mercoledì 31 gennaio 2018

LA VALUTAZIONE DELLE TECNOLOGIE SANITARIE DA PARTE DELLA UE

Molti sottovalutano il problema delle tecnologie sanitarie. Ora la U.E. ha deciso di affrotnare seriamente la questione.
Il Vicepresidente della Commissione europea per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività Jyrki Katainena dichiarato: "Rafforzare la cooperazione in materia di valutazione delle tecnologie sanitarie a livello dell'UE stimola l'innovazione e migliora la competitività delle imprese di tale comparto. Il settore dell'assistenza sanitaria costituisce una parte fondamentale della nostra economia, rappresentando circa il 10% del PIL dell'Unione. Il quadro normativo che proponiamo apporterà benefici ai pazienti in tutta l'Europa, incoraggiando nel contempo l'innovazione, favorendo la diffusione di innovazioni di elevata qualità nel settore medtech e migliorando la sostenibilità dei sistemi sanitari dell'UE."
Vytenis Andriukaitis, Commissario responsabile per la Salute e la sicurezza alimentare, ha aggiunto: "Oggi la Commissione ha dato il via a una assistenza sanitaria innovativa e di migliore qualità a beneficio dei pazienti, in particolare di quelli i cui bisogni medici sono insoddisfatti. Questa iniziativa determinerà anche un uso più efficiente delle risorse da parte degli Stati membri attraverso la messa in comune di tali risorse e lo scambio di competenze, evitando in tal modo duplicazioni nella valutazione degli stessi prodotti."
La proposta di regolamento relativo alla valutazione delle tecnologie sanitarie, che riguarda i nuovi medicinali e alcuni nuovi dispositivi medici, getta le basi per una cooperazione permanente e sostenibile a livello dell'UE in merito alle valutazioni cliniche congiunte in questi settori. Gli Stati membri potranno utilizzare strumenti, metodologie e procedure comuni in materia di valutazione delle tecnologie sanitarie in tutta l'UE, collaborando in quattro settori principali: 
1) valutazioni cliniche congiunte incentrate sulle tecnologie sanitarie più innovative, dall'impatto potenzialmente più significativo sui pazienti; 
2) consultazioni scientifiche congiunte grazie alle quali gli sviluppatori possono chiedere la consulenza delle autorità di valutazione delle tecnologie sanitarie; 
3) individuazione delle tecnologie sanitarie emergenti al fine di riconoscere precocemente le tecnologie promettenti; 4) proseguimento della cooperazione volontaria in altri settori.
La responsabilità della valutazione degli aspetti non clinici (ad esempio, economici, sociali, etici) delle tecnologie sanitarie e delle decisioni in materia di fissazione dei prezzi e di rimborso continuerà a incombere ai singoli paesi dell'UE.
La proposta sarà ora discussa in sede di Parlamento europeo e di Consiglio dei ministri. Si prevede che, una volta adottata ed entrata in vigore, sarà applicabile dopo tre anni. A decorrere dalla data di applicazione è previsto un ulteriore periodo di tre anni per consentire agli Stati membri di adeguarsi gradualmente al nuovo sistema.
La proposta fa seguito a oltre 20 anni di cooperazione su base volontaria in questo campo. Successivamente all'adozione della direttiva sull'assistenza sanitaria transfrontaliera (direttiva 2011/24/UE), è stata costituita nel 2013 una rete volontaria composta da organismi o agenzie nazionali di valutazione delle tecnologie sanitarie che copre l'intero territorio dell'UE e ha il compito di fornire orientamenti strategici e politici alla cooperazione scientifica e tecnica a livello dell'UE. Queste attività, integrate da tre azioni comuni consecutive in materia di valutazione delle tecnologie sanitarie, hanno permesso alla Commissione e agli Stati membri di costruire una solida base di conoscenze in merito a metodologie e scambi di informazioni per quanto riguarda la valutazione delle tecnologie sanitarie.
La cooperazione su basi sostenibili a livello dell'UE in materia di valutazione delle tecnologie sanitarie dovrebbe garantire a tutti i paesi dell'Unione di poter realizzare guadagni di efficienza, massimizzando il valore aggiunto dell'UE. Il rafforzamento della cooperazione a livello dell'UE in questo settore è largamente sostenuto dai portatori di interessi, favorevoli all'accesso tempestivo dei pazienti all'innovazione. I portatori di interessi e i cittadini che hanno risposto alla consultazione pubblica della Commissione si sono espressi massicciamente a favore della proposta, riconoscendo quasi tutti (98%) l'utilità della valutazione delle tecnologie sanitarie e condividendo in larga maggioranza (87%) l'opinione che la cooperazione a livello UE in materia dovrebbe continuare oltre il 2020.

IL NUOVO CODICE DELLA PROTEZIONE CIVILE

Sulla G.U. n. 17 del 22 gennaio scorso è stato pubblicato il D.lgs n. 1/2018 recante il Codice della protezione civile emanato ai sensi della legge 16 marzo 2017, n. 30, recante «Delega al Governo per il riordino delle disposizioni legislative in materia di sistema nazionale della protezione civile» che delega il Governo ad adottare, entro nove mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi di ricognizione, riordino, coordinamento, modifica e integrazione delle disposizioni legislative vigenti che disciplinano il Servizio nazionale della protezione civile e le relative funzioni, in base ai principi di leale collaborazione e di sussidiarietà e nel rispetto dei principi e delle norme della Costituzione e dell'ordinamento dell'Unione europea.
Il Servizio nazionale della protezione civile, di seguito Servizio nazionale, definito di pubblica utilità, e' il sistema che esercita la funzione di protezione civile costituita dall'insieme delle competenze e delle attività volte a tutelare la vita, l'integrità fisica, i beni, gli insediamenti, gli animali e l'ambiente dai danni o dal pericolo di danni derivanti da eventi calamitosi di origine naturale o derivanti dall'attività dell'uomo. 
Il Servizio nazionale concorre al perseguimento delle finalità previste dalla normativa dell'Unione europea in materia di protezione civile.
Speriamo che finalmente il problema venga affrontato in maniera seria mettendo in atto tutte le attività di prevenzione necessarie smettendo di intervenire quando i danni sono oramai irreversibili.


TRA 15 GIORNI ENTRERA' IN VIGORE LA DELEGA AL GOVERNO PER IL RIORDINO DELLE PROFESSIONI SANITARIE E PER LA SPERIMENTAZIONE CLINICA

