mercoledì 31 luglio 2019

IN CONFERENZA STATO REGIONE SI PARLERA' DI OSPEDALE DI COMUNITA'

Nel 1973, grazie ad una borsa di studio dell'OMS-WHO per studiare la pianificazione sanitaria in vista della riforma visitai la Svezia, l'Inghilterra, la Scozia e il Galles, in quest'ultimo paese mi fu mostrato in una delle cittadine sulle montagne quello che loro chiamavano "country hospital", un ospedale dismesso come tale ma che continuava a svolgere una funzione importante per la comunità; la cosa mi interessò molto. 
Molti anni dopo fu lo strumento che proposi per mantenere in vita la struttura di Cori.
Purtroppo non sempre è stata compresa e condivisa la filosofia su cui si basa l'ospedale di comunità oggi entrato a pieno titolo nella nostra normativa anche grazie al famoso DM 70/2015.
L'ottimo "Quotidiano sanità" ci informa che proprio oggi 1° agosto se ne occuperà la conferenza stato-Regioni per esaminare il DOCUMENTO predisposto dal Ministero della salute che troppo tardi si è ricordato di questa importante opportunità.

LA REGIONE LAZIO APPROVA IL PIANO PER IL POTENZIAMENTO DELLE RETI TERRITORIALI


La chiusura dei molti (troppi) ospedali nella regione lazio ha portato ad avere una percentuale di posti letto inferiore allo standard (già esiguo) previsto dal DM 70/2015.
In un posto civile ci si sarebbe attesi che contestualmente fossero stati attivati del servizi territoriali, ma ciò non è avvenuto per cui la sofferenza dei cittadini è aumentata notevolmente.
Ora la regione con il DCA U00258/2019 ha approvato il Piano per il potenziamento delle reti territoriali.
Tra le azioni strategiche dei Programmi operativi 2019 - 2021 si colloca la definizione di un modello organizzativo di riferimento dell’assistenza territoriale e delle cure primarie per la regione Lazio, in grado di mettere in rete le forme associative della medicina generale e della pediatria di libera scelta con la filiera dei servizi territoriali che trovano nel Distretto la loro collocazione.
Obiettivo del nuovo modello organizzativo è rispondere efficacemente ai bisogni sanitari delle persone legati a malattie croniche e ai loro esiti, alle condizioni di fragilità e di complessità sociosanitaria. Il modello di lavoro che si vuole sviluppare si basa sulla attività di équipe multi disciplinari e multi professionali, che affrontano la cronicità in un’ottica proattiva e di equità di accesso alle cure, all’interno di un Distretto orientato alla valutazione dei bisogni e alla costruzione di risposte sanitarie integrate, anche attraverso il modello organizzativo della Casa della Salute.
Altro aspetto di rilievo dei Programmi operativi 2019 - 2021 è rappresentato dall’integrazione delle funzioni assistenziali ospedaliere e territoriali, finalizzata alla costruzione di un percorso di continuità tra il domicilio della persona, i servizi territoriali e quelli ospedalieri. A tal fine è necessario superare l’approccio fondato su singole prestazioni e specifici atti assistenziali a favore di una presa in carico multi professionale basata sulla valutazione multidimensionale del bisogno con offerta di percorsi di cura organizzati. A seconda della tipologia dei bisogni delle persone, che possono variare da quelli di utenti potenziali dei servizi sanitari e sociosanitari a quelli espressi da persone in condizioni di instabilità clinica, occorre garantire soluzioni organizzative che migliorino l’offerta di servizi. In particolare per i cronici e per le persone non autosufficienti, si dovrà incrementare l’accessibilità alle agende ambulatoriali disponibili, strutturare specifici percorsi, organizzare la gestione attiva del follow up, creando una forte integrazione tra ospedale e servizi territoriali
residenziali e domiciliari.
Con il DCA 46/2018 la Regione Lazio ha inoltre recepito il Piano Nazionale Cronicità (PNC), avviandone il percorso di attuazione nelle singole ASL. La Regione ha altresì adottato una serie di misure volte a potenziare il sistema di cure per i pazienti cronici, con particolare riguardo alle cure domiciliari e all’offerta residenziale e semiresidenziale per persone non autosufficienti e alle persone con disabilità complesse. Contestualmente le ASL hanno intrapreso iniziative per la presa in carico di pazienti con specifiche patologie croniche e, in alcuni casi, avviato il percorso per una propria pianificazione in attuazione del PNC. È obiettivo dei Programmi operativi 2019 – 2021 la declinazione a livello Regionale del piano delle cronicità, supportato da un sistema di stratificazione della popolazione e dalla costruzione di percorsi di cura assistenziali secondo criteri e modelli omogenei.
Come dettagliatamente riportato nei Programmi operativi 2019-2021, le Cure Primari rappresenteranno uno dei principali elementi a sostegno del Piano Cronicità. Già nel DCA 565/2017 è stata espressamente prevista l’effettiva presa in carico del paziente cronico/fragile da parte del medico di medicina generale attraverso il monitoraggio informatico della stessa e la verifica dell’adesione ai PDTA della popolazione interessata. Analoghe previsioni sono riportate nel DCA 40/2018 con riferimento al ruolo dei pediatri di libera scelta nella gestione delle patologie croniche. 
In coerenza con le linee strategiche previste con gli emanandi Piano Regionale Cronicità e ACN, si dovrà rivedere il modello organizzativo delle cure primarie e di conseguenza il nuovo Accordo integrativo regionale con Medicina generale e Pediatria di libera scelta.

IL DIBATTITO SUL FINE VITA SI ARRICCHISCE DEL PARERE DEL COMITATO NAZIONALE PER LA BIOETICA MA IL TEMPO PASSA E IL PARLAMENTO NON LEGIFERA

La Corte Costituzionale con l’Ordinanza n.207/2018 sul “caso Cappato” ha ritenuto che il diritto alla vita riconosciuto implicitamente dalla Costituzione come primo dei diritti non comporta la sanzionabilità dell’aiuto al suicidio prestato a persone che si trovino in determinate condizioni.
Proprio in relazione alla citata Ordinanza il Comitato Nazionale per la Bioetica ha ritenuto di intervenire con il parere approvato nella seduta plenaria del 18 luglio 2019 «Riflessioni bioetiche sul suicidio medicalmente assistito».
Il documento si sofferma in particolare sul significato dell’aiuto al suicidio assistito, sulle sue modalità di attuazione, su analogie e differenze con l’eutanasia e sui temi etici più rilevanti e delicati attinenti alla richiesta di suicidio assistito: l’espressione di volontà della persona; i valori professionali del medico e degli operatori sanitari; l’argomento del pendio scivoloso; le cure palliative. Ognuno di questi temi è analizzato in modo dialettico, dando spazio e ascolto alle tesi ora favorevoli ora contrarie. Da questo confronto sono emerse differenti opinioni, delineate nel documento.
Malgrado le divergenti posizioni dei componenti, il Comitato è pervenuto alla formulazione di alcune raccomandazioni condivise, auspicando innanzi tutto che in qualunque sede avvenga - ivi compresa quella parlamentare - il dibattito sull’aiuto medicalizzato al suicidio si sviluppi nel pieno rispetto di tutte le opinioni al riguardo, ma anche con la dovuta attenzione alle problematiche morali, deontologiche e giuridiche costituzionali che esso solleva e col dovuto approfondimento che una tematica così lacerante per la coscienza umana esige. Il Comitato raccomanda, inoltre, l’impegno di fornire cure adeguate ai malati inguaribili in condizione di sofferenza; chiede che sia documentata all’interno del rapporto di cura un’adeguata informazione data al paziente in merito alle possibilità di cure e palliazione; ritiene indispensabile che sia fatto ogni sforzo per implementare l’informazione ai cittadini e ai professionisti della sanità delle disposizioni normative riguardanti l’accesso alle cure palliative; auspica che venga promossa una ampia partecipazione dei cittadini alla discussione etica e giuridica sul tema e che vengano promosse la ricerca scientifica biomedica e psicosociale e la formazione bioetica degli operatori sanitari in questo campo.
Il Parlamento dovrà pronunciarsi in proposito entro il 24 settembre 2019, data in cui si riunirà nuovamente la Corte Costituzionale per l’esame della questione

lunedì 29 luglio 2019

IL GIUDIZIO DI PARIFICAZIONE DELLA CORTE DEI CONTI - SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER IL LAZIO - IN DATA 23 LUGLIO 2019 SULLA REGIONE LAZIO

