ego di qualche Sindaco.
Ma anche i cittadini hanno spesso fatto la loro parte non pagando l'IMU, la TARI, la COSAP e le multe.
In questo modo ogni anno dalle uscite dovranno essere tagliate tante spese quanto è l'ammontare del bilancio, riducendo così i servizi sociali, l'istruzione, la cultura, lo sport ecc. tutte cose a cui avrebbero diritto i cittadini giovani e anziani. 
Naturalmente tutto ciò è potuto accadere anche per colpa dei funzionari e dei dirigenti che hanno avallato con i loro pareri tecnici le spese e che non hanno fatto abbastanza per incassare le multe.
Oltretutto le entrate previste sono stati iscritte in bilancio e non essendo state riscosse si sono trasformate in quelli che vengono chiamati residui attivi, un'altra croce dei Comuni che periodicamente vanno in prescrizione creando nuovi buchi in bilancio e quindi nuovi disavanzi.
E' evidente che questi comportamenti hanno i loro effetti quando poi si chiede ai cittadini di partecipare alla vita politica o di svolgere una funzione attiva.
Ma il paradosso è che talora i responsabili di questi debiti vengono anche rieletti dai cittadini e seguitano a pontificare come se andasse tutto bene.
Ma anche quando per qualche fortunata sorte avviene un ribaltamento al vertice del Comune e questi personaggi finiscono all'opposizione non hanno neanche la decenza di tacere.
La colpa comunque è sempre dei cittadini che quando si trovano da soli nella cabina dovrebbero riflettere di più sul futuro dei propri figli e non farli piangere appena nati.

L'EUROPA AVVIA LA SVOLTA VERSO L'AGRICOLTURA BIOLOGICA

Mentre nell'agro pontino la maggioranza degli imprenditori prosegue con insistenza nell'agricoltura intensiva con ampio utilizzo di fitofarmaci l'Europa ha votato per la svolta biologica.
La nuova normativa per garantire l'alta qualità dei prodotti biologici è stata approvata da Strasburgo con 466 voti a favore, 124 voti contrari (tra questi molti eurodeputati italiani) e 50 astensioni.
Sono previsti controlli rigidi e basati sul rischio di contaminazione lungo tutta la catena di approvvigionamento. 
Grazie all'insistenza del Parlamento UE, i controlli saranno effettuati in sede per tutti gli operatori, annualmente di regola o ogni due anni se nessuna irregolarità è stata riscontrata nel corso di tre anni.
Tutti i prodotti importati da paesi extra UE dovranno rispettare gli standard dell'UE. Le attuali norme in materia di "equivalenza", che impongono ai paesi terzi di conformarsi a norme simili ma non identiche, saranno eliminate entro cinque anni dall’entrata in vigore.
Oltre alla qualità ed alla sicurezza, l'altro obiettivo del nuovo regolamento è la quantità. 
Le nuove norme puntano infatti a potenziare la produzione bio nella Ue, aumentando l'offerta di semi biologici per soddisfare i bisogni degli agricoltori. Le deroghe che permettono l'utilizzo di semi convenzionali nella produzione biologica saranno eliminati entro il 2035. Verranno ancora autorizzate le aziende agricole miste, ossia quelle che producono sia prodotti convenzionali che biologici, a condizione che le due attività agricole siano chiaramente ed efficacemente separate.
Verranno inoltre semplificate le procedure per le certificazioni per i piccoli coltivatori tramite le certificazioni di gruppo che permetteranno ai piccoli coltivatori che si convertono al biologico di risparmiare soldi e tempo.
Sono previste misure precauzionali: i coltivatori e altri operatori nella catena di approvvigionamento saranno obbligati ad applicare una serie di misure per evitare la contaminazione; se si sospetta la presenza di un pesticida o un fertilizzante non autorizzato, il prodotto finale non potrà essere etichettato come biologico fino ad ulteriori indagini; se la contaminazione risulterà volontaria o se l'operatore non ha applicato le misure precauzionali, il prodotto perderà lo status di alimento biologico.
Gli Stati membri che al momento applicano soglie massime per le sostanze non autorizzate nei cibi biologici, come pesticidi, potranno continuare a farlo, a condizione che permettano ai prodotti biologici provenienti da altri paesi UE e che rispettano le regole dell'Unione, di entrare nel loro mercato.
Quattro anni dopo l'entrata in vigore di questo regolamento la Commissione valuterà l'efficacia delle norme europee contro la contaminazione e le soglie nazionali e, se necessario, elaborerà un progetto di legge per armonizzarle.