E' stata pubblicata sulla G.U. n. 25 del 31 gennaio la legge n. 3 recante la "Delega al Governo in materia di sperimentazione clinica di medicinali nonché disposizioni per il riordino delle professioni sanitarie e per la dirigenza sanitaria del Ministero della salute".
In particolare ai sensi dell'art. 1 della legge il Governo e' delegato ad adottare, entro dodici mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto e la riforma delle disposizioni vigenti in materia di sperimentazione clinica dei medicinali per uso umano, introducendo specifico riferimento alla medicina di genere e all'età pediatrica. 
I decreti legislativi dovranno essere adottati, realizzando il necessario coordinamento con le disposizioni vigenti e con il regolamento (UE) n. 536/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 16 aprile 2014, sulla sperimentazione clinica di medicinali per uso umano, nel rispetto dei seguenti principi e criteri direttivi: 
a) riordino e coordinamento delle disposizioni vigenti, nel rispetto delle normative dell'Unione europea e delle convenzioni internazionali in materia, in ottemperanza a quanto disposto dall'articolo 117 della Costituzione, nonché nel rispetto degli standard internazionali per l'etica nella ricerca medica sugli esseri umani, in conformità a quanto previsto dalla Dichiarazione di Helsinki dell'Associazione medica mondiale del 1964, e sue successive revisioni; 
b) individuazione dei requisiti dei centri autorizzati alla conduzione delle sperimentazioni cliniche dalla fase I alla fase IV, con preferenza per i centri che assicurino, nella fase IV, il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti nella definizione dei protocolli di ricerca, in particolare per le malattie rare, prevedendo procedure di accreditamento ad evidenza pubblica, di monitoraggio annuale dei requisiti posseduti e di pubblicazione dell'elenco dei centri autorizzati nel sito internet dell'Agenzia italiana del farmaco (AIFA) con il collegamento al sito internet istituzionale del centro clinico, che deve essere dotato di un'apposita sezione dedicata alla trasparenza, in cui, in conformità ai principi di cui al decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33, siano resi pubblici i nominativi e i curricula di tutti i soggetti coinvolti nella sperimentazione e tutte le sperimentazioni attivate, in corso o concluse, e quelle autorizzate, nonché i correlati finanziamenti e programmi di spesa e i relativi contratti; 
c) individuazione delle modalita' per il sostegno all'attivazione e all'ottimizzazione di centri clinici dedicati agli studi clinici di fase I, sia su pazienti che su volontari sani, da condurre con un approccio metodologico di medicina di genere, prevedendo la definizione, con decreto del Ministro della salute, dei requisiti minimi per i medesimi centri anche al fine di una loro piu' omogenea presenza sul territorio nazionale, in conformità al citato regolamento (UE) n. 536/2014; 
d) individuazione delle modalità idonee a tutelare l'indipendenza della sperimentazione clinica e a garantire l'assenza di conflitti d'interesse; 
e) semplificazione degli adempimenti meramente formali in materia di modalità di presentazione della domanda per il parere del comitato etico e di conduzione e di valutazione degli studi clinici; 
f) fatta salva la garanzia del mantenimento di standard qualitativi elevati, semplificazione delle procedure per l'utilizzo a scopi di ricerca clinica di materiale biologico o clinico residuo da precedenti attività diagnostiche o terapeutiche o a qualunque altro titolo detenuto, previa prestazione del consenso informato da parte del paziente sull'uso del materiale biologico che lo riguarda direttamente; 
g) definizione delle procedure di valutazione e di autorizzazione di una sperimentazione clinica, garantendo il coinvolgimento delle associazioni dei pazienti, soprattutto nel caso delle malattie rare, attraverso: 
1) l'individuazione e il ruolo del direttore generale o responsabile legale della struttura sanitaria in cui si intende eseguire la sperimentazione clinica; 
2) l'individuazione dei compiti e delle finalità dei comitati etici territoriali; 
3) la garanzia che gli incaricati della validazione e della valutazione della domanda siano privi di conflitti d'interesse personali e finanziari e assicurino la propria imparzialità mediante dichiarazione resa ai sensi degli articoli 46, 73 e 76 del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica 28 dicembre 2000, n. 445; 
4) la costituzione, presso l'Istituto superiore di sanità, di un elenco nazionale di soggetti qualificati e con adeguata esperienza, selezionati mediante avvisi pubblici, sulla base di criteri e requisiti predefiniti; 
5) la definizione dei contenuti minimi che devono presentare i contratti per le sperimentazioni cliniche che, per gli sperimentatori, ne attestino terzietà, imparzialità e indipendenza; 
6) la previsione, mediante decreto del Ministro della salute, con riferimento ai contratti per le sperimentazioni cliniche, di meccanismi di compensazione o di partecipazione agli eventuali utili derivanti dalla commercializzazione dei risultati delle ricerche o delle sperimentazioni effettuate in centri pubblici di ricerca, attraverso l'individuazione di apposite percentuali e delle modalita' di assegnazione delle stesse, da riconoscere per la parte prevalente ai medesimi centri di ricerca e per la restante parte ai fondi per la ricerca gestiti dal Ministero della salute, ove non sia prevista, nei predetti contratti, una diversa modalità di remunerazione o di compensazione; 
7) la definizione delle procedure per la verifica dell'indipendenza dello sperimentatore; 
h) applicazione dei sistemi informativi di supporto alle sperimentazioni cliniche, prevedendo: 
1) meccanismi di valutazione dei risultati delle aziende sanitarie pubbliche nell'ambito delle sperimentazioni cliniche; 
2) l'uso dell'Osservatorio nazionale sulla sperimentazione clinica dei medicinali per l'interscambio della documentazione concernente lo studio clinico dei medicinali tramite modelli predefiniti e disponibili nel sistema stesso; 
3) che la sperimentazione clinica dei medicinali sia svolta attraverso un'adeguata rappresentatività di genere; 
4) che la sperimentazione clinica dei medicinali si avvalga di professionalità specifiche nel campo della gestione dei dati e del coordinamento della ricerca; 
i) individuazione, ai sensi dell'articolo 17, comma 95, della legge 15 maggio 1997, n. 127, di criteri generali per la disciplina degli ordinamenti didattici di specifici percorsi formativi in materia di metodologia della ricerca clinica e conduzione e gestione degli studi clinici e sperimentazione dei farmaci; 
l) previsione, in sede di attuazione dei programmi obbligatori di formazione continua in medicina di cui all'articolo 16-bis del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, che la Commissione nazionale per la formazione continua, di cui all'articolo 2, comma 357, della legge 24 dicembre 2007, n. 244, disponga che l'aggiornamento periodico del personale operante presso le strutture sanitarie e socio-sanitarie impegnato nella sperimentazione clinica dei medicinali sia realizzato attraverso il conseguimento di crediti formativi su percorsi assistenziali multidisciplinari e multiprofessionali e su percorsi formativi di partecipazione diretta a programmi di ricerca clinica multicentrici; 
m) riformulazione e razionalizzazione dell'apparato sanzionatorio amministrativo per la violazione delle norme vigenti e delle disposizioni contenute nei decreti legislativi emanati in attuazione del comma 1, tenendo conto della responsabilità e delle funzioni svolte da ciascun soggetto, con riguardo in particolare alla responsabilità dello sperimentatore e delle strutture coinvolte, nonché della natura sostanziale o formale della violazione, attraverso: 
1) conferma delle sanzioni amministrative pecuniarie gia' previste dal decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, per le violazioni delle disposizioni ivi indicate; 
2) previsione della destinazione degli introiti derivanti dalle sanzioni pecuniarie all'entrata del bilancio dello Stato per la riassegnazione a progetti di ricerca sanitaria presentati da ricercatori di eta' inferiore a quaranta anni; 
3) previsione della sospensione dell'attività dei comitati etici territoriali che non rispettano i termini e le procedure previsti dal decreto legislativo 24 giugno 2003, n. 211, e le norme sulla trasparenza e sull'assenza di conflitti d'interesse previste dalla presente legge, nonché di meccanismi sanzionatori; n) revisione della normativa relativa agli studi clinici senza scopo di lucro e agli studi osservazionali, al fine di facilitarne e sostenerne la realizzazione, in particolare per le sperimentazioni cliniche a basso livello di intervento, anche prevedendo forme di coordinamento tra i promotori, con l'obiettivo di migliorare la pratica clinica e di acquisire informazioni rilevanti a seguito dell'immissione in commercio dei medicinali; 
o) riordino della normativa di cui al decreto del Ministro della salute 17 dicembre 2004, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 43 del 22 febbraio 2005, in particolare modificando l'articolo 1, comma 2, lettera d), nel senso di prevedere la possibilita' di cessione dei dati relativi alla sperimentazione all'azienda farmaceutica e la loro utilizzazione a fini di registrazione, per valorizzare l'uso sociale ed etico della ricerca, e di stabilire che l'azienda farmaceutica rimborsi le spese dirette e indirette connesse alla sperimentazione nonch° le mancate entrate conseguenti alla qualificazione dello studio come attività senza fini di lucro. 3. I decreti legislativi di cui al comma 1 sono adottati nel rispetto della procedura di cui all'articolo 14, commi da 1 a 3, della legge 23 agosto 1988, n. 400, su proposta del Ministro della salute, di concerto con il Ministro per gli affari europei, con il Ministro della giustizia, con il Ministro dell'economia e delle finanze, con il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione, con il Ministro dell'istruzione, dell'universita' e della ricerca e con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano.
La legge entrerà in vigore il 15 febbraio, toccherà al nuovo governo dargli attuazione. 

NUOVE NORME PER LO SVILUPPO DELLA MOBILITA' IN BICICLETTA

Sulla G:U. n. 2/2018 è stata pubblicata la legge recante "Disposizioni per lo sviluppo della mobilita' in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica"
Si tratta di una legge che persegue l'obiettivo di promuovere l'uso della bicicletta come mezzo di trasporto sia per le esigenze quotidiane sia per le attività turistiche e ricreative, al fine di migliorare l'efficienza, la sicurezza e la sostenibilità della mobilita' urbana, tutelare il patrimonio naturale e ambientale, ridurre gli effetti negativi della mobilita' in relazione alla salute e al consumo di suolo, valorizzare il territorio e i beni culturali, accrescere e sviluppare l'attività turistica, in coerenza con il piano strategico di sviluppo del turismo in Italia, di cui all'articolo 34-quinquies, comma 1, del decreto-legge 18 ottobre 2012, n. 179, convertito, con modificazioni, dalla legge 17 dicembre 2012, n. 221, e con il piano straordinario della mobilita' turistica, di cui all'articolo 11, comma 1, del decreto-legge 31 maggio 2014, n. 83, convertito, con modificazioni, dalla legge 29 luglio 2014, n. 106, e secondo quanto previsto dalla legge 9 agosto 2017, n. 128, in materia di ferrovie turistiche. 2. Lo Stato, le regioni, gli enti locali e gli altri soggetti pubblici interessati, nell'ambito delle rispettive competenze, nel rispetto del quadro finanziario definito ai sensi dell'articolo 3, comma 3, lettera e), e in conformità con la disciplina generale dei trasporti e del governo del territorio, devono perseguire l'obiettivo di cui al comma 1, in modo da rendere lo sviluppo della mobilita' ciclistica e delle necessarie infrastrutture di rete una componente fondamentale delle politiche della mobilita' in tutto il territorio nazionale e da pervenire a un sistema generale e integrato della mobilità, sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale e accessibile a tutti i cittadini. 
Mi auguro vivamente che i Comuni provvedano a dare attuazione a questa legge non solo per spendere i fondi messi a disposizione ma perché credono veramente alla mobilità sostenibile come strumento per migliorare la qualità della vita delle loro città e per dare impulso al cambiamento dello stile di vita dei loro cittadini.
La nuova legge entrerà in vigore il 15 febbraio p.v.: gli amministratori locali prestino attenzione.

martedì 30 gennaio 2018

LA RELAZIONE DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI STATO IN OCCASIONE DELL'ANNO GIUDIZIARIO

Ieri 30 gennaio si è tenuta la cerimonia di inaugurazione dell'anno giudiziario presso il Consiglio di Stato. Il presidente Pajno ha tenuto un discorso molto interessante ricco di spunti e di dati.
La relazione la trovate qui:

L'EUROSTAT HA PUBBLICATO LE STATISTICHE DEL MERCATO DEL LAVORO E DELL'INDAGINE SULLE FORZE DI LAVORO

Sul sito EUROSTAT della commissione europea troviamo un interessante articolo sulle ore effettivamente lavorate nei paesi della UE.
Diciamo subito che l'Italia complessivamente non esce bene come si vede dal grafico.
Ad incidere negativamente sono gli impiegati pubblici.
La settimana lavorativa normale (solo lavoro principale) nell'UE nel 2016 è stata di 37,1 ore. Tra gli Stati membri, le settimane lavorative più lunghe si possono trovare in Grecia (42,3 ore settimanali) e la più corta nei Paesi Bassi (30,3 ore settimanali). 
Se tutti i paesi sono presi in considerazione, le settimane lavorative più lunghe sono state registrate in Turchia (46,8 ore settimanali).
È importante notare che questi numeri sono influenzati dalla proporzione della forza lavoro che lavora part-time (più part-time significa meno ore medie), la composizione delle attività economiche (le settimane lavorative sono più lunghe per gli agricoltori, i lavoratori edili, lavoratori manifatturieri), la proporzione di lavoratori autonomi (lavoro autonomo più ore lavorative) e il tasso di attività delle donne (le donne lavorano più a breve termine degli uomini).
Quando si considerano solo i dipendenti a tempo pieno, la settimana lavorativa media dell'UE nel lavoro principale nel 2016 corrisponde a 40,3 ore. 
Gli uomini hanno avuto una settimana lavorativa più lunga rispetto alle donne, lavorando in media 41.0 ore rispetto alle 39.3 ore per le donne. 
Quelli dell'industria mineraria e estrattiva hanno lavorato per le ore più lunghe (42,0 ore), mentre la settimana lavorativa più breve si registra nel settore dell'istruzione (38,1 ore). Guardando alla situazione dei paesi, nel 2016 i dipendenti a tempo pieno hanno speso in media il maggior numero di ore settimanali nel loro lavoro principale (42,3 ore). Seguono coloro che lavorano a Cipro (41,7), Austria (41,4), Grecia (41,2), Polonia e Portogallo (entrambi 41,1). 
La Danimarca, con una settimana lavorativa di 37,8 ore, è l'unico paese in cui il normale numero di ore di lavoro è inferiore a 38. 
La successiva settimana più breve è in Italia (38,8).
La percentuale complessiva di persone in situazioni di lavoro precario (con un contratto di lavoro di soli 3 mesi) era più alta in Croazia, Francia, Spagna e Polonia, nonché nei paesi candidati Montenegro e Turchia. 
Le differenze tra uomini e donne non sono molto ampie, e non esiste un modello evidente tra i paesi.
I disoccupati in cerca di lavoro possono essere trovati anche tra persone economicamente inattive. Sono quelli che avrebbero voluto lavorare, ma hanno rinunciato a cercare un lavoro perché credono che non sia possibile trovarne uno. È un punto chiave per capire che un alto tasso di inattività spingerà verso il basso il tasso di disoccupazione, poiché toglie queste persone dall'equazione per il tasso di disoccupazione. A livello europeo, i disoccupati in cerca di lavoro hanno costituito l'1,0% degli uomini e l'1,5% delle donne di età compresa tra i 15 ei 64 anni. 
Negli ultimi dieci anni questo tasso oscilla tra lo 0,6% e l'1,2% per gli uomini e tra l'1,2% e 1,9% per le donne.
Vi sono notevoli differenze tra i paesi: Belgio, Bulgaria, Spagna, Croazia, Italia, Cipro, Lettonia, Ungheria, Portogallo, Romania e il paese candidato l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia hanno relativamente molti disoccupati in cerca di lavoro, mentre questo gruppo di persone è quasi inesistente nella Repubblica ceca, in Danimarca, in Austria, nel Regno Unito e nel paese EFTA Islanda.

IL 30° RAPPORTO DELL'EURISPES

E' stato pubblicato il 30° Rapporto dell'EURISPES.
Il governo e le aspettative (disattese) dei cittadini. 
Male il versante economico, occupazionale, di sostegno alle famiglie e l’immigrazione. 
Più positivo il giudizio su contrasto a criminalità e terrorismo, sull’immagine dell’Italia all’estero anche attraverso il sostegno al Made in Italy.
In pochi si dicono convinti che il Governo sia riuscito a mettere mano ai conti pubblici, risanandoli (18,7%, contro l’81,3%). 
Tra le attese non corrisposte, rilanciare i consumi e gestire la crisi immigrazione (per entrambe le voci il 24% circa dei giudizi positivi) la lotta alla disoccupazione (80% contro il 20%), offrire prospettive ai giovani (80% vs 20%), maggiori diritti per i cittadini (76,3% contro il 23,7%), garantire la coesione sociale e sostenere la natalità (77,2% vs 22,8% in entrambi i casi), la diminuzione della pressione fiscale (80,6% vs 19,4%) e portare a termine una buona riforma elettorale (79,5% vs 25,5%).
Più positivo invece il giudizio sulla capacità di contrasto alle minacce del terrorismo internazionale: il 50% dei cittadini è convinto che il Governo sia riuscito a tutelare l’Italia. Per il 37,2% il Governo è stato in grado di contrastare la microcriminalità; molto meglio il dato sul contrasto alla criminalità organizzata (44,1%). 
Il Governo ha avuto per molti il merito di tenere alta l’immagine dell’Italia all’estero (41,7%) e parallelamente sostenere il Made in Italy nel mondo (45,2%).

ACCORDO IN CONFERENZA STATO REGIONI SULLE LINEE GUIDA GENERALI DELLE POLITICHE PUBBLICHE PER LA PROMOZIONE DELLA SICUREZZA INTEGRATA

Il Ministero del'Interno in base all'art. 2 del D.L. 14/2017 convertito dalla legge 48/2017 ha trasmesso alla conferenza Stato Regioni la bozza delle linee guida per l'integrazione tra Polizia Locale e Forze dell'ordine.
Gli enti locali hanno dato parere favorevole.
Ai sensi dell'articolo l, comma 2, del predetto decreto-legge n. 14 del 2017, si intende per sicurezza integrata l'insieme degli interventi assicurati dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province autonome di Trento e Bolzano e dagli enti locali, nonché da altri soggetti istituzionali, al fine di concorrere, ciascuno nell'ambito delle rispettive competenze e responsabilità, alla promozione e all'attuazione di un sistema unitario e integrato di sicurezza per il benessere delle comunità territoriali;
L' articolo 2, comma 1, del citato decreto-legge n. 14 del 2017 prevede che, con accordo sancito in Conferenza Unificata, su proposta del Ministro dell‟Interno, sono definite le linee generali delle politiche pubbliche per la promozione della sicurezza urbana;
Ai sensi del ripetuto articolo 2 del decreto-legge n. 14 del 2017, le citate linee generali sono rivolte, prioritariamente, a coordinare, per lo svolgimento di attività di interesse comune, l'esercizio delle competenze dei soggetti istituzionali coinvolti, anche con riferimento alla collaborazione tra le Forze di polizia e la polizia locale, in alcuni settori individuati, tenendo conto della necessità di migliorare la qualità della vita e del tenitorio e di favorire l'inclusione sociale e la riqualificazione socio-culturale delle aree interessate; 
L'ANCI ha messo a disposizione il documento sottolineando come sia molto importante per migliorare la qualità, l’azione e la sicurezza nelle nostre città attraverso l’interconnessione delle informazioni e delle banche dati tra le forze dell’ordine e la polizia locale, l’integrazione dei sistemi di videosorveglianza, l’integrazione e la collaborazione tra le sale operative e l’aggiornamento professionale integrato per gli operatori della polizia locale e delle forze di polizia.
Si tratta di una questione sulla quale in questi anni ho insistito molto, ora ci siamo.
Qui trovate le linee guida:

SECONDO IL P.G. DI PALERMO AUMENTANO MALVERSAZIONE, CORRUZIONE, CONCUSSIONE

In occasione dell'apertura dell'anno giudiziario i Procuratori generali hanno fatto interventi molto duri sulla situazione della criminalità nel nostro Paese soffermandosi molto sulla corruzione.
Qui di seguito riporto alcuni stralci del discorso del dott. Roberto Scarpinato P.G. di Palermo:
"Gli indici numerici dei procedimenti definiti rispetto a quelli sopravvenuti segnano significativi rialzi, mentre si riduce in tutte le Procure la percentuale dei procedimenti prescritti. Se dovessimo limitarci ad esaminare l’andamento dell’amministrazione della giustizia in un’ottica autoreferenziale e produttivistica, tutta interna cioè agli apparati giurisdizionali, potremmo pervenire a conclusioni ottimistiche atteso che il saldo tra input e output appare positivo.
Ma tale approccio di tipo aziendalistico rischia di condurre a conclusioni fallaci.
Non appena si allarghi l’orizzonte conoscitivo alla realtà sociale esterna al palazzo di giustizia, il quadro si tinge di molti chiaroscuri e di pesanti ombre, sollevando interrogativi sulla concreta capacità della giustizia penale ordinaria di raggiungere significativi risultati e concreti nel contenimento e nella riduzione del crimine.
Infatti, nonostante gli sforzi profusi e l’incremento della produttività, l’indice statistico dei reati invece che diminuire o restare costante, registra rispetto all’anno scorso un incremento percentuale del 9,24% come media statistica dell’intero distretto.
Gli incrementi, che riguardano una larga fascia di reati, si concentrano nel territorio di Palermo con un più 22,28%, a Termini Imerese, con un più 17,7% e a Trapani con un balzo statistico del 51,54% in più.
Tali aumenti percentuali, indicativi di una crescita dell’aria dell’illegalità quasi insensibile risposta giudiziaria appaiono tanto più significativi ove si ponga mente a due fattori.
Il 15 gennaio 2016 sono stati emanati i decreti legislativi n.7 e n.8 che hanno abrogato e depenalizzato una quota indicativa di reati.
Se si tiene conto che le predette depenalizzazioni nel loro sommarsi hanno diminuito le iscrizioni di nuovi reati nei registri delle procure in percentuali complessivamente variabili dal 20% al 30%, appare tanto più significativa la circostanza, che non nonostante siffatte politiche criminali deflattivi, i dati statistici attestino tuttavia una crescita percentuale delle iscrizioni di reati pari a circa il 10%.
Ciò vuol dire che l’area dell’illegalità registra una crescita tale da neutralizzare l’efficacia delle politiche criminali deflattive, tuttavia indispensabili perché in assenza di tali interventi deflattivi il tasso di crescita dei reati in alcune zone del territorio raggiungerebbe il 40% ed il 70%, con relativo incremento del numero dei procedimenti da gestire.
Per apprezzare pienamente la crescita dell’aria dell’illegalità, occorre considerare un secondo fattore.
Gli indici statistici della Procura della Repubblica prendono in considerazione solo i reati segnalati dai cittadini a seguito di denunce e querele e i reati autonomamente accertati delle Forze di Polizia e dalla magistratura.
Resta fuori dal computo la cifra oscura dei reati consumati e tuttavia non denunciati o non accertati: una cifra che, secondo vari indici, appare molto significativa in settori di grande rilevanza quali, a titolo di esempio, i reati di estorsione, di usura, di lesioni gravi e gravissime di lavoratori a seguito di violazione della normativa antinfortunistica, il reato di cui all’art. 603 bis c.p., introdotto dalla legge 29 ottobre 2016 n.199, che sanziona con la pena da uno a sei anni e con la multa i datori di lavoro che impiegano lavoratori sottoponendoli a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno, ed ancora rientra nella cifra oscura un’ampia gamma di reati contro la pubblica amministrazione".
"Nel distretto si registra un incremento del 97% dei procedimenti per reati di corruzione, del 77% per reati di concussione, del 27% per i reati di malversazione a danno dello Stato e di indebita percezione dei contributi.
Ma più che il dato quantitativo, di per sé significativo, ciò che colpisce è il quadro complessivo che emerge dalla lettura delle particolareggiate relazioni dei procuratori sui procedimenti instaurati.
Il numero dei soggetti coinvolti, i ruoli apicali o strategici da tanti di essi ricoperti all’interno di ministeri nazionali, di vari assessorati della Regione siciliana, della più diversa tipologia di uffici ed enti pubblici - dalle Comuni alle Asl, dal Genio Civile alla Inail e via elencando, la serialità delle condotte criminose, la vastità delle reti di relazioni e di complicità, la rilevantissima entità economica dei danni causati dalle condotte criminose al pubblico erario e alla collettività, ricompongono - tessera dopo tessera - il quando di un collasso etico e di una deriva criminale di segmenti significativi della classe dirigente.
La crescita costante anno dopo anno di tale fenomenologia criminale, in larga misura sommersa, (nell’ultimo triennio l’andamento di crescita a Palermo è stata del 23%) attesta che anche in questo settore la giustizia penale non riesce ad assolvere la funzione generalpreventiva di disincentivare la consumazione dei reati mediante la minaccia dell’irrogazione delle sanzioni e la loro successiva comminazione.
Il deficit degli effetti della risposta penale in tale specifico settore appare il risultato di politiche legislative stratificate nel tempo che hanno depresso in vari modi il rischio ed il costo penale derivanti dalla consumazione di tali reati, alimentando così la crescita di una cultura impunitaria che a sua volta ha operato da propellente per la crescita del fenomeno".

lunedì 29 gennaio 2018

SI ALLONTANA LA FIDUCIA DEGLI ITALIANI DALLE ISTITUZIONI

Il prof. Ilvo Diamanti nella prefazione al rapporto DEMOS 2017 intitolato "Gli italiani e lo Stato" afferma tra l'altro che: 
"Il Paese che si avvia alle prossime elezioni si presenta, come in passato, scettico. Nei confronti delle istituzioni e della politica. Ma non rassegnato. Gli italiani: appaiono diffidenti. Verso gli altri e, in fondo, anche verso se stessi. Ma non rinunciano a credere nella possibilità di cambiare. Nel futuro. Anche se mostrano delusione nei confronti del passato. O, forse, proprio per questo. Perché sperano che il domani sarà migliore. E cercano di muoversi in questa direzione. 
Mi pare il segno tracciato dal Rapporto: Gli Italiani e lo Stato. Curato da Demos (per Repubblica) ormai da vent'anni. Se non si trattasse di una formula politica utilizzata tradizionalmente con significato diverso, parlerei di una "sfiducia costruttiva". Che spinge gli italiani a osservare gli interlocutori pubblici intorno a loro con prudenza e, come ho già detto, con diverso grado di diffidenza. Molto alto per quel che riguarda i partiti, ma anche il Parlamento. Il luogo dove i partiti, meglio: i loro eletti, esercitano compiti e poteri di rappresentanza. Tuttavia, è basso anche il grado di fiducia di cui dispone lo Stato: meno del 20%. Pressoché come l'anno scorso. Ma 11 punti in meno di dieci anni fa. Solo l'Unione Europea mostra una perdita di credito più elevata: 18 punti in meno. E riscuote fiducia presso non più di 3 italiani su 10. Appare, dunque, sempre più distante. 
Sempre più indifferente ai problemi e alle domande dei cittadini. Ma in Italia non sembrano esistere istituzioni "vicine" ai cittadini. Gli stessi Comuni sono, infatti, osservati con crescente distacco. Resistono solo il Papa, meglio: Papa Francesco. E le Forze dell'ordine. Entrambi segnali della ricerca di sicurezza. E di "fede", principio (e radice semantica) della "fiducia". Il XX Rapporto "Gli Italiani e lo Stato", curato da Demos, delinea così il profilo di "un Paese senza". Fiducia. Nelle istituzioni ma anche negli altri. Un Paese di persone "sole". Un Paese senza politica. E lo sapevamo. E senza Stato".

domenica 28 gennaio 2018

E' IL SINDACO CHE DEVE ADOTTARE LE ORDINANZE PER LA BONIFICA DEI SITI INQUINATI

Si pone spesso nei Comuni il problema della bonifica dei siti inquinati.
Secondo la giustizia amministrativa la competenza ad adottare l'ordinanza è del Sindaco. 
La giurisprudenza: TAR EMILIA ROMAGNA-PARMA, SEZ. I – sentenza 6 settembre 2016 n. 255 ha ritenuto l' illegittimità, per difetto di competenza, di una ordinanza di bonifica di un sito inquinato, adottata dal Dirigente piuttosto che dal Sindaco, e sulla rilevanza o meno, in tal caso, del fatto che si tratti del Dirigente di una Unione di Comuni.
E’ stata infatti ritenuta illegittima, per difetto di competenza, una ordinanza con la quale era stata disposta la bonifica di un sito inquinato, mediante rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti e ripristino dello stato dei luoghi, nel caso in quanto era stata adottata dal Dirigente; infatti, sebbene l’art. 107 d. lgs. n. 267 del 2000 attribuisca l’attività di gestione ai dirigenti, compete al Sindaco l’emanazione dell’ordinanza di rimozione, recupero e smaltimento dei rifiuti e di ripristino dello stato dei luoghi, in virtù del carattere di specialità riconosciuto all’art. 192 d. lg. n. 152/2006, da cui la stessa è disciplinata.
Anche nel caso di ordinanza emessa dal dirigente di una Unione di Comuni; deve ritenersi che i Sindaci mantengano le competenze loro attribuite dalla norma speciale, dal momento che dette Unioni operano l’unificazione a livello degli uffici ovvero degli organi di gestione amministrativa o tecnica-operativa, ma non determinano alcun trasferimento di poteri degli organi di indirizzo politico.

NUOVI INDICATORI PER MISURARE IL COSTO DELLA RACCOLTA E DELLO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI

E' nota da tempo la differenza di costo della raccolta dei rifiuti da un Comune all'altro.
Allo scopo di migliorare l'informazione statistica per il monitoraggio dell'andamento nel tempo del settore della gestione dei rifiuti, il Ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare ha proposto all’Istituto nazionale di statistica un'iniziativa congiunta per la costruzione di nuovi indicatori con frequenza annuale utili all’adeguamento dei contratti di servizio per la gestione dei rifiuti. Si tratta di una nuova informazione, attualmente non è infatti disponibile alcun indice diretto sul costo di smaltimento dei rifiuti nell’ambito della produzione statistica ufficiale realizzata dall’Istat e dagli altri enti del Sistema statistico nazionale (Sistan).
Le attività progettuali in corso consentiranno di avviare la pubblicazione corrente degli indici entro la fine del mese di maggio 2018. Questi verranno aggiornati entro la fine di aprile di ciascun anno e diffusi sul sito dell'Istat.
Un gruppo di lavoro interistituzionale costituito su proposta del Ministro dell'Ambiente e coordinato dall'Istat è incaricato di definire la metodologia e gli standard di qualità degli indicatori tenendo conto, oltre che delle fonti e degli strumenti metodologici disponibili presso l'lstat, anche degli studi e delle analisi del settore della gestione dei rifiuti forniti dal Ministero dell'Ambiente e dall'ISPRA.

I DATI DELL'ISTAT SUL FATTURATO E GLI ORDINATIVI DELL'INDUSTRIA

Secondo l'ISTAT a novembre, per il fatturato dell'industria si rileva, per il secondo mese consecutivo, un incremento congiunturale (+1,3%). L'indice destagionalizzato raggiunge inoltre il livello più elevato (106,8) da settembre 2011. Il confronto tra la media degli ultimi tre mesi e i precedenti tre segna una crescita dell'1,2%.
Gli ordinativi, a novembre segnano un lieve incremento congiunturale (+0,3%); negli ultimi tre mesi rispetto ai tre precedenti si rileva invece una leggera flessione (-0,1%).
La crescita congiunturale del fatturato a novembre è dovuta soprattutto al mercato interno (+1,9%), mentre per quello estero si registra un aumento più contenuto (+0,2%). Gli ordinativi segnano moderati incrementi in entrambi i mercati (+0,2% per il mercato interno e +0,4% per quello estero).
Gli indici destagionalizzati del fatturato mostrano incrementi congiunturali diffusi a tutti i raggruppamenti principali di industrie ma più rilevanti per l'energia (+2,4%).
Corretto per gli effetti di calendario (i giorni lavorativi sono stati 21 come a novembre 2016) il fatturato totale cresce in termini tendenziali del 5,1%, con incrementi del 3,6% sul mercato interno e del 7,7% su quello estero.
L'indice grezzo del fatturato aumenta, in termini tendenziali, del 5,1%: il contributo più ampio a tale incremento viene dalla componente interna dei beni intermedi.
Per il fatturato l'incremento tendenziale più rilevante si rileva nella fabbricazione di prodotti petroliferi (+13,6%), mentre la fabbricazione di mezzi di trasporto mostra l'unico calo del comparto manifatturiero (-4,7%).
Nel confronto con il mese di novembre 2016, l'indice grezzo degli ordinativi segna un aumento dell'8,9%. Tutti i settori registrano incrementi, particolarmente significativo risulta quello della metallurgia (+14,0%).

OECD sees global economy strengthening, but says further policy action needed to catalyse the private sector for stronger and more inclusive growth

La crescita annuale dell'economia mondiale dovrebbe leggermente migliorare nel 2018, ma rimane al di sotto del periodo pre-crisi e di quello dei recuperi del passato. Le sfide a più lungo termine inibiscono economie più forti, più inclusive e più resilienti.
La Prospettiva rileva gli effetti persistenti di una crescita sub-par prolungata sulle prestazioni del settore privato, compresi gli investimenti, il commercio e la produttività. I tassi di occupazione sono al di sopra dei tassi pre-crisi in molte economie OCSE e la disoccupazione sta diminuendo, ma ciò non ha ancora prodotto solidi salari reali. In assenza di un chiaro segnale di cambiamento delle tendenze sottostanti, si prevede che la crescita nell'OCSE si indebolirà nel 2019. 
"La crescita ha accelerato e le prospettive a breve termine sono positive, ma ci sono ancora chiari punti deboli e vulnerabilità", ha affermato il segretario generale dell'OCSE Angel Gurria. "È necessario concentrare l'azione strutturale e fiscale sull'incremento del potenziale a lungo termine poiché viene ridotto il sostegno della politica monetaria. I paesi dovrebbero implementare pacchetti di riforma che catalizzino il settore privato per promuovere la produttività, salari più alti e una crescita più inclusiva. "
Il debito delle famiglie e delle imprese in molte economie avanzate ed emergenti è elevato, creando vulnerabilità e sollevando dubbi sulla sostenibilità della crescita a medio termine. Un capitolo speciale in Economic Outlook, intitolato "Resilience in a Time of High Debt", richiede un approccio politico integrato, attingendo non solo a strumenti macroeconomici e macroprudenziali, ma affrontando anche questioni strutturali di fondo.
Un sistema finanziario più solido e più sano ridurrebbe la propensione fiscale al debito, approfondire i mercati azionari e migliorare la progettazione dei regimi di insolvenza. Rimuovere le sovvenzioni fiscali per l'edilizia abitativa e rendere più flessibile l'offerta di alloggi attenuerebbe la tendenza ai cicli di boom-and-bust.
L'OCSE prevede che l'economia mondiale crescerà del 3,6% quest'anno, del 3,7% nel 2018 e del 3,6% nel 2019. Le proiezioni riflettono leggeri miglioramenti nell'economia globale dopo la precedente Prospettiva economica ad interim nel settembre 2017, ma anche preoccupazioni per il lungo periodo. termine momentaneo.
Negli Stati Uniti, la crescita è stimata al 2,2 percento nel 2017, salendo al 2,5 percento nel 2018, per poi ridiscendere al 2,1 percento nel 2019.
L'area dell'euro dovrebbe aumentare del 2,4% nel 2017 e del 2,1% nel 2018 - revisioni al rialzo rispetto alle precedenti proiezioni trainate da una maggiore crescita nei principali paesi europei - prima di rallentare fino all'1,9% nel 2019.
La Germania dovrebbe crescere del 2,5% nel 2017, del 2,3% nel 2018 e dell'1,9% nel 2019. Si prevede che la Francia crescerà dell'1,8% nel periodo 2017-18 e dell'1,7% nel 2019, mentre l'Italia vedrà una crescita dell'1,6% tasso quest'anno, un tasso dell'1,5 percento nel 2018 e un tasso dell'1,3 percento nel 2019. Le proiezioni rivedute riflettono una performance più forte del previsto nella prima metà del 2017, nel contesto di un aumento dell'occupazione, di una politica monetaria accomodante e di una maggiore crescita dei consumi e investimento.
Nel Regno Unito, il rallentamento della crescita dovrebbe proseguire fino al 2018, a causa della persistente incertezza sull'esito dei negoziati sulla decisione di lasciare l'Unione europea e sull'impatto di una maggiore inflazione sul potere d'acquisto delle famiglie. In questo contesto, il Regno Unito dovrebbe aumentare dell'1,5 percento quest'anno, l'1,2 percento nel 2018 e l'1,1 percento nel 2019.
La crescita in Giappone è prevista all'1,5 percento per il 2017, che è leggermente al di sotto delle previsioni nell'Indic Economic Outlook di settembre 2017 e resterà vicina all'1 percento nel 2018 e 2019 mentre riprende il consolidamento fiscale e il calo della popolazione in età lavorativa accelera . 
L'economia canadese è tornata a crescere del 3% quest'anno, prima di rallentare al 2,1% nel 2018 e all'1,9% nel 2019, quando gli incentivi politici sono stati ritirati.
L'espansione nelle principali economie dei mercati emergenti sta migliorando, grazie agli investimenti infrastrutturali rinnovati in Cina e alla ripresa dalla recessione nelle principali economie esportatrici di materie prime, ma rimane più debole rispetto al passato.
La crescita in Cina è prevista al 6,8% nel 2017, al 6,6% nel 2018 e al 6,4% nel 2019, riflettendo in parte il riequilibrio in atto nel modello di crescita della Cina.
In India, la crescita è prevista al 6,7% nel 2017 e al 7,0% nel 2018, prima di raggiungere un tasso del 7,4% nel 2019, grazie alle riforme che dovrebbero aumentare gli investimenti, la produttività e la crescita.
La Russia sta riprendendo dalla recessione e si prevede che cresca dell'1,9% nel 2017 e 2018 e dell'1,5% nel 2019. Anche il Brasile dovrebbe uscire dalla recessione, con un tasso di crescita dello 0,7% nel 2017, 1,9% nel 2018 e 2,3% nel 2019 .
"L'economia globale vola bassa e rischia di turbolenze finanziarie", ha detto l'economista capo dell'OCSE Catherine Mann. "L'unica strategia è quella di perseguire un approccio politico integrato in grado di equilibrare le azioni per stimolare la crescita, mitigare i rischi nel settore finanziario e migliorare la capacità di ripresa. Non possiamo permetterci di essere compiacenti e supporre che l'economia di oggi sia buona come sempre - le generazioni future hanno il diritto di chiedere di meglio ".
Per ulteriori informazioni, visitare: www.oecd.org/economy/economicoutlook.htm .

L'ITALIA AL 25° POSTO DELL'UNIONE EUROPEA NELL' INDICE DI DIGITALIZZAZIONE DELL'ECONOMIA E DELLA SOCIETA'

La relazione sui progressi del settore digitale in Europa (EDPR) pubblicata in questi giorni descrive i progressi realizzati dagli Stati membri in termini di digitalizzazione e raccoglie dati quantitativi estrapolati dall'indice di digitalizzazione dell'economia e della società (DESI - Digital Economy and Society Index)1 e informazioni qualitative sulle politiche specifiche per paese. 
L'Italia occupa la 25a posizione nella classifica dei 28 Stati membri dell'Unione europea e nel
corso dell'ultimo anno ha realizzato nel complesso progressi leggermente più rapidi rispetto alla media dell'UE.
Le iniziative politiche intraprese nel corso del 2015-2016 iniziano a dare frutti. Infatti, grazie all'obbligo di utilizzo della fatturazione elettronica (e-invocing) verso la pubblica amministrazione, il 30% delle imprese (5° posto nell'UE) ha introdotto le fatture elettroniche, mentre l’adozione del piano per la banda larga ultraveloce ha incentivato gli investimenti pubblici e privati nelle reti NGA, portando la copertura al 72% nel 2016, in rialzo rispetto al 41% dell'anno precedente. Le prestazioni a rilento dell'Italia dipendono essenzialmente dagli utenti. Bassi livelli di competenze digitali comportano risultati mediocri in diversi indicatori: diffusione della banda larga, numero di utenti di internet, partecipazione in una serie di attività su internet (tra cui il governo elettronico), uso del commercio elettronico e numero di curriculum nel settore digitale (ossia, lauree in STEM – scienze, tecnologia, ingegneria e matematica – e specialisti delle TIC – tecnologie dell'informazione e della comunicazione). 
L'Italia fa parte del gruppo di paesi che registra basse prestazioni.
La relazione è strutturata in cinque capitoli:
1. Connettività Banda larga fissa, banda larga mobile, velocità e prezzi della banda larga
2. Capitale umano Uso di internet, competenze digitali di base e avanzate
3. Uso di internet Utilizzo di contenuti, comunicazioni e transazioni online da parte dei cittadini
4. Integrazione delle tecnologie digitali Digitalizzazione delle imprese e commercio elettronico (e-commerce)
5. Servizi pubblici digitali Governo elettronico (e-government)
Quando andiamo a vedere i servizi online dei nostri Comuni tocchiamo con mano la triste realtà della situazione e l'arretratezza delle nostre amministrazioni locali su questo tema.

IL GOVERNO DEL TERRITORIO PARTECIPATO: LA QUESTIONE DELLE CENTRALI A BIOGAS E BIOMASSE

Ieri ho partecipato in qualità di relatore al convegno organizzato dal Comitato per la tutela ambientale di Sabaudia sul problema delle centrali a biogas e a biomasse.
Il mio intervento era intitolato: "Autonomia locale:provvedimenti amministrativi in materia ambientale e governo del territorio partecipato".
Il Convegno ha visto la partecipazione di molte persone interessate che hanno fatto anche molte domande.
In primo luogo ho ricordato che uno dei problemi ai quali i cittadini sono sempre più atenti è quello della "Qualità della vita" e che in questo senso il CNEL e l’ISTAT hanno da tempo elaborato una serie di indicatori per misurare il Benessere equo e sostenibile (BES) dei cittadini.
Da quest’anno 12 di questi sono stati inseriti con il DM 16 ott. 2017 nel Documento di Economia e Finanza DEF 2018.
Tra questi indicatori ci sono «Le emissioni di Co2 e altri gas clima alteranti».
La riforma del Titolo V della Costituzione (l. cost. n. 3/2001) ha ampliato l’autonomia normativa degli enti locali stabilendo che 
«hanno potestà regolamentare in ordine alla disciplina dell’ organizzazione e dello svolgimento delle funzioni loro attribuite».
La nuova disciplina della potestà regolamentare modifica il rapporto tra le fonti primarie (legislazione statale e regionale) e regolamentari degli enti locali nel senso che le prime non potranno dettare disposizioni dettagliate, dovendosi limitare  a delineare la cornice normativa. 
La sostenibilità è la caratteristica di un processo o di uno stato che può essere mantenuto ad un certo livello indefinitamente. 
Per sviluppo sostenibile si intende una forma di sviluppo economico che sia compatibile con la salvaguardia dell‘ ambiente e dei beni liberi per le generazioni future.
Lo STATUTO COMUNALE è la norma primaria del Comune ed è con esso che l’ente manifesta la propria autonomia prevedendo, nell’ambito della competenza comunale, l’adozione di regolamenti a contenuto vincolato su specifiche materie. 
Poi è sempre il Consiglio comunale a dover approvare i regolamenti e i piani in materia ambientale.
I regolamenti possono essere obbligatori ma anche facoltativi e qui l'ente locale può far valere la propria autonomia prevedendo, ove necessario regole più restrittive, naturalmente motivandone l'adozione.
L’ art. 40 del D.lgs 33/2013 obbliga le amministrazioni comunali a pubblicare, sui propri siti istituzionali, le informazioni ambientali di cui all’articolo 2, comma 1, lettera a), del decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195, che dovrebbero detenere ai fini delle proprie attività istituzionali. 
Il TUEL stabilisce al 4° comma dell’art. 8 che nello statuto debbano essere previste forme di consultazione della popolazione su materie di esclusiva competenza locale.
Prima dell’adozione di provvedimenti di particolare rilievo, il Comune farebbe bene a promuove la consultazione delle espressioni organizzate della comunità cittadina ad essi interessate; anche dei soli dei residenti in una parte del territorio.
Nei casi in cui si ravvisi un pericolo reale per la salute della popolazione il Sindaco può emanare una ordinanza contingibile ed urgente che naturalmente deve essere basata su dati effettivi e non previsti.
Nell'ambito del governo del territorio partecipato abbiamo:
-Piano Regolatore Generale e le relative varianti;
-Programma Triennale delle Opere Pubbliche e delle manutenzioni straordinarie (art. 21 del D.lgs 50/2016);
-Progetti relativi a grandi opere infrastrutturali (art.22 D.lgs 50/2016, c.d. débat public);
I Comuni nell’ambito della loro autonomia potrebbero aprire la partecipazione anche a:
-Piano d’azione comunale per l’energia sostenibile;
-Adozione di un Regolamento per l’installazione di impianti per produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili.
Infine i cittadini possono presentare sia in forma singola che associata delle Petizioni che sono richieste rivolte ad una autorità per chiedere l’adozione di un atto deliberativo, per esporre l’esistenza di un problema di carattere generale anche di una sola frazione, oppure per chiedere la revoca di un determinato provvedimento.

sabato 27 gennaio 2018

LA CIRCOLARE ATTUATIVA DELLE NORME SUL PRECARIATO CONTENUTE NELLA LEGGE DI BILANCIO 2018

PIRANESI. PALAZZO VIDONI,
Sede del Dipartimento della F.P.
Il Dipartimento della Funzione pubblica ha pubblicato sul proprio sito web la Circolare n. 1/2018 avente ad oggetto "Legge di bilancio 2018 - Integrazioni alla Circolare del 23 novembre 2017, n. 3 “Indirizzi operativi in materia di valorizzazione dell’esperienza professionale del personale con contratto di lavoro flessibile e superamento del precariato”.
Molto interessanti le disposizioni per i Comuni e per gli enti di ricerca.
Il link lo trovate qui:

venerdì 26 gennaio 2018

COSA E' IL REACH

Secondo alcuni nella provincia di latina verrebbero utilizzati pesticidi non autorizzati.
REACH è un regolamento dell'Unione europea adottato per migliorare la protezione della salute dell'uomo e dell'ambiente dai rischi delle sostanze chimiche, stimolando nello stesso tempo la competitività dell'industria chimica europea. Il regolamento promuove altresì metodi alternativi per la valutazione dei pericoli che le sostanze comportano allo scopo di ridurre il numero di test effettuati sugli animali. 
In linea di principio, il regolamento REACH si applica a tutte le sostanze chimiche: non solo a quelle utilizzate nei processi industriali, quindi, ma anche a quelle che vengono adoperate quotidianamente, ad esempio nei detergenti o nelle vernici, e quelle presenti in articoli come gli abiti, i mobili e gli elettrodomestici. Il regolamento, quindi, interessa la maggior parte delle aziende di tutta Europa.
Il regolamento REACH attribuisce alle aziende l'onere della prova, per cui le aziende, a norma del regolamento, devono identificare e gestire i rischi collegati alle sostanze che producono e vendono nell'Unione europea, dimostrare all'ECHA come utilizzare tali sostanze senza correre rischi e informare gli utenti delle misure di gestione dei rischi.
Se tali rischi non sono gestibili, le autorità hanno la facoltà di imporre varie limitazioni all'uso delle sostanze e nel lungo termine le sostanze più pericolose devono essere sostituite con sostanze meno pericolose.
REACH è l'abbreviazione di Registration, Evaluation, Authorisation and Restriction of Chemicals, ossia registrazione, valutazione, autorizzazione e restrizione delle sostanze chimiche; il regolamento è entrato in vigore il 1° giugno 2007.

LA CORTE DI CASSAZIONE E LE MANSIONI SUPERIORI DEI DIPENDENTI PUBBLICI

Una interessante sentenza in tema di mansioni superiori nell'ambito del contratto di lavoro privatizzato dei dipendenti pubblici è stata emessa dalla Corte di Cassazione, sezione Lavoro il 10 gennaio scorso  n. 350/2018.
Afferma la Corte preliminarmente che il lavoratore al tempo dei fatti di causa era inquadrato al livello più elevato tra quelli previsti dalla pianta organica dell'ufficio di appartenenza, e, quindi, svolgeva funzioni latu sensu direttive. 
Ciò, tuttavia, non significava che potesse farsi questione di mansioni dirigenziali, dal momento che la pianta organica dell'ufficio non prevedeva la presenza di alcun dirigente a capo dell'ufficio. 
Già in precedenza la Corte ha affermato (Cass., n.13597 del 2009) che la considerazione delle specifiche caratteristiche delle posizioni organizzative di livello dirigenziale e delle relative attribuzioni regolate dal contratto di incarico, come della diversità delle "carriere", non può escludere la applicazione della disciplina in esame quando venga dedotto, come nella specie, l'espletamento di fatto di mansioni dirigenziali da parte di un funzionario; tale ipotesi può essere invece ricondotta certamente alla previsione del citato quinto comma, relativa al conferimento illegittimo di mansioni superiori, da cui consegue il diritto al corrispondente trattamento economico, secondo la ratio della norma che è quella di assicurare al lavoratore una retribuzione proporzionata alla qualità del lavoro prestato, in ossequio al principio di cui all'art. 36 Cost. 
Ciò, tuttavia, presuppone la sussistenza di una posizione organizzativa cui riferire l'esercizio delle funzioni dirigenziali, nella specie mancante. Lo svolgimento di fatto di funzioni dirigenziali non può che espletarsi in relazione ad una specifica posizione organizzativa, rispetto alla quale si sia prevista l'esercizio di funzioni dirigenziali o l'attribuzione a dirigente. 
Dunque, non si pone la questione, richiamata dal controricorrente, della necessità della vacanza del posto per lo svolgimento delle mansioni superiori, esclusa da questa Corte (Cass., n.23161 del 2016) che ha affermato il diritto al corrispondente trattamento retributivo non solo nell'ipotesi di copertura temporanea di un posto vacante in organico ma  anche nel caso di sostituzione di personale assente avente diritto alla conservazione del posto di lavoro. 
La rilevanza della sussistenza dell'ufficio dirigenziale viene, altresì, in rilievo in Cass., n. 6068 del 2016, che ha affermato che la preposizione ad un ufficio, comporta, in mancanza di espresse limitazioni, il conferimento di tutti i poteri di direzione dello stesso, sicché la mancanza di conferimento dell'incarico dirigenziale esclude solo le attribuzioni, propositive e gestorie, legate alla predeterminazione degli obiettivi, (nella specie, la S.C. cassava per contraddittorietà motivazionale la decisione di merito con cui era stato escluso che la preposizione formale di un dipendente inquadrato nell'area C, posizione economica C3, del c.c.n.l. comparto ministeri, alla direzione di due istituti penitenziari per la cui copertura era prevista la posizione dirigenziale, potesse provare lo svolgimento delle superiori mansioni). 
Inoltre, sempre come già affermato (Cass., n. 12898 del 2017), in seguito alla riforma della dirigenza del lavoro pubblico contrattualizzato, che ha istituito un ruolo unico della dirigenza articolato in due sole fasce (dirigente superiore e dirigente generale), la valutazione in ordine alla natura dirigenziale delle mansioni svolte dal dipendente va operata con riferimento alle nuove regole, non essendo ammissibile il differimento della loro applicazione, neanche qualora si ritenga che esso trovi giustificazione in una ragione transitoria, come quella concernente il tempo di adeguamento di ciascuna realtà amministrativa ai dettami della riforma.

PROVINCIA DI LATINA: DATI RECORD DEI PESTICIDI - E' ORA DI PROVVEDERE

Il gruppo "Litorale pontino" facente parte dell'associazione WWF Litorale laziale ha Pubblicato online il testo “NOTE SULL’INQUINAMENTO DA PESTICIDI IN ITALIA” a cura di Massimiliano Pietro Bianco e di alcuni esperti di ISDE.
Il quotidiano Latina editoriale oggi del 27 gennaio ha dedicato una pagina intera al problema dell'uso dei pesticidi in agricoltura prendendo spunto proprio dallo studio del WWF.
La provincia di Latina con le sue colture agricole intensive è il luogo ideale per l'impiego di questi prodotti raggiungendo quantitativi molto elevati.
nello studio vengono riferiti i dati ISTAT relativi all’anno 2015 dei pesticidi distribuiti per uso agricolo in tutte le province italiane. Tra fungicidi, insetticidi e acaricidi, erbicidi, composti vari in provincia di Latina sono arrivati 3.789.872 kg pari al 56% di quanto arrivato nell’intera regione.
Il Lazio fornisce pochi dati al Sistema Informativo Nazionale per quanto riguarda l’inquinamento delle acque anche perchè il monitoraggio è scarso.
In particolare non vengono analizzate sostanze costantemente inquinanti le acque italiane in ambito agricolo quali il Glifosate e il suo metabolita AMPA che, dove cercato in altre regioni, è stato trovato con frequenze spesso superiori al 50 %.
Si legge nello studio La maggior parte dei campionamenti riguarda sostanze proibite ai sensi degli attuali regolamenti nazionali e europei.Tenendo presente i limiti di cui sopra relativamente alle  sostanze cercate, dai dati del 2016 è evidente la connotazione rispetto all’agricoltura intensiva essendo i pesticidi in particolare diffusi nelle acque della piana di Rieti e della pianura Pontina.
Grazie al dilavamento i residui finiscono nelle acque che sono quasi tutte inquinate in quanto dai monti Lepini al mare raccolgono tutto quanto arriva dai campi.
Anche la falda acquifere è inquinata in molti punti e quindi inutilizzabile per uso umano.
L'ISPRA da alcuni anni ha assegnato il bollino rosso sia alle acque superficiali che a quelle sotterranee proprio all'area del Parco del Circeo, un primato certamente non invidiabile.
Ancora una volta devo sottolineare che benchè il fatto sia ben noto solamente l'Ente Parco se ne interessa facendo tutto quello che può in base alle competenze attribuitegli.
Proprio ieri nell'ambito del convegno che finirà oggi presso la sede del Centro visitatori in via Carlo Alberto a Sabaudia il dott. Perotto, già dirigente dell'amministrazione provinciale per molti anni, ha  mostrato documenti molto interessanti e preoccupanti sull'inquinamento del Lago di Paola.
Il problema è rappresentato dai rischi per la salute umana come dimostrato da tempo a livello scientifico.
La situazione è molto grave ed è ora che dalle parole si passi ai fatti e che gli enti preposti assumano i provvedimenti del caso come già fatto da alcune regioni e da molti Comuni.

BES E ABUSI EDILIZI

Ai sensi dell'art. 27 comma 1 L.R. 15/08 "Entro il 31 dicembre di ogni anno, il dirigente o il responsabile della struttura comunale competente invia alla Regione una relazione, anche se negativa, sull'attività di vigilanza espletata, contenente, altresì, per ciascun abuso urbanistico edilizio riportato negli elenchi di cui all'articolo 10, per il quale e' prevista la demolizione ai sensi della presente legge: a) l'indicazione delle demolizioni effettuate dai responsabili degli abusi o direttamente dal comune;
b) l'elenco delle opere per le quali non si sia ancora provveduto alla demolizione con l'indicazione delle specifiche cause ostative" al fine di poter procedere alla pubblicazione sia sul sito internet della Regione Lazio sia sul BURL, uniformando tale invio e rendendo più agevole il compito alle Amministrazioni Comunali.
Il Settore competente del Comune di Sabaudia ha pubblicato sul sito web il rapporto dell'anno 2017 che contiene n. 32 abusi (relativi al solo 2017, ma ce ne sono altre centinaia): per ciascuno di essi è descritto lo stato di adempimento (riduzione in pristino, ricorso, inottemperanza, ecc.) 
L'indicatore degli abusi edilizi abbattuti è stato inserito dal CNEL e dall'INSTAT  tra quelli che contribuiscono a costituire il valore del Benessere Equo e Sostenibile (BES) inserito dall'Italia, primo tra i Paesi europei nel DEF 2018 ad integrare il famoso PIL (prodotto interno lordo) del quale, molti anziani con pensione al minimo e molte madri di famiglia farebbero senza dubbio a meno dato che combattono tutti i giorni con ben altri problemi.
Si deve a Robert Kennedy l'aver denunciato per primo l’impossibilità del PIL di catturare gli aspetti realmente positivi della vita in un famoso discorso tenuto tenuto all’Università del Kansas il 18 marzo 1968.
A distanza di quasi cinquanta anni, grazie anche al CNEL (ente che qualcuno voleva sopprimere) anche noi potremo misurare la qualità della vita sulla base di 12 indicatori tra cui il numero degli  abusi edilizi abbattuti.

