giovedì 30 novembre 2017

LE NUOVE POLITICHE AGRICOLE DELL'EUROPA

La Commissione europea ha lanciato una consultazione sul futuro della politica agricola comune (PAC), al fine di meglio comprendere in cosa l'attuale politica avrebbe potuto essere semplificata e modernizzata. Durante i tre mesi di consultazione, la Commissione europea ha ricevuto più di 320 000 risposte, per lo più da individui. Dalla consultazione è emerso che la maggior parte dei rispondenti voleva mantenere una forte PAC a livello dell'Unione europea, ma che era necessario semplificarla, renderla più flessibile e più focalizzata sull'affrontare le sfide chiave della garanzia di un equo tenore di vita per gli agricoltori, della protezione dell'ambiente e della lotta contro i cambiamenti climatici.
Jyrki Katainen, vicepresidente responsabile per l'Occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha dichiarato: “La politica agricola comune ci accompagna dal 1962. Pur assicurandoci che continui a produrre, ad esempio, alimenti salutari e gustosi per i consumatori e a creare occupazione e crescita nelle aree rurali, la PAC deve anche evolversi insieme alle altre politiche. La nostra proposta, a partire dai risultati di ampie consultazioni con le parti interessate, costituisce un passo importante verso la modernizzazione e la semplificazione della PAC. Il nuovo modello di erogazione introdotto dalla Commissione garantirà una maggior sussidiarietà agli Stati membri e li invita a stabilire Piani strategici all'interno della PAC che finanzieranno azioni nell'ambito del pilastro I e pilastro II, consentendo così la semplificazione, una migliore coerenza e il monitoraggio dei risultati.”
Phil Hogan, commissario per l'Agricoltura e lo sviluppo rurale, ha dichiarato: “La comunicazione di oggi garantisce che la PAC raggiungerà obiettivi nuovi ed emergenti come la promozione di un settore agricolo intelligente e resiliente, il rafforzamento della tutela ambientale, dell'azione per il clima e del tessuto socioeconomico delle aree rurali. Segna inoltre un importante cambiamento di scala nell'implementazione della PAC: un nuovo sistema sostituirà quello attuale dando agli Stati membri e alle regioni un maggiore grado di sussidiarietà.”
Pur mantenendo l'attuale struttura a due pilastri, il nuovo approccio, più semplice e flessibile, definirà le azioni dettagliate per il raggiungimento di questi obiettivi convenuti a livello dell'UE. Dopodiché, ogni paese dell'UE svilupperà il proprio piano strategico – approvato dalla Commissione - precisando come intende raggiungere gli obiettivi. Piuttosto che sulla sorveglianza regolamentare, l'attenzione sarà più concentrata sul monitoraggio dei progressi e sull'assicurarsi che i finanziamenti siano focalizzati su risultati concreti. Passare da un approccio unico a un approccio su misura significa che la politica e le sue implicazioni reali saranno più vicine a chi la implementa sul campo.
Il sostegno agli agricoltori continuerà attraverso il sistema dei pagamenti diretti. La comunicazione non pregiudica né il dibattito sul futuro delle finanze UE né i contenuti della sua proposta per il prossimo quadro finanziario pluriennale (QFP). Senza essere esaustiva, la comunicazione esplora alcune possibilità per garantire un sostegno equo e più mirato al reddito degli agricoltori.
I cambiamenti climatici e le pressioni sulle risorse naturali continueranno a colpire l'agricoltura e la produzione alimentare. Le PAC future dovrebbero riflettere ambizioni più alte per quanto riguarda l'efficienza delle risorse, la protezione dell'ambiente e le azioni per il clima.
Altre proposte includono:
Incoraggiare l'utilizzo di tecnologie moderne a sostegno degli agricoltori sul campo e garantire maggiore trasparenza del mercato e sicurezza
Maggiore attenzione agli sforzi per incoraggiare i giovani a diventare agricoltori, da coordinarsi con le competenze proprie degli Stati membri in settori quali la tassazione fondiaria, la pianificazione e lo sviluppo delle competenze
Rispondere alle preoccupazioni dei cittadini in merito alla produzione agricola sostenibile, incluse salute, alimentazione, sprechi alimentari e benessere degli animali
Ricercare azioni coerenti in linea con la dimensione globale della PAC tra le politiche, in particolare in materia di commercio, migrazione e sviluppo sostenibile
Creare una piattaforma a livello dell'UE sulla gestione del rischio per aiutare al meglio gli agricoltori a far fronte all'incertezza dovuta ai cambiamenti climatici, alla volatilità del mercato e ad altri rischi
Le proposte legislative pertinenti che attueranno gli obiettivi indicati nella comunicazione saranno presentate dalla Commissione entro l'estate 2018, dopo la proposta di QFP.

lunedì 27 novembre 2017

L'ENTE PARCO DEL CIRCEO DESTINA QUASI UN MILIONE DI EURO PER NUOVI PROGETTI

Grazie all'avanzo di amministrazione dello scorso esercizio la Direzione dell'Ente Parco ha deciso una serie di interventi, progetti, restauri e borse di studio per utilizzare al meglio circa un milione di euro (950mila per l'esattezza). 
Una cifra inserita nei capitoli d'investimento che necessita di essere impegnata entro la fine del 2017, tempi stretti dovuti al ritardo con il quale la Comunità del Parco ha potuto approvare il conto consuntivo.
Da quanto si apprende sul sito web dell'Ente gli obiettivi di investimento sono molteplici, il Presidente dell'Ente Parco Gaetano Benedetto ed il Direttore Paolo Cassola hanno definito 19 punti su cui verrà impiegato l'avanzo di amministrazione.
Circa 70mila euro verranno destinati al contrasto dello Xylosandrus compactus, coleottero alloctono responsabile delle patologie vegetali che hanno determinato vasti disseccamenti soprattutto sul Promontorio.
Un'altra importante priorità sarà il contenimento degli ungulati (cinghiali e daini) nella Foresta demaniale attraverso prelievi selettivi e la realizzazione di interventi per prevenire danni all'agricoltura e pericoli per la viabilità delle zone adiacenti.
Il piano per la gestione degli ungulati prevede nel 2018 un investimento di 150mila euro per i daini con un rafforzamento del sistema di recinzioni, in cui sosteranno i cervidi in attesa degli interventi selettivi che coinvolgeranno in una seconda fase anche i cinghiali per un'ammontare di ulteriori 75mila euro.
Saranno effettuate opere di risanamento e potenziamento delle infrastrutture, sarà migliorato il tratto della cosiddetta "strada interrotta" tra Rio Martino e via della Lavorazione con la collocazione di tabelle riguardanti l'abbandono dei rifiuti, l'attraversamento delle dune, i fuochi. Gli osservatori faunistici, i punti di accesso e le passerelle per raggiungere la spiaggia saranno ripristinati, con un eventuale sostegno del Comune di Sabaudia.
L'isola di Zannone dovrebbe divenire più accessibile, previo accordo con il Comune di Ponza, grazie alla realizzazione di un approdo stagionale e la sostituzione della tabellonistica danneggiata.
Il Museo del Parco presso il centro visitatori sarà destinatario di 10mila euro per la realizzazione di una sezione dedicata all'archeostoria e sono previsti sostegni economici alla Soprintendenza dei beni Culturali per migliorare ed implementare la fruizione dell'area archeologica di Domiziano.
Per quanto riguarda Villa Caetani di Fogliano saranno stanziati fondi per la realizzazione di una copertura temporanea in attesa dei lavori di restauro veri e propri.
Nell'ottica di promuovere il territorio e l'educazione ambientale, saranno finanziate borse di studio per favorire la ricerca, lo studio, l'informatizzazione e specifici progetti socio-economici.

L'ENTE PARCO DEL CIRCEO E LA DIRETTIVA BOLKESTEIN

Dal sito web dell'Ente Parco Nazionale del Circeo si apprende che la Direzione promuove una serie di workshops sulla Direttiva Bolkestein e le sue ricadute. 
L'obbiettivo è quello di proporre, con spirito di servizio e di collaborazione istituzionale, incontri tecnico-giuridici riunendo i diversi "addetti ai lavori", sia pubblici che privati, interessati dalla Direttiva, con particolare attenzione alla applicabilità nelle aree demaniali del Parco, esaminando le criticità e le possibili virtuose modalità con cui affrontarla. 
La finalità è quella di favorire la condivisione e lo scambio di informazioni, attraverso un percorso partecipato e funzionale, tra coloro che in Italia stanno già lavorando sul tema Bolkestein, con approcci ed esperienze interessanti, e tutti i vari stakeholder che operano all'interno del territorio del Parco Nazionale del Circeo.
Il primo incontro, tenutosi il 22 novembre, è stato dedicato in particolare agli operatori economici e loro rappresentanti, sarà illustrata l'esperienza della realtà toscana che, per prima in Italia, ha approvato una legge specifica (LRT 31/2016) su queste problematiche, fornendo una soluzione ritenuta da molti originale e innovativa e che fa sempre riferimento a norme e leggi nazionali ancora in vigore.

PREVENIRE IL DISSESTO DEI COMUNI: LA DELIBERA DELLA REGIONE LAZIO

La dichiarazione di dissesto per ogni Comune è sempre una scelta molto dolorosa per tutta la comunità e comporta un periodo di gravi difficoltà per amministrare.
Consapevole di questo la Giunta Regionale con la deliberazione n. 750 del 21/11/2017, ha approvato l’Allegato Tecnico per l’accesso al Fondo per prevenire il dissesto finanziario dei comuni e l’attribuzione del relativo contributo – ai sensi di quanto previsto dall’articolo 1, commi da 76 a 79, della LR 12/2011, come modificato dall’articolo 1, commi 1 e 2, della LR 9/2017.
Qui trovate la deliberazione:
DGR 750/2017

UNA ORDINANZA DELLA CASSAZIONE SUGLI INCIDENTI PROCURATI DALLA FAUNA SELVATICA

Quando si attraversa un Parco naturale occorre fare attenzione agli animali selvatici in quanto, secondo la Cassazione se l'ente gestore ha posto tutte le segnalazioni necessarie, occorre procedere con prudenza per non scontrarsi con la fauna.
Solo nel caso in cui manchino le segnalazioni può essere citato in giudizio l'ente gestore. 
CASSAZIONE III CIVILE ORDINANZA 27543/2017

domenica 26 novembre 2017

IL RAPPORTO SULLA QUALITA' DELLA VITA CURATO DALL'UNIVERSITA' DI ROMA PER CONTO DI ITALIA OGGI

Come di consueto con l'avvicinarsi della fine dell'anno cominciano ad apparire i primi aggiornamenti sulle varie graduatorie comunali.
La più attesa è sempre quella sulla qualità della vita di Italia oggi
Dal comunicato inviato alla stampa leggiamo che, dopo la parentesi dell'anno passato (allora vinse Mantova) la città di Bolzano ha riguadagna la medaglia d’oro nella classifica annuale curata dal dipartimento di statistiche economiche dell’Università La Sapienza di Roma per conto di ItaliaOggi, con il supporto di Cattolica Assicurazioni. 
Bolzano era già stata al primo posto nel 1999 (prima edizione dell’indagine), nel 2001 e nel 2007. 
In tutte le altre edizioni ha comunque mantenuto posizioni di vertice. 
Da quanto risulta dall'indagine il merito del primo posto è dovuto ai seguenti elementi: ambiente, lavoro, tempo libero, scuola e finanza, solo per citare alcuni indicatori che hanno reso migliore la vita dei cittadini. 
Considerando la seconda e terza posizione, rispettivamente di Trento e Belluno (stabili rispetto alla precedente edizione dell’indagine), verrebbe da commentare «nulla di nuovo sotto il sole», se non fosse per il cambiamento in coda alla classifica: è Trapani la 110ª provincia italiana. Qui la qualità della vita è insufficiente in sette dimensioni su nove (affari e lavoro; ambiente; disagio sociale e personale; servizi finanziari e scolastici; sistema salute; tempo libero, tenore di vita). 
Precedono Medio Campidano, in discesa, e Napoli, stabile al terzultimo posto. 
A questo proposito, i grandi centri procedono a doppia velocità: da un lato Roma, che a sorpresa migliora la sua posizione (21 posti in salita al 67° posto), dall’altro Torino e Milano, in lieve discesa (rispettivamente al 77° e 57° posto), e poi Napoli, appunto, che mostra una sostanziale stabilità in fondo alla classifica. 
Proprio nella contrapposizione fra grandi e piccoli centri urbani sta una delle principali tendenze confermate in questa edizione. 
Quindi non più un Centronord avanzato contro un Mezzogiorno povero, quanto piuttosto province minori, collocate trasversalmente lungo tutta la Penisola, caratterizzate da dinamicità imprenditoriale (e non solo), a cui fanno da contraltare i grandi centri metropolitani, più statici e con condizioni meno accettabili
Per quanto riguarda il Lazio la prima è Rieti al 56° posto, segue Viterbo al 64° , Roma al 67° poi Latina all'81° e infine Frosinone all'83°.
Il rapporto lo trovate qui:
ITALIA OGGI: RAPPORTO SULLA QUALITA' DELLA VITA

martedì 21 novembre 2017

ISPRA: RAPPORTO SULLO SPRECO ALIMENTARE

L'ISPRA  ha pubblicato un rapporto sullo spreco alimentare di cui riporto la sintesi elaborata dallo stesso istituto.
Nel mondo, secondo la FAO, nel 2007 un terzo della massa dei prodotti alimentari (un quarto se espressi energia) è sprecato (1.6 miliardi di tonnellate, circa 660 kcal/procapite/giorno, per un valore di circa 700 miliardi di euro), dalla produzione al consumo. Lo spreco alimentare genera effetti socio-economici e ambientali molto significativi. Allo spreco alimentare sono associate emissioni di gas-serra per circa 3,3 miliardi di tonnellate (Gt) di anidride carbonica (CO2), pari a oltre il 7% delle emissioni totali (nel 2016 pari a 51.9 miliardi di tonnellate di CO2). Se fosse una nazione, lo spreco alimentare sarebbe al terzo posto dopo Cina e USA nella classifica degli Stati emettitori. In Italia, come nel resto del mondo, lo spreco alimentare è stato per lungo tempo ampiamente sottostimato, poco indagato e documentato. Negli ultimi anni sta guadagnando l’attenzione in diversi ambiti, anche per via della crisi economica globale e il cambiamento globale incluso quello climatico, considerato come uno dei principali problemi ambientali e socio-economici che l’umanità si trova ad affrontare. Tra le priorità ONU per lo sviluppo sostenibile c’è il dimezzamento (in energia alimentare pro capite) entro il 2030 degli sprechi globali in vendita al dettaglio e consumo e (genericamente) la riduzione di perdite in produzione e fornitura. In Italia, tra i pochi Paesi UE, è stata approvata una delle prime leggi per contrastare il fenomeno (L. 166/2016). La riduzione dello spreco alimentare a scala globale contribuirebbe in maniera decisiva a tagliare le emissioni di gas serra e raggiungere gli obiettivi di breve e lungo termine dell’Accordo di Parigi, limitando alcuni degli impatti del cambiamento climatico, tra cui gli eventi estremi come alluvioni e prolungati periodi di siccità e l’innalzamento del livello del mare. È per questo che ISPRA ha avviato una ricerca sul tema ed ha prodotto un primo rapporto tecnico, dal titolo “Spreco alimentare: un approccio sistemico per la prevenzione e la riduzione strutturali” che viene presentato oggi. Lo studio ritiene che lo spreco alimentare in Italia, se misurato in termini energetici, sia stimabile intorno al 60% della produzione iniziale. Il rapporto ISPRA fornisce dati e informazioni sull’impronta ecologica dello spreco. Esso incide sul deficit di biocapacità (ossia la capacità potenziale di erogazione di servizi naturali) per più del 58% globalmente, del 30% nell’area del Mediterraneo e del 18% in Italia, dove da solo impiega più del 50% della biocapacità del Paese. I suoi effetti ambientali sono associati soprattutto alle fasi iniziali della catena di produzione agroalimentare. Dopo quasi mezzo secolo dalla cosiddetta Rivoluzione Verde, che ha pure avuto il merito di incrementare la produttività agricola, è sempre più evidente che i sistemi alimentari - soprattutto quando hanno assunto forme d’insostenibilità e intensificazione - sono stati una delle cause scatenanti dell’alterazione dei processi climatici, dei cicli dell’azoto e del fosforo, della perdita dell’integrità biologica, della riduzione della disponibilità di acqua, del consumo di suolo fertile. Il rapporto ISPRA contiene inoltre dati sugli effetti ambientali. La tendenza globale dal 2007 al 2011 indicherebbe un notevole aumento di sprechi tra produzione e fornitura (+48%), una sovralimentazione in fortissimo aumento (+144%) e uno spreco in consumo e vendita al dettaglio che diminuisce del 23%. Del 44% di spreco globale, il 24% è causato da inefficienza di allevamenti animali, pari al 55% degli sprechi totali, in Europa arriva a toccare il 73% degli sprechi e in Italia il 62%; l’inefficienza di conversione di input edibili in derivati animali è nel mondo circa il 64%, in Europa e Italia circa il 77%. Nel mondo la sovralimentazione media rappresenta il 10% del consumo e arriva al 14% in Europa, al 16% in Italia. Mediamente agli aumenti del fabbisogno alimentare si risponde con eccessi crescenti di forniture, consumi e ancor più raccolti, generando aumenti esponenziali di spreco. Al contrario con la riduzione di produzione e forniture calano anche gli sprechi. Nel fabbisogno alimentare, l’Italia continua a perdere terreno: il tasso di auto-approvvigionamento (rapporto percentuale tra la produzione interna e il fabbisogno alimentare nazionale) è sceso all’80%, soprattutto in conseguenza dell’esodo rurale e dell’abbandono agricolo. L’Italia è, infatti, al primo posto in Europa per abbandono rurale agricolo: la Superficie agricola utilizzata (SAU) è diminuita negli ultimi trent’anni del 22%. Gli studi, le analisi sullo spreco alimentare sono relativamente recenti e la documentazione e i dati sono ancora parziali e limitati e fanno emergere notevoli diversità di approcci concettuali e metodologici, che portano inevitabilmente a stime diverse. È necessario quindi uno sforzo di approfondimento, di documentazione e di armonizzazione (a partire dalla stessa definizione di spreco alimentare. Il rapporto dell’ISPRA lo definisce come la parte di produzione che eccede i fabbisogni nutrizionali e le capacità ecologiche ed include nello spreco elementi edibili basilari ma poco considerati, come sprechi per “non rese” produttive e perdite prima dei raccolti, sovralimentazione nel consumo, perdita nutrizionale, perdite nette di prodotti usati in allevamenti, usi industriali ed energetici, sprechi di acqua potabile. I dati del Rapporto ISPRA indicano approssimativamente che per evitare di abusare delle capacità biologiche sia necessario ridurre gli sprechi su tutta la filiera produttiva per almeno un terzo degli attuali nel mondo, di un quarto in Italia. Nei sistemi alimentari locali, ecologici, solidali e provenienti da piccole aziende, lo spreco è mediamente 8 volte inferiore a quello delle imprese agricole di grandi dimensioni. È quindi necessario incentivarne la diffusione come principale misura di prevenzione dello spreco.

lunedì 20 novembre 2017

I PRIMI DATI SULLA RIDUZIONE DELLE SOCIETA' PARTECIPATE

Dal sito del Dipartimento della funzione pubblica si apprende che è stato dato l'addio a una partecipata su tre. Il dato emerge dalla ricognizione straordinaria delle partecipazioni delle pubbliche amministrazioni che si è conclusa il 10 novembre, data entro la quale era prevista la comunicazione al Ministero dell’Economia e delle Finanze dei piani di razionalizzazione delle amministrazioni interessate.
Dei circa 10.500 enti tenuti ad approvare la ricognizione straordinaria stabilita dal nuovo Testo Unico, l’83 per cento del totale ha provveduto alla trasmissione del piano. Le partecipazioni societarie dichiarate dalle amministrazioni pubbliche ammontano a 32.504 e sono riconducibili a 5.791 società.
Dalla verifica risulta che le società a partecipazione diretta delle amministrazioni sono 4.701. Nello specifico:
di 2.558 società in cui gli enti possiedono, singolarmente o nel loro complesso, la maggioranza del capitale, 747 sono le società interessate da procedure di dismissione e 118 le società oggetto di procedure di fusione;
di 2.143 società in cui gli enti, nel loro complesso, non detengono la maggioranza del capitale, 785 sono le società da cui gli enti intendono uscire dalla compagine azionaria.
Oltre alla riduzione del numero di società, la riforma contiene altre norme importanti sotto il profilo della riduzione dei costi, tra cui: il divieto di buonuscite; il divieto di distribuire bonus per chi amministra società in perdita; il divieto di moltiplicare cariche come ad esempio le vice presidenze.

venerdì 17 novembre 2017

IL PIANO ENERGETICO REGIONALE DEL LAZIO

La Giunta regionale del Lazio con Deliberazione 17 ottobre 2017, n. 656 ha provveduto all' adozione della proposta del nuovo "Piano Energetico Regionale" (PER Lazio) e del relativo Rapporto Ambientale, ai fini della Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Si tratta di un documento molto complesso che rappresenta un punto di riferimento per tutti i Comuni i quali in base alla nuova normativa hanno anche la missione di provvedere all'energia e alla diversificazione delle fonti energetiche.

Il Piano regionale è così articolato:
Prima Parte
- Contesto di riferimento, dopo una sintetica descrizione del quadro normativo  europeo, nazionale e delle loro ricadute sugli obiettivi del presente documento, espone le analisi del Bilancio Energetico Regionale, delle infrastrutture elettriche e del gas di trasmissione nazionali presenti nel Lazio e, infine, dei potenziali sia di sviluppo nella produzione energetica da fonti rinnovabili sia di incremento dell’efficienza energetica negli utilizzi finali;

Seconda Parte 
- Obiettivi strategici e scenari è dedicata alla descrizione degli obiettivi strategici generali della Regione Lazio in campo energetico ed all’individuazione degli scenari 2020/30/50 di incremento dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili;

Terza Parte 
- Politiche e programmazione illustra le politiche di intervento che, per il perseguimento degli obiettivi strategici, saranno messe in campo per lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovabili (FER) e il miglioramento dell’efficienza energetica in ciascun ambito di utilizzo finale, riportando focus specifici in merito agli strumenti e ai regimi di sostegno regionali, nazionali e comunitari;

Quarta Parte 
- Monitoraggio e aggiornamento periodico del PER accenna i meccanismi e gli strumenti individuati per il monitoraggio e l’aggiornamento periodico e sistematico del PER, indispensabili non solo al fine di verificare il rispetto degli obiettivi prefissati, ma anche per mettere in campo azioni correttive, anche in funzione delle dinamiche di evoluzione del quadro macroeconomico e politico globale. Il presente documento ha, quindi, natura di Piano in progress che, attraverso le evidenze delle attività di monitoraggio continuo e di valutazione dell’impatto, conoscerà momenti di ricalibrazione, sì da
consentire allo stesso di esercitare con efficacia il proprio ruolo di riferimento chiave per l’obiettivo temporale del 2050;

Quinta Parte 
- Norme tecniche di attuazione espone un quadro riepilogativo dei regolamenti nazionali e regionali per l’ottenimento delle autorizzazioni per la costruzione e esercizio degli impianti da fonti rinnovabili e delle interferenze con le principali pianificazioni di settore di tutela ambientale (acqua, aria e suolo) che per le loro caratteristiche intrinseche sono soggette a condizionare l’evoluzione del sistema energetico regionale.

Il testo completo si trova sul BURL n. 87/2017, SO 2 e 3.

LA REGIONE DETTA LE PROCEDURE DI APPROVAZIONE DEL PIANO DI UTILIZZAZIONE DEGLI ARENILI COMUNALE

Si approssima la fine dell'anno e i Comuni del Lazio ancora non hanno approvato il nuovo PUA nel rispetto del Regolamento regionale n. 19/2016.
La questione assume particolare importanza nelle aree protette nelle quali occorre conciliare la tutela dell'ambiente con una fruibilità sostenibile a fini turistico ricreativi.
La Giunta regionale del Lazio con Deliberazione 24 ottobre 2017, n. 668 ha provveduto all'adozione preliminare della proposta di documento relativo al "Piano regionale di utilizzazione delle aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative" (art. 46 della L.R. 06 Agosto 2007, n. 13). Procedure di approvazione dei Piani di Utilizzazione degli arenili comunali – Modifica della D.G.R. del 18 novembre 2011, n. 543.
Considerato quanto previsto dai commi 3 e 5 dell’art. 11 del D. Lgs. 152/06 e ss.mm.ii., ai fini dell’approvazione del Piano di Utilizzazione degli Arenili Comunale, i Comuni devono procedere secondo quanto di seguito riportato: 

I. Fase Preliminare: 
-adozione preliminare, da parte degli organi competenti del Comune, della proposta di documento relativo al PUA; 

II. Fase di Valutazione Ambientale Strategica: 
- avvio del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica (VAS), di cui agli artt. 12 e 13 del D. DLgs. 152/2006 da parte dell’Amministrazione comunale (Autorità Procedente); 
a) Se la Verifica di Assoggettabilità a VAS, ai sensi dell’art. 12 del Decreto, ha come esito l’esclusione dalla VAS del P.U.A.: 1. l’Amministrazione comunale nei trenta giorni successivi al ricevimento formale del provvedimento di Verifica, obbligatorio e vincolante ai sensi dell’art. 5 co. 1 let. n) del D. lgs. 152/06 e ss.mm.ii.., adotta il PUA tenuto conto delle eventuali prescrizioni previste nel suddetto provvedimento di verifica; 
2. Nei trenta giorni successivi a decorrere dalla scadenza dei termini di cui al punto 1, il piano viene pubblicato. Dell'avvenuta pubblicazione è data notizia mediante avviso pubblicato all'albo Pretorio del Comune. Il Comune può attuare ogni altra forma di divulgazione ritenuta opportuna; 
3. Nei trenta giorni successivi a decorrere dalla scadenza dei termini di cui al punto 2, chiunque può prendere visione della proposta del piano e presentare le proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi. 
4. Nei trenta giorni successivi a decorrere dalla scadenza dei termini di cui al punto 3, l’Amministrazione comunale, sentite le Associazioni locali appartenenti alle Organizzazioni sindacali più rappresentative dei concessionari demaniali marittimi nel settore turistico, delibera l’adozione definitiva del P.U.A. 
5. Terminata questa fase, l’iter di approvazione del P.U.A. continua con la successiva terza tre. 
b) Se la Verifica di Assoggettabilità a VAS, ai sensi dell’art. 12 del Decreto, ha come esito il rinvio a VAS ovvero, se il Piano è sottoposto direttamente a VAS il Comune deve avviare il procedimento di cui all’articolo 13 e seguenti: 
1. apertura della fase di consultazione preliminare dei Soggetti Competenti in materia Ambientale che si conclude con il Documento di Scoping; 
2. adozione e pubblicazione del Piano e del Rapporto Ambientale da parte dell’autorità procedente. Entro il termine di sessanta giorni dalla pubblicazione chiunque può prendere visione della proposta di piano o programma e del relativo rapporto ambientale e presentare le proprie osservazioni in forma scritta, anche fornendo nuovi o ulteriori elementi conoscitivi e valutativi ai sensi dell’articolo 14 del D.Lgs.152/06. 
3. valutazione, durante la quale l’autorità competente, in collaborazione con l’autorità procedente, svolge le attività tecnico-istruttori, acquisisce e valuta tutta la documentazione presenta, nonché le osservazioni, obiezioni e suggerimenti inoltrati ai sensi dell’articolo 14 del d. lgs. 152/2006 ed esprime il proprio parere motivato entro il termine di novanta giorni a decorrere dalla scadenza dei termini previsti, ai sensi dell’articolo 15 del D.Lgs.152/06. 
4. Nei trenta giorni successivi al ricevimento formale del Parere Motivato obbligatorio, l’Amministrazione comunale, provvede all’opportuna revisioni del Piano e del Rapporto Ambientale ai sensi del comma 2, art. 15 del D. Lgs. 152/06; 
5. Nei trenta giorni successivi a decorrere dalla scadenza del termine di cui al punto 4, l’Amministrazione comunale, sentite le Associazioni locali appartenenti alle Organizzazioni sindacali più rappresentative dei concessionari demaniali marittimi nel settore turistico, delibera la proposta di adozione definitiva del P.U.A.; 
6. Terminata questa fase l’iter di approvazione del P.U.A. continua con la successiva terza fase. 

III. Fase di Approvazione: 
1. convocano direttamente, ai sensi della vigente normativa, apposita Conferenza dei Servizi finalizzata all’approvazione del Piano. Alla conferenza dei servizi partecipa il Rappresentante unico regionale (Rur) designato con atto di delega del Presidente della Giunta Regionale ai sensi della vigente normativa regionale D.G.R. del 5 luglio 2016 n. 386; 
2. L’Amministrazione comunale, sulla base delle risultanze della Conferenza dei Servizi, approva il provvedimento finale del P.U.A. Il Piano approvato è depositato presso l’Amministrazione Comunale a disposizione del pubblico. 
Le varianti al P.U.A. sono adottate con la stessa procedura. 

IV. Fase integrativa dell’ufficio: -
Il Comune entro dieci giorni dal provvedimento di approvazione del P.U.A.: 
1. trasmette lo stesso, completo di tutti gli elaborati tecnici e grafici anche su supporto informatico, alla Direzione regionale competente in materia, per la pubblicazione sul B.U.R. 
2. Il P.U.A. pubblicato sul B.U.R. sostituisce il precedente Piano, ovvero parte di esso in caso di Varianti. In quest’ultima ipotesi dovranno essere formalmente evidenziati i punti del P.U.A. modificati e/o integrati dalla Variante al P.U.A. ed alla Regione dovrà essere trasmesso, per la pubblicazione, il nuovo testo del P.U.A. modificato e/o integrato. 
3. Il P.U.A. comunale e/o le Varianti, entrano in vigore dalla data di pubblicazione sul B.U.R.

UNA ESPERIENZA DI BILANCIO PARTECIPATIVO CON VOTO ONLINE

Il Bilancio Partecipativo è uno strumento di democrazia diretta e di coinvolgimento dei cittadini nelle scelte pubbliche, così come previsto dallo Statuto Comunale, e mette a disposizione risorse pubbliche al fine di raggiungere risultati condivisi e verificati.
Mentre molti amministratori locali parlano di progetti di bilancio partecipato,  a Bologna dove la concretezza non è una utopia il 12 novembre scorso è stata attivata una esperienza di voto online per  27 progetti pensati dai cittadini ed elaborati assieme ai tecnici del Comune con il percorso del Bilancio Partecipativo, avviato a Marzo 2017 e composto da 4 fasi: presentazione delle proposte, co-progettazione, voto delle proposte e realizzazione dei progetti.
Dopo il percorso di incontri nei quartieri la fase della co-progettazione e della presentazione dei progetti, si passa dunque al voto. A disposizione ci sono 150.000 euro per ogni Quartiere della città per un totale di circa 1 milione di euro.
L'elenco dei progetti riserva la scoperta di luoghi della città poco conosciuti, ma di grande valenza sociale. Ed è proprio su questo che si sono concentrati gli interessi e i desideri dei 1.700 cittadini che hanno partecipato ai Laboratori di quartiere: la possibilità di riqualificare spazi e aree verdi per dare loro una rinnovata capacità di essere luoghi di incontro.
Tutte le persone che vivono a Bologna o hanno in città la sede del proprio lavoro, i cittadini di origine straniera e i giovani a partire dai 16 anni di età, potranno votare fino al 27 novembre il progetto preferito: quelli più votati saranno finanziati e realizzati.

giovedì 16 novembre 2017

I POSTI LETTO DEGLI OSPEDALI: UN CONFRONTO TRA LATINA E FROSINONE

In questi giorno è stato pubblicato il nuovo atto aziendale della ASL Latina dal quale si rileva una ulteriore riduzione di posti letto nelle strutture pubbliche. 
In questi ultimi quindici anni abbiamo assistito alla progressiva chiusura di molti ospedali e alla riduzione dei posti letto andando anche sotto gli standard minimi, inoltre mentre a Frosinone l' offerta di posti letto pubblici è ancora superiore a quella dei posti letto privati, a Latina abbiamo assistito al sorpasso.
Il divario è ancora maggiore se consideriamo che i posti letto di riabilitazione sono quasi tutti in mano ai privati e così pure quelli degli Hospice.

LE DISUGUAGLIENZE DEL SSR DEL LAZIO

Il sistema di finanziamento del Servizio sanitario nazionale è molto complesso ma in line di principio si basa sulla quota capitaria pesata, il che significa che un anziano per l'assistenza sanitaria ha un costo medio superiore a quello di una persona di 30 anni. 
Da qui vediamo quindi come l'Azienda sanitaria di Rieti che una una popolazione anziana molto numerosa ha una quota capitaria pesata maggiore delle altre.
Le ASL romane ricevono anche quote aggiuntive per la presenza di strutture di eccellenza che attraggono pazienti da altre ASL per cui guadagnano anche sulla mobilità attiva.
Inoltre a Roma sono presenti anche alcuni Policlinici universitari (Tor vergata, Umberto I, Campus biomedico) , alcuni Istituti di ricovero e cura a carattere scientifico (IFO, Spallanzani, INRCA) ed infine le aziende ospedaliere (San Giovanni-Addolorata, San Camillo-Forlanini, Sant.Andrea, San Filippo Neri).
Quindi come si può comprendere tutte queste strutture pesano sul bilancio regionale molto di più di quelle delle province ed erogano servizi di eccellenza che per i cittadini di Roma sono di facile accesso. 
A ciò si deve aggiungere che se i pazienti delle province si ricoverano in una struttura romana scatta la mobilità per cui il costo viene sottratto alla ASl di provenienza.

ISPRA - RAPPORTO SUL CONSUMO DEL SUOLO

Il 22 novembre p.v, presso l'Università IUAV di Venezia- Palazzo Badoer aula Tafuri, si terrà un seminario di approfondimento sul consumo di suolo. 
L’edizione 2017 del Rapporto sul consumo di suolo in Italia, la quarta dedicata a questo tema, fornisce il quadro aggiornato dei processi di trasformazione del nostro territorio, grazie alla cartografia aggiornata del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPA), che vede ISPRA insieme alle Agenzie per la protezione dell’ambiente delle Regioni e delle Province Autonome, in un lavoro congiunto di monitoraggio svolto anche utilizzando le migliori informazioni che le nuove tecnologie sono in grado di offrire.
Il Rapporto analizza l’evoluzione del consumo di suolo all’interno di un più ampio quadro delle trasformazioni territoriali ai diversi livelli, attraverso indicatori utili a valutare le caratteristiche e le tendenze del consumo e fornisce nuove valutazioni sull’impatto della crescita della copertura artificiale, con particolare attenzione alla mappatura e alla valutazione dei servizi ecosistemici del suolo.

IL REGOLAMENTO EDILIZIO TIPO DEI COMUNI

Nella seduta del 20 ottobre 2016 della Conferenza Unificata è stato approvato, d’Intesa tra il Governo, le Regioni e i Comuni, lo schema di Regolamento edilizio tipo (RET) ai sensi dell'art. 4, comma 1 sexies del D.p.r. 6 giugno 2001, n. 380.
L’art. 2 dell’Intesa disciplina le modalità e i termini di attuazione della stessa, prevedendo un atto di recepimento regionale che preveda i criteri, i metodi, le procedure e i tempi per l’adozione dei regolamenti edilizi da parte dei Comuni. 
A tale atto dovrà seguire l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali entro il termine, comunque non superiore ai centottanta giorni, stabilito dalla Regione.
In questa "corsa" è arrivata prima la liguria.
Nella regione lazio la procedura di recepimento dell’Intesa è stata avviata con la deliberazione n. 839 del 30 dicembre 2016, dando mandato alla Direzione Regionale Territorio, Urbanistica, Mobilità, ad avviare le procedure di consultazione di cui all’art. 70, l.r. n. 38 del 1999, con le Provincie, la Città Metropolitana di Roma Capitale. All’esito di tale consultazione sono pervenute diverse osservazioni da parte degli Enti locali, che sono state valutate al fine della predisposizione dei successivi atti.
Con la deliberazione n. 243 del 19 maggio 2017 la Regione Lazio dà attuazione all’Intesa stessa, recependo lo Schema di RET e le definizioni uniformi; in particolare, si è provveduto a:
- approvare lo Schema di RET, e semplificare a seguito delle osservazioni degli Enti locali;
- controdedurre le osservazioni pervenute (Allegato D);
- recepire le Definizioni uniformi (Allegato A), dettando indicazioni tecniche di dettaglio ai fini della corretta interpretazione di tali definizioni uniformi in fase di prima applicazione e a chiarire taluni aspetti problematici rispetto ai precedenti atti regionali (in particolare Circolare 45/REC) 
- approvare la Raccolta delle disposizioni sovraordinate in materia edilizia, integrata con la normativa regionale vigente, raccolta che dovrà essere pubblicata sul sito web istituzionale e periodicamente aggiornata.
Con la D.G.R. n. 243 del 19 maggio 2017 si stabiliscono, altresì, le procedure e i tempi da seguire per l’adeguamento comunale e si pone una specifica norma transitoria volta a limitare i possibili effetti dell’adeguamento sui procedimenti in itinere. Entro centottanta giorni dalla pubblicazione della citata deliberazione i Comuni dovranno adeguare i propri regolamenti edilizi per conformarli allo Schema di RET e ai relativi allegati, come specificati e integrati a livello regionale. Decorso inutilmente il termine per l’adeguamento comunale, le definizioni uniformi e le disposizioni sovraordinate in materia edilizia trovano diretta applicazione, prevalendo sulle disposizioni comunali con esse incompatibili.
Ai sensi dell’art. 71 della l.r. n. 38 del 1999, gli schemi dei regolamenti edilizi adottati dai Comuni saranno trasmessi alla Provincia di appartenenza o alla Città Metropolitana di Roma Capitale che, entro sessanta giorni dalla data di ricevimento, potranno far pervenire al Comune osservazioni sulla rispondenza ai criteri generali indicati nel presente atto, proponendo eventuali modifiche. Decorso tale termine i Comuni adottano i regolamenti edilizi pronunciandosi motivatamente sulle eventuali osservazioni.
In considerazione della straordinaria situazione venutasi a creare a seguito degli eventi sismici che hanno colpito il centro Italia nel 2016 e nel 2017, si è ritenuto necessario prevedere che per i Comuni della Regione Lazio individuati all’Allegato 1 del decreto legge 17 ottobre 2016, n. 189 (convertito, con modificazioni, dalla legge 15 dicembre 2016 n. 229 - Interventi urgenti in favore delle popolazioni colpite dal sisma del 24 agosto 2016), nonché nelle successive integrazioni, i termini per l’adeguamento decorreranno dalla cessazione dello stato di emergenza.
Fino ad ora sembra che nessun Comune del Lazio abbia ancora recepito il nuovo regolamento.
Sarebbe ora che cominciassero a pensarci.

GLI INDICATORI PER LA VALUTAZIONE DEL BENESSERE EQUO E SOSTENIBILE

Grazie al CNEL e all'ISTAT che per primi hanno iniziato a parlare di benessere equo e sostenibile ora con un decreto del 16 ottobre scorso il Ministro dell'economia e delle finanze, ai fini dell'attuazione dell'art. 10, commi 10-bis e 10-ter, della legge 31 dicembre 2009, n. 196, sono adottati i seguenti indicatori di Benessere Equo e Sostenibile (BES):

1) reddito medio disponibile aggiustato pro capite; 
2) indice di diseguaglianza del reddito disponibile; 
3) indice di povertà assoluta; 
4) speranza di vita in buona salute alla nascita; 
5) eccesso di peso; 
6) uscita precoce dal sistema di istruzione e formazione; 
7) tasso di mancata partecipazione al lavoro, con relativa scomposizione per genere; 
8) rapporto tra tasso di occupazione delle donne di 25-49 anni con figli in età prescolare e delle donne senza figli; 
9) indice di criminalità predatoria; 
10) indice di efficienza della giustizia civile; 
11) emissioni di CO2 e altri gas clima alteranti; 
12) indice di abusivismo edilizio
Ora il BES è stato inserito nella nota di aggiornamento del DEF 2017 e diverrà operativo con l'esercizio 2018.

I CONSIGLIERI COMUNALI HANNO UN DIRITTO DI ACCESSO A TUTTI GLI ATTI CHE POSSANO ESSERE UTILI ALL'ESPLETAMENTO DELLE LORO FUNZIONI

Il Tar Puglia - Lecce, sezione II, con sentenza n. 1745/2017 si è pronunciato sulla legittimità dell'istanza di accesso formulato da un consigliere comunale alla corrispondenza con la Corte dei conti. 
Al riguardo il Collegio ha  sentenziato che secondo un consolidato indirizzo giurisprudenziale i consiglieri comunali vantano un non condizionato diritto di accesso a tutti gli atti che possano essere d'utilità all'espletamento delle loro funzioni; ciò anche al fine di permettere di valutare -con piena cognizione- la correttezza e l'efficacia dell'operato dell'Amministrazione, nonché per esprimere un voto consapevole sulle questioni di competenza del Consiglio, e per promuovere, anche nell'ambito del Consiglio stesso, le iniziative che spettano ai singoli rappresentanti del corpo elettorale locale. In tal senso, va anche evidenziato che: 
a) dalla locuzione "utili", contenuto nell'art. 43 del d.lgs. n. 267/2000, non può conseguire alcuna limitazione al diritto di accesso dei consiglieri comunali, poiché tale aggettivo comporta in realtà l'estensione di tale diritto di accesso a qualsiasi atto ravvisato utile per l'esercizio delle funzioni; 
b) il diritto del consigliere comunale ad ottenere dall'ente tutte le informazioni utili all'espletamento delle funzioni non incontra alcuna limitazione derivante dalla loro eventuale natura riservata, in quanto il consigliere è vincolato al segreto d'ufficio. 
Pertanto, nel caso di specie, è stata ritenuta legittima l'istanza di accesso formulata da un consigliere comunale alla corrispondenza con la Corte dei conti, la quale, peraltro, non aveva in alcun modo segnalato il carattere riservato degli atti in parola.

martedì 14 novembre 2017

NASCE IL PILASTRO SOCIALE EUROPEO DEI DIRITTI

Il 17 novembre si terrà a Goteborg un vertice sociale per l'occupazione e la crescita eque, organizzato dalla Commissione europea d'intesa con il governo svedese e che vedrà la partecipazione delle Parti Sociali europee. Sarà proprio in occasione di questo incontro che i vertici dell'Unione Europea rilanceranno la dimensione sociale al centro dell'agenda e proclameranno il "Pilastro Sociale europeo dei diritti" che punta alla crescita sostenibile, al progresso economico e sociale, alla solidarietà, per promuovere standard sociali e di occupazione sempre più elevati.
Tre la macro aree su cui agirà il Pilastro: pari opportunità e accesso al mercato del lavoro, condizioni di lavoro eque, protezione sociale e inclusione.
In preparazione dell'incontro di Goteborg si è tenuto in questi giorni a Roma a palazzo Rospigliosi  il convegno "L'EUROPA DEI CITTADINI. Per un futuro di inclusione, crescita ed equità sociale". Obiettivo dichiarato dell'evento la promozione di una riflessione plurale e partecipata nella prospettiva di riavvicinare l'Europa ai cittadini, ai loro veri bisogni, alle loro aspirazioni, affinché nessuno sia lasciato indietro.
Da quanto si legge sul sito web del Ministero del lavoro e delle politiche sociali il convegno si è articolato su due sessioni di approfondimento, moderate dal giornalista Lorenzo Robustelli, Direttore di Eunews.
La prima è stata dedicata a "Il futuro sociale dell'Europa, mentre la  seconda sessione si è svolta sul tema "Dare corpo ai principi: quali strumenti legislativi, finanziari e di governance per l'attuazione del Pilastro? Quali priorità per l'Italia?".
Hanno partecipato il Ministro Poletti, i segretari generali delle principali organizzazioni sindacali, e molti esponenti europei.
PER MAGGIORI INFORMNAZIONI SUL PROGETTO EUROPEO ANDATE QUI:

ANCI LAZIO PROMUOVE LE DENOMINAZIONI COMUNALI

ANCI LAZIO  ha aperto un bando per promuovere le denominazioni comunali (De.Co.) ideate dalla visione di Luigi Vigorelli, per la salvaguardia e la valorizzazione delle produzioni di qualità delle quali la regione Lazio è ricchissima, il progetto di Anci Lazio è co-finanziato dal Consiglio regionale con apposito bando.
Forte del successo ottenuto a Expo Milano 2015, quando le De.Co. furono centrali dell’impegno dell’associazione alla kermesse mondiale sul cibo, Anci Lazio ha voluto riprendere il progetto per consolidarlo e renderlo sostenibile nel tempo. Le denominazioni comunali sono uno strumento straordinario che può dare nuova vitalità ai settori agroalimentare ed enogastronomico dei comuni che intenderanno partecipare al progetto. Hanno il ruolo di partner tecnici: Agro Camera (soggetto operativo della Camera di commercio di Roma per il settore agroalimentare) e CREA (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria).
L'obiettivo dell'associazione dei Comuni del Lazio è quello di divulgare e sostenere con determinazione tutte le specialità alimentari tradizionali (PAT) già censite dall'amministrazione regionale, eccellenti dal punto di vista organolettico, ma che per la loro dimensione produttiva ridotta non possono ambire al riconoscimento DOP e IGP.
Ricordiamo che le De.Co. sono un marchio di qualità regolamentato dalla legislazione che norma i marchi collettivi e non sono incompatibili con i marchi europei. Sono soprattutto un ottimo strumento per la valorizzazione del territorio di riferimento e si prestano a molteplici opportunità. Il progetto non si sofferma solo al riconoscimento del prodotto, ma punta ad integrare le azioni di tutela con la valorizzazione dei prodotti, coinvolgendo l'intero tessuto produttivo e commerciale del Comune, con particolare attenzione al turismo, alla ristorazione e alla piccola distribuzione alimentare.

CASE DELLA SALUTE E ASSISTENZA TERRITORIALE

Una novità per le case della salute.
Com'è noto, con un precedente provvedimento è stata confermato l'impegno ad aprire una almeno casa della salute in ogni distretto.
Proprio oggi è giunt ala notizia che il presidente della regione Lazio Zingaretti in data 7 novembre ha adottato, in qualità di commissario ad acta  il decreto n. U00467 avente per oggetto: "Assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale nel Lazio. Documento tecnico di programmazione" con il quale ha inteso:
  • approvare il documento contenete l’offerta attuale e quella programmata per le diverse fattispecie assistenziali territoriali, fatta salva la definizione dei procedimenti autorizzativi e di accreditamento istituzionale tuttora in corso 
  • ridefinire, a conclusione del percorso di riorganizzazione e riqualificazione di cui al DCA n.U00187/2017, il fabbisogno di strutture residenziali e semi-residenziali per persone non autosufficienti, anche anziane.
In particolare nell'allegato "A" è rappresentata la situazione delle Case della salute tra fabbisogno stimato, strutture aperte, programmate e differenza tra fabbisogno e offerta.

lunedì 13 novembre 2017

LE LINEE GUIDA DELL'AUTORITA' GARANTE PER LA PROTEZIONE DEI DATI PERSONALI PER L'APPLICAZIONE DEL NUOVO REGOLAMENTO EUROPEO

L'Autorità garante per la protezione dei dati personali ha reso disponibile una Guida che intende offrire un panorama delle principali problematiche che imprese e soggetti pubblici dovranno tenere presenti in vista della piena applicazione del regolamento europeo, prevista il 25 maggio 2018. Attraverso raccomandazioni specifiche vengono suggerite alcune azioni che possono essere intraprese sin d’ora perché fondate su disposizioni precise del regolamento che non lasciano spazi a interventi del legislatore nazionale (come invece avviene per altre norme del regolamento, in particolare quelle che disciplinano i trattamenti per finalità di interesse pubblico ovvero in ottemperanza a obblighi di legge). Vengono, inoltre, segnalate alcune delle principali novità introdotte dal regolamento rispetto alle quali sono suggeriti possibili approcci in modo da arrivare all'appuntamento del 25 maggio 2018 con le idee più chiare. 

RIPARTITI I FONDI A FAVORE DEGLI ENTI TERRITORIALI PER GLI INTERVENTI SUGLI EDIFICI SCOLASTICI

Sulla Gazzetta ufficiale del 13 novembre è stato pubblicato il Decreto del Ministero dell'istruzione, dell'Università e della ricerca in data 8 agosto recante la ripartizione del fondo di cui all'articolo 25, commi 1 e 2-bis del decreto-legge 24 aprile 2017, n. 50, convertito, con modificazioni, dalla legge 21 giugno 2017, n. 96, recante disposizioni urgenti in materia finanziaria, iniziative a favore degli enti territoriali, ulteriori interventi per le zone colpite da eventi sismici e misure per lo sviluppo in favore delle Province e Città metropolitane per un importo complessivo, pari ad € 321.100.000,00, ripartito tra le annualità 2017, 2018, 2019 e 2020. 
Detta somma va assegnata in considerazione di specifici piani di intervento contenenti progetti di adeguamento/miglioramento sismico degli edifici scolastici presenti nella programmazione nazionale 2015-2017 e di interventi quelli resisi necessari a seguito delle indagini diagnostiche, i cui esiti, ai sensi dell'art. 1, comma 161, della richiamata legge n. 107 del 2015, concorrono alle risorse della programmazione triennale nazionale, presentati dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per la programmazione e la ripartizione del fondo di cui all'art. 1, comma 140, della legge n. 232 del 2016;
DM 8 AGOSTO 2017

domenica 12 novembre 2017

IL COMUNE NON PUO' STIPULARE UN CONTRATTO DI ASSICURAZIONE CONTRO GLI INFORTUNI A FAVORE DI UN CITTADINO CHE VOGLIA SVOLGERE ATTIVITA' DI VOLONTARIATO

Sempre più spesso i cittadini manifestano il desiderio di contribuire con il loro lavoro a migliorare la qualità delle città dove vivono. Com'è noto la questione è stata prevista anche nell'ambito del D.lgs 50/2016, il Codice dei contratti, all'art. 190 peraltro la questione dovrebbe essere regolamentata.
Dopo l'emanazione del D.lgs 117/2017 con cui è stato regolamentato il terzo settore, un sindaco ha posto quesito alla corte dei conti se sia possibile che il Comune paghi l'assicurazione per gli infortuni ad un cittadini che voglia svolgere opera di volontariato.
Al riguardo la Sezione regionale della Corte dei conti per la Lombardia, con delibera n. 281 in data 10 ottobre 2017 ha tra l'altro ritenuto quanto segue:
“Nella prospettiva di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini sulla base del principio di sussidiarietà orizzontale, la legge n. 91/266 ha, infatti, introdotto nell’ordinamento la figura soggettiva delle organizzazioni di volontariato, che persegue finalità di carattere sociale, civile e culturale per il tramite degli aderenti. Costoro devono prestare la propria opera in modo personale, spontaneo e gratuito, senza scopo di lucro neppure indiretto, esclusivamente per fini di solidarietà.”. L’art. 7 della legge-quadro sul volontariato (ora abrogata) prevede la possibilità che “lo Stato, le regioni, le province autonome, gli enti locali e gli altri enti pubblici possono stipulare convenzioni con le organizzazioni di volontariato iscritte da almeno sei mesi nei registri di cui all'articolo 6 e che dimostrino attitudine e capacità operativa”. In tale contesto il comma 3 del medesimo articolo stabilisce espressamente che “la copertura assicurativa di cui all'articolo 4 è elemento essenziale della convenzione e gli oneri relativi sono a carico dell'ente con il quale viene stipulata la convenzione medesima” (PAR 192/2015 della Corte dei conti Lombardia). La disciplina introdotta dal decreto legislativo già richiamato non modifica quella abrogata, nella parte in cui disciplina i rapporti tra la Pubblica Amministrazione e gli enti del Terzo Settore, nel cui ambito sono comprese anche le organizzazioni di volontariato, anzi, per certi aspetti, le disposizioni del decreto rendono più rigorosa la scelta per l’individuazione dell’organizzazione di volontariato con cui convenzionarsi come si vedrà in seguito.
Innanzitutto, il Titolo VII del decreto in commento è dedicato ai rapporti con gli enti pubblici. L’art. 56 dispone che “le pubbliche amministrazioni possono avvalersi delle organizzazioni di volontariato, (ente del terzo settore) per lo svolgimento di servizi ed attività sociali in favore di terzi se più favorevoli rispetto al ricorso al mercato, ma la scelta dell’organizzazione con cui convenzionarsi deve avvenire nel rispetto dei principi di imparzialità, pubblicità, trasparenza, parità di trattamento e deve prevedere il rimborso delle spese effettivamente sostenute, tra cui le spese necessarie per l’assicurazione dei volontari così come espressamente previsto dall’art. 18 che impone alle organizzazioni del terzo settore di assicurare i propri associati e di porre a carico delle P.A. il rimborso dei suddetti costi in caso di convenzionamento”. 
L’art. 18 del Decreto legislativo n. 117/2017 (che replica in buona sostanza l’art. 4 della legge n. 266/1991) dispone che: “(…) gli enti del Terzo settore che si avvalgono di volontari devono assicurarli contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività di volontariato, nonché' per la responsabilità civile verso i terzi. 2. Con decreto del Ministro dello sviluppo economico, da emanarsi di concerto con il Ministro del lavoro e delle politiche sociali entro sei mesi dalla data di entrata in vigore del presente Codice, sono individuati meccanismi assicurativi semplificati, con polizze anche numeriche, e sono disciplinati i relativi controlli. 3. La copertura assicurativa è elemento essenziale delle convenzioni tra gli enti del Terzo settore e le amministrazioni pubbliche, e i relativi oneri sono a carico dell'amministrazione pubblica con la quale viene stipulata la convenzione.” 
Quindi solo in tale contesto, ovvero nell’ambito di una convenzione stipulata con un’organizzazione di volontariato (ente del Terzo Settore), individuata tramite una procedura comparativa, la P.A. può (anzi deve) rimborsare il costo assicurativo sostenuto dall’organizzazione, che deve obbligatoriamente provvedere ad assicurare i propri iscritti (art. 18). Il fatto che nella definizione di volontario, di cui all’art. 17, venga affermato che Il volontario è una persona che, per sua libera scelta, svolge attività in favore della comunità e del bene comune, anche per il tramite di un ente del Terzo settore, e che quindi il volontario possa svolgere liberamente la propria attività, anche se non appartenga ad un ente del Terzo Settore, non consente alla P.A., per il principio di legalità che governala la sua azione, di rimborsare l’onere per le spese assicurative sostenute eventualmente dal volontario, o sostenute direttamente dalla pubblica amministrazione. La norma prevede, infatti, tale onere (rimborso) a carico della P.A. solo per le convenzioni stipulate con le organizzazioni del Terzo Settore, in possesso dei requisiti previsti dalla legge, che hanno l’obbligo di assicurare i volontari della cui opera si avvalgono. 
Nella nuova disciplina, pertanto, non è rinvenibile alcuna disposizione che potrebbe rendere legittimo l’onere assicurativo a carico del comune per la prestazione resa dal singolo volontario, in assenza di una convenzione tra l’ente e il Terzo Settore ed in mancanza di una deroga legislativa che contempli la suddetta possibilità. Pertanto è ancora valida la proposizione, anche dopo l’entrata in vigore del nuovo decreto legislativo sulla disciplina del così detto Terzo Settore, contenuta nel parere della Corte dei conti Sez. Toscana (PAR 141/2016), che, con una sintesi efficace di una molteplicità di disposizioni sul punto, afferma che deve: “ritenersi escluso in radice un autonomo ricorso delle PP.AA. a prestazioni da parte di volontari 'a titolo individuale', perché la necessaria 'interposizione' dell'organizzazione di volontariato, ben lungi da inutili e barocchi formalismi, vale a salvaguardia di interessi che sono di 'ordine pubblico’ e che, come tali, non ammettono deroghe od eccezioni di sorta, ad assicurare, da un lato, che lo svolgimento dell'attività dei volontari si mantenga nei rigorosi limiti della spontaneità, dell'assenza anche indiretta di fini di lucro, della esclusiva finalità solidaristica, dell'assoluta e completa gratuità; e, dall'altro, che resti ferma e aliena da ogni possibile commistione la rigida distinzione tra attività di volontariato e a attività “altre””.

LA STRATEGIA ENERGETICA NAZIONALE 2017

Con D.M. del Ministero dello Sviluppo Economico e del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, è stata adottata la Strategia Energetica Nazionale 2017, il piano decennale del Governo italiano per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico.
Dal sito del Ministero si legge:
La SEN2017 è il risultato di un processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto, sin dalla fase istruttoria, gli organismi pubblici operanti sull’energia, gli operatori delle reti di trasporto di elettricità e gas e qualificati esperti del settore energetico. Nella fase preliminare sono state svolte due audizioni parlamentari, riunioni con i gruppi parlamentari, le Amministrazioni dello Stato e le Regioni. La proposta di Strategia è stata quindi posta in consultazione pubblica per tre mesi, con una ampia partecipazione: oltre 250 tra associazioni, imprese, organismi pubblici, cittadini e esponenti del mondo universitario hanno formulato osservazioni e proposte, per un totale di 838 contributi tematici, presentati nel corso di un’audizione parlamentare dalle Commissioni congiunte Attività produttive e Ambiente della Camera e Industria e Territorio del Senato.
Obiettivi qualitativi e target quantitativi
L'Italia ha raggiunto in anticipo gli obiettivi europei - con una penetrazione di rinnovabili del 17,5% sui consumi complessivi al 2015 rispetto al target del 2020 di 17% - e sono stati compiuti importanti progressi tecnologici che offrono nuove possibilità di conciliare contenimento dei prezzi dell’energia e sostenibilità.
La Strategia si pone l’obiettivo di rendere il sistema energetico nazionale più:
-competitivo: migliorare la competitività del Paese, continuando a ridurre il gap di prezzo e di costo dell’energia rispetto all’Europa, in un contesto di prezzi internazionali crescenti;
-sostenibile: raggiungere in modo sostenibile gli obiettivi ambientali e di de-carbonizzazione definiti a livello europeo, in linea con i futuri traguardi stabiliti nella COP21;
-sicuro: continuare a migliorare la sicurezza di approvvigionamento e la flessibilità dei sistemi e delle infrastrutture energetiche, rafforzando l’indipendenza energetica dell’Italia.
Fra i target quantitativi previsti dalla SEN:
-efficienza energetica: riduzione dei consumi finali da 118 a 108 Mtep con un risparmio di circa 10 Mtep al 2030;
-fonti rinnovabili: 28% di rinnovabili sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015; in termini settoriali, l’obiettivo si articola in una quota di rinnovabili sul consumo elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015; in una quota di rinnovabili sugli usi termici del 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; in una quota di rinnovabili nei trasporti del 21% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015;
-riduzione del differenziale di prezzo dell’energia: contenere il gap di costo tra il gas italiano e quello del nord Europa (nel 2016 pari a circa 2 €/MWh) e quello sui prezzi dell'elettricità rispetto alla media UE (pari a circa 35 €/MWh nel 2015 per la famiglia media e al 25% in media per le imprese);
-cessazione della produzione di energia elettrica da carbone con un obiettivo di accelerazione al 2025, da realizzare tramite un puntuale piano di interventi infrastrutturali;
razionalizzazione del downstream petrolifero, con evoluzione verso le bioraffinerie e un uso -crescente di biocarburanti sostenibili e del GNL nei trasporti pesanti e marittimi al posto dei derivati dal petrolio;
-verso la decarbonizzazione al 2050: rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050;
-raddoppiare gli investimenti in ricerca e sviluppo tecnologico clean energy: da 222 Milioni nel 2013 a 444 Milioni nel 2021;
-promozione della mobilità sostenibile e dei servizi di mobilità condivisa;
-nuovi investimenti sulle reti per maggiore flessibilità, adeguatezza e resilienza; maggiore integrazione con l’Europa; diversificazione delle fonti e rotte di approvvigionamento gas e gestione più efficiente dei flussi e punte di domanda; 
-riduzione della dipendenza energetica dall’estero dal 76% del 2015 al 64% del 2030 (rapporto tra il saldo import/export dell’energia primaria necessaria a coprire il fabbisogno e il consumo interno lordo), grazie alla forte crescita delle rinnovabili e dell’efficienza energetica.
Azioni trasversali
Il raggiungimento degli obiettivi presuppone alcune condizioni necessarie e azioni trasversali:
-infrastrutture e semplificazioni: la SEN 2017 prevede azioni di semplificazione e razionalizzazione della regolamentazione per garantire la realizzazione delle infrastrutture e degli impianti necessari alla transizione energetica, senza tuttavia indebolire la normativa ambientale e di tutela del paesaggio e del territorio né il grado di partecipazione alle scelte strategiche;
- costi della transizione: grazie all’evoluzione tecnologica e ad una attenta regolazione, è possibile cogliere l’opportunità di fare efficienza e produrre energia da rinnovabili a costi sostenibili. Per questo la SEN segue un approccio basato prevalentemente su fattori abilitanti e misure di sostegno che mettano in competizione le tecnologie e stimolino continui miglioramento sul lato dell’efficienza;  
- compatibilità tra obiettivi energetici e tutela del paesaggio: la tutela del paesaggio è un valore irrinunciabile, pertanto per le fonti rinnovabili con maggiore potenziale residuo sfruttabile, cioè eolico e fotovoltaico, verrà data priorità all’uso di aree industriali dismesse, capannoni e tetti, oltre che ai recuperi di efficienza degli impianti esistenti. Accanto a ciò si procederà, con Regioni e amministrazioni che tutelano il paesaggio, alla individuazione di aree, non altrimenti valorizzabili, da destinare alla produzione energetica rinnovabile;
- effetti sociali e occupazionali della transizione: fare efficienza energetica e sostituire fonti fossili con fonti rinnovabili genera un bilancio netto positivo anche in termini occupazionali, ma si tratta di un fenomeno che va monitorato e governato, intervenendo tempestivamente per riqualificare i lavoratori spiazzati dalle nuove tecnologie e formare nuove professionalità, per generare opportunità di lavoro e di crescita.
Investimenti attivati
La Strategia energetica nazionale costituisce un impulso per la realizzazione di importanti investimenti, incrementando lo scenario tendenziale con investimenti complessivi aggiuntivi di 175 miliardi al 2030, così ripartiti:
-30 miliardi per reti e infrastrutture gas e elettrico
-35 miliardi per fonti rinnovabili
-110 miliardi per l’efficienza energetica

sabato 11 novembre 2017

LIMITAZIONE DELLE EMISSIONI ATMOSFERICHE INQUINANTI

Venerdì 10 il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare Gian Luca Galletti, ai sensi della legge di delegazione europea 2015 (legge 12 agosto 2016, n. 170), ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo di attuazione della direttiva (UE) 2015/2193 del Parlamento europeo e del Consiglio del 25 novembre 2015, relativa alla limitazione delle emissioni nell’atmosfera di taluni inquinanti originati da impianti di combustione medi, nonché per il riordino del quadro normativo degli stabilimenti che producono emissioni in atmosfera.
Il provvedimento riguarda in particolare gli impianti con potenza termica nominale compresa tra 1 e 50 MW, indipendentemente dal tipo di combustibile utilizzato, e in via principale detta norme unificate per il controllo delle emissioni di particolari tipi di inquinanti (biossido di zolfo, ossidi di azoto e polveri), attraverso l’aggiornamento dei valori limite di emissione. Inoltre, come prescritto dalla direttiva, sempre al fine di controllare le emissioni, il testo:
razionalizza e semplifica le procedure autorizzative, estendendo la possibilità di ricorrere alle autorizzazioni generali in luogo di quelle ordinarie;
assicura la certezza e l’efficacia del sistema dei controlli;
aggiorna il sistema delle sanzioni, in modo da assicurarne l’efficacia e la proporzionalità.
Il decreto è stato elaborato sulla base di una istruttoria svolta tra il 2016 e il 2017. 
Il tavolo tecnico istituzionale di coordinamento ha consentito un confronto tra autorità statali, regionali e locali competenti sulle emissioni in atmosfera. 
Si è inoltre proceduto ad acquisire i pareri delle competenti Commissioni parlamentari e della Conferenza unificata e al recepimento di alcune osservazioni e condizioni formulate.

TUTELA DEL CONSUMATORE

Il 10 novembre il Consiglio dei Ministri, su proposta del Presidente Paolo Gentiloni e del Ministro della giustizia Andrea Orlando, ha approvato, in esame definitivo, un decreto legislativo che, in attuazione della “legge di delegazione europea 2014” (legge 9 luglio 2015, n. 114), introduce nell’ordinamento nazionale una nuova disciplina sanzionatoria per la violazione delle disposizioni di cui alla direttiva 94/11/CE, concernente l’etichettatura dei materiali usati nelle principali componenti delle calzature destinate alla vendita al consumatore, e al regolamento (UE) n. 1007/2011, relativo alle denominazioni delle fibre tessili e all’etichettatura e al contrassegno della composizione fibrosa dei prodotti tessili.
Il decreto procede al riordino dell’apparato sanzionatorio nel settore tessile per dare certezza della sanzione sia agli operatori che ai controllori, prevedendo anche disposizioni relative alle sanzioni amministrative nel settore delle calzature.
In particolare, vengono previste sanzioni che vanno dai 200 euro, nel caso di informazione non corretta al consumatore finale sui simboli adottati in etichetta per le calzature, fino, nei casi più gravi come la non corretta etichettatura delle calzature e dei prodotti tessili, a 20.000 euro e al ritiro dal commercio dei prodotti già in vendita.
Il testo ha ricevuto il parere favorevole della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano e tiene conto, inoltre, dei pareri espressi dalle competenti Commissioni parlamentari.
Il provvedimento mira anche a tutelare i produttori italiani dalla concorrenza spesso sleale di quelli di altre nazioni.

L'AUDIZIONE DELLA CORTE DEI CONTI IN SENATO SULLA LEGGE DI BILANCIO DELLO STATO PER IL 2018

Con il disegno di legge di bilancio il Governo dà attuazione alla strategia di fiscal policy già chiaramente preannunciata a fine settembre con la Nota di aggiornamento del DEF. Una strategia che, in buona sostanza, opta per un temporaneo rallentamento del percorso di miglioramento del saldo strutturale e di rientro del debito pubblico – rispetto al ritmo previsto nel DEF di aprile - al fine di stimolare una maggiore crescita economica (nel triennio 2018-20 quasi 20 miliardi di Pil a prezzi correnti) ed un migliore quadro occupazionale (oltre 70 mila unità di lavoro in più, sempre nel triennio). Nello scenario proposto con la legge di bilancio, il sostanziale scambio perseguito - minore aggiustamento immediato, maggiore crescita economica e migliori saldi dei conti pubblici futuri – trova concretizzazione: il quadro programmatico, infatti, evidenzia a fine periodo un miglioramento della stessa posizione debitoria, se valutata - come richiesto ai fini europei e come ha senso sotto il profilo economico - in rapporto al Pil (123,9 di rapporto debito/Pil contro oltre il 125 per cento). Naturalmente, il giudizio su tale scelta di fondo non può essere astratto, ma richiede una puntuale valutazione dell’impianto operativo della manovra di bilancio ora all’esame del Parlamento. Perché solo il ricorso ad interventi selettivamente mirati a privilegiare soprattutto gli obiettivi di crescita economica può ritenersi coerente con una decisione molto impegnativa e sottoposta al continuo processo di verifica in sede europea. E, dunque, la Corte ha ritenuto opportuno soffermarsi, con questa audizione, su diversi aspetti che caratterizzano la manovra, con riguardo sia al quadro d’assieme e alla composizione degli interventi che ai principali obiettivi di settore. Nel complesso la manovra si presenta per il 2018 di dimensioni limitate (22,5 miliardi che scendono a 6,7 miliardi al netto del riassorbimento della clausola IVA), confermando il carattere restrittivo della correzione anche se su livelli assoluti contenuti. L’importo maggiore delle risorse è concentrato su alcune principali finalità e conferma, rafforzandole, scelte assunte nel recente passato. Nel 2018 la variazione delle spese nette è comunque marginale (+565 milioni). Al riguardo va osservato che, anche in considerazione del limitato ventaglio delle possibili ulteriori coperture, appare necessario mantenere ferma la dimensione assoluta delle misure proposte. Una scelta importante alla vigilia di un anno che si presenta molto 32 Corte dei conti Disegno di legge di bilancio 2018 impegnativo: per le rilevanti scadenze istituzionali, per il consolidamento e rafforzamento della crescita e per il possibile mutamento di alcune variabili.

venerdì 10 novembre 2017

LA MOSTRA DEL 500 A FIRENZE: DA NON PERDERE

PIETRO BERNINI :
SAN MARTINO CHE DONA IL SUO MANTELLO AL POVERO
A Firenze in questo periodo c'è una bellissima mostra dedicata al 500.
Tra le opere esposte c'è questa scultura che ricorda il famoso episodio di san Martino che divide il mantello militare (la clamide bianca) con un povero seminudo.
Martino era nato a Sabaria Sicca (in Ungheria) in un avamposto dell' impero romano.
Il padre, era un tribuno militare della legione e gli diede il nome di Martino in onore di Marte, il dio della guerra. 
Quando era ancora bambino la famiglia si trasferì a Pavia , dove il padre aveva ricevuto un podere in quanto ormai veterano e in quella città trascorse l'infanzia. 
Nel 331 un editto imperiale obbligò tutti i figli di veterani ad arruolarsi nell'esercito romano. 
Così Martino fu reclutato nelle Scholae imperiali, corpo scelto di 5 000 unità perfettamente equipaggiate: disponeva quindi di un cavallo e di uno schiavo. 
Fu inviato in Gallia, presso la città di Amiens  e lì passò la maggior parte della sua vita da soldato. Faceva parte, all'interno della guardia imperiale, di truppe non combattenti che garantivano l'ordine pubblico, la protezione della posta imperiale, il trasferimento dei prigionieri o la sicurezza di personaggi importanti.
Tra i compiti di Martino seguiva la ronda di notte e l'ispezione dei posti di guardia, nonché la sorveglianza notturna delle guarnigioni. 
Fu durante una di queste ronde nel rigido inverno del 335 che Martino incontrò un mendicante seminudo e gli dette metà del suo mantello per coprirsi.