LA RELAZIONE ANNUALE DEL MINISTERO DELLA SALUTE SUGLI INTERVENTI SVOLTI SUL FENOMENO DEL CONSUMO DI BEVANDE ALCOLICHE

L’art. 8 della legge 30.3.2001 n. 125 dispone che il Ministro della Salute trasmetta al Parlamento una relazione annuale sugli interventi realizzati ai sensi dell’art. 9 comma 2 della legge medesima. 
In questi giorni il Ministero della salute ha presentato la sua Relazione annuale che illustra il quadro epidemiologico che descrive il fenomeno correlato al consumo di bevande alcoliche nel nostro Paese aggiornato al 2016, i modelli di trattamento per l’alcoldipendenza e la capacità di assistenza dei Servizi alcologici con le eventuali criticità emerse, ed inoltre illustra gli interventi e le iniziative intraprese dal Ministero della Salute nell’anno 2017.
Il fenomeno relativo al consumo di bevande alcoliche nella popolazione italiana, negli anni più recenti, sta decisamente mostrando un profilo nuovo rispetto agli ultimi decenni soprattutto se si considera che, a fronte di una riduzione del consumo di vino durante i pasti, si registra un progressivo aumento di consumo di bevande alcoliche occasionale e al di fuori dei pasti, condizione ancor più dannosa per le patologie e le problematiche correlate. Secondo i dati acquisiti dall’ ISTAT, nel corso del 2016, ha consumato almeno una bevanda alcolica il 64,7% degli italiani di 11 anni e più (pari a 35 milioni e 171 mila persone), con prevalenza notevolmente maggiore tra i maschi (77,3%) rispetto alle femmine (52,9%). Il 21,4% dei consumatori (11 milioni 641 mila persone) beve quotidianamente, di cui il 32,4% tra i maschi e l’11,2% tra le femmine. Nell’anno 2016 si osserva una diminuzione rispetto all’anno precedente dei consumatori giornalieri (nel 2015 erano il 22,2%), mentre cresce la quota di quanti consumano alcol occasionalmente (dal 42,2% al 43,3%) e quella di coloro che bevono alcolici fuori dai pasti (nel 2014 erano il 26,9%, nel 2015 erano il 27,9%, nel 2016 risultano il 29,2%). Nell’ambito dell’arco di tempo 2006-2016, l’ISTAT ha rilevato: - la diminuzione della quota di consumatori (dal 68,3% al 64,7%) - la diminuzione della quota di consumatori giornalieri (dal 29,5% al 21,4%) - l’aumento dei consumatori occasionali (dal 38,8% al 43,3%) - l’aumento dei consumatori fuori pasto (dal 26,1% al 29,2%). I cambiamenti nelle abitudini a distanza di 10 anni sono diffusi in tutte le fasce d’età, ma in maniera differenziata. Tra i giovani fino ai 24 anni e tra gli adulti 25-44enni c’è un maggior calo di consumo alcolico giornaliero; tra gli adulti di 45-64 anni e gli anziani over 65 aumenta principalmente il numero di consumatori occasionali e, specialmente tra le donne, il numero di consumatrici di alcol fuori pasto. Nel tempo si assiste anche a sensibili cambiamenti, in tutte le classi di età, nel tipo di bevande consumate. Tra gli adolescenti fino a 17 anni diminuiscono i consumi di tutte le bevande alcoliche. Tra i giovani maschi da 18 a 24 anni si nota invece un aumento apprezzabile del consumo esclusivo di vino mentre per le coetanee c’è, in questo, una netta diminuzione ma un quasi equivalente aumento di altri alcolici, che si mantiene, intensificandosi, in tutte le età successive. Solo a partire dai 45 anni anche per gli uomini si stima un robusto aumento nel consumo di altri alcolici. Nel 2016, nella popolazione di 11 anni e più che ha consumato alcolici nell’anno, beve vino il 51,7% di cui 64,9% maschi e 39,3% femmine. Nella stessa popolazione considerata beve birra il 47,8%, con una prevalenza dei consumatori di sesso maschile (62,5%) doppia rispetto a quella femminile (34%). Gli aperitivi alcolici, amari e superalcolici sono consumati nel 2016 dal 43,2% della popolazione di età superiore a 11 anni e come nel caso della birra, la prevalenza tra i maschi (56,0%) è circa il doppio rispetto a quella tra le femmine (31,1).
Qui trovate la RELAZIONE ANNUALE

domenica 22 aprile 2018

BENI CONFISCATI ABBANDONATI

Gli artt. 35 e seguenti del D.lgs 159/2011 disciplinano il regime dei beni confiscati in via definitive alla malavita organizzata. I beni immobili possono essere trasferiti seguendo determinate modalità agli enti locali che li possono gestire direttamente ma possono anche darli in concessione a titolo gratuito ad associazioni del Terzo settore seguendo regole della massima trasparenza amministrativa. Con gli artt. 13 e seguenti della legge 161/2017 sono stati disciplinate in maniera più chiara e rese più snelle le procedure per l’assegnazione ai Comuni per fini sociali dei beni e di aziende sequestrati nonché quelle per la loro gestione. Sono previsti anche strumenti finanziari in favore delle aziende sequestrate e confiscate e tutele per i lavoratori. 
Purtroppo, nonostante questa opportunità molti Comuni, che pure lamentano la mancanza di strutture idonee per alloggiare le famiglie prive di mezzi di sussistenza, ovvero di edifici idonei per lo svolgimento di attività sociosanitarie, omettono di chiedere l'assegnazione dei numerosi beni presenti sul loro territorio.
In questo modo lo Stato e le istituzioni dichiarano pubblicamente la loro sconfitta.
Sarebbe ora che venissero presi provvedimenti nei confronti degli amministratori inadempienti e che tutti i beni confiscati fossero messi in produzione per dare un segnale chiaro e forte alle mafie.
I beni confiscati alle mafie vanno restituiti alla fruizione della comunità proprio per dimostrare che in quei territori la mafia ha perso.
E' necessario che prima dell'assegnazione ogni ente adotti un regolamento specifico, ma molti non hanno fatto neanche questo.

sabato 21 aprile 2018

LE SRL ESTINTE E LA RESPONSABILITA' TRIBUTARIA DEGLI EX SOCI

Oramai la diffusione delle società a responsabilità limitata non ha più confini ed è entrata anche in molti campi che un tempo venivano esclusi come la gestione dei laboratori di analisi cliniche, i gabinetti di radiodiagnostica, le attività di fisioterapia ecc.
Alcuni pensano che cessata l'attività non ci sia alcuna responsabilità per gli ex soci.
La srl è la società a responsabilità limitata. È un particolare tipo di società di capitali: significa che per il rischio di impresa risponde solo la società con il suo patrimonio. Il denaro personale dei soci non viene quindi toccato.
Ciò significa che, se fallisce una srl non falliscono anche i soci (art. 2462 codice civile). Lo stesso vale per il socio unico: il suo patrimonio personale non può rispondere dei debiti sociali.
Soci e società di capitali sono considerate due entità differenti. Il curatore (ossia la persona incaricata dal tribunale a curare la liquidazione della srl) quindi, può spingere la sua azione solo nei limiti del capitale societario e mai verso il capitale personale del singolo socio.
Al contrario nel caso in cui la Srl venga estinta sussiste la legittimazione passiva in materia tributaria in capo agli ex soci, ancorché gli stessi non abbiano riscosso alcuna somma in sede di riparto finale, restando impregiudicata, tuttavia, la loro limitata responsabilità personale e patrimoniale a rispondere dei debiti insoluti lasciati dall'ente collettivo.
Il problema della responsabilità per i debiti fiscali delle società cancellate dal registro delle imprese è stato oggetto di due recenti pronunce (Cass.,nn. 2444/2017 e 9094/2017) della Suprema Corte, che è tornata a pronunciarsi sulla questione della trasmissibilità agli ex soci dei debiti tributari della società di capitali estinta.