La Corte dei conti; sezione regionale di controllo per il Lazio in data 23 luglio 2019, presieduta dal Presidente della Sezione regionale Roberto Benedetti, ha pronunciato il giudizio di parificazione del rendiconto generale della Regione Lazio per l’esercizio finanziario 2018. La requisitoria è stata svolta dal Procuratore regionale Andrea Lupi.
Dal testo pubblicato leggiamo che per quanto riguarda la gestione sanitaria della Regione Lazio in stato di commissariamento ed in piano di rientro dal disavanzo, è sottoposta ad una stretta vigilanza da parte dei Tavoli di monitoraggio, composti dai rappresentanti del MEF, del Ministero della salute, della Conferenza Stato-Regioni, del Dipartimento per gli affari regionali e dell’Agenzia nazionale per i servizi sanitari, vigilanza volta alla verifica degli adempimenti regionali sia in relazione al contenimento dei costi che alla erogazione dei LEA, i cui risultati emergono puntualmente in maniera analitica dai verbali resi in occasione di ciascuna riunione e ai quali si fa rinvio. 
La Regione, attraverso le misure prese in attuazione del suddetto piano di rientro, è riuscita a contenere la tendenza espansiva dei costi del settore sanitario (pur se emerge un aumento degli stessi nell’anno 2018 rispetto agli anni precedenti) e ad avviare un’azione di risanamento strutturale che ha consentito di ridurre in maniera rilevante il debito del comparto sanitario che, dagli 8,08 miliardi di euro del 2012 è passato a 3,51 miliardi. 
A fronte di tale riduzione, risulta tuttavia ancora elevato il debito della Regione riferito alla sanità, che deve aggiungersi a quello proprio del comparto sanitario e che ammonta, al 31 dicembre 2018, a 9,52 miliardi, con una riduzione di circa 256 milioni rispetto all’anno 2016. 
Emerge anche la presenza di un consistente debito potenziale dovuto a un rilevante ammontare di contenzioso con i creditori delle aziende sanitarie che se pur fronteggiato, secondo quanto espresso dalla Regione, da un congruo fondo rischi, necessita di appropriati monitoraggi e controlli. 
Tale rilevante esposizione debitoria si ripercuote sui costi della gestione in termini di interessi passivi e oneri finanziari, pari nell’anno 2018 a 71,2 mln di euro solo per il comparto sanitario. La riduzione dell’indebitamento richiede mezzi finanziari disponibili, che a loro volta si avvantaggiano di politiche volte alla riduzione dei costi improduttivi o esuberanti. 
A tal proposito questa Corte ritiene essenziale, data la presenza di una molteplicità di centri decisionali di spesa in ambito sanitario, la esplicitazione, da parte degli Organi regionali a ciò deputati, dell’eventuale mancato raggiungimento dei risultati programmati, al fine di attuare le dovute correzioni, sia nei confronti delle singole aziende sanitarie che dei settori nei quali si concentra la gestione di rilevanti risorse, anche al fine di premiare realtà più efficienti rispetto ad altre, al di là di una logica semplicemente perequativa nella distribuzione dei finanziamenti destinati al SSR. 
La riduzione dei costi incongrui permetterebbe di liberare risorse che potrebbero essere allocate in altri settori, quali ad esempio gli investimenti. Questi ultimi, se ben programmati e realizzati, andrebbero a generare nuove opportunità in termini di offerta rivolta ai cittadini-assistiti. 
La Regione dichiara che il mandato commissariale ha assicurato il miglioramento dei LEA (livelli essenziali delle prestazioni), che risulta in netta crescita rispetto al passato, come accertato dagli Organi competenti.
RELAZIONE DECISIONE PARIFICA PER LA SANITA'

SABAUDIA: IL CONSIGLIO COMUNALE NELLA SERATA DEL 29/7/2019 HA APPROVATO LA PROPOSTA PER REALIZZARE UNA CASA DELLA SALUTE CON UN MODULO AGGIUNTIVO DI PPI

L'INTERVENTO DEL SINDACO GERVASI NEL CORSO DELLA SEDUTA DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 29/7/2019
Come i miei (pochi) lettori ricorderanno, proprio un anno fa ebbe inizio la raccolta di firme  in difesa del Punto di Primo Intervento sanitario di Sabaudia che ha raggiunto il numero di 8767 e che poi è stata consegnata alla ASL Latina il 21 agosto 2018.
Peraltro già nel 2014 una petizione sottoscritta da oltre trecento cittadini fu presentata al Sindaco di Sabaudia ed a seguito di essa con deliberazione in data 7 ottobre 2014 la giunta comunale adottò la deliberazione avente per oggetto: “Casa della salute; atto di indirizzo”, con la quale veniva stato chiesto alla Direzione generale della ASL che l’ex ospedale di Sabaudia, che allo stato ospita un Poliambulatorio, il Consultorio, il CSM, il TSRMEE e il Punto di Primo Intervento, fosse rimodulato ed adattato alle nuove esigenze istituendo una Casa della salute secondo il modello organizzativo approvato dalla regione Lazio. 
Fino alla fine del 2018  non si era avuta alcuna risposta in merito a detta proposta anche se la Regione Lazio con vari atti, tra cui la DCA U000052/2017, si è impegnata con il Ministero della salute e con quello dell’economia e delle finanze ad aprire una casa della salute in ogni distretto. 
Nel frattempo le persone che volontariamente si erano impegnate la scorsa estate a raccogliere le firme si sono costituite nel Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia e all'inizio dell'anno 2019 hanno ritenuto di scrivere una lettera al direttore generale della ASL, al Sindaco di Latina (in qualità di presidente della conferenza locale sociale e sanitaria), al Sindaco di Sabaudia, al presidente della Regione Lazio, al presidente della commissione sanità del Consiglio regionale e al  Dirigente regionale dell’ufficio programmazione servizi territoriali e delle attività distrettuali e umanizzazione direzione regionale salute e integrazione socio-sanitaria.
Nella nota, datata 15 gennaio 2019 viene fatto presente quanto segue.
Al momento nella provincia di Latina è stata inaugurata solamente la Casa della salute di Sezze e pur mancando un atto di programmazione per definire la localizzazione delle altre, sarebbero stati stanziati finanziamenti per aprirne una ad Aprilia, una a Gaeta ed una a Priverno.
Com'è noto, a seguito dell'emanazione  da parte del  Ministero della salute e da quello dell’economia del D.M. 2 aprile 2015, n. 70 con cui è stato approvato il regolamento recante la definizione degli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera, il Punto di Primo Intervento di Sabaudia dovrebbe essere trasformato in una postazione medicalizzata del 118, implementando l’attività territoriale al fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB o spoke di riferimento e Distretto. 
Da parte della ASL pur essendo stati previsti modelli di integrazione socio sanitaria , al momento non è stato fatto nulla per implementare l’assistenza territoriale, benché la popolazione sia giunta a n. 20.536 abitanti, cui si devono aggiungere i militari della locale Stazione dell’Arma dei carabinieri, i militari in servizio presso il Comando dell’artiglieria controaerei, gli allievi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri Forestali e i militari in servizio presso il Parco Nazionale del Circeo, gli atleti e il personale militare del Centro sportivo remiero della Marina Militare, gli atleti del III Nucleo sportivo della Guardia di Finanza, i militari della locale Brigata della GdF, i religiosi e le religiose della Parrocchia, i docenti e gli allievi degli istituti scolastici. A questi vanno aggiunti il personale e gli operai delle numerose aziende operanti nei vari settori dell’industria e dell’agricoltura (tra i quali molti migranti) oltre che dei servizi alla persona. 
Sabaudia è una località turistica e le presenze durante il periodo estivo raggiungono il numero di 200.000 c.a., ma anche negli altri periodi c’è un turismo culturale, ambientalista e sportivo (molte équipe di canottaggio dei Paesi del nord Europa nei mesi invernali si allenano a Sabaudia). 
Pertanto, tra i Comuni del Distretto 2 si rappresenta l’opportunità di individuare Sabaudia come sede della Casa della salute, sia per favorire il decentramento e il potenziamento dei presidi di prossimità alla persona, sia perché Latina ha già una adeguata dotazione di strutture sanitarie come l’Ospedale sede di DEA di II livello, numerose case di cura, centri diagnostici e di riabilitazione, ecc.; inoltre Sabaudia rispetto agli altri Comuni del Distretto2 è quello più popoloso e più lontano dal capoluogo; a ciò si aggiunga che la stessa Regione, con DCAU00257/2017 ha previsto, al fine di adempiere a quanto stabilito dal D.M. 70/2015 che le città oggi sede di un PPI siano privilegiate come sede di una Casa della salute. 
La struttura dell’ex ospedale di Sabaudia in via Conte Verde è di proprietà della ASL Latina ed è di dimensioni tali da poter ospitare adeguatamente una Casa della salute essendo necessari solamente alcuni interventi di manutenzione che peraltro avrebbero dovuto essere fatti anche nel rispetto degli obiettivi assegnati alla direzione generale della ASL per l’anno 2018. 
La Casa della salute potrà essere anche lo strumento per l’attuazione a livello locale del Piano Sociale regionale in discussione in questi giorni presso il Consiglio regionale, con particolare riguardo alla integrazione socio sanitaria e la effettiva realizzazione del Punto Unico di Accesso. 
Ciò posto, il Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia allo scopo di fornire un contributo alla realizzazione della Casa della salute di Sabaudia, tenute presenti le più recenti indicazioni della Regione (DCA U00228/2017 e U00257/2017), ha ritenuto di proporre alcuni elementi attinenti alla sua organizzazione: 
Moduli di base: 
- Area Ambulatoriale (MMG; specialistica; attività infermieristiche, sorveglianza temporanea); 
- Presidio di diagnostica strumentale per immagini e punto prelievi; 
- Area dell’accoglienza (CUP, PUA, volontariato e mutualità). 
Moduli aggiuntivi: 
- Punto di Primo Intervento (v. DCA 14 settembre 2017, n. U00412, punto 9.3) con personale medico munito di apposito attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di emergenza sanitaria territoriale, di adeguata dotazione infermieristica, informatica e tecnologica con orario di apertura H24; 
- Vaccinazioni; 
- Screening (v. DCA U0008/2011, 3.8°); 
- Consultorio; 
- Centro di assistenza domiciliare (v. DCA U0008/2011, 7.0); 
- TSRMEE; 
- Centro di Salute Mentale. 
Pertanto il Comitato con la già citata nota del 15 gennaio scorso chiedeva: 
1. che la città di Sabaudia venga formalmente prevista come sede della Casa della salute del Distretto2 ed inserita a pieno titolo nel piano strategico aziendale con i moduli sopra indicati; 
2. che la sua apertura avvenga nel più breve tempo possibile compatibilmente con le risorse disponibili in relazione ai vincoli discendenti da norme statali e regionali; 
3. che in attesa della realizzazione della Casa della salute sia assicurato il mantenimento dell’apertura del Punto di primo intervento H24 con la presenza di personale medico ed infermieristico. 
Ieri, 29 luglio 2019 il Consiglio comunale ha approvato all'unanimità la proposta del Comitato facendo fare così un importantissimo passo avanti alla procedura.
Desidero ringraziare il Sindaco Gervasi e l'assesore Zaottini (che pur non essendo presente alla seduta, avendo rassegnato di recente le dimissioni per motivi personali, in tutti questi mesi ha svolto un lavoro molto importante) e tutti membri della maggioranza e della minoranza grazie ai quali è stata approvata la deliberazione.
Naturalmente un ringraziamento particolare va anche ai  membri del Comitato che dopo aver raccolto le firme mi sono stati vicini in questi mesi aiutandomi e sostenendomi per condurre questa vera e propria battaglia e ai cittadini tutti che ci hanno sostenuto.  