MARE D'INVERNO: UN TEMPO DA UTILIZZARE POSITIVAMENTE

Le recenti mareggiate hanno portato sul litorale di Sabaudia quintali di rifiuti ,specialmente plastica, ma anche molti tronchi, ramaglie ecc. 
Mentre si parla ovunque di erosione, anche oggi al bellissimo convegno organizzato da Comune, Carabinieri Forestali ed Ente Parco e tenutosi presso l'Auditorium del centro visitatori in via Carlo Alberto, c'è stato un intervento di alto livello del dott. Luca Parlagreco dell'ISPRA, ecco che tronchi, rami e tutto il legno potrebbero essere ricomposti al piede dunale per difenderlo dalle prossime mareggiate, per accumulare la sabbia, ma anche per proteggerlo dai mezzi meccanici che purtroppo verranno ancora usati per pulire la spiaggia. Una piccola proposta per aiutare la natura a proteggersi dalle mareggiate, ma anche dall'uomo. 
Molti parlano di destagionalizzzare (quanto piace questa parola!) , ma poi non fanno nulla per rendere fruibile la spiaggia d'inverno. 

NUOVE RISORSE PER L'ASSISTENZA DOMICILIARE NEL LAZIO

La Regione Lazio con D.G.R.537/17 ha provveduto al riparto ed assegnazione agli ambiti territoriali delle risorse per l'erogazione di prestazioni assistenziali domiciliari in favore di soggetti in condizione di disabilita' gravissima. Impegno di spesa complessivo di euro 22.636.440,00, di cui euro 18.895.000,00 sul cap. H41131 (Missione 12 - Programma 02), esercizio finanziario 2017 ed euro 3.740.560,00 a gravare sull'esercizio finanziario 2018.
Per la provincia di Latina le risorse assegnate a ciascun distretto sono:
LT1 €323.236,11
LT2 € 483.953,69
LT3 € 210.314,90
LT4 € 351.035,55
LT5 € 373.128,48

giovedì 25 gennaio 2018

L'EMERGENZA RIFIUTI DEL LAZIO, DELLA PROVINCIA DI LATINA E DEL COMUNE DI SABAUDIA

Con determinazione n. 2 in data 24 gennaio (reg. gen. 50/2018) il responsabile del Settore IX del Comune di Sabaudia ha provveduto all'affidamento temporaneo urgente del conferimento di frazione biodegradabile da mense e scuole dei rifiuti urbani all' impresa  Ge.S.I.A. di Pastorano (CE). ad un costo di €/t 170,00 oltre 10% IVA, cui andranno aggiunti i maggiori costi per il trasporto (sono oltre 150 km) corrisposti alla ditta Sangalli (alla quale è stato ulteriormente prorogato l'affidamento nelle more dell'espletamento della gara).   
Desidero ricordare che nel Testo Unico Ambientale (D.Lgs 152/2006) la raccolta differenziata è pratica dovuta dai Comuni.
Il provvedimento è stato adottato invocando l'urgenza, non è attestata la congruità del costo e non è noto se siano stati svolti gli accertamenti del caso.
Il 5° comma dell'art. 181 del predetto T.U. stabilisce che  Per le frazioni di rifiuti urbani oggetto di raccolta differenziata destinati al riciclaggio ed al recupero e' sempre ammessa la libera circolazione sul territorio nazionale tramite enti o imprese iscritti nelle apposite categorie dell'Albo nazionale gestori ambientali ai sensi dell'articolo 212, comma 5, al fine di favorire il più possibile il loro recupero privilegiando il principio di prossimità agli impianti di recupero.
Ai sensi dell’art. 196 del Codice ambientale, sono di competenza delle Regioni:
  • la predisposizione, l’adozione e l’aggiornamento, sentiti le Province, i Comuni e le Autorità d’Ambito, dei piani regionali di gestione dei rifiuti, di cui all’art. 199 del Codice Ambientale;
  • la regolamentazione delle attività di gestione dei rifiuti, ivi compresa la raccolta differenziata dei rifiuti urbani, anche pericolosi, secondo un criterio generale di separazione dei rifiuti di provenienza alimentare e degli scarti di prodotti vegetali e animali o comunque ad alto tasso di umidità dai restanti rifiuti;
  • l’elaborazione, l’approvazione e l’aggiornamento dei piani per la bonifica di aree inquinate di propria competenza;
  • la delimitazione, nel rispetto delle linee guida generali, degli ambiti territoriali ottimali per la gestione dei rifiuti urbani e assimilati;
  • la promozione della gestione integrata dei rifiuti;
  • la definizione di criteri per l'individuazione, da parte delle Province, delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e di recupero dei rifiuti, nel rispetto dei criteri generali indicati dallo Stato;
  • la definizione dei criteri per l’individuazione dei luoghi o impianti idonei allo smaltimento e la determinazione, nel rispetto delle norme tecniche stabilite dallo Stato, di disposizioni speciali per rifiuti di tipo particolare.
La normativa regionale (LR 27/98, Art.6 comma 1 lettera a) affida ai comuni la competenza di “assicurare la raccolta differenziata” nell’ambito dell’attività di gestione dei rifiuti urbani, prevedendo inoltre (Art.13) l’attivazione di poteri sostitutivi da parte della Giunta Regionale “nel caso di mancato esercizio delle funzioni delegate ovvero di esercizio in violazione delle leggi, degli indirizzi e delle direttive regionali”. 
Alle Province, l’art. 197 attribuisce competenze per le funzioni amministrative concernenti la programmazione e organizzazione del recupero e dello smaltimento dei rifiuti a livello provinciale, da esercitarsi con le risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, e in particolare:
  • l’individuazione, sulla base delle previsioni del piano territoriale di coordinamento di cui all’art. 20, co. 2 del D.Lgs. 267/00 (cd. TUEL - Testo Unico degli Enti Locali), ove già adottato, e delle previsioni di cui al Piano regionale, nonché sentiti l’Autorità d’Ambito e i Comuni, delle zone idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti, nonché delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti.
I Comuni, a norma dell’art. 198, devono concorrere, all’interno delle attività svolte a livello degli Ambiti Territoriali Ottimali, alla gestione dei rifiuti urbani e assimilati.
Infine l'art. 222 del Codice dell'ambiente recita: "La pubblica amministrazione deve organizzare sistemi adeguati di raccolta differenziata .... In particolare: 
a) deve essere garantita la copertura omogenea del territorio in ciascun ambito territoriale ottimale, tenuto conto del contesto geografico; 
b) la gestione della raccolta differenziata deve essere effettuata secondo criteri che privilegino l'efficacia, l'efficienza e l'economicità del servizio, nonchè il coordinamento con la gestione di altri rifiuti.
Emergono con chiarezza i ritardi della regione Lazio e dell'amministrazione  provinciale di Latina che hanno lasciato la localizzazione degli impianti di trasformazione all'iniziativa privata.
Mi auguro che la prossima Giunta regionale possa approvare il nuovo Piano rifiuti prevedendo una armonica e adeguata collocazione degli impianti per il riciclo della differenziata in modo da non essere costretti a portare fuori regione o fuori provincia i nostri rifiuti.

mercoledì 24 gennaio 2018

LA U.E. HA APERTO UNA CONSULTAZIONE SUL PROBLEMA DEI RIFIUTI PRESENTI IN MARE - TUTTI POSSONO PARTECIPARE PER DARE IL LORO CONTRIBUTO

Tutti fanno un gran parlare dei rifiuti, specialmente di plastica, presenti in mare.
Il Ministero dell'Ambiente informa che la Commissione europea ha avviato una consultazione pubblica sul tema "Reducing marine litter: actions on single use plastics and abandoned, lost or otherwise discarded fishing gear", che ha come oggetto le azioni da intraprendere in merito alle plastiche monouso e sugli attrezzi di pesca abbandonati in mare, le cosiddette reti fantasma. L’iniziativa costituisce parte del follow-up della Strategia UE sulla plastica, recentemente adottata.
La consultazione, aperta a tutti i cittadini UE resterà aperta fino al 12 febbraio 2018 e mira a contribuire allo sviluppo delle conoscenze in materia e a fornire orientamenti per azioni future nel settore delle plastiche monouso e degli attrezzi da pesca.