LO SVILUPPO DELL'ACQUACOLTURA

Il primo esempio di acquacoltura viene attribuiti agli antichi romani che lo avrebbero realizzato a Ponza per l'allevamento delle murene, ma anche a Formia ci sono resti di vasche per l'allevamento dei pesci e di sicuro nella villa dell'imperatore Domiziano sul lago d Paola e Sabaudia esistevano allevamenti di pesce utilizzando le acque salmastre della laguna.
In epoca più recente le valli di Comacchio rappresentano un'area dedicata all'anguillicoltura.
Ma in epoca recente è stato dato un grande impulso agli allevamenti intensivi sia in acqua dolce che in acqua di mare.
Le amministrazioni locali possono dare un grande impulso a queste attività ma occorre fare in modo che venga rispettato l'ambiente onde evitare che possano produrre inquinamento danneggiando le popolazioni e altre attività come quelle balneari nel caso in cui si trovino vicino alla costa.
per quanto motivo, almeno per l'allevamento di alcune specie, viene fatto ricorso a gabbie off-shore gestite in maniera automatizzata.
La Food and Agricoltural Organization ha messo a punto un Codice per l'acqucoltura responsabile per la tutela dell'ambiente. 
La materia, per la sua importanza ha trovato la sua disciplina nell' ampliamento del concetto giuridico di imprenditore acquicolo (D.Lgs. 228/2001) includendovi l’allevatore di animali che utilizza le acque dolci, salmastre e marine. Oltre alla determinazione di una dimensione giuridica ed economica delle attività di allevamento, sono andati imponendosi un ruolo e una dimensione territoriale e spaziale correlati a tali attività. In Italia il ruolo spaziale dell’acquacoltura ha più volte generato conflitti di interesse in quanto in molti casi sulle stesse aree marine e costiere insistono interessi economici di attività differenti, che variano dalla pesca ai trasporti, dalla navigazione al turismo.
Il MIPAAF pone molta attenzione a tutto il settore e così anche molte regioni.

LA GIORNATA MONDIALE DELLA TERRA 2018 E' DEDICATA A CONTRASTARE L'INQUINAMENTO DALLA PLASTICA

Oggi 22 aprile è la giornata che in tutto il mondo è dedicata alla "TERRA"
L’Earth Day (Giornata della Terra) è la più grande manifestazione ambientale del pianeta, l’unico momento in cui tutti i cittadini del mondo si uniscono per celebrare la Terra e promuoverne la salvaguardia. 
La Giornata della Terra, momento fortemente voluto dal senatore statunitense Gaylord Nelson e promosso ancor prima dal presidente John Fitzgerald Kennedy, coinvolge ogni anno fino a un miliardo di persone in ben 193 paesi del mondo.
Le Nazioni Unite celebrano l’Earth Day ogni anno, un mese e due giorni dopo l'equinozio di primavera, il 22 aprile.
Nata il 22 aprile 1970 per sottolineare la necessità della conservazione delle risorse naturali della Terra. Come movimento universitario, nel tempo, la Giornata della Terra è divenuta un avvenimento educativo ed informativo. I gruppi ecologisti lo utilizzano come occasione per valutare le problematiche del pianeta: l'inquinamento di aria, acqua e suolo, la distruzione degli ecosistemi, le migliaia di piante e specie animali che scompaiono, e l'esaurimento delle risorse non rinnovabili. Si insiste in soluzioni che permettano di eliminare gli effetti negativi delle attività dell'uomo; queste soluzioni includono il riciclo dei materiali, la conservazione delle risorse naturali come il petrolio e i gas fossili, il divieto di utilizzare prodotti chimici dannosi, la cessazione della distruzione di habitat fondamentali come i boschi umidi e la protezione delle specie minacciate.
Quest'anno la giornata è dedicata al problema dell'inquinamento che proviene dalla plastica.
Una questione che purtroppo preoccupa tutto il pianeta e che ha raggiunto anche nel nostro Paese livelli preoccupanti.
E' importante che anche i nostri governanti, a tutti i livelli vengano sensibilizzati su questo tema.

venerdì 20 aprile 2018

PUBBLICATO IL TESTO UNICO IN MATERIA DI FORESTE E DI FILIERE FORESTALI

Sulla gazzetta ufficiale n. 92 in data 20 aprile è stato finalmente pubblicato il decreto legislativo n.34 in data 3 aprile 2018 con cui è stato approvato il Testo unico in materia di foreste e di filiere forestali.
Il testo molto articolato è stato ben commentato nel DOSSIER DE SENATO in occasione del suo esame da parte delle Commissioni competenti.
Il decreto all’art. 1 sancisce “il ruolo sociale e culturale delle foreste”. 
Viene chiarito anche cosa si intenda per “gestione attiva del bosco”, uno dei cardini del provvedimento: “l’insieme delle azioni silvocolturali volte a valorizzare le molteplicità delle funzioni del bosco, a garantire la produzione sostenibile di beni e servi ecosistemici”, tema che si aggancia alla definizione di gestione forestale sostenibile contenuta nel testo. Le commissioni hanno inoltre stabilito che il pagamento dei servizi ecosistemici generati dalle attività di gestione forestale sostenibile e dall’assunzione di specifici impegni silvoambientali non sarà più facoltativo ma obbligatorio. E che Regioni e Province autonome per definire i criteri di definizione di tali servizi dovranno rifarsi al collegato ambientale approvato con legge 221/2015. Aspetto che chiarisce come i beneficiari finali del sistema di pagamento dovranno essere gli enti locali, i Parchi e i soggetti gestori dei beni collettivi.
L'articolo 2 reca le finalità del decreto, quali: 
a) garantire la salvaguardia delle foreste nella loro estensione, distribuzione, ripartizione geografica, diversità ecologica e bio-culturale; 
b) promuovere la gestione attiva e razionale del patrimonio forestale nazionale al fine di garantire le funzioni ambientali, economiche e socio-culturali; 
c) promuovere e tutelare l'economia forestale, l'economia montana e le rispettive filiere produttive e lo sviluppo delle attività agro-silvo-pastorali attraverso la protezione e il razionale utilizzo del suolo e il recupero produttivo delle proprietà fondiaria frammentate e dei terreni incolti o abbandonati, sostenendo lo sviluppo di forme di gestione associata delle proprietà forestali pubbliche e private; 
d) proteggere la foresta promuovendo azioni di prevenzione da rischi naturali e antropici, di difesa idrogeologica, di difesa dagli incendi e dalle avversità biotiche ed abiotiche, di adattamento al cambiamento climatico, di recupero delle aree degradate o danneggiate, di sequestro del carbonio e di erogazione di altri servizi ecosistemici generati dalla gestione forestale sostenibile; 
e) promuovere la programmazione e la pianificazione degli interventi dì gestione forestale nel rispetto del ruolo delle regioni e delle autonomie locali; 
f) favorire l'elaborazione di principi generali, di linee guida e di indirizzo nazionali per la tutela e la valorizzazione del patrimonio agrosilvopastorale e del paesaggio rurale; si fa in particolare riferimento agli strumenti di intervento previsti dalla politica agricola comune; 
g) favorire la partecipazione attiva del settore forestale italiano alla definizione, implementazione e sviluppo della strategia forestale europea e delle politiche ad essa collegate; 
h) garantire e promuovere la conoscenza e il monitoraggio del patrimonio forestale nazionale e dei suoi ecosistemi, anche al fine di supportare l'esercizio delle funzioni di indirizzo politico nel settore forestale e ambientale; 
i) promuovere e coordinare la formazione e l'aggiornamento degli operatori del settore e la qualificazione delle imprese; 
l) promuovere l'attività di ricerca, sperimentazione e divulgazione tecnica nel settore forestale; 
m) promuovere la cultura forestale e l'educazione ambientale. Al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, sentita la Conferenza Stato-regioni e province autonome, è attribuita la competenza ad adottare gli atti di indirizzo ed assicurare il coordinamento delle attività volto a garantire il perseguimento unitario e su tutto il territorio nazionale delle finalità previste. 
Tale funzione è svolta in coordinamento, per quanto di rispettiva competenza, con il Ministero dell'ambiente e con il Ministero per i beni e le attività culturali e del turismo. 
Lo schema di decreto prevede la promozione di accordi, intese istituzionali e progetti di valenza interregionale e internazionale da parte di Stato, regioni e province autonome, prevedendosi una  clausola di invarianza finanziaria.
Sin dal primo esame del testo sono emerse notevoli perplessità. 
Secondo Paolo Maddalena, vice presidente emerito della Corte Costituzionale il provvedimento sarebbe a rischio di incostituzionalità.   
Posizioni molto critiche sono state avanzate da molti esperti anche sulla stampa.
Nel Testo Unico non verrebbe considerata alcuna ipotesi di zonizzazione del territorio forestale ossia distinzione tra boschi di protezione, boschi di produzione e boschi degradati da restaurare.
Si afferma che si vuole migliorare le condizioni del patrimonio forestale nazionale ma per farlo viene proposta e sostenuta la cosiddetta “gestione attiva” del bosco che consiste solo in varie modalità di taglio dello stesso;
I rimboschimenti vengono esclusi dalla categoria bosco e quindi possono essere eliminati.
Lo stesso potrebbe avvenire per i rimboschimenti eseguiti con finanziamenti dell’Unione Europea.
I boschi vengono messi sullo stesso piano dei terreni agrari.
I boschi cedui che non abbiano subito tagli per un periodo superiore alla metà del turno consuetudinario o le fustaie che non abbiano subito diradamenti negli ultimi venti anni saranno considerati come abbandonati.
Se il proprietario dei terreni agricoli abbandonati non provvede direttamente alla messa a coltura degli stessi, eliminando la vegetazione infestante (anche i boschi di neoformazione), l’autorità pubblica può provvedere al recupero “produttivo” degli stessi o agendo in proprio o delegando tali interventi a soggetti terzi come, ad esempio, cooperative giovanili;
Viene introdotto il termine “trasformazione” per indicare esplicitamente l’eliminazione del bosco. 
Ciò vuol dire che l’eliminazione di un bosco, magari di pregio, può essere compensata con un rimboschimento qualsiasi, anche fisicamente lontano, ma anche con un’opera di servizio quale una strada forestale. Non è tutto: la compensazione può risolversi addirittura nel versamento di un contributo monetario alla Regione. Insomma, un modo surrettizio per autorizzare cambi di uso del suolo non consentiti dalla normativa vigente.

giovedì 19 aprile 2018

COMMETTE UN REATO PENALE CHI NON RISPETTA I LIMITI DELLA CONCESSIONE DEMANIALE MARITTIMA

Foto d'archivio
La Corte di Cassazione III sezione Penale, con sentenza n. 17139/2018 ha ritenuto penalmente responsabile l'autore del posizionamento di uno stabilimento balneare rispetto agli elaborati progettuali, posti a corredo della concessione demaniale, spostamento che aveva determinato un significativo sconfinamento del lido balneare rispetto all'area oggetto di concessione e che aveva determinato l'occupazione abusiva di porzione del demanio marittimo, e la violazione del vincolo paesaggistico impresso ex lege sull'area in questione, che il posizionamento dello stabilimento balneare effettivo non era neppure conforme agli elaborati progettuali del Piano Comunale Spiagge, perché insisteva anche sulla limitrofa pineta insuscettibile di essere oggetto di concessione demaniale, e quanto al periculum in mora, esso derivava dalla protrazione delle conseguenze dannose derivanti dalla disponibilità in capo al ricorrente di detta porzione.
Altro che Bolkestein.

ARAN E OO.SS HANNO FIRMATO IL NUOVO CCNL PER IL COMPARTO ISTRUZIONE E RICERCA

Aran e Organizzazioni sindacali hanno firmato in data 19 aprile il primo contratto collettivo nazionale di lavoro per il nuovo comparto Istruzione e ricerca, nel quale sono confluiti i precedenti comparti Scuola, Enti di ricerca, Università, Accademie e conservatori.
Il contratto si riferisce agli anni 2016, 2017 e 2018 e riconosce aumenti da 84 a 111 euro mensili in coerenza con l’Intesa del 30 novembre 2016 tra Governo e Organizzazioni sindacali, anche grazie alla previsione di un apposito elemento perequativo, che interessa soprattutto le qualifiche iniziali.
Il CCNL è destinato a circa 1.200.000 dipendenti, cui saranno corrisposti in busta paga gli arretrati e gli incrementi stipendiali. Il testo contrattuale è costituito da una “parte comune” contenente le disposizioni applicabili a tutto il personale del comparto e da “specifiche sezioni” riferite ai singoli settori.
La nuova disciplina interviene su molti aspetti del rapporto di lavoro (relazioni sindacali, assenze, permessi, codici disciplinari, rapporti di lavoro flessibile), anche al fine di aggiornare alcune parti della precedente regolamentazione, superata dalle norme di legge vigenti e, comunque, non più attuale.
In materia di relazioni sindacali, il contratto definisce nuove regole semplificate che, nel rispetto dei distinti ruoli dei datori di lavoro e delle organizzazioni sindacali, valorizzano gli istituti della partecipazione sindacale. Vengono anche aggiornate le materie attribuite alla contrattazione integrativa, con l’obiettivo di chiarirne il contenuto e la portata.
Sotto il profilo normativo, sono stati regolati alcuni istituti del rapporto di lavoro tra cui quelli, del tutto nuovi, previsti per l’effettuazione di visite specialistiche ed esami diagnostici. 
Di particolare rilevanza, è, inoltre, la disciplina delle ferie solidali, che consente ai dipendenti con figli minori in gravi condizioni di salute, che necessitino di una particolare assistenza, di poter utilizzare le ferie cedute da altri lavoratori. Altre importanti novità riguardano le tutele introdotte per le donne vittime di violenza le quali, oltre al riconoscimento di appositi congedi retribuiti, potranno avvalersi anche di una speciale aspettativa.
Il nuovo CCNL, in attuazione della Riforma Madia, ha operato una revisione del codice disciplinare dei dipendenti pubblici. Inoltre, alla luce delle recenti modifiche legislative, ha individuato un nuovo meccanismo per l’attribuzione degli incentivi economici al personale, che ha l’obiettivo di riconoscere premi aggiuntivi a coloro che abbiano ottenuto le valutazioni più elevate.
Riguardo alle specifiche discipline di settore, nella sezione Scuola è stata data molta importanza all’esigenza di garantire il principio della continuità didattica. Infatti viene prevista la permanenza dei docenti per almeno tre anni nella istituzione scolastica di titolarità, come stabilito dalla legge n. 107 del 2015. Ciò andrà a vantaggio delle studentesse e degli studenti, che potranno contare sulla presenza, per più anni, dello stesso insegnante.
Per le Università, sono previste alcune misure per i dipendenti in servizio nelle Aziende ospedaliere ed una nuova disciplina organica in materia di Fondi destinati al salario accessorio.
Per gli Enti di ricerca si confermano le forti specificità già riconosciute dal decreto legislativo n. 218 del 2016 per il ruolo e per l’importanza che rivestono i ricercatori e tecnologi per la crescita e l’evoluzione del sistema Paese. Vengono, inoltre, introdotti meccanismi per conseguire una maggiore flessibilità del Fondo per le progressioni economiche del personale.
Per il personale delle Accademie e dei conservatori, viene stabilito che il ruolo di professore di seconda fascia divenga ad esaurimento, traguardando un modello che dovrà realizzare un graduale passaggio verso la prima fascia.

IL CAMMINO VERSO GLI OBIETTIVI DELL'AGENDA 2030

Diviso in 15 sezioni tematiche, la nuova edizione dell'Italia in cifre presenta i principali aspetti economici, demografici, sociali e ambientali del nostro paese. Sezioni e glossari approfonditi consentono anche al pubblico generale di utilizzare meglio le informazioni fornite. 
Stando ai dati Eurostat, dal punto di vista del raggiungimento degli Obiettivi di sostenibilità dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite l’Italia non ne esce benissimo rispetto al resto dell’Unione Europea. Per lo meno analizzando gli obiettivi che riguardano la povertà, il mondo del lavoro, le disuguaglianze sociali ingiuste e la salute della popolazione.
La popolazione a rischio di povertà ed esclusione sociale è maggiore in proporzione in Italia rispetto alla media europea (30% contro 23,5% medio), e soprattutto dal 2010 a questa parte le cose sono andate peggiorando: 8 anni era a rischio povertà un italiano su 4, oggi uno su 3. Come conseguenza, la percentuale di popolazione che vive in condizioni di grave deprivazione materiale è quasi doppia rispetto alla media UE: il 12,1% contro il 7%. Nel 2010 era il 7,4% degli italiani a vivere in queste condizioni.
Un esempio concreto: abbiamo il doppio di cittadini che nel 2016 non avevano abbastanza risorse per riscaldare la propria casa adeguatamente: il 16% della popolazione. 
E se in media nell’Unione Europea si è riusciti in 6 anni a ridurre questa fetta di persone, in Italia siamo riusciti ad allargarla. Un quinto degli italiani vive i case che sono definite povere, o fatiscenti.

EUROSTAT HA ANALIZZATO IL GRADO DI LIMITAZIONE DELLE NORMALI ATTIVITA' DELLA VITA CAUSATO DA PROBLEMI DI SALUTE DEI PAESI EUROPEI

Aggiungi didascalia
Secondo EUROSTAT nel 2016, circa un quarto (24,1%) delle persone di 16 anni e più residenti nell'Unione europea (UE) ha riferito di avere problemi a svolgere le normali attività a causa di problemi di salute di vecchia data. Di questi, il 16,7% ha riferito di avere alcuni limiti di vecchia data e il 7,4% di avere gravi limitazioni di lunga durata *.
Nell'UE, gli uomini (21,7%) avevano meno probabilità rispetto alle donne (26,2%) di riferire che soffrivano di limitazioni di vecchia data, legate alla salute. Questo è stato il caso in tutti gli Stati membri.
La più alta quota in Lettonia e Austria, la più bassa in Svezia e Malta
Oltre un terzo della popolazione di età pari o superiore a 16 anni in Lettonia (37,4%) e Austria (34,2%) ha riferito che la propria salute ha limitato la propria capacità di svolgere le proprie attività abituali. Il Portogallo (33,0%), la Finlandia (32,8%), l'Estonia e la Croazia (entrambi il 32,3%) e la Slovenia (31,2%) hanno tutti detenuto oltre il 30%.
All'estremo opposto della scala, la percentuale più bassa di persone che segnalavano limitazioni di vecchia data alla propria vita a causa di problemi di salute sono state registrate in Svezia (12,5%) e Malta (12,9%), davanti a Cipro (16,0%), Bulgaria ( 16,2%) e Irlanda (16,5%).
Maggiore è il reddito, minori sono le limitazioni relative alla salute segnalate
Sempre secondo EUROSTAT La prevalenza di limitazioni autodefinite e di vecchia data sembra diminuire progressivamente all'aumentare del reddito. 
Mentre oltre il 30% della popolazione dell'UE con il reddito più basso (quelli classificati nel primo gruppo quintile di reddito) ha riportato limitazioni di vecchia data, questa percentuale si è quasi dimezzata (17%) tra la popolazione con il reddito più elevato (nel quinto gruppo quintile di reddito ).
Per ulteriori informazioni, consultare l'articolo dettagliato Statistica spiegato sui limiti funzionali e di attività.
Maggiori notizie lo potete trovare su EUROSTAT

PROSEGUE LA GUERRA DELLE MENSE SCOLASTICHE...MA NON E' IL CASO DI VERIFICARE LA CONGRUITA' DI ALCUNE TARIFFE TROPPO ELEVATE ?

Prosegue in molti Comuni d'Italia la polemica sul servizio di mensa scolastica che viene sempre più rifiutato dai genitori che, forti delle numerose sentenze sull'argomento non accettano di usufruire della mensa per i loro figli e gli preparano un panino.
In alcune città sono sono solo il 20% dei genitori che usufruiscono ancora della mensa scolastica mettendo a rischio anche i contratti in essere con i fornitori del servizio in quanto il costo non viene più compensato dai ricavi e diviene antieconomico.
Esaminando le modalità di applicazione della tariffa richiesta ai genitori si vede che i problema è più sentito nei Comuni dove la tariffa giornaliera per i redditi più alti è molto elevata (fino ad oltre sette euro) mentre è minore dove le tariffe sono calmierate.
Così il fenomeno è elevato a Torino dove si pagano fino a 136 euro al mese per 20 pasti mentre è quasi inesistente nei Comuni come quello di Latina dove si pagano 80 euro (ridotti a 72 se si hanno più figli).
A Trieste le famiglie  che superano la fascia delle esenzioni ISEE al massimo pagano € 4,93 a pasto che appare una cifra congrua. 
Naturalmente i costi saranno anche diversi in base ai capitolati d'appalto.
Forse però alcuni Comuni dovrebbero valutare meglio certe scelte e fare una analisi dei costi migliore per poi applicare tariffe appropriate evitando di vessare le famiglie che poi sono costrette a difendersi come possono.
Alla fine chi ci rimettono sono sempre i bambini.