venerdì 26 luglio 2019

LA DAZIONE DI SOMME O ALTRE UTILITA' A MEDICI PER AGEVOLARE LA PRESCRIZIONE DI INTEGRATORI FARMACEUTICI NON CONFIGURA IL REATO DI COMPARAGGIO EX ART. 170 R.D. 1265/1934

La Corte di Cassazione con SENTENZA 51946/2018 ha preso in esame un ricorso relativo ad un presunto reato di comparaggio.
Al riguardo la difesa sosteneva che nella fattispecie non era configurabile il reato di comparaggio perché nella specie le prescrizioni non avevano ad oggetto "specialità medicinali o altro prodotto ad uso farmaceutico" ma semplici integratori alimentari. 
La Corte ha così argomentato: "L'art. 170 R.D. 27 luglio 1934, n. 1265 punisce "Il medico o il veterinario che ricevano, per sé o per altri, denaro o altra utilità ovvero ne accettino la promessa, allo scopo di agevolare, con prescrizioni mediche o in qualsiasi altro modo, la diffusione di specialità medicinali o di ogni altro prodotto a uso farmaceutico" L'art. 172 dello stesso Regio decreto stabilisce che "Le pene stabilite negli artt. 170 e 171, primo e secondo comma, si applicano anche a carico di chiunque dà o promette al sanitario o al farmacista denaro o altra utilità". Nel quadro dell'attività di informazione e presentazione dei medicinali svolta presso medici o farmacisti è vietato dunque all'informatore di concedere, offrire o promettere premi, vantaggi pecuniari o in natura, se non di valore trascurabile, nonché al medico e al farmacista di sollecitare o accettare alcun incentivo di questo tipo: la violazione di questo divieto integra la contravvenzione del D.Lgs. 24 aprile 2006, n. 219, art. 123. Per contro, la promessa o la dazione di denaro o altra utilità al sanitario o al farmacista, eseguite pure nel medesimo contesto informativo, e però "allo scopo di agevolare la diffusione di specialità medicinali o di ogni altro prodotto a uso Z a farmaceutico", integrano la diversa e autonoma fattispecie contravvenzionale di "comparaggio" di cui al R.D. 27 luglio 1934, n. 1265, artt. 170-172, modif. 10 Corte di Cassazione - copia non ufficiale dal DIgs. n. 541 del 1992, art. 16, reato anch'esso plurioffensivo, ma connotato altresì dalla previsione dell'indicato dolo specifico. La norma fa riferimento, quanto al dolo, alla diffusione di specialità medicinali o di ogni altro prodotto ad uso farmaceutico. 
Nella letteratura per farmaco si intende qualsiasi sostanza, inorganica od organica, naturale o sintetica, capace di produrre in un organismo vivente modificazioni funzionali, utili o dannose, mediante un'azione chimica, fisicochimica o fisica. Quando l'impiego di un farmaco è volto a ricondurre alla norma una funzione patologicamente alterata o a favorire i processi riparativi di una lesione si può anche usare il termine medicamento. La produzione e il commercio dei farmaci sono, nell'interesse pubblico, soggetti a particolari limitazioni . Si definisce, genericamente, medicinale, ogni sostanza o composizione presentata come avente proprietà curative o profilattiche delle malattie umane o animali, nonché ogni sostanza e composizione da somministrare all'Uomo o all'animale allo scopo di stabilire una diagnosi medica o di ripristinare, correggere o modificare funzioni organiche. Per specialità medicinale si intende invece una forma farmaceutica preconfezionata, prodotta industrialmente ed autorizzata sulla base di una documentazione contenente i risultati sperimentali chimici, biologici, farmaceutici, farmaco-tossicologici e clinici relativi al farmaco che viene immesso in commercio con una denominazione speciale. Non rientrano nella nozione di specialità i medicinali preparati nella farmacia ospedaliera destinati all'impiego nell'ospedale e quelli preparati in farmacia in base a prescrizioni mediche o alle indicazioni della farmacopea ufficiale; non sono specialità medicinali i preparati galenici magistrali, ossia farmaci preparati direttamente dal farmacista in base a prescrizioni mediche o alle indicazioni riportate nella farmacopea ufficiale. Diversamente, si definiscono integratori alimentari quei prodotti alimentari specifici, assunti nella regolare alimentazione, volti a favorire l'assunzione di determinati principi nutritivi. In Europa, la normativa di riferimento è la Direttiva 2002/46/CE, attuata in Italia con il decreto legislativo 21 maggio 2004, n. 169. In questa normativa, gli integratori alimentari sono definiti precisamente come: "prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocom posti che pluricom posti, in forme predosate". 
Per le loro proprietà nutrizionali, vanno assunti entro limiti di sicurezza (upper safe leve!: UL), tenendo conto delle RDA (recommended dietary allowances). 
È consolidata l'affermazione secondo cui gli integratori alimentari sono prodotti alimentari e come tali: 
a) non possono vantare proprietà terapeutiche né capacità di prevenzione e cura di malattie (etichettatura, presentazione e pubblicità); 
b) sono soggetti alle norme in materia di sicurezza alimentare. Al fine di garantire la sicurezza dei prodotti e la corretta informazione ai consumatori, l'immissione in commercio di un integratore alimentare deve essere preceduta dalla comunicazione (notifica) al Ministero della Salute, che ne valuta la conformità alla normativa in vigore. 
Gli integratori alimentari che superano tale procedura di verifica sono inclusi in un Registro con uno specifico codice che può essere riportato in etichetta. Dunque, un integratore non è un farmaco, non una specialità medicinale e non può essere considerato un prodotto ad uso farmaceutico; ne deriva che il ricorrente non corrispose denaro e/o altra utilità allo scopo di agevolare la diffusione di specialità medicinali o di ogni altro prodotto a uso farmaceutico.
Questo però non significa che non possa essere individuata la fattispecie di altro reato.

giovedì 25 luglio 2019

I PIU' IMPORTANTI PROVVEDIMENTI ADOTTATI DAL CIPE IL 24 LUGLIO

Il Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE)nella seduta del 24 luglio 2019 presieduta dal Presidente Conte ha adottato una serie di deliberazioni in materia di infrastrutture, ambiente, politiche di coesione. 
In particolare il CIPE ha approvato l’aggiornamento del Contratto di programma 2016-2020 fra MIT e ANAS relativo al 2018-2019, che include tra l’altro un piano per la manutenzione straordinaria dei ponti, viadotti e gallerie e un piano per Cortina (Mondiali del 2021 e Olimpiadi del 2026. Il Contratto prevede ora complessivamente 36 miliardi di investimenti (inclusi i 2,9 miliardi della legge 145/2018 e i 3,2 miliardi di produzione residua di interventi in fase di attivazione e in corso di esecuzione), di cui 31,2 miliardi finanziati e 4,7 miliardi da finanziare. L’aggiornamento prevede risorse aggiuntive da allocare per circa 12,5 miliardi di euro.
Il CIPE ha inoltre espresso parere favorevole sull’aggiornamento del Contratto di Programma - parte investimenti - di RFI 2017-2021 sia per l’anno 2018 che per l’anno 2019. L’aggiornamento prevede la contrattualizzazione di circa 15,4 miliardi di euro (al netto di 503 milioni di definanziamenti), di cui di 7,3 miliardi di euro di investimenti da fondi di legge di bilancio 2019 e 5,9 miliardi da legge di bilancio 2018, oltre a 2,2 miliardi di FSC 2014-2020.
Il CIPE, a seguito dell’attività della Cabina di regia Strategia Italia, ha inoltre approvato un piano del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare che comprende 263 interventi immediatamente cantierabili entro il 2019 per fronteggiare il dissesto idrogeologico per un importo di oltre 315 milioni di euro. Il piano si inserisce nel contesto dell’Azione 1 del Piano nazionale per la mitigazione del rischio idrogeologico “ProteggItalia” adottato con DPCM 20 febbraio 2019.
Politiche di coesione
Il Comitato ha ripartito circa 4 miliardi di euro relativi al Programma pluriennale di interventi in materia di ristrutturazione edilizia e di ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario; ha ripartito i contributi previsti per l’anno 2017 a favore dei siti che ospitano centrali nucleari e impianti del ciclo del combustibile nucleare; ha approvato aggiornamento degli indirizzi per l’utilizzo delle risorse residue assegnate per l’Edilizia residenziale pubblica; ha approvato misure in materia di ricostruzione post sisma in Abruzzo.

LA PROPOSTA DEL COMITATO PER LA DIFESA DEL PPI DI SABAUDIA AL PROSSIMO CONSIGLIO COMUNALE


Un nuovo passo avanti in difesa del Punto di Primo Intervento di Sabaudia e per la realizzazione della casa della Salute, di cui il PPI sarà uno dei moduli aggiuntivi: lunedì 29 (in prima convocazione) e martedì 30 (in seconda) è convocato il consiglio comunale con al punto 10 dell'Ordine del giorno la proposta di deliberazione che trae origine dalla proposta del 15 gennaio scorso del Comitato in difesa del PPI di Sabaudia.
Una grande soddisfazione che vede il Comune scendere in campo al nostro fianco (come già fatto l'anno passato) in difesa della salute dei cittadini e di quanti si trovano  per lavoro, per studio, per turismo o altro sul nostro territorio.
La argomentazioni che il Comitato ha elaborato sono state portate a tutti i livelli (Parlamento, Ministero, Regione e ASL) e sono basate su una serie di decreti che la stessa regione ha approvato per definire l'organizzazione delle case della salute e dell'emergenza sanitaria territoriale che vede nei PPI la struttura di prossimità più importante.  
Ecco l'Ordine del Giorno:
1 – Convalida, ai sensi degli art. 64, co. 2, del D. Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, alla carica di consigliere comunale del sig. DANESIN Luca;
2 – Risposta interrogazione sulle aree di sosta temporanee presentata da Forza Italia;
3 – Risposta interrogazione sul parcheggio di fronte Hotel “Le Dune” presentata da Forza Italia;
4 – Relazione semestrale della Commissione di Vigilanza: discussione;
5 – Nomina nuovo Collegio Revisori contabili triennio 2019/2021;
6 – Ricongnizione sullo stato di attuazione dei programmi (art. 147-ter, co. 2 D. gs. 267/2000 e art. 43 Regolamento Contabilità);
7 – Documento Unico di Programmazione (DUP) – Periodo 2020-2022 (art. 170, co.1 del D. Lgs. n. 267/2000): presentazione al Consiglio ed approvazione;
8 – Regolamento sui controlli interni: integrazione;
9 – Regolamento per la disciplina dell’attività di ripresa e registrazione audio-video delle sedute di consiglio comunale e delle commissioni consiliari: discussione ed approvazione;
10 – Richiesta alla Regione Lazio e all’AUSL Latina per la realizzazione a Sabaudia di una Casa della Salute, con annesso un Punto di Primo Intervento come modulo aggiuntivo;
11 – Distretto socio-sanitario Latina 2 – gestione associata dei Servizi Sociali: approvazione schema di convenzione ex art. 30 D. Lgs. n. 267/2000;
12 – Presa d’atto del protocollo d’intesa del sistema integrato di servizi culturali delle Isole e del Mare del Lazio;
13 – Regolamento comunale per gli interventi di manomissione del suolo pubblico: discussione ed approvazione;
14 – Adozione variante normativa al P.R.G., con riduzione dell’indice di fabbricabilità fondiaria, per alcune aree della Zona Residenziale “1b” incluse nel perimetro di immediata atuazione del Centro Urbano. Presa d’atto decadenza norme di salvaguardia D.C.C. n. 3 del 09.04.2014.

mercoledì 24 luglio 2019

LA GOLETTA VERDE DEI LAGHI DI LEGAMBIENTE CONFERMA L'INQUINAMENTO DL LAGO DI PAOLA DA PARTE DEI CANALI


Sono oramai anni che seguito a segnalare la gravità della situazione del lago di Paola causato da alcuni immissari ancora presenti che, specialmente nel periodo estivo riversano inquinanti di origine fecale nel lago.
Il 21 giugno 2016, nell'ambito di un convegno tenutosi presso la sala di Palazzo Mazzoni a Sabaudia presentati una serie di slides con le immagini di questi riversamenti denunciando anche la presenza di pesticidi nelle acque.
Il fatto è ora confermato da Legambiente che con la goletta verde è andata a fare i prelievi proprio dove questi canali si immettono nelle acque lacustri.
E' semplicemente assurdo che all'interno di un Parco nazionale ci siano situazioni del genere che hanno fatto meritare a Sabaudia il bollino rosso dell'ISPRA per le acque superficiali e sotterranee.
Sarebbe ora che tutti gli enti preposti unissero le loro forze per eliminare tutte le fonti di inquinamento del lago che, essendo un lago costiero in diretto collegamento con il mare è a sua volta fonte di inquinamento delle acque marine tanto che solo pochi anni fa l'allora commissario prefettizio del Comune ha dovuto sospendere la raccolta delle telline perché l'Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana vi aveva trovato l'Escherichia coli. 


martedì 23 luglio 2019

PERTINI FU PRESAGO SULLA RIFORMA SANITARIA

Il presidente Pertini dopo aver firmato la promulgazione della legge di riforma sanitaria il 23 dicembre 1978 inviò una lettera all'allora presidente del Consiglio dei ministri Andreotti con la quale, dopo aver apprezzato l'importante traguardo raggiunto, richiamava l'attenzione del Governo sulle impegnative conseguenze finanziarie implicate dalla riforma e sulla necessità di inserire una nota di variazione al bilancio per determinare l'ammontare del FSN per l'anno 1979 in modo da rendere immediatamente operativa la legge e dare i servizi ai cittadini.
A distanza di oltre quaranta anni siamo quasi alla fine del mese di luglio 2019 e ancora non ci sono il Piano sanitario nazionale né l'intesa Stato regioni per il Patto della salute 2019-2021.
I finanziamenti per il FSN sono andati decrescendo sempre più in questi anni mentre crescono i fondi assicurativi e la spesa out of pocket dei cittadini che sono costretti a pagare di tasca propria a causa dei ritardi delle liste di attesa e di altre inefficienze causate proprio delle carenze di finanziamenti o da leggi che hanno distorto la spesa come il blocco delle assunzioni che ha spostato i costi da quelli per il personale a quelli per l'acquisto di servizi...che poi alla fine costano di più a causa dell'IVA. Una strisciante privatizzazione del SSN.
Mi auguro che quanto prima Parlamento, Governo e Regioni trovino un accordo per finanziare adeguatamente il FSN olde coprire i costi dei LEA ed eliminino i vincoli sbagliati sulla gestione del personale vietando la terziarizzazione dei servizi. 

lunedì 22 luglio 2019

NASCONO ANCHE NEL LAZIO I BIODISTRETTI

La Regione lazio ha approvato la legge regionale n. 11/2019 con la quale vengono disciplinati e promossi i biodistretti intesi quali sistemi produttivi locali individuati sulla base della pianificazione agricola definita dal PAR, ove approvato, e comunque caratterizzati in particolare: 
a) dalla presenza di sistemi di coltivazione, allevamento, trasformazione e preparazione alimentare e industriale di prodotti con il metodo biologico; 
b) dalla tutela delle produzioni e delle metodologie colturali, d’allevamento e di trasformazione tipiche locali; c) dall’elevata qualità ambientale del territorio che consenta di perseguire la tutela delle qualità intrinseche dei prodotti biologici, anche al fine di evitare la contaminazione accidentale da organismi geneticamente modificati (OGM), la conservazione della biodiversità e la tutela del patrimonio naturalistico e paesaggistico; 
d) dalla sostenibilità ambientale attraverso l’impiego delle risorse energetiche rinnovabili in forma funzionale e non alternativa né sostitutiva alla produzione agricola, che favorisca in via prioritaria l’autoconsumo anche in forma associata; 
e) da un’identità storica e territoriale omogenea derivante dall’integrazione tra le attività agricole e le altre attività locali nonché dall’esistenza di produzioni tradizionali o tipiche, al fine di raggiungere un pieno sviluppo delle potenzialità economiche, sociali e culturali; 
f) dalla presenza di zone paesaggisticamente rilevanti, inclusi i monumenti naturali e le aree naturali protette nonché le aree ricadenti nella rete <> di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 settembre 1997, n. 357 (Regolamento recante attuazione della direttiva 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche) e successive modifiche; 
g) da attività di diffusione del metodo biologico di coltivazione, nonché di sostegno e valorizzazione della gestione sostenibile anche di attività diverse dall’agricoltura.
Con questa legge la regione attraverso l’individuazione e il riconoscimento dei biodistretti, persegue, in particolare, l’obiettivo di: 
a) valorizzare la conservazione delle risorse naturali e locali impiegando le stesse nei processi produttivi agricoli, al fine di salvaguardare l’ambiente e favorire lo sviluppo sostenibile del territorio; 
b) valorizzare e sostenere la produzione, il confezionamento, la commercializzazione, la distribuzione e la promozione dei prodotti biologici; 
c) favorire e semplificare l’applicazione delle norme di certificazione biologica e ambientale previste dal regolamento (CE) n. 2018/848/UE e dalla normativa statale; 
d) favorire i rapporti commerciali tra i soggetti della filiera; 
e) promuovere e sostenere l’agricoltura sociale finalizzata ad impiegare risorse umane nelle aziende agricole per promuovere azioni terapeutiche, di riabilitazione, di inclusione sociale e lavorativa, di educazione e di ricreazione; 
f) promuovere la sovranità alimentare, la coesione e la partecipazione dei soggetti economici e sociali presenti in un ambito territoriale delimitato ed omogeneo; 
g) promuovere e sostenere le azioni finalizzate alla valorizzazione e conservazione della biodiversità, agricola e naturale, del paesaggio e del patrimonio storico culturale; 
h) applicare i concetti di eco-sostenibilità economica, ambientale ed energetica alla filiera, in un’ottica di uso razionale delle energie e delle fonti energetiche rinnovabili; 
i) favorire la riduzione dell’impatto ambientale anche attraverso il miglioramento e recupero dei terreni marginali, l’incremento della fertilità di quelli esistenti, la riduzione delle emissioni di gas serra e della produzione pro capite dei rifiuti, la salvaguardia delle risorse idriche anche attraverso la tutela delle aree di escavazione dismesse non recuperate ed interessate da falde acquifere esposte o superficializzate, la limitazione di consumo di suolo ed il contrasto alle monoculture; 
l) promuovere l’apicoltura come attività rilevante per il mantenimento della biodiversità; 
m) garantire la sicurezza degli alimenti; 
n) sostenere il posizionamento sui mercati nazionali ed internazionali delle imprese; 
o) promuovere e sostenere le attività eco compatibili collegate all’agricoltura biologica, quali l’offerta di prodotti biologici nella ristorazione pubblica e collettiva, la vendita diretta, la filiera corta, la produzione di energie rinnovabili, l’attività agrituristica, il turismo rurale, l’eco-turismo, il turismo culturale e quello enogastronomico; 
p) promuovere l’agroecologia e favorire la biodiversità tenendo conto della Dichiarazione del Forum internazionale di agroecologia di Nyéléni, Mali, del 27 febbraio 2015 e della Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano in zone rurali

sabato 20 luglio 2019

LA REGIONE ASSEGNA 1,8 MILIONI PER L'INCLUSIONE DELLE PERSONE CON DISABILITA'

Dalla Regione Lazio arrivano 1,8 milioni di euro a favore dell’inclusione sociale delle persone con disabilità. La Regione ha aderito alla sperimentazione del modello di intervento in materia di ‘vita indipendente’ e inclusione sociale delle persone disabili, ratificando il protocollo d’intesa elaborato dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali. Si tratta di un bando ministeriale al quale la Regione Lazio aderisce dal 2013 coinvolgendo, a rotazione, tutti gli ambiti territoriali.
Per l’annualità 2018, al contributo ministeriale di 1 milione e 440 mila euro circa, si aggiungono 360 mila euro messi in campo dalla Regione Lazio a titolo di cofinanziamento. Il totale complessivo di 1,8 milioni di euro andrà a finanziare 18 progettualità che, seppur presentando differenze relative alle specifiche esigenze dei territori ai quali si riferiscono, hanno il comune denominatore di promuovere la piena inclusione della persona con disabilità nella società.
L’assessore regionale alle politiche sociali Alessandra Troncarelli - ha dichiarato: "Con questa delibera la Regione Lazio potenzia e favorisce l’autonomia e l’indipendenza individuale, compresa la libertà per la persona disabile di compiere le proprie scelte attraverso il finanziamento di progetti che spaziano dal cohousing al trasporto disabili, dal Dopo di Noi all’assistenza domiciliare leggera, perfettamente in linea con il principio di centralità della persona su cui si fonda il Piano Sociale regionale”.

venerdì 19 luglio 2019

QUANTO SI SPENDE A LATINA PER L'ASSISTENZA SANITARIA DA PARTE DELLA ASL.


Dall'esame del rendiconto 2018 dell'azienda USL Latina si ricava che il costo pro-capite per i cittadini della provincia è stato di € 1704,70.
In base ai dati dell'Osservatorio dell'Università cattolica la spesa media pro capite in Italia è stata di € 1.866 mentre nel Lazio è stata di € 1.899.
La provincia di Bolzano ha speso € 2.327 pro capite.
La spesa privata nel Lazio è stata  di € 569,3


IL NUOVO RAPPORTO DELL'ISPRA SUI RIFIUTI SPECIALI

L'ISPRA, ha presentato  il 18 luglio a Roma il Rapporto Rifiuti Speciali, giunto alla sua diciottesima edizione, il Rapporto è frutto di una complessa attività di raccolta, analisi ed elaborazione di dati da parte del Centro Nazionale dei Rifiuti e dell’Economia Circolare dell’ISPRA, con il contributo delle Agenzie regionali e provinciali per la Protezione dell’Ambiente, in attuazione di uno specifico compito istituzionale previsto dall’art.189 del d.lgs. n. 152/2006
Ancora in aumento la produzione nazionale dei rifiuti speciali che, nel 2017, sfiora i 140 milioni di tonnellate (quasi il 3% in più rispetto al 2016). Cresce solo la produzione di rifiuti non pericolosi (+3,1%), mentre rimane stabile quella di rifiuti pericolosi (+0,6%, corrispondente a 60 mila tonnellate). I rifiuti complessivamente gestiti aumentano del 4% e l’Italia si conferma leader nel riciclo segnando un +7,7% delle quantità avviate a recupero di materia ed una diminuzione dell’8,4% di quelle destinate allo smaltimento. Nel 2017 i rifiuti importati (oltre 6 milioni di tonnellate) sono il doppio di quelli esportati (3 milioni di tonnellate). La quantità maggiore arriva dalla Germania, quasi 2 milioni di tonnellate (dei quali il 96 % rifiuti metallici) seguiti da quelli provenienti dalla Svizzera, oltre 1 milione di tonnellate, dalla Francia, 824 mila tonnellate e dall’Austria, 733 mila tonnellate. I rifiuti di metallo importati sono destinati al riciclaggio, principalmente in acciaierie localizzate in Friuli Venezia Giulia e in Lombardia. Il 68% dei rifiuti esportati (poco più di 2 milioni di tonnellate) appartengono alla categoria dei non pericolosi e il restante 32% (circa 1 milione di tonnellate) a quella dei pericolosi. Sono i dati della XVIII edizione del Rapporto Rifiuti Speciali 2019 (disponibile online sul sito www.isprambiente.gov.it), il report annuale dell’ISPRA/SNPA che fornisce un quadro di informazioni oggettivo, puntuale e sempre aggiornato sulla produzione e gestione dei rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi. Il maggior contributo alla produzione complessiva arriva dal settore delle costruzioni e demolizioni, che con oltre 57 milioni di tonnellate, concorre al 41% del totale prodotto. Le attività di trattamento dei rifiuti e di risanamento ambientale rappresentano il 25,7% del totale (quasi 36 milioni di tonnellate), l’insieme delle attività manifatturiere il 21,5% (quasi 30 milioni di tonnellate). A livello di macroarea geografica è il Nord che produce più rifiuti speciali, quasi 81 milioni di tonnellate (pari, in termini percentuali, al 58,3% del dato complessivo nazionale), seguita dal Sud con quasi 33 milioni di tonnellate (23,7%) e dal Centro con circa 25 milioni di tonnellate (18% del totale nazionale). La Lombardia produce il 22,2% del totale dei rifiuti speciali generati (30,8 milioni di tonnellate) seguita dal Veneto e dall’Emilia-Romagna con circa il 10% della produzione nazionale (rispettivamente pari a 15,1 milioni di tonnellate e 13,7 milioni di tonnellate). Gli impianti di gestione dei rifiuti speciali operativi sono 11.209 di cui 6.415 situati al Nord, 2.165 al Centro e 2.629 al Sud. In Lombardia sono localizzate 2.176 infrastrutture, il 20% circa del totale degli impianti presenti sul territorio nazionale. Gli impianti dedicati al recupero di materia sono 4.597 (41% del totale). Circa 20,2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono utilizzati, in luogo delle materie prime, all’interno del ciclo produttivo in 1.307 impianti industriali. Tali stabilimenti riciclano il 20% del totale dei rifiuti recuperati a livello nazionale. Il recupero di rifiuti inorganici riguarda oltre 54 milioni di tonnellate (quasi il 37% del totale gestito). Tali rifiuti derivano, prevalentemente, dalle attività di costruzione e demolizione (44,8 milioni di tonnellate) e sono generalmente utilizzati come rilevati e sottofondi stradali. Le operazioni di recupero di metalli e di rifiuti organici rappresentano, rispettivamente, il 13,6% e l’8,4% del totale gestito. Circa 2 milioni di tonnellate di rifiuti speciali sono coinceneriti in impianti industriali in sostituzione dei combustibili convenzionali, mentre l’incenerimento interessa più di 1 milione di tonnellate. Sono smaltiti in discarica 12 milioni di tonnellate di rifiuti (l’8,2% del totale gestito) di cui circa 10,9 milioni di tonnellate di rifiuti non pericolosi e 1,2 milioni di tonnellate di rifiuti pericolosi. Guarda il video con i dati del Rapporto: https://www.youtube.com/embed/jpo7q1YuZAc

mercoledì 17 luglio 2019

ASL LATINA: I COSTI DELL'ASSISTENZA SPECIALISTICA



L’assistenza specialistica ambulatoriale nella provincia di Latina è assicurata dai presidi pubblici (ospedali e poliambulatori), e da 42 privati.
Il numero delle prestazioni ambulatoriali dell’anno 2018 è stato di 3.248.778 erogate dalle strutture pubbliche dell’azienda, di 1.794.489 erogate dalle strutture private accreditate della provincia e di 982.950 da parte di strutture private della regione,  per un costo complessivo sostenuto dalla ASL per l’assistenza specialistica che è stato nell’anno 2017 (ultimo rendiconto approvato) di € 173.247.000 di cui € 173.247.000 del pubblico ed € 22.337.000 del privato (case di cura, strutture convenzionate della provincia e per mobilità passiva da altre aziende). I dati indicano un lieve incremento della produzione aziendale che però mantiene il 54% delle prestazioni ma anche da parte delle strutture private che conservano il 46% delle prestazioni, per un totale di 6.026.217 prestazioni rispetto ai 5.798.773 dell’anno 2017 (+4%).
La percentuale del costo complessivo per questa voce di spesa si è mantenuta nel 2018 al 16%: un dato superiore a quello previsto nel Patto della salute pari al 13% sottraendo così risorse agli altri livelli assistenziali.
A ciò si deve aggiungere che il numero dei presidi accreditati della provincia di Latina è superiore a quello della provincia di Frosinone che sono 38 ma che ha costi per l’assistenza specialistica molto più contenuti.
Con DCA U00073/2018 la regione ha stimato il fabbisogno di prestazioni.
Il costo pro capite dell’assistenza specialistica nella provincia di Latina è stato di € 340 il che pone la provincia ad un livello superiore a quello della media del Lazio ma anche ad un livello elevato rispetto alla media nazionale.
Mentre il costo pro capite nella provincia di Frosinone è molto più contenuto.
Secondo dati presentati dalla ASL Latina il valore medio della spesa per l’assistenza specialistica per gli anziani sarebbe di € 356 pro capite.
Il disagio economico per spese per consumi sanitari è in aumento e, secondo il CREA Sanità nell’anno 2018 sarebbe arrivata nel centro Italia al 6,5% quindi ben superiore al nord (3,5%) avvicinandosi al sud (7.9%).
A tutto ciò si aggiunge il perdurare del mancato rispetto dei tempi delle liste di attesa che hanno posto la provincia di latina all’ultimo posto nel Lazio senza che si sia mosso nulla per modificare questo stato di cose.
Desidero rammentare che la Regione da tempo ha sollecitato una serie di iniziative per la riduzione delle liste di attesa.
Nonostante il tempo trascorso l’Azienda ai propri sportelli del CUP non ha affisso cartelli con l’informazione che ai sensi del 13° comma dell’art. 3 del D.lgs 124/1998 «Fino all'entrata in vigore delle discipline regionali di cui al comma 12, qualora l'attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11, l'assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero professionale intramuraria, ponendo a carico dell'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l'assistito sia esente dalla predetta partecipazione l'azienda unità sanitaria locale di appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero costo della prestazione. Agli eventuali maggiori oneri derivanti dal ricorso all'erogazione delle prestazioni in regime di attività libero professionale intramuraria si fa fronte con le risorse di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, con conseguente esclusione di ogni intervento finanziario a carico dello Stato».

ASL LATINA: IL COSTO DELLA SPESA FARMACEUTICA 2018


Proseguendo l'esame del rendiconto della azienda unità sanitaria locale Latina per l'esercizio 2018 ho preso in esame il costo della spesa farmaceutica.
Il Servizio sanitario nazionale garantisce attraverso le farmacie convenzionate la fornitura dei medicinali appartenenti alla classe a), ossia "farmaci essenziali e farmaci per malattie croniche", la cui erogazione non sia affidata direttamente alle strutture sanitarie regionali.
Limitatamente ai medicinali con uguale composizione in principi attivi, nonché forma farmaceutica, via di somministrazione, modalità di rilascio, numero di unità posologiche e dosaggio unitario uguali, la fornitura attraverso le farmacie è assicurata fino alla concorrenza del prezzo più basso fra quelli dei farmaci disponibili nel normale ciclo distributivo regionale; se per tale tipologia di medicinali l' Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha fissato il prezzo massimo di rimborso. 
Le Regioni garantiscono attraverso i propri servizi territoriali e ospedalieri i medicinali necessari al trattamento dei pazienti in assistenza domiciliare, residenziale e semiresidenziale, nonché i farmaci per il periodo immediatamente successivo alla dimissione dal ricovero ospedaliero o alla visita specialistica ambulatoriale, limitatamente al primo ciclo terapeutico completo, sulla base di direttive regionali 
Grazie al sito open-data della regione si apprende che le farmacie convenzionate nella provincia sono in numero di 140 mentre le parafarmacie sono 135.
I dati utilizzai sono stati quelli derivanti dalla somma delle voci 20401 e 20402 dei "LA" (Livelli Assistenziali).
In effetti la voce 20401 (assistenza farmaceutica erogata attraverso le farmacie convenzionate)  rispetto all'anno passato è diminuita da  91.398.999   a € 87.993.000, ma la voce 20402 (altre forme di assistenza farmaceutica) è aumentata da 99.449.000 a € 125.841.000, portando ad un totale superiore a quello dell'anno 2017.
Anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una spesa € 193.731.000 (Rendiconto 2018) pari al 20% del totale anziché al 12% della spesa totale indicato dal Patto della salute.
Un costo pro capite pari ad € 336,77 superiore alla media nazionale. 
Non disponiamo dei dati della spesa farmaceutica privata (out of pocket) della provincia che, secondo il CREA Sanità, a livello nazionale ammonterebbe ad € 145,2 pro capite (dati riferiti al 2017) , ma si deve ritenere che anch'essa nella provincia di Latina sia elevata comprendendo non solo i farmaci di automedicazione, ma anche quelli di fascia “C”.

martedì 16 luglio 2019

TROVATI IN BILANCIO DEI SOLDI PER LA REALIZZAZIONE DELL'ALPI A SABAUDIA; PROPONGO CHE SIANO UTILIZZATI PER LA NOSTRA CASA DELLA SALUTE

FONTE: ALLEGATO DELIBERAZIONE 66372019 DEL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL LATINA, PAG. 70
Com'è noto il poliambulatorio dell'azienda unità sanitaria locale di Sabaudia i questi anni ha progressivamente perduto quasi tutti gli specialisti: dall'ortopedico al chirurgo e ora ne sono rimasti solo due.
Invece di provvedere a integrare le figure mancanti e quindi contribuire a ridurre le liste di attesa ecco che si scopre che nel rendiconto 2018 della ASL figura un contributo di € 35.952 della regione Lazio risalente ad oltre cinque anni fa per la realizzazione di strutture per la libera professione intramuraria  che è stato deciso di conservare in quanto ancora esigibile.
Naturalmente qui non c'è nessuna responsabilità dell'attuale gestione, ma senza dubbio è imbarazzante pensare che mentre si tagliavano i servizi istituzionali si pensava a potenziare quelli a pagamento per saltare le file di attesa. Non è per questo che è stata fatta la riforma sanitaria. 
Ci si aspetta un cambiamento totale nell'approccio nei confronti della struttura di Sabaudia dando finalmente alla città i servizi di cui hanno bisogni i cittadini con particolare riguardo alle prestazioni di specialistica ambulatoriale.
Desidero ricordare che nel caso in cui venisse approvata la casa della salute potremmo avere : cardiologia, ginecologia, pneumologia, endocrinologi/diabetologia, oculistica,otorinolaringoiatria e chirurgia generale. 
Auspico che la somma in questione venga utilizzata per la realizzazione della Casa della salute

lunedì 15 luglio 2019

PUBBLICATO IL RENDICONTO DELLA AUSL LATINA



Dalla lettura degli allegati alla deliberazione n. 663 del direttore generale della ASL Latina avente per oggetto “Adozione bilancio economico-patrimoniale dell’esercizio 2018” si comprendono molte cose.
In primo luogo il contributo della Regione (da FSR) è arrivato ad € 875.239.000 che rappresenta il 90% delle entrate dato che le entrate proprie sono irrisorie.Non esiste una entrata per il ticket da pronto soccorso.
In secondo luogo c’è un aumento della produzione arrivato oramai ad € 988.113.832 cui corrisponde un aumento dei costi (o viceversa?).
L’aumento del valore della produzione è prodotto da un incremento delle prestazioni a favore dei cittadini per cui ci si sarebbe aspettati che fossero diminuite le prestazioni rese dai privati ma, e qui è la sorpresa, sono aumentate anche quelle così invece di risparmiare si spende sempre di più.
A sua volta l’aumento dei costi di produzione è dovuto in gran parte dagli aumenti per acquisti di beni (€ 126.391.836) e di acquisti di servizi (€ 623.315.670 con il 3,88% di incremento rispetto all'anno precedente); in particolare l’acquisto di servizi sanitari è aumentato ad € 589762.706 mentre quello di servizi non sanitari è stato di € 43.552.964.
La percentuale di spesa destinata alla prevenzione è stata solamente del 3% (il risultato atteso era il 5%) mentre quella per l'assistenza ospedaliera è stata solo del 35% (il risultato atteso era il 44%); infine la percentuale di spesa destinata all'assistenza territoriale è stato del 62% (il risultato atteso era del 51%). 
Si assiste ad un aumento della spesa farmaceutica complessiva e così pure di quella per la specialistica e nonostante le liste di attesa sono ancora molto lunghe.
I costi del personale sono arrivati solamente ad € 179.803.103 (pari al 19%) con un leggerissimo incremento rispetto all'anno precedente a dimostrazione della gravità della situazione di una azienda che eroga servizi alle persone. sempre viene fato riferimento ad imprese esterne anche per l'utilizzo di medici e infermieri.
Le manutenzioni e riparazioni (sia ordinarie che esternalizzate sono diminuite ad € 8.229.468 (erano l’anno passato di € 9.514.437), ma qualcuno potrebbe obiettare che la riduzione è stata dovuta ai mancati interventi nei confronti di alcune strutture come quelle degli ex ospedali.
Singolare appare la svalutazione di crediti dei Comuni (principalmente per le prestazioni per la prevenzione del randagismo) per € 3.685.991,89.
Resta alto il costo per il godimento di servizi di terzi in cui è compreso il costo di locazione degli uffici presso il Centro direzionale di Latina Fiori, mentre molti immobili di proprietà restano inutilizzati.
Ma il problema più grave è rappresentato dalla scarsità di dati sull'output cioè dei benefici ottenuti.

CASE DELLA SALUTE : IN ALCUNE REGIONI I RAPPRESENTANTI DEI CITTADINI FANNO PARTE DEL BOARD GESTIONALE ORGANIZZATIVO DELLE CASE DELLA SALUTE

Uno dei problemi più gravi del Servizio Sanitario Nazionale, volutamente ignorato da molti è quello della cesura del rapporto tra amministratori (direttore generale e top management) e cittadini/pazienti/utenti.
Le cose si sono aggravate progressivamente a seguito della globalizzazione attuata creando aziende sanitarie sempre più grandi e sempre più lontane dai cittadini e dai problemi del territorio.
Il tutto in contrasto con l'art. 5 della Costituzione "La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i princìpi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell’autonomia e del decentramento.
Il problema è molto sentito per quanto riguarda la gestione delle strutture di prossimità. 
Solo in lacune regioni si è sentito il dovere di cercare di ricostruire questo rapporto.
In particolare la Regione Emilia e Romagna con la deliberazione della Giunta regionale n.2128 /2016 ha voluto fornire delle indicazioni per il coordinamento e lo sviluppo delle case della salute.
Viene previsto in primo luogo un coordinamento della Casa della Salute di tipo organizzativo e clinico-assistenziale presente sul posto che risponde al direttore del distretto. 
Quindi in ogni Casa della Salute è presente un responsabile organizzativo, preferibilmente un coordinatore infermieristico e tecnico con competenze gestionali-organizzative. 
Il  responsabile organizzativo ha la responsabilità di coordinare il board gestionale-organizzativo e in condivisione col board:
-predispone il piano operativo, nel quale sono definiti gli obiettivi operativi e le azioni, nel rispetto delle risorse messe a disposizione, sulla base degli obiettivi assegnati a livello aziendale e distrettuale;
-promuove il coinvolgimento delle associazioni di volontariato e dei cittadini competenti nelle attività delle Case della Salute; utilizzando anche forme innovative e orientate alla partecipazione (es. Community Lab);
-supporta il Direttore di Distretto nel monitorare e rendicontare i risultati conseguiti dalla Casa della Salute.
Inoltre è competenza specifica del responsabile organizzativo:
-facilitare le relazioni tra i componenti del board, e più in generale tra tutti gli attori della Casa della Salute;
-programmare e monitorare la organizzazione e il funzionamento delle attività di orientamento e di accesso ai servizi (punto informativo, Centro Unico di Prenotazione, Punto Unico di Accesso, UVM);
-programmare e monitorare la realizzazione delle attività dal punto di vista organizzativo e logistico;
-supportare la corretta alimentazione dei flussi informativi;
-gestire le funzioni manutenzioni, acquisti e forniture di servizi / utenze ed eventualmente altre funzioni connesse con gli aspetti organizzativi della Casa della Salute.
Per quanto riguarda i componenti del board sono:
-il responsabile organizzativo della Casa della Salute (che coordina il board);
-la direzione distrettuale;
-la direzione Dipartimento Cure Primarie (in specifiche occasioni, es. valutazione
obiettivi di budget);
-il coordinatore/coordinatori del/dei Nuclei di Cure Primarie;
-il servizio sociale territoriale;
-i referenti di area/referente clinico, a seconda del tema affrontato;
-il referente delle Cure palliative;
- i rappresentanti della comunità e delle associazioni di cittadini;
-a seconda del tema trattato, eventualmente altre figure professionali (es. personale specialistico con rapporto di convenzione con il Servizio Sanitario Regionale o di dipendenza)
In questo modo i rappresentanti delle associazioni dei cittadini che hanno nel loro statuto la finalità di occuparsi dell'assistenza sanitaria o anche di una singola patologia possono sedere nel board a curare gli interessi dei loro concittadini.

L'ISDE PER LA CORRETTA GESTIONE DEI RIFIUTI URBANI

I commi 2 e 3 dell'art. 178 del D.lgs 15272006 stabiliscono quanto segue:
2° comma : “I rifiuti devono essere recuperati o smaltiti senza pericolo per la salute dell'uomo e senza usare procedimenti o metodi che potrebbero recare pregiudizio all'ambiente”. 
3° comma : “La gestione dei rifiuti è effettuata conformemente ai principi di precauzione, di prevenzione, di proporzionalità, di responsabilizzazione e di cooperazione di tutti i soggetti coinvolti … nel rispetto dei principi dell'ordinamento nazionale e comunitario, con particolare riferimento al principio comunitario “chi inquina paga”.
Sarebbe bene che i cittadini e chi governa le città, le province e le regioni tenesse sempre a mente queste norme.
L' International Society of Doctors for Environment (ISDE)  a questo proposito ha pubblicato, a cura di Agostino Di Ciaula, Patrizia Gentilini, Ferdinando Laghi, Vincenzo Migaleddu,  un documento molto interessante. 
Per una gestione sostenibile dei rifiuti basterebbe semplicemente rispettare la normativa vigente e le direttive europee, favorire la tutela della salute umana e dell’ambiente mediante una completa esclusione dell’incenerimento (sotto qualunque forma) e un progressivo abbandono dei conferimenti in discarica. 
Secondo gli autori del documento questi obiettivi sono raggiungibili attraverso: 
1. la razionalizzazione dei consumi, evitando spinte consumistiche non basate sui fabbisogni reali (eliminazione degli sprechi); 
2. il rispetto e l’incentivazione della gerarchia dei rifiuti prevista dalla normativa Comunitaria e Statale; 
3. l’abrogazione di quanto previsto all’art.35 del Decreto “Sblocca Italia” dal momento che, qualora anche siano “riconvertiti in impianti per la produzione di energia”, gli inceneritori rimangono insediamenti altamente nocivi, che vanificano gli sforzi volti alla prevenzione e riduzione dei rifiuti ed al recupero della materia nel rispetto delle priorità previste dalla normativa comunitaria; 
4. l’eliminazione di qualunque forma di incentivazione economica ad impianti che utilizzino processi di combustione dei rifiuti e, viceversa, l’incentivazione di tutte le iniziative volte a promuovere le prime azioni della gerarchia indicata dalla normativa comunitaria nella gestione dei rifiuti, quali: a. iniziative per la riduzione della produzione dei rifiuti (es. disincentivazione tariffaria e commerciale dei prodotti “usa e getta” e dell’uso di imballaggi, vendita “alla spina”, centri per la riparazione e il riuso, compostaggio domestico, selezione di tecniche produttive di assemblaggio e di materiali finalizzati al recupero a fine uso etc.); b. utilizzo e incentivazione di tecniche di separazione e differenziazione alla fonte dei materiali, anche attraverso campagne informative ed educative; c. agevolazioni fiscali e incentivi di avvio all’impresa per forme imprenditoriali finalizzate al recupero di materia; 
5. l’applicazione di adeguati sistemi di raccolta in ambito urbano, che prevedano la preferenza della raccolta domiciliare (“porta a porta”) sull’intero territorio cittadino e l’abbandono dei sistemi di raccolta stradale (i “cassonetti”). La raccolta domiciliare ha infatti ampiamente dimostrato la sua efficacia nel raggiungimento (in molti casi 26 superamento), anche in tempi rapidi, delle percentuali di raccolta differenziata richieste dalla normativa nazionale vigente (65%) anche nelle grandi città; 
6. un’efficace separazione a monte della frazione organica, che va destinata principalmente al compostaggio (domestico e industriale); 
7. la realizzazione di adeguata impiantistica alternativa a discariche e inceneritori, finalizzata a preferire il recupero di materia rispetto a quello di energia (impianti di compostaggio aerobico tradizionale, impianti di separazione “a freddo”, impianti di estrusione a freddo del secco indifferenziato.); 
8. la totale reimmissione nei cicli produttivi dei materiali recuperati; 
9. la messa in atto di incentivi fiscali per utenze domestiche e non domestiche, finalizzati alla riduzione della produzione di rifiuti e al miglioramento della raccolta differenziata, come, ad esempio, la tariffazione puntuale (si paga in maniera proporzionale alla quantità di rifiuti indifferenziati conferiti) e agevolazioni fiscali per il compostaggio domestico; 
10.la promozione e il sostegno della ricerca e dello sviluppo tecnologico finalizzati alla prevenzione dei rifiuti (come definita dalla Direttiva 2008/98/CE), alla riprogettazione industriale di oggetti non recuperabili/riciclabili/compostabili e al miglioramento continuo della filiera post-raccolta, finalizzata al recupero di materia (separazione, riuso, riciclaggio, compostaggio).

sabato 13 luglio 2019

ASL LATINA: L'ATTIVITA' DI PREVENZIONE

FONTE: RELAZIONE DEL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL AL RENDICONTO 2018
In questi giorni è stato pubblicato il rendiconto della ASL Latina. Dalla lettura della relazione per quanto riguarda la prevenzione si rileva come la copertura vaccinale dei bambini sia stata elevata mentre per quanto riguarda lo screening della mammella l'adesione è stata solamente del 52%.
Purtroppo anche l'adesione allo screening della cervice uterina è stato basso: 35% , addirittura inferiore a quello dell'anno precedente.
Ancora peggio lo screening del colon retto che è stato solo del 34% anche se il dato è superiore a quello dell'anno precedente.
Le criticità secondo la ASL sarebbero da attribuire alla carenza di personale e a difficoltà nel recapito postale degli avvisi.
Sarebbe ora che i medici di base fossero coinvolti nella attività di sensibilizzazione dei pazienti.alla prevenzione.
Sarebbe interessante conoscere se il premio di risultato al personale sia stato distribuito anche in presenza di una riduzione dei risultati attesi.

giovedì 11 luglio 2019

L'INDICE DI PERFORMANCE ELABORATO DAL CREA SANITA' PER L'ANNO 2019 MOSTRA, ANCORA UNA VOLTA LA SPACCATURA TRA NORD E SUD

Il CREA Sanità dell'Università di Tor Vergata diretto dal prof. Spandonaro ha pubblicato la VII Edizione (2019) del progetto “La misura della Performance dei SSR”, che si pone l’obiettivo di fornire una valutazione delle opportunità di tutela della propria salute di cui i cittadini dispongono in funzione della loro residenza regionale. Non vuole, quindi, essere una classifica dei Servizi Sanitari Regionali (SSR) pubblici e, tanto meno, rappresentare il grado di raggiungimento da parte di essi di obiettivi tecnocraticamente attribuiti ex ante; la tutela della salute attiene, infatti, ad un ambito più ampio della stretta erogazione di beni e servizi sanitari pubblici, a cui i SSR sono deputati: coinvolge, ad esempio, e senza pretesa di esaustività, la prevenzione nella sua accezione più ampia, ivi compresi gli stili di vita adottati dai cittadini; comprende i livelli di deprivazione e, in generale, i divari socio economici, in quanto impattano sulla capacità di “produzione di salute”; comprende i servizi sociali e tutto ciò che esita nella capacità di inclusione; contiene, ancora, il costo-opportunità di destinare risorse pubbliche, ma anche private, al settore socio-sanitario, privandone altri usi meritori. 
Quello adottato è, quindi, un approccio intrinsecamente fondato sul principio della multidimensionalità della Performance; ed anche sulla multi-prospettiva, ovvero sull’esplicito riconoscimento dell’esistenza delle diverse prospettive di cui sono portatori i “diversi” stakeholder dei sistemi socio-sanitari. La Performance, nel nostro progetto, è anche sinonimo di “misura sintetica della valutazione”. La sintesi viene effettuata con metodi “democratici” di composizione delle diverse dimensioni della valutazione. La Salute, inoltre, secondo un corretto approccio olistico, è concetto dinamico e in continua evoluzione, legato alle modifiche del contesto socio-economico, culturale e politico. Ne segue che anche la Performance, in quanto valutazione di livelli di tutela della salute conseguiti, non può che essere dinamica ed evolutiva. L’approccio utilizzato, in continuità con le edizioni precedenti, si basa su una metodologia originale di valutazione della Performance, proposto e sviluppato dal team di ricerca di C.R.E.A. Sanità (Consorzio per la Ricerca Economica Applicata in Sanità) dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”; lo sviluppo della metodologia è frutto della collaborazione con un qualificato Panel di esperti, che è il motore dei processi di affinamento annuale dell’approccio.
In questa settima edizione, il team di ricerca di C.R.E.A. Sanità ha proposto al Panel un set di 22 indicatori, da cui selezionarne 3 per ognuna delle cinque Dimensioni di valutazione (Esiti, Sociale, Appropriatezza, Innovazione, Economico-Finanziaria, rimaste invariate rispetto alla precedente edizione).
Preoccupa il permanere della frattura tra nord e sud e la debolezza della regione Lazio anche se è finalmente in fase di uscita dal piano di rientro cui è stata costretta dalla gestione dei primi anni di questo secolo che hanno portato anche alla vendita di molti ospedali.
Nonostante questo fenomeno sia noto da tempo la politica parla, ma ancora non ha fatto nulla per modificare questo stato di cose, 

 

L'ANDAMENTO DEI COSTI DI GESTIONE DELLA ASL LATINA

DATI DELL'AZIENDA USL LATINA: ELABORAZIONE BRUGNOLA
All'Albo pretorio della Azienda USL Latina in questi giorni è stata pubblicata la deliberazione n. 663 del 9 luglio avente per oggetto:"Adozione bilancio economico-patrimoniale per l'esercizio 2018".
Il risultato d'esercizio è pari a zero il che significa che non c'è avanzo ma neanche disavanzo.
In effetti ogni pubblica amministrazione è giusto che non abbia disavanzo, perché significherebbe che c'è stata una gestione inadeguata, ma neanche avanzo perché significherebbe che non sono stati spesi tutti i soldi per dare una adeguata assistenza ai pazienti.
Tuttavia, dai dati (rigorosamente prelevati dagli atti con cui negli anni è stato approvato il rendiconto), vediamo che c'è stato un aumento rilevante della spesa. 
Allo scopo di cercare di comprendere le motivazioni di detto aumento nei prossimi giorni  cercherò di analizzare i numerosi dati pubblicati anche perché in alcuni casi i pazienti hanno percepito una riduzione della quantità e della qualità di taluni dei servizi erogati.