domenica 29 novembre 2020

L'INDAGINE 2020 DELLA SAPIENZA PER CONTO DI ITALIA OGGI COLLOCA LA QUALITA' DELLA SALUTE DELLA PROVINCIA DI LATINA AL 93° POSTO

Anche quest'anno il quotidiano Italia Oggi ha commissionato all'Università La Sapienza una indagine sulla qualità della vita nelle province italiane, che è stata pubblicata sul numero oggi in edicola.
L'indagine tiene conto di molti fattori ed uno di questi è quello relativo al sistema salute.
L'anno passato la provincia di Latina era stata collocata al 100° posto su 107 province e quest'anno abbiamo la sorpresa di trovarla al 93°: un piccolo passo avanti, anche se siamo sempre molto in  basso nella classifica come si può vedere dall'immagine a lato: anche nella cartina vediamo Latina e Frosinone in blu, il livello più basso.
Non voglio entrare nell'esame dei criteri seguiti (dotazione di posti letto, di apparecchiature diagnostiche, TAC, RMN, ecc.) che potrebbero essere diversi, si potrebbe aggiungere infatti il rapporto personale per mille abitanti (ma anche qui le cose non vanno bene), le liste di attesa (purtroppo tutti conoscono i tempi lunghissimi per certi esami), i tempi di accesso al pronto soccorso (le foto con le file delle ambulanze in attesa sono quasi tutti i giorni sui quotidiani locali), l'elevata mobilità passiva (i pazienti  vanno a curarsi altrove).
Resta il fatto che si tratta di una situazione che la politica locale sembra ignorare pensando che tutto si possa risolvere costruendo un nuovo ospedale, senza rendersi conto che sono ben altre le cure di cui necessita la sanità della provincia.
 

giovedì 26 novembre 2020

LA REGIONE LAZIO APRE LA STRADA DEI PAZIENTI PER ATTIVITA' CHIRURGICHE ED ALTRO VERSO LE CASE DI CURA PRIVATE: QUANTO CI COSTERA'?


Il presidente della regione Lazio con l’Ordinanza n. 64/2020, ha disposto che la dotazione di posti letto per fronteggiare l’emergenza COVID 19 allegata all’ordinanza del Ministro della salute adottata di concerto con il Presidente della Regione Lazio del 21 ottobre, verrà incrementata di ulteriori posti letto identificati dalla Direzione Salute in coordinamento con l’unità di crisi regionale, con conseguente definizione dei trasferimenti di attività tra nodi della rete, riassetto complessivo dell’attività assistenziale derivante dalle riconversioni di presidi, trasferimento delle attività accreditate anche presso strutture autorizzate e correlata riallocazione, anche parziale, dei livelli di finanziamento assegnati.
Conseguentemente il Direttore della Direzione salute ed integrazione sociosanitaria della Regione Lazio con determinazione in data 3 novembre 2020, n. G12910  ha inteso definire i "Rapporti di collaborazione tra Aziende ed Enti del SSR e strutture sanitarie private accreditate e non per l'ospitalità dei percorsi chirurgici NO COVID-19 facenti capo alle strutture delle stesse Aziende Sanitarie per il periodo di emergenza COVID-19".
L'atto è basato sulle seguenti considerazioni:
-che a seguito del regolare monitoraggio dei casi COVID-19 si rileva l’esigenza, manifestata da ultimo nell’ordinanza del Ministro della Salute d’intesa col Presidente della Regione Lazio, di riorganizzare il sistema sanitario, sia attuando misure volte a rallentare la trasmissione del virus SARS-CoV-2, che misure di preparedness e, quindi, di potenziamento del contenimento già attuato, volte alla strutturazione di un sistema di convivenza e adattamento del Servizio Sanitario alla gestione delle patologie in modo combinato con il virus, per pazienti positivi, spesso asintomatici o paucisintomatici;
- quanto previsto dai commi 1, 2 e 3 del dall’articolo 3 D.L. n. 18/2020, convertito con L. n. 27/2020, con riguardo, tra l’altro, al coinvolgimento delle strutture private, accreditate e non, durante il periodo della Emergenza COVID, in modo integrato con le attività erogate dalle aziende pubbliche della regione, sia in termini di eventuale rimodulazione degli accordi contrattuali in essere, sia in termini di sinergia del personale delle stesse strutture private accreditate;
- quanto previsto dal punto 1 della recente Ordinanza Z00064 del 28.10.2020 del Presidente della Regione Lazio con riferimento alla ridefinizione delle attività tra i vari nodi della rete regionale ed alla possibilità di rimodulazione delle attività accreditate anche presso strutture private autorizzate con possibile riallocazione, anche parziale, dei livelli di finanziamento assegnati;
- che l’attuale fase di rilevante criticità interessa anche le attività delle aziende ospedaliere e degli istituti pubblici universitari e di ricerca nonché dei Presidi ospedalieri afferenti alle Aziende sanitarie locali, con conseguente evidenziata necessità di una migliore gestione e progressiva riallocazione/redistribuzione dei propri posti letto (di emergenza e non) afferenti sia a percorsi COVID-19 che a percorsi NO COVID-19;
- che si ritiene opportuno, allo stato, acquisire la collaborazione e favorire l’integrazione dei soggetti erogatori privati accreditati per quanto concerne, in particolare, le attività di area chirurgica NO COVID-19 utili alla gestione delle liste di attesa delle strutture chirurgiche pubbliche nonché, eventualmente, la continuazione dei percorsi NO COVID-19 ivi attivati nei nodi delle reti tempo dipendenti.
Col l'atto citato sono stati approvati i seguenti allegati 
1. “Schema di «Avviso per la manifestazione di interesse rivolto alle strutture sanitarie private»”;
2. “Schema di «Protocollo organizzativo»” da definire e sottoscrivere tra Azienda e struttura sanitaria privata interessata;
2. a) “Indice di «Disciplinare operativo clinico-assistenziale e organizzativo»” sulla base del quale curare la riorganizzazione delle attività da strutturare in coerenza con la/e disciplina/e prevista/e.
In questo modo, con la motivazione dell'urgenza viene ridisegnata la mappa della spedalità privata del Lazio, ma soprattutto si dimostra ai pazienti che, anche se solo per il momento le strutture pubbliche, non sono più in grado di assisterli. 
Ma quando tutto questo sarà finito chi ci dice che quei pazienti torneranno a farsi curare nelle strutture pubbliche ?  
Quanto costerà tutto questo ai cittadini ?
Chi farà i controlli ?

IL TAR LAZIO-ROMA BACCHETTA LA REGIONE PER LE USCAR E ANNULLA PARTE DEL'ORDINANZA Z00009/2020


In data 9 marzo 2020, per far fronte alla emergenza epidemiologica da Covid 19, è stato emanato il
D.L. 14/2020 che all’art. 8 prevede l’obbligo per le regioni di istituire le Unità speciali per la gestione
domiciliare dei pazienti affetti da Coronavirus (c.d. USCA).
Il successivo 17 marzo 2020, la Regione Lazio ha emanato l’ordinanza Z00009 che ha istituito la figura del Referente Covid ed ha attribuito alla Direzione Salute il compito di “valutare” l’eventuale  attivazione delle Unità Speciali di continuità Assistenziale per l’assistenza a domicilio nei pazienti COVID positivi.
Il Ministero della Salute con la circolare prot. N. 7865 del 25 marzo 2020 nella regolamentazione delle “aree territoriali” ha chiarito che “Le Unità speciali di continuità assistenziale USCA, istituite ai sensi dell’art. 8, D.L. 9 marzo 2020 n. 14, svolgono un ruolo essenziale nella gestione domiciliare dei pazienti affetti da COVID-19 che non necessitano di ricovero ospedaliero”.
In data 8 aprile 2020, la Regione Lazio ha emesso la Direttiva prot. 0294221, volta ad istituire le Unità di Crisi per la gestione dell’emergenza epidemiologica da COVID-19, poi appellate USCAR, ed il successivo 20 aprile è stato adottato il Regolamento di dette USCAR che al punto 4 prescrive che: “l’intervento è rivolto alle comunità intese nel senso più ampio del termine: strutture sanitarie e socio sanitarie, RSA, case di riposo, comunità di anziani, comunità religiose, carceri, campi nomadi, residenze per pazienti psichiatrici, disabili, ecc.; solo in situazioni straordinarie, di bisogno non soddisfatto dalle ordinarie modalità organizzative, l’USCAR effettuerà interventi a domicilio".
Nei fatti le USCAR sono state affidate all'INMI Spallanzani, ma il coordinamento è stato affidato ad un medico di medicina generale.
A seguito di un ricorso presentato il TAR del Lazio  da due associazioni, la Sezione IV del TAR di Roma ha ritenuto in parte fondato in quanto la statuizione contenuta nell'art. 8 del citato DL 14/2020, poi trasfuso nell'art. 4 bis della legge 27/2020 non lascia alcun margine di discrezionalità operativa.
Inoltre, secondo il collegio giudicante le Unità di Cura Primarie (UCP) che secondo la Resistente rispondevano adeguatamente all’obiettivo di predisporre l’assistenza diretta ai malati di Covid, in realtà sono aggregazioni professionali formate da medici di medicina generale e da pediatri di libera scelta la cui costituzione è stata incentivata dalla Regione sin dal D.L. 158/2012, che hanno lo scopo di coordinarsi nell’erogazione dell’assistenza per offrire adeguata risposta ai bisogni dei propri pazienti.
Tutte le Regioni hanno provveduto ad istituirle a seguito dell’entrata in vigore del D.L. 189/2012, e ciononostante hanno provveduto a costituire anche le USCA.
La Regione Lazio, invece, con il provvedimento oggetto del ricorso, si è limitata: ad ordinare ai Medici di Medicina Generale associati in Unità di cure Primarie (UCP) o i Pediatri di Libera Scelta associati in Unità di Cure Primarie Pediatriche (UCPP) di individuare un referente COVID il quale riceverà i DPI, in caso sia necessario provvedere a visita medica domiciliare; a prevedere l’utilizzo della app LAZIODOCTOR per COVID quale strumento di consultazione/informazione per tutti i cittadini e quale strumento di telesorveglianza e telemonitoraggio per gli assistiti in corso di valutazione perché esposti al rischio di contagio e per i pazienti COVID-19 positivi, per i quali è stato disposto l’isolamento domiciliare.
Le USCA, così come previste dal legislatore nazionale, rappresentano le figure centrali ed esclusive della gestione dei pazienti COVID non ricoverati in ospedale, consentendo ai MMG e i PLS di continuare a lavorare in piena sicurezza, gestendo soltanto i pazienti NON COVID, tenendosi lontani dal rischio epidemiologico derivante dalla gestione di pazienti con possibile promiscuità e sovrapposizione di patologie. In particolare, dette USCA assolvono alla funzione di coadiuvare, potenziare ed implementare la Medicina del Territorio facendosi carico della gestione – visite domiciliari incluse - dei pazienti affetti da COVID 19 (ovvero sospetti COVID-19) che non necessitano di ricovero ospedaliero. La puntualizzazione della dotazione del ricettario del Servizio Sanitario Nazionale in capo ai medici delle USCA chiarisce la loro natura ad adiuvandum della Medicina del Territorio (cfr. art. 8 D.L. 14/2020 trasfuso nell’art 4 bis della L. 27/2020).
E’ dunque chiaro il rapporto da genus a species delineato in base al suddetto modello organizzativo composito: da un lato i medici di medicina generale, i quali sono deputati alla cura ed alla tradizionale assistenza di carattere generale (NON COVID); dall’altro lato le USCA, le quali esercitano invece una competenza specifica (ed esclusiva) proprio in materia di assistenza COVID di carattere più strettamente domiciliare.
Il Collegio ritiene che  la ratio di una simile distinzione organizzativa e funzionale è sostanzialmente riconducibile ad una duplice esigenza di tutela sanitaria: a) evitare sovrapposizioni di competenze che potrebbero determinare confusione e rallentamenti sia per gli operatori stessi, sia per quella parte della popolazione regionale che, sovente, deve affrontare simili situazioni in condizioni di certo non ottimali anche sul piano psicologico; b) evitare il più possibile che i MMG possano contrarre il virus, così assicurando quella continuità assistenziale di carattere più generale (ossia nei settori NON COVID) che – soprattutto in occasione di questa seconda ondata – si sta purtroppo rivelando sempre più precaria e periclitante. Per tale via alcune malattie – in certi casi anche piuttosto gravi – potrebbero dunque continuare a godere di una certa garanzia di cura ed assistenza.
Né può essere sottaciuto - prosegue poi il Collegio - che la creazione delle USCA ha visto assegnare a ciascuna Regione una adeguata copertura finanziaria specifica: l’art. 17 del D.L. 14/2020 ha previsto una copertura finanziaria complessiva pari ad una spesa di € 660.000.000,00 per l’anno 2020, finanziamento al quale accedono tutte le Regioni; con Decreto Direttoriale del Ministero dell’Economia e delle Finanze del 10 marzo 2020 è stata prevista l’assegnazione alla Regione Lazio di risorse pari ad € 63.902.825,00, pari alla percentuale del 9,68% della quota nazionale d’accesso al fabbisogno sanitario 2019. A tale finanziamento si aggiunge, inoltre, l’incremento per la spesa del personale prevista per il solo rafforzamento delle USCA pari ad € 61.000.000,00 a livello nazionale, come disposto dall’art. 1 co 6 del D.L. 34/2020 “Decreto Rilancio” nella specifica riportata nell’allegato A- tabella finanziaria.
Pertanto il TAR di Roma ha annullato il punto 10 ultimo capoverso dell'ordinanza Z00009 del 17 marzo 2020.
Ora, finalmente la Regione forse si deciderà a dare attuazione al DL 14/2020 che se fosse stato applicato senza interpretazioni di fantasia, forse avrebbe aiutato i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta  a contrastare meglio il virus.


sabato 21 novembre 2020

UMANIZZAZIONE NEL LAZIO PER GLI OSPITI DELLE RSA E DI ALTRE STRUTTURE DI ASSISTENZA O RIABILITAZIONE



La Regione Lazio con una lettera del 20 novembre ha fornito alle strutture di assistenza a persone non autosufficienti anche anziane indicazioni per l'umanizzazione dell'assistenza e per assicurare le risposte alle richieste di informazioni da parte dei Comitati di partecipazione di cui al DCA 8/2011.

In particolare la Regione ha ricordato come con decreto legge 25 marzo 2020 n. 19 sia stato limitato 'accesso di parenti e visitatori in tutte le strutture di ospitalità e lungo degenza residenze sanitarie assistite (RSA), hospice, strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, autosufficienti e non, nonché agli istituti penitenziari ed istituti penitenziari per minorenni. 

Con Ordinanza n. 34/20020 e con il Piano regionale della Fase IV   è stato poi limitato l'accesso dei familiari alle strutture residenziali solo ai casi eccezionali, mentre con la successiva Ordinanza n. Z00053 del 21 luglio 2020 era stata ripristinata la possibilità di visite dei familiari secondo modalità e regole stringenti.

Infine con l'art. 1 comma 9 punto dd) del DPCM 3 novembre 2020 è stato nuovamente limitato l'accesso dei parenti  e visitatori all'interno delle strutture residenziali ai soli casi consentiti dalla direzione sanitaria della struttura.

Tutto ciò premesso la Regione con la nota circolare meglio sopra specificata e tenuto conto dell'esigenza di porre attenzione alla gestione dell'aspetto emotivo ed umano degli ospiti oltre che di favorire l'interfaccia con i Comitati di partecipazione è stato previsto di mettere a disposizione degli ospiti mezzi di comunicazione quali smartphone o tablet per  videochiamate quale modalità alternativa delle visite dei familiari e di attivare una "stanza degli affetti" opportunamente attrezzata per garantire la sicurezza dove pazienti e familiari possano vedersi e parlarsi.

venerdì 13 novembre 2020

MONITORAGGIO CONTINUO DELL'OCCUPAZIONE DI POSTI IN TERAPIA INTENSIVA: REGIONE LAZIO



L'Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) ha avviato un monitoraggio permanente delle terapie intensive da cui risulta che il 34% è occupato da pazienti Covid (-3% rispetto ai dati del 10 novembre), e il valore del 30%, definito come 'soglia critica', viene superato in 10 regioni.
I dati (basati su una rielaborazione di quelli forniti dalla Protezione Civile e che non includono quelli della Basilicata, che risultano non pervenuti) mostrano come la progressiva saturazione dei posti letto, sia nella cosiddetta 'area non critica' che nelle terapie intensive, porti a utilizzare per pazienti Covid quelli che dovrebbero essere dedicati a persone con altre patologie.
Il sito dell'Agenzia ha anche attivato una specifica sezione dedicata alla ricognizione dei provvedimenti in ambito sanitario emanati dalle Regioni a fronte dell’emergenza epidemiologica da Covid-19.
Resta forte la preoccupazione per la curva epidemilogica ed in particolare per il numero dei morti: In una settimana - secondo quanto emerge dal nuovo monitoraggio della Fondazione Gimbe - sono cresciuti del 70% i decessi da Covid in Italia, toccando in 7 giorni quasi i 3.000. In particolare, dal 4 al 10 novembre sono decedute 2.918 persone con infezione da Sars-Cov-2 a fronte delle 1.712 della settimana precedente".
La Regione  Lazio nel  il 21 ottobre 2020 aveva 301 p.l di terapia intensiva che sono stati portati a  532 con l'Ordinanza del 21 ottobre a firma del Ministro Speranza e del Presidente Zingaretti e poi a 901 con la successiva Ordinanza Z00065 del 5 novembre sempre del Presidente Zingaretti.

giovedì 5 novembre 2020

IL MONITORAGGIO DEI LEA E I RISULTATI DELL'ANNO 2018 PER IL LAZIO

Il Ministero della salute ha pubblicato i dati relativi al monitoraggio dei Livelli Essenziali di Assistenza utilizzando i nuovi indicatori.
La valutazione finale per il 2018, si attesta per la Regione Lazio su un punteggio pari a 190 che secondo i parametri di riferimento fissati dal Comitato Lea (range -25 – 225; positivo a 160) risulta positivo e in costante miglioramento, ad esclusione della flessione registrata nel 2013.
Nell’anno 2018 nel complesso la Regione raggiunge valori adeguati, entro i parametri di riferimento, per la maggior parte degli indicatori relativi ai tre livelli di assistenza prevenzione collettiva e sanità pubblica, assistenza distrettuale e ospedaliera.
Si rilevano, come nel 2017, delle criticità nel livello di assistenza della prevenzione, ed in particolare nella sanità animale per gli indicatori ANAGRAFI ANIMALI - Controlli delle popolazioni animali (78,1% -% aziende sottoposte a controllo risultanti da check list 2,36).
Per il livello di assistenza distrettuale, le criticità sono relative al "Numero di posti per assistenza agli anziani" ≥ 65 anni in strutture residenziali per 1.000 anziani residenti (5,9 vs ≥ 10), al "Numero di posti equivalenti residenziali in strutture che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti" (0,37 vs ≥ 0,50) e, come nel 2017, all’indicatore "Numero di posti in strutture residenziali che erogano assistenza ai disabili ogni 1.000 residenti" (0,44 vs ≥ 0,60).
Inoltre, per il livello di assistenza ospedaliera, le criticità sono relative all’indicatore "Percentuale di parti fortemente pre-termine" (22-31 settimane di gestazione) avvenuti in punti nascita senza UTIN in quanto la copertura del flusso informativo CEDAP per l'anno 2018 è pari a 89,74% (inferiore rispetto alla soglia di adempienza pari al 98% definita nell'ambito dell’adempimento C “Obblighi informativi statistici”).

martedì 3 novembre 2020

I POSTI LETTO PERDUTI DAL SERVIZIO SANITARIO REGIONALE NEL 2010 SARANNO RECUPERATI ?


Molti si chiedono dove siano finiti i posti letto della Regione Lazio: come si vede nel 2010 c'erano in totale 25.248 posti mentre dopo gli interventi della presidente Polverini si sono ridotti a 20.818 con una perdita secca di 4.430 per la massima parte del pubblico.
Ora i letti non ci sono più si cerca di correre ai ripari con l' Ordinanza del 21 ottobre 2020 per cercare di dare un letto ai malati di COVID-19, ma non è facile, ecco come saranno ripartiti i post letto aggiuntivi COVID:


In gran parte come si può vedere i nuovi PL finiranno nelle mani dei privati, ma quando finirà il COVID cosa succederà ?

domenica 1 novembre 2020

I COMUNI E IL LAVORO


In questo difficile periodo gli interventi messi in campo dal Governo stanno pesantemente colpendo il lavoro e sempre più persone si ritrovano senza alcuna entrata a seguito del lockdown delle attività che svolgevano.
Molti pensano che i Comuni non possano fare nulla per intervenire in questo campo, ma non è così.
Il d.lgs 118 del 2011, recante Disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi, a norma degli articoli 1 e 2 della legge 5 maggio 2009, n. 42, ha tra l'altro disegnato le spese dei Comuni individuando le relative "missioni" che  rappresentano le funzioni principali e gli obiettivi strategici perseguiti dalle amministrazioni comunali utilizzando risorse finanziarie, umane e strumentali ad esse destinate. I programmi rappresentano gli aggregati omogenei di attività volte a perseguire gli obiettivi definiti nell'ambito delle missioni. 
La 15a missione consiste nei "Servizi per lo sviluppo del mercato del lavoro e formazione professionale".
Purtroppo questa opportunità è interpretata in maniera diversa dagli enti locali per cui ci sono comuni più attivi ed altri che addirittura nel loro bilancio non prevedono questa missione.
In base all’art. 6 del d.lgs. 276 del 2003, i Comuni possono esercitare attività di intermediazione, iscrivendosi nell’apposita sezione dell’Albo nazionale delle agenzie per il lavoro che, a seguito di quanto stabilito dal d.lgs. 150 del 2015, consente anche la possibilità di svolgere attività di ricerca e selezione del personale, nonché di supporto alla ricollocazione professionale.
Inoltre, i Comuni, purché iscritti all’Albo delle agenzie per il lavoro, partecipano alla Rete Nazionale dei servizi per le politiche del lavoro.
Spesso le persone in difficoltà si sentono abbandonate, mentre il loro Comune, se volesse, potrebbe far molto per aiutarle, ma per fare qualcosa sarebbe opportuno che venissero previste somme adeguate e programmati progetti ed interventi per fronteggiare la situazione.
Da un esame delle somme previste in bilancio dai trentatre Comuni della provincia di Latina lo spettacolo non è certo confortante e mette a nudo una situazione che preoccupa per i giorni che verranno, ma uomini di buona volontà potranno cambiare questa situazione.


La ricerca dei dati sui siti dei Comuni in taluni casi è stata resa difficile dalla scarsa trasparenza dei di accesso ai dati a causa dei software utilizzati.