venerdì 31 maggio 2019

PESANTI GIUDIZI DELLA CORTE DEI CONTI SULLO STATO DEL SSN IN MOLTE REGIONI

La Corte dei conti ha pubblicato in questi giorni il proprio Rapporto 2019 sul coordinamento della finanza pubblica. Molto spazio, come sempre è dedicato alla sanità. 
"Sulla base degli esiti delle verifiche infrannuali condotte dai Tavoli di monitoraggio si confermano nel 2017, accanto alle tendenze in miglioramento in numerosi settori, molte delle criticità e limiti riscontrate negli anni precedenti. Guardando alla qualità delle prestazioni fornite dai SSR ed in particolare a quelle rientranti nei Livelli essenziali di assistenza (LEA)30 , permangono in numerose Regioni in Piano elementi di criticità legati all’insufficienza della rete di assistenza domiciliare o di strutture specifiche rivolte ad anziani e disabili, all’eccessivo numero di parti cesarei primari accompagnato da una percentuale ancora elevata di quelli che avvengono in strutture che non garantiscono un’adeguata sicurezza delle pazienti e a livelli di prevenzione, quali misurati dalla popolazione sottoposta a screening oncologici, al di sotto della soglia critica. In recupero invece, dopo il drastico calo osservato negli anni precedenti, peraltro comune anche alle altre Regioni, la copertura delle vaccinazioni in età pediatrica a seguito dell’emanazione del DL n. 70/2017, che ha subordinato l’accesso a scuola alla presentazione della relativa certificazione. Nonostante le carenze ricordate, migliorano nelle Regioni in Piano le prestazioni offerte dal Servizio sanitario, anche se solo l’Abruzzo presenta un punteggio complessivo della “Griglia” LEA in linea con le altre aree del Centro-Nord; il punteggio è comunque aumentato tra il 2016 e il 2017 in Lazio, Molise e Puglia che risultano “adempienti” insieme alla Sicilia mentre, nonostante il miglioramento, la Campania resta al di sotto della soglia minima richiesta". 
"In netto peggioramento la Calabria, anche per l’insufficienza della qualità e copertura dei flussi informativi necessari al monitoraggio: la scarsa qualità dei servizi resi ai cittadini insieme all’accentuarsi di disavanzi finanziari privi di copertura hanno portato, come si è detto, alle misure emergenziali disposte con il decreto-legge 35 del 2019".
Sempre secondo la Corte: "Carenze diffuse si registrano nell’indicatore che misura l’efficacia della rete dell’emergenza territoriale, riferito all’intervallo intercorrente tra la ricezione delle chiamate da parte della Centrale Operativa e l'arrivo del primo mezzo di soccorso: rispetto ad un tempo massimo che deve essere inferiore o pari a 18 minuti, nel 2017 si raggiungevano 21 minuti in Abruzzo e Molise e i 20 minuti in Campania e Puglia; in linea con i tempi richiesti Sicilia e Calabria, che ha segnato sotto questo aspetto un marcato miglioramento; mentre di sotto della soglia si situa il Lazio, con tempi di intervento pari a 16 minuti. Nelle Regioni non in Piano, al di sopra della soglia nel 2016 la Valle d’Aosta (24 minuti), l’Umbria (21 minuti), le Province di Trento (20 minuti) e Bolzano (19 minuti), mentre la Basilicata pur rimanendo al sopra del valore previsto riesce a ridurre i tempi di intervento dai 27 minuti del 2015, che evidenziavano uno scostamento “non accettabile” ai sensi della griglia LEA, a 24".
In contrasto con le affermazioni di qualche assessore regionale secondo la Corte "Nonostante i significativi miglioramenti registrati negli ultimi anni con riferimento alle operazioni dei pazienti con rottura del collo del femore, delle Regioni in Piano solo due (Sicilia e Abruzzo) superano nel 2017 la soglia del 60 per cento dei casi di intervento entro il secondo giorno del ricovero, mentre nelle restanti tale percentuale scende significativamente, ponendosi al 49,3 per cento della Campania e al 31,8 della Calabria. Si allungano i tempi in Lazio e Molise che presentano una percentuale, rispettivamente, del 46,9 e del 23,5 per cento, valore quest’ultimo configurante uno scostamento non accettabile. Nelle altre aree del Paese si evidenziano valori compresi tra il 70 e l’80 per cento, con l’eccezione delle Marche, Basilicata e Sardegna che si situano intorno al 57 per cento, della Liguria al 54 e l’Umbria al 53 per cento".
Ancora fortemente critica l’area degli screening oncologici in alcune Regioni in Piano (Campania, Puglia, Calabria e Sicilia), che presentano scostamenti non accettabili rispetto al valore normale della Griglia LEA; Lazio, Abruzzo e Molise, sia pure in aumento, si attestano sulla soglia minima. Tali criticità sono ascrivibili sia ad una percentuale di estensione alla partecipazione (numero di inviti rispetto alla popolazione target) ancora molto inferiore all’obiettivo del 100 per cento, sia ad un’adesione (numero di soggetti sottoposti a screening rispetto al numero dei soggetti invitati) spesso estremamente contenuta. Pari o al di sopra la soglia richiesta si pongono le restanti Regioni, fatta eccezione la Sardegna che presenta ancora uno scostamento rilevante.
Per quanto riguarda le liste di attesa la corte afferma che "È proseguito anche nel 2018 il monitoraggio delle prestazioni ambulatoriali per valutare il tempo intercorso tra la data di effettiva erogazione della prestazione e quella di prenotazione e quindi di saggiare l’impegno nel garantire l’erogazione di prestazioni entro i tempi appropriati alle condizioni cliniche dei pazienti. Esso ha riguardato 8 prestazioni: visita ortopedica; visita oculistica; visita cardiologica; mammografia; ecografia ostetrica–ginecologica; ecocolordoppler dei tronchi sovraortici; RMN della colonna vertebrale; TAC Torace senza e con contrasto. Dall’analisi aggiornata al novembre 2018 sono derivate le percentuali di garanzia del rispetto dei tempi rilevate a livello nazionale riassunte nella tabella che segue. I risultati sono posti a raffronto con quelli emersi nella analisi svolta nel 2017. Ciò che emerge dal confronto è che pur confermandosi livelli di prestazioni garantite abbastanza elevati, in un solo anno si registra un diffuso peggioramento delle quote. Ciò è particolarmente netto per le prestazioni urgenti, quelle che dovrebbero essere garantite entro 10 giorni. Fatta eccezione per le ecografie ginecologiche, registrano un peggioramento tutte le altre prestazioni. Anche nel caso delle prestazioni differibili la quota peggiora in 3 delle otto specialità. Di qui la rilevanza del tema e l’importanza del nuovo piano nazionale approvato nel febbraio 2019 e che le regioni dovranno recepire in tempi brevi (2 mesi). Nel nuovo Piano si confermano i contenuti di quello 2010- 2012, ma se ne individua altri innovativi".

IL PROGRAMMA REGIONALE VALUTAZIONE ESITI DEGLI INTERVENTI SANITARI E L'ASSISTENZA SPECIALISTICA

L'assistenza specialistica rappresenta uno degli obiettivi dei Livelli Essenziali di Assistenza.
I dati del  Programma della regione Lazio per la valutazione degli esiti degli interventi sanitari (PREVALE) pubblicati in questi giorni, hanno , tra l'altro, puntato i  riflettori sull'assistenza specialistica, un tema che nella provincia di Latina è molto scottante in quanto,  a fronte di una spesa rilevante ci sono liste di attesa molto lunghe ed una mobilità passiva rilevante.
Questo prospetto, a cura proprio di P.Re.Va.L.E. mostra dove finiscono i pazienti della provincia di Latina per avere una risposta alla loro domanda di assistenza specialistica.
Non solo in altre ASL del lazio, ma addirittura in regioni come la Lombardia.
Nonostante le affermazioni trionfalistiche di qualche politico dovrà essere affrontato questo problema al più presto per evitare i viaggi e per contenere la spesa.

L'ANAC INTERVIENE CON UN PROPRIO DOCUMENTO IN MERITO AL D.L. 32/2019 CON IL QUALE SI VUOLE SMANTELLARE IL CODICE DEI CONTRATTI METTENDO A RISCHIO ANCHE LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE NEL SSN


A rischio anche la gestione della prevenzione della corruzione nel SSN a causa delle modifiche pensate dal governo nazionale al Codice dei contratti.
L'ANAC nelle sue PRIME VALUTAZIONI mette accuratamente in evidenza tutti i problemi che si potrebbero venire a creare se fisse approvato il DL 32/2019.
Mentre si propone di ritornare ad un Regolamento unico eliminando il percorso della soft law secondo l'ANAC rimarranno in vigore tutte le linee guida già emanate in relazione ad articoli che non saranno toccati dalla riforma creando un sistema a due forni.
Uno degli obiettivi è quello di eliminare qualsiasi normativa agli affidamenti sotto la soglia europea.
Anche in questo caso l'ANAC ritiene che le modifiche apportate alla disciplina degli appalti sotto-soglia rischiano di non centrare gli obiettivi di snellimento e semplificazione che la novella si prefigge. 
In primo luogo, la riduzione della soglia entro cui è possibile ricorrere alla procedura negoziata per l’affidamento dei lavori amplia l’ambito di applicazione delle procedure aperte, con le conseguenti complessità legate alla gestione di procedure molto partecipate. I contrappesi introdotti non paiono essere del tutto efficaci. Gli effetti acceleratori della preferenza accordata al criterio del prezzo più basso potrebbero rivelarsi di scarso rilievo in quanto impattanti su una percentuale non significativa di affidamenti e potrebbero essere in parte neutralizzati dalla reintroduzione dell’appalto integrato che implica l’utilizzo del criterio o.e.p.v. L’inversione procedimentale, oltre a non essere coerente con un sistema di aggiudicazione al prezzo più basso con esclusione automatica delle offerte anomale che calcola la soglia di anomalia sulla base delle offerte ammesse, implica l’appesantimento procedurale del secondo calcolo della soglia di anomalia, favorisce l’aumento del contenzioso e lascia margini per manovre in grado di condizionare gli esiti dell’affidamento, in sede di soccorso istruttorio, da parte di operatori economici non utilmente collocati in graduatoria e soggetti al controllo dei requisiti. 
A ciò si aggiungono: la riduzione degli obblighi di trasparenza e con essi i controlli sull'esecuzione degli appalti e delle forniture.
Un altro problema riguarda l'eliminazione delle centrali di committenza con il risultato di tornare a stazioni appaltanti di bassa qualità, non in grado di predisporre capitolati adeguati ecc.

giovedì 30 maggio 2019

REGIONE LAZIO: RIMODULATA LA RIPARTIZIONE DEI FINANZIAMENTI PER GLI OBIETTIVI 2018

Con DCA U00174/2019 la regione lazio ha rimodulato la ripartizione del finanziamento degli obiettivi di Piano 2018 come riportato nella tabella allegata.
In particolare per l'azienda sanitaria Latina sono stati ora assegnati i seguenti fondi:
1) “Percorso diagnostico terapeutico condiviso e personalizzato per pazienti con multicronicità”:
€ 2.893.902,92
2) “Promozione dell’equità in ambito sanitario” € 1.002.877,55
3) "Costituzione ed implementazione della rete della terapia del dolore e sviluppo delle cure palliative e della terapia del dolore in età pediatrica": € 992.855,31
4) Piano nazionale prevenzione e supporto al piano nazionale prevenzione: € 2.533.968,90
5) “La tecnologia sanitaria innovativa come strumento di integrazione Ospedale Territorio”
€ 1.208.974,60.
Speriamo che vengano spesi presto e bene.

INAUGURATA LA CASA DELLA SALUTE DI PRIVERNO. MA DOVE E' IL DECRETO DI AUTORIZZAZIONE ?

Dal sito web della regione lazio si apprende è stata inaugurata a Priverno in località Santa Maria delle Grazie una nuova casa della salute.
Il Comunicato stampa recita: "I lavori di ristrutturazione della Casa della Salute di Priverno hanno interessato le palazzine B e C per complessivi 647 metri quadrati.
Nello specifico, nella palazzina B sono a disposizione dei pazienti: 
-il Punto di Primo Intervento;
-due Ambulatori per le UCP dei Medici di Medicina Generale e la sede della Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica).
Nella Palazzina C sono invece a disposizione
-l’Ambulatorio di Riabilitazione e recupero Funzionale (Fisiochinesiterapia);
-l’Assistenza Protesica.
Nella Palazzina centrale, la A, i lavori di ristrutturazione inizieranno nei prossimi giorni e verrà realizzato il CUP, un Punto Prelievi, l’Ambulatorio Infermieristico, gli Ambulatori Specialistici (Cardiologia, Pneumologia, Geriatria, Diabetologia, Oculistica, Otorinolaringoiatria, Endocrinologia, e Nefrologia), la Diagnostica per immagini (Radiologia tradizionale ed ecografia internistica), l’Emodialisi e il Punto Unico di Accesso.
Secondo quanto riportato nel comunicato l'assessore alla sanità D'Amato avrebbe affermato:
“Le Case della Salute stanno registrando un continuo e progressivo aumento degli accessi e i dati sulle prestazioni hanno registrato nei primi tre mesi dell’anno in corso un aumento del 18% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel complesso le prestazioni nei primi tre mesi dell’anno sono state oltre 715 mila. Stiamo compiendo uno sforzo per implementare i servizi territoriali e di continuità assistenziale come gli ambulatori aperti nei weekend e durante le festività e le Case della Salute”.
Purtroppo nell'atto aziendale della ASL Latina non esiste un piano con la pianificazione delle Case della salute a livello provinciale  al fine di adempiere agli impegni assunti con i ministeri vigilanti di aprirne una per ogni distretto e quindi con l'individuazione dei Comuni dove saranno realizzate, dei relativi costi e dei risparmi attesi.
Peccato che nonostante le ricerche fatte sul sito web della regione non sia stato rinvenuto il decreto di autorizzazione della nuova struttura di Priverno.
Si procede ancora nell'anno di grazia 2019 con interventi dettati più dalla politica locale che da moderne tecniche di management aziendale come invece si vorrebbe far credere.
In particolare nel distretto dei Lepini esiste già una casa della salute a Sezze, mentre ancora non si hanno notizie per quanto riguarda altri Distretti e Comuni con popolazione di gran lunga maggiore rispetto a quella di Priverno. 

L'ASSENZA DI PIANO STRATEGICO DELLA ASL LATINA


L'Azienda USL Latina è priva del Piano strategico in quanto quello adottato dal precedente direttore generale Caporossi è scaduto da tempo e il nuovo direttore generale non ne ha adottato uno nuovo 
A ciò si aggiunga che il commissario ad acta per il piano di rientro sulla sanità della regione Lazio con determinazione n. 52/2017 ha   provveduto all' "Adozione del Programma Operativo 2016 - 2018 a salvaguardia degli obiettivi strategici di rientro dai disavanzi della Regione Lazio nel settore sanitario denominato "Piano di riorganizzazione, riqualificazione e sviluppo del Servizio Sanitario Regionale", in base al quale l'Azienda avrebbe dovuto definire il proprio piano strategico per raggiungere gli obiettivi fissati dalla regione e che costituiscono anche impegni con i Ministeri vigilanti per riportare in pareggio il sistema sanitario.  


Il Piano Strategico è quel processo tipico delle aziende private che conduce un sistema a definire le strategie migliori per raggiungere i propri obiettivi in modo efficiente. 
Secondo l’Association for Strategic Planning quando si parla di pianificazione ci si deve riferire ad un processo, ad un insieme di azioni e fasi in grado di trasformare il sistema. 
Quindi un piano può essere modificato in corso d’opera al fine di adeguarlo ad esempio agli scenari che nel frattempo si sono modificati. Si può affermare più volte si ripete il ciclo di elaborazione più si affina il processo manageriale. La progressiva raccolta di documenti e di dati consente la creazione di archivi di informazioni su cui basare i piani. 
I criteri guida su cui si deve basare un piano devono essere i seguenti: 
- Deve essere conosciuto, condiviso e riconosciuto da tutti i membri dell’organizzazione 
- Deve essere di facile comprensione 
- Deve contenere traguardi competitivi ma realistici 
- Deve contenere gli strumenti, le azioni e le procedure per supportare in ogni fase il processo di pianificazione e gestione strategica 
Tutte le aziende adottano piani strategici, ma ciascuna di esse deve farlo in base alle sue peculiarità ed esigenze. 
Naturalmente più l’azienda è complessa e più è opportuno predisporre anche piani strategici per ogni settore. 
Molto interessante ed opportuna è l’adozione della SWOT analysis: tecnica elaborata da A. Humphrey presso l’Università di Standford, utilizzata per valutare i punti di forza (Strengths), debolezza (Weaknesses), le opportunità (Opportunities) e le minacce (Threats) di una organizzazione. 
Per quanto riguarda in particolare la sanità possiamo dire che il Piano Strategico è un documento programmatico che disegna le tappe di sviluppo di ciascuna azienda attraverso un processo sistematico di formulazione degli obiettivi, di individuazione e gestione delle risorse, di definizione delle politiche, attraverso il quale il management deve costantemente confrontarsi con altri attori, rischi e opportunità favorendo la creazione di pratiche partecipative finalizzate non solo a dare una risposta alla domanda di democrazia e trasparenza, ma anche a rafforzare l’aggregazione tra gli attori e con essa la coesione tra i vari ruoli e le varie istanze, allo scopo di costruire in modo condiviso il futuro dell’azienda. 
Per quanto riguarda i sistemi sanitari già nel 1972 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) aveva pubblicato un documento molto interessante. 
I modelli utilizzati nel SSN sono di vario tipo; la differenza è data dalla presenza di regioni in piano di rientro e alte no, ma pesano anche il rapporto pubblico privato esistente, la composizione demografica e il quadro epidemiologico.
Molto importante è il legame tra il piano e i budgets annuali che consentono oltre alla effettiva programmazione con l’individuazione degli obiettivi anche controlli più facili. 
In sostanza un Piano strategico dovrebbe partire da due punti fondamentali:
  • Una chiara individuazione della mission aziendale; 
  • Una compiuta analisi ambientale esterna (epidemiologica e socio-economica) e interna con individuazione dei punti di forza e di debolezza. 
Le linee programmatiche e gli obiettivi dovrebbero partire dalla sostenibilità economica, dall’accessibilità ai servizi per poi affrontare la riqualificazione dell’assistenza territoriale, di quella ospedaliera, della rete di emergenza-urgenza, ecc. 
Per completare il piano molta cura avrebbe dovuto essere posta al monitoraggio con la creazione di un cruscotto aziendale.
Mancando il piano strategico manca anche un business plan e desta meraviglia che si prosegua ad inaugurazioni di nuove strutture in periodo elettorale senza aver prima approvato il relativo piano dei costi/benefici. 
Manca ancora il rendiconto dell'esercizio 2018 mentre la spesa per la specialistica ambulatoriale è elevata (senza che le liste di attesa diminuiscano) e con essa anche quella per la farmaceutica extraospedaliera.

domenica 26 maggio 2019

L'AFFIDAMENTO DEL TRASPORTO DI EMERGENZA : UNA NUOVA SENTENZA DEL CONSIGLIO DI STATO

Il Consiglio di Stato, sezione III con sentenza n, 3131/2019 ha affrontato nuovamente il problema dell'affidamento dei servizio di trasporto infermi.
La questione posta riguardava il trasporto infermi nella regione Veneto. Al riguardo il consiglio ha ritenuto che il servizio di trasporto sanitario di emergenza nella Regione Veneto deve essere assegnato, ex art. 5, c.1, l. reg. n. 26 del 2012, alle associazioni di volontariato
Il Legislatore regionale del Veneto- nell'esercizio della propria potestà legislativa concorrente nella materia della tutela della salute di cui all'art. 117, c. 3, Cost. oltre che in forza delle competenze riconosciutele dall'art. 2, c.1 d.lgs. 30 dicembre 1992 n. 502 - ha previsto ai sensi dell'art. 5, c.1, l. reg. n. 26 del 2012,un "obbligo" di affidamento del servizio di trasporto sanitario di urgenza, alle Associazioni di volontariato che non contrasta con la "possibilità" di tale affidamento, introdotta dal Codice del Terzo Settore e che trova la propria genesi nell'esclusione dall'obbligo della selezione pubblica prevista dalla disciplina comunitaria e dalle pedisseque disposizioni del Codice dei contratti pubblici.

SABAUDIA: I RISULTATI ELETTORALI DELLE ELEZIONI EUROPEE 2019

Pubblicati sul sito web del Comune i risultati delle elezioni europee 2019.
UNA BASSA PERCENTUALE DI VOTANTI: SOLAMENTE IL 49,31%.
Come si può vedere ci sono differenze notevoli rispetto a quelle precedenti riportate nel grafico seguente elaborato da me:


La Lega Nord aveva preso 178 voti ed ora come Lega ne ha presi 3.336.

sabato 25 maggio 2019

L'ATTUALITA' DEL PENSIERO DI GAETANO FILANGIERI NEI COMUNI

GAETANO FILANGIERI
Ritratto di E. Saporetti


Questa mattina, nel corso della presentazione del mio saggio intitolato "Cittadini protagonisti in Comune per Attuare la Costituzione" , nel quale si accenna alla possibilità di inserire negli statuti comunali, oltre ai richiami alla libertà, alla uguaglianza e alla solidarietà, espressione della rivoluzione francese,, anche il concetto della felicità contenuto nelle opere di GAETANO FILANGIERI (San Sebastiano al Vesuvio 22 agosto 1753  – Vico Equense, 21 luglio 1788) e in particolare in “LA SCIENZA DELLA LEGISLAZIONE” .
Purtroppo il pensiero del filosofo napoletano, come quello di altri pensatori del sud è stato quasi cancellato dall'Unità d'Italia mentre rileggendolo lo scopriamo ancora vivo e attualissimo.
I testi dono stati gentilmente letti da Marilina Camuglia che li ha valorizzati vivacizzando l'evento.
«…i prìncipi han cominciato a conoscere che la vita e la tranquillità degli uomini merita maggior rispetto, che c’è un altro mezzo indipendente dalla forza e dalle armi, per giugnere alla grandezza, che le buone leggi sono l’unico sostegno della felicità nazionale, che la bontà delle leggi è inseparabile dalla uniformità…» 
«…formiamo dunque, insieme, un corpo di leggi che stabilisca solidamente la felicità pubblica, e che fissi per sempre la sorte de’ vostri concittadini» 
«Ognuno desidera d’essere il più felice che sia possibile; ognuno dunque desidera d’aver tra le mani un potere che obblighi gli altri uomini a contribuire con tutte le loro forze alla sua felicità e questa è la ragione per la quale desidera di comandarli» 
La prima legge dunque che protegge, dirige e rende utile l’amor del potere ne’ governi liberi e popolari è quella che lascia al popolo intero la scelta di coloro a’ quali egli deve confidare qualche porzione della sua autorità» 
«L’ambizioso in un governo moderato, in un governo dove una savia legislazione ha saputo dirigere questa passione è un eroe che desidera tanta autorità quanta ce ne vuole per far osservare le leggi, per difendere la patria, per mantenerla ne’ suoi diritti, per conservarla nella sua libertà e per richiamarsi con questo mezzo la stima e il riconoscimento de’ suoi cittadini, i quali si sforzeranno a gara per contribuire alla sua felicità».

giovedì 23 maggio 2019

ROBERT KENNEDY GIA' NEL 1968 CONTESTAVA L'UTILITA' DEL PIL

In Italia solo oggi cominciamo a riconsiderare l'importanza del Prodotto Interno Lordo nell'ambito dell'effettivo benessere della Nazione e dall'anno 2019 è stato inserito nel documento di economia e finanza un nuovo indicatore: il Benessere Equo e Solidale (BES), introdotto dal CNEL e dall'ISTAT.
Ma molti anni fa, negli Stati Uniti d'America, nel corso della campagna elettorale per le presidenziali il 18 marzo 1968, in un discorso all'Università del Kansas, Robert Kennedy, candidato per il Democratic Party pronunciò il seguente discorso:  
"Even if we act to erase material poverty, there is another greater task, it is to confront the poverty of satisfaction - purpose and dignity - that afflicts us all… 
Yet the Gross National Product does not allow for the health of our children, the quality of their education or the joy of their play. It does not include the beauty of our poetry or the strength of our marriages, the intelligence of our public debate or the integrity of our public officials. It measures neither our wit nor our courage, neither our wisdom nor our learning, neither our compassion nor our devotion to our country, it measures everything in short, except that which makes life worthwhile"

Traduzione:
«Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell’ammassare senza fine beni terreni. 
Il Prodotto interno lordo non tiene conto della salute dei nostri figli, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago. 
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei nostri rapporti familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri funzionari pubblici. 
Non misura la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la nostra devozione per il nostro paese. 
Misura tutto, in breve, tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta»

LE DISUGUAGLIANZE NELLA PREVENZIONE COLLETTIVA ED INDIVIDUALE



La legge 833/78 prevede tra gli obiettivi più importanti del SSN la prevenzione individuale e collettiva.
Per quanto riguarda la prevenzione collettiva oramai, essendo ampiamente dimostrate le interazioni tra ambiente e salute i dati epidemiologici a disposizione offrono serie statistiche sufficienti perché regioni ed enti locali assumano decisioni responsabili in materia di tutela ambientale. 
Tuttavia questo è in gran parte lasciato alla discrezionalità degli amministratori locali così si creano gravissime disuguaglianze che si ripercuotono sulla salute delle persone
E' sufficiente esaminare i dati epidemiologici di alcune province per rendersene conto.
Per quanto riguarda invece la prevenzione individuale molta attenzione sin dai primi anni della riforma è stata posta ai programmi di screening dei tumori che sono stati anche inseriti tra i livelli essenziali di assistenza. el 2006 il Ministero della Salute ha pubblicato le Raccomandazioni per la pianificazione e l’esecuzione degli screening di popolazione per la prevenzione del cancro della mammella, del cancro della cervice uterina e del cancro del colon retto. 
Molto interessante è la parte relativa alle modalità di chiamata delle persone che rientrano nei range a rischio per assicurare la massima partecipazione di tutte le persone a rischio. 
Purtroppo molte ASL disattendono queste indicazioni venendo a creare delle vere e proprie disuguaglianze.
In base agli ultimi dati pubblicati dall’Istituto Superiore di Sanità grazie al progetto PASSI (Progressi per le Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) riferiti al quadriennio 2015-2018 le differenze territoriali riguardano soprattutto le regioni del Sud rispetto a quelle del Nord.
Si rilevano quindi significative “differenze sociali nella salute e nell’accesso alla prevenzione che si aggiungono alle differenze geografiche a svantaggio delle regioni del Sud e delle Isole, dove povertà e carenza nell’offerta di programmi di prevenzione e di servizi cura si concentrano”.
La percentuale di chi crede di non stare in buona salute passa dal 30 al 43% se povero e scende al 23% fra i più abbienti. Inoltre, il 6% soffre di sintomi depressivi, quota che sale al 14% fra le persone con maggiori difficoltà economiche e scende al 4% fra chi non ne ha.
Secondo l'ISS è significativo “il gradiente geografico Nord-Sud a sfavore delle Regioni meridionali determinato prevalentemente dalla minore offerta di programmi di screening organizzati in queste Regioni.
Nelle Regioni in cui l’offerta di programmi organizzati è ampia (Nord e Centro Italia) è maggiore la quota di persone che fa prevenzione nell’ambito dei programmi organizzati, rispetto alla quota di persone che lo fa per iniziativa spontanea; di contro, nelle Regioni in cui l’offerta di programmi organizzati non è ancora sufficiente e non raggiunge la totalità della popolazione target (come nel Sud Italia), la quota dello screening spontaneo è rilevante e talvolta maggiore, senza però riuscire a compensare la mancanza di offerta dei programmi organizzati, per cui il numero totale di persone che fa prevenzione (dentro o fuori i programmi organizzati) resta comunque più basso che nel resto del Paese”.
In sostanza oltre ad una disuguaglianza causata dalla regione di appartenenza dei soggetti interessati si sommano quella culturale e quella economica.

UNA GRANDE VITTORIA CHE RICHIEDERA' L'IMPEGNO DI TUTTI NOI


Il Consiglio dell'UE ha adottato le misure proposte dalla Commissione per affrontare il problema dei rifiuti marini provenienti dai 10 prodotti di plastica monouso rinvenuti più spesso sulle spiagge europee, ma anche dagli attrezzi da pesca abbandonati e dalla plastica oxodegradabile.
Le norme relative agli articoli di  plastica monouso e agli attrezzi da pesca prevedono misure diverse da applicare a prodotti diversi e collocano l'UE in prima linea nella lotta globale contro i rifiuti marini. Se esistono alternative facilmente disponibili ed economicamente accessibili, saranno esclusi dal mercato i prodotti di plastica monouso come le posate, i piatti e le cannucce. Per altri tipi di prodotto, se ne limiterà l'uso riducendo il consumo a livello nazionale; introducendo prescrizioni in materia di progettazione e etichettatura; e imponendo obblighi di smaltimento e bonifica per i produttori.
A questo proposito Frans Timmermans, vicepresidente responsabile per lo sviluppo sostenibile, ha dichiarato: "In Europa si avverte sempre più l'urgenza di fare il possibile per porre fine all'inquinamento da plastica nei nostri mari. L'Unione europea sta rispondendo a questa chiara richiesta dei nostri cittadini. Abbiamo adottato misure ambiziose e concrete per ridurre l'uso dei prodotti di plastica monouso. Le nuove norme adottate oggi ci aiuteranno a proteggere la salute dei nostri cittadini e a salvaguardare l'ambiente naturale, promuovendo nel contempo modelli di produzione e consumo più sostenibili. Possiamo essere orgogliosi perché l'Europa sta definendo norme nuove e ambiziose che aprono la strada al resto del mondo."
A sua volta Jyrki Katainen, Vicepresidente responsabile per l'occupazione, la crescita, gli investimenti e la competitività, ha aggiunto: "In un'economia moderna dobbiamo ridurre la quantità di rifiuti di plastica e garantire che la maggior parte della plastica utilizzata venga riciclata. Modalità di produzione più innovative e sostenibili creeranno nuove opportunità per le imprese europee, rafforzandone la competitività e la crescita e favorendo la creazione di nuovi posti di lavoro. Una volta attuate, le nuove norme non si limiteranno a contrastare l'inquinamento da plastica, ma consentiranno anche all'Unione europea di diventare il leader mondiale di una strategia più sostenibile in questo settore, dando impulso alla nostra economia circolare."
Infine Karmenu Vella, Commissario responsabile per l'ambiente, gli affari marittimi e la pesca, ha dichiarato: "Le cannucce o le forchette di plastica sono oggetti di piccole dimensioni che possono causare gravi danni duraturi. La legislazione sulla plastica monouso riguarderà il 70 % dei rifiuti marini, scongiurando danni ambientali che ci costerebbero 22 miliardi di € entro il 2030. L'UE ha agito rapidamente e in modo efficace a seguito della proposta presentata dalla Commissione appena un anno fa. In fin dei conti si tratta di un atto legislativo europeo nella sua forma migliore - risponde alla domanda dei cittadini, va a vantaggio del pianeta e dei suoi abitanti e apre letteralmente la strada al resto del mondo."
Le nuove regole sono proporzionate e concepite per ottenere i migliori risultati, in quanto a prodotti diversi si applicheranno misure diverse. Le nuove regole introducono:
-la messa al bando dei prodotti in plastica monouso per i quali esistono alternative sul mercato - bastoncini cotonati, posate, piatti, cannucce, mescolatori per bevande, aste per palloncini, ma anche tazze, contenitori per alimenti e bevande in polistirene espanso e tutti i prodotti in plastica oxodegradabile;
-misure volte a ridurre il consumo di contenitori per alimenti e tazze per bevande in plastica e marcatura ed etichettatura specifiche di alcuni prodotti;
-regimi di responsabilità estesa dei produttori riguardanti i costi di rimozione dei rifiuti, applicati a prodotti come i filtri dei prodotti del tabacco e gli attrezzi da pesca;
-un obiettivo di raccolta separata delle bottiglie di plastica del 90 % entro il 2029 (77 % entro il 2025) e l'introduzione di prescrizioni di progettazione per garantire che i tappi rimangano fissati alle bottiglie, ma anche l'obiettivo di integrare il 25 % di plastica riciclata nelle bottiglie in PET a partire dal 2025 e il 30 % in tutte le bottiglie di plastica a partire dal 2030.
Ora la parola è agli Stati membri.

martedì 21 maggio 2019

CRESCE IN TUTTA ITALIA L'UTILIZZO DELL'INNOVAZIONE DIGITALE IN SANITA'

SLIDE TRATTA DAL REPORT DELL'OSSERVATORIO INNOVAZIONE DIGITALE IN SANITA'
DEL POLITECNICO DI MILANO
Secondo l'Osservatorio per l'innovazione digitale in sanità del Politecnico di Milano la spesa annua per la sanità digitale è arrivata a 1,39 miliardi.
Dall'ultimo rapporto si apprende che gli strumenti digitali entrano anche nella quotidianità dei medici, che li utilizzano per comunicare con i propri pazienti: l’85% dei Medici di Medicina Generale e l’81% dei medici specialisti utilizza la mail per inviare comunicazioni ai pazienti, mentre WhatsApp è usato dal 64% dei primi e dal 57% dei secondi per fissare o spostare appuntamenti e per condividere documenti o informazioni cliniche.
La cartella clinica digitale e il fascicolo sanitario elettronico in quasi tutta Italia sono di uso comune ma purtroppo ciò non avviene ovunque e si cominciano a notare dei gravissimi gap tra le regioni e anche da una provincia all'altra di una stessa regione.
La salute connessa è un modello socio-tecnico per la gestione e la fornitura di servizi sanitari che utilizza la tecnologia per fornire servizi sanitari a distanza. 
La salute connessa, nota anche come tecnologia abilitata per la cura (TEC), mira a massimizzare le risorse sanitarie e fornire maggiori e flessibili opportunità per i consumatori di impegnarsi con i medici e migliorare l’autogestione delle loro cure. 
Utilizza tecnologie facilmente disponibili per fornire assistenza al paziente al di fuori dell’ospedale o del medico. 
La salute connessa comprende programmi di telemedicina, assistenza a distanza (come l’assistenza a domicilio) e gestione della malattia e dello stile di vita, spesso fa leva su tecnologie esistenti come dispositivi connessi tramite reti cellulari. 
In un Paese che presenta un rilevante aumento dell’età media della popolazione con un incremento delle malattie croniche la Connected care può rappresentare una soluzione importante. 
Una recente indagine svolta online dalla Philips su un campione rappresentativo della popolazione pazienti, ha avuto come focus principale quello di analizzare il grado di consapevolezza del proprio stato di salute e il livello di prontezza alla grande sfida della “Connected Care”, con attenzione alle differenze tra le varie generazioni, tra i sessi e le classi di reddito. 
È stato rilevato che la popolazione è attenta al proprio stato di salute e consapevole delle proprie condizioni e sempre più spinta ad utilizzare nuovi ed innovativi sistemi che facilitano l’accesso alle cure sanitarie. 
La ricerca spalanca quindi le porte alla trasformazione digitale in campo medico come risposta risolutiva ai bisogni attuali nell’ ottica di un miglioramento del sistema sanitario. 
Una rivoluzione che, grazie alla tecnologia, dovrebbe traghettare il sistema sanitario da un sistema di “welfare di stato” ad un “welfare di community”, in cui tutti i soggetti sono attivi e contribuiscono al buon funzionamento della sanità nazionale, alla riduzione della spesa sanitaria complessiva e, nel lungo termine, persino al miglioramento dello stato di salute della popolazione.
Resta in molte parti d'Italia il problema del digital divide che impedisce alla popolazione anziana di usufruire di questi strumenti, 

domenica 19 maggio 2019

COSA HA FATTO E COSA INTENDE FARE IL TUO COMUNE CON I SOLDI DEL 5x1000 ?

Si avvicina per tutti i contribuenti la data di presentazione della dichiarazione dei redditi.
Ai sensi dell'art. 1, comma 154 della legge 190/2014 i cittadini possono scegliere di dare il loro contributo per la realizzazione di finalità sociali anche al Comune di residenza che però deve rendicontarne l'utilizzo nei modi indicati dall'Agenzia delle entrate.
Molte amministrazioni comunali hanno colto subito questa opportunità pubblicizzandola e informando i cittadini di questa novità. 
Negli anni passati anche io ho utilizzato questa opportunità, anche se l'amministrazione che governava il Comune non aveva fatto nulla per pubblicizzarla.
In base ai dati pubblicati il 26 marzo scorso dall'Agenzia delle entrate relativamente all'anno 2017 il mio Comune aveva ricevuto € 2.541,07 mentre ancora non sono noti i dati per l'anno 2018.
Ai sensi dell'art. 12 del DPCM 23 aprile 2010 ogni destinatario del 5x1000 deve rendicontare come ha speso i soldi ma, forse per una mia incapacità, non ho rinvenuto detta rendicontazione all'Albo pretorio del Comune.
Anche quest'anno il Comune non ha ancora fatto nulla per pubblicizzare questa opportunità né per dire cosa intende fare con i soldi che i cittadini potrebbero decidere di destinargli.

venerdì 17 maggio 2019

DURO AFFONDO DEL PAPA ALL'AZIENDALIZZAZIONE DEL SSN: I MALATI SONO PERSONE E NON NUMERI.

Il Papa ricevendo in udienza ieri mattina, 17 maggio, i membri dell’Associazione cattolica operatori sanitari ha affrontato molte tematiche relative all'assistenza sanitaria. 
In particolare  il Pontefice ha sottolineato la necessità che quanti lavorano nella sanità «abbiano tutele adeguate, ricevano il giusto riconoscimento per i compiti che svolgono e possano fruire degli strumenti adatti per essere sempre motivati e formati»; il rischio, altrimenti, è di «essere di essere “bruciati” da turni di lavoro troppo duri, dallo stress delle urgenze o dall’impatto emotivo». 
Non è mancato un riferimento al SSN: “La sua aziendalizzazione, che ha posto in primo piano le esigenze di riduzione dei costi e razionalizzazione dei servizi, ha mutato a fondo l’approccio alla malattia e al malato stesso, con una preferenza per l’efficienza che non di rado ha posto in secondo piano l’attenzione alla persona, la quale ha l’esigenza di essere capita, ascoltata e accompagnata, tanto quanto ha bisogno di una corretta diagnosi e di una cura efficace”.
Sempre secondo il Papa il sistema sanitario pubblico o privato non può diventare una catena di montaggio. “La guarigione passa non solo dal corpo ma anche dallo spirito, dalla capacità di ritrovare fiducia e di reagire; per cui il malato non può essere trattato come una macchina, né il sistema sanitario, pubblico o privato, può concepirsi come una catena di montaggio. Le persone non sono mai uguali fra loro, vanno capite e curate una per una, come fa Dio: Dio fa così. Questo esige ovviamente da parte degli operatori sanitari un notevole impegno, che spesso non è compreso e apprezzato a sufficienza”

UN RECENTE RAPPORTO OCSE AFFRONTA LA TEMATICA DI UNA MAGGIORE PROTEZIONE SOCIALE E I SUOI EFFETTI PER LA CRESCITA DELL'INCLUSIONE

L'OCSE  in un suo recente documento "CAN SOCIAL PROTECTION BE AN ENGINE FOR INCLUSIVE GROWTH?" ha affrontato il  potenziale ruolo della protezione sociale nel processo di sviluppo.
Il rapporto dell'OCSE  sfida a riflettere profondamente sulla logica economica degli investimenti per la protezione sociale attraverso un obiettivo di sviluppo inclusivo,  aiutando a capire i legami tra protezione sociale, crescita e disuguaglianza; come misurare empiricamente questi collegamenti; l'impatto della protezione sociale sulla crescita inclusiva; e come costruire una causa economica più solida per maggiori investimenti nella protezione sociale. 
Il rapporto aggiunge al dibattito sulla protezione sociale in tre modi. In primo luogo, propone un quadro metodologico per concettualizzare e misurare l'impatto della protezione sociale su ciò che l'OCSE definisce crescita inclusiva. 
In secondo luogo, fornisce nuove prove empiriche sull'impatto dei diversi programmi di protezione sociale sulla crescita inclusiva. In terzo luogo, aiuta a rafforzare il caso di maggiori investimenti nella protezione sociale, chiedendo al tempo stesso migliori dati per misurare gli impatti.

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RAPPORTO OASI PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI IN REGIONE

Il 15 maggio scorso è stato oggi discusso in Regione Lazio il Rapporto 2018 dell' Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano del Cergas Bocconi, alla presenza dell’Assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria Alessio D’Amato, del Direttore Regionale Salute e Integrazione Socio-Sanitaria Renato Botti e del top management della sanità laziale.

Pur avendo quasi raggiunto l’equilibrio economico-finanziario riuscendo a mantenere buoni risultati in termini di salute della popolazione, il Servizio sanitario regionale deve ora risolvere molti disequilibri territoriali e raccogliere la sfida imposta.
Rimangono ancora piuttosto marcate le differenze territoriali: l’aspettativa di vita in buona salute è di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord, con la Calabria che si assesta a 52 anni e la provincia autonoma di Bolzano che arriva a 69. Il Lazio fa registrare un valore di 57,7 anni, poco più di un anno in meno rispetto alla media nazionale, pari a 58,8. 
Il sistema fatica anche a garantire continuità assistenziale agli anziani a seguito di un ricovero: un over 85 su quattro viene ricoverato almeno una volta l’anno, con una degenza media di 11 giorni, ma solo il 16% di questi viene dimesso prevedendo qualche forma di continuità assistenziale.
Oltre ad alcuni squilibri di finanziamento tra le aziende sanitarie si fanno sempre più critiche le condizioni del personale. 
Il blocco del turnover, che è stato utilizzato per anni come principale strumento della riduzione di spesa, ha portato ad una riduzione eccessiva e all'aumento dell'età media delle varie categorie. 
In Italia il personale infermieristico è meno della metà rispetto alla Germania (5,6 infermieri ogni mille abitanti, contro 12,9) e a soffrire di più sono sempre le regioni del Centro-Sud: al 2016 la Lombardia registrava 9,6 dipendenti Ssn ogni mille abitanti, la Campania 7,3 e il Lazio 7,1.
A sua volta nel Lazio assistiamo a profondi squilibri tra la dotazione organica delle aziende della Capitale e di quelle delle province.
C'è ancora molta strada da fare per elevare il livello della qualità del SSR nel Lazio.

giovedì 16 maggio 2019

ANTOINE DE SAINT-EXUPERY E LA SUA PREGHIERA "SIGNORE INSEGNAMI L'ARTE DEI PICCOLI PASSI"


Antoine de Saint-Exupery, nato a Lione nel 1900  da famiglia nobile dopo gli studi nel collegio dei padri gesuiti di Notre-Dame de Sainte-Croix fu affascinato dall'aviazione e non appena possibile iniziò a lavorare come pilota di aerei postali.
Poi fu tra i primi piloti della neonata Air France.
Allo scoppio della seconda guerra mondiale si arruolò volontario e ben presto divenne famoso anche tra i piloti nemici per la sua bravura.
Ha scritto molte opere ispirate al suo amore per l'aviazione.
Durante la guerra pubblicò "Il Piccolo principe".
Morì nel 1944 abbattuto da un pilota tedesco, ma la sua morte è in parte ancora avvolta dal mistero, nonostante il recente rinvenimento dell'aereo. 
Tra le sue opere molti amano ricordare la seguente preghiera: 
“Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi”
Non ti chiedo né miracoli né visioni
ma solo la forza necessaria per questo giorno!
Rendimi attento e inventivo per scegliere al momento giusto
le conoscenze ed esperienze che mi toccano particolarmente.
Rendi più consapevoli le mie scelte nell'uso del mio tempo.
Donami di capire ciò che è essenziale e ciò che è soltanto secondario.
Io ti chiedo la forza, l'autocontrollo e la misura:
che non mi lasci, semplicemente, portare dalla vita
ma organizzi con sapienza lo svolgimento della giornata.
Aiutami a far fronte, il meglio possibile, all'immediato
e a riconoscere l'ora presente come la più importante.
Dammi di riconoscere con lucidità
che le difficoltà e i fallimenti
che accompagnano la vita
sono occasione di crescita e maturazione.
Fa' di me un uomo capace di raggiungere
coloro che hanno perso la speranza.
E dammi non quello che io desidero
ma solo ciò di cui ho davvero bisogno.
Signore, insegnami l'arte dei piccoli passi.

IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO HA DICHIARATO IL 17 SETTEMBRE "GIORNATA PER LA SICUREZZA DELLE CURE E DELLA PERSONA ASSISTITA"

Sul numero 113 del 16 maggio 2019 della Gazzetta ufficiale è stato pubblicato il DPCM del 4 aprile scorso con cui viene indetta la «Giornata nazionale per la sicurezza delle cure e della persona assistita» per il giorno 17 settembre di ogni anno. 
La norma trae origine dalla legge 8 marzo 2017, n. 24, recante «Disposizioni in materia di sicurezza delle cure e della persona assistita, nonché in materia di responsabilità professionale degli esercenti le professioni sanitarie», e in particolare l'art. 1, ove e' stabilito che la «sicurezza delle cure è parte costitutiva del diritto alla salute ed è perseguita nell'interesse dell'individuo e della collettività». 
Già l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha individuato la data del 17 settembre per la celebrazione della Giornata mondiale per la sicurezza dei pazienti. 
Con una nota del 20 febbraio 2019 il Ministero della salute ha chiesto l'istituzione stabile di una Giornata nazionale dedicata alla sicurezza delle cure e della persona assistita rappresentando che tale iniziativa è in linea con le politiche ministeriali di prevenzione e promozione della salute, in quanto occasione di conoscenza e coinvolgimento civico per il miglioramento della sicurezza dei pazienti.
In tale giornata le amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con tutti gli enti e gli organismi interessati, dovranno promuovono l'attenzione e l'informazione sul tema della sicurezza delle cure e della persona assistita, nell'ambito delle rispettive competenze e attraverso idonee iniziative di comunicazione e sensibilizzazione.
Mi auguro che questa giornata possa essere anche l'occasione per l'approfondimento delle molte tematiche che riguardano la sicurezza delle cure anche in ospedale specialmente dal. punto di vista della prevenzione.

mercoledì 15 maggio 2019

GLI OBIETTIVI DELLA PERFORMANCE DEI DIRETTORI GENERALI DELLE ASL DEL LAZIO E IL LORO MANCATO RAGGIUNGIMENTO

Con DCA U00155 in data 6 maggio 2019 il presidente della regione lazio ha inteso definire ai sensi dell'articolo 2, comma 3, del d.lgs. 04 agosto 2016, n. 171, dei criteri generali e delle procedure per la valutazione dell'attività e della performance dei Direttori Generali delle Aziende del Servizio Sanitario Regionale e assegnazione degli obiettivi per l'anno 2019.
Rispetto all'anno 2018 ci sono due obiettivi in più: 8 anziché 6.
Il problema è che molti sono gli stessi dell'anno scorso che vengono riproposti dato che, evidentemente molte aziende non sono riuscite ad esempio a ridurre le liste di attesa e dei tempi di accesso al Pronto Soccorso.
Anche se per i direttori che non sono stati capaci di raggiungere gli obiettivi si prospetta la perdita del premio di risultato, cosa si può rispondere ai cittadini che, non essendo stati in grado di pagarsi costosi accertamenti diagnostici di tasca propria hanno dovuto abbandonare le cure?  
Nel caso in cui questi problemi si protraggano, come avviene purtroppo in molte realtà da alcuni anni, non sarebbe il caso di valutare l'opportunità di mandare a casa questi illustri direttori generali e tutti i .loro staff ?

LE INFEZIONI INTRAOSPEDALIERE SONO UN GRAVISSIMO PROBLEMA PER GLI OSPEDALI ITALIANI

Uno dei problemi rilevati dal recente rapporto 2018 Osservasalute dell'università Cattolica è rappresentato dal boom delle infezioni ospedaliere in Italia: se nel 2003 si contavano 18.668 decessi, nel 2016 il dato è schizzato a 49.301 del 2016, pari al 30% delle morti per sepsi nell'intera Unione Europea. 
l prof. Walter Ricciardi, direttore dell' Osservatorio nazionale sostiene che quella delle sepsi in ospedale è una vera emergenza, c'è una strage in corso, con numeri più che raddoppiato in pochi anni. 
Il fenomeno è sottovalutato e non si interviene come si dovrebbe, per esempio applicando il piano nazionale contro l'antibioticoresistenza che è rimasto lettera morta. 
In base alle rilevazioni di Osservasalute il fenomeno inciderebbe maggiormente fra gli over 75, con 36.824 decessi solo nel 2016. 
A livello regionale, poi, la crescita della mortalità sepsi-correlata nella classe di età '75 anni e oltre' è un fenomeno generalizzato a tutte le aree del Paese. 
E dal 2016 la situazione non è migliorata.
Le direzioni sanitarie degli ospedali devono impegnarsi di più per prevenire le infezioni.

IL RAPPORTO 2018 DELL'OSSERVATORIO SALUTE DELL'UNIVERSITA' CATTOLICA.

Il Rapporto 2018 dell'Osservatorio Nazionale sulla salute delle regioni italiane dell'Università Cattolica punta decisamente il riflettore sull'invecchiamento della popolazione come fattore determinante per l'avvenire del SSN.
Un rapporto molto articolato che tratta in maniera approfondita di tutte le più importanti tematiche della salute.
Gli indicatori analizzati nel Rapporto Osservasalute restituiscono una
immagine del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) che fatica a conciliare le esigenze di controllo della spesa e del mantenimento degli standard di salute raggiunti nel corso degli anni nel nostro Paese.
Sul fronte della spesa sanitaria pubblica, i dati e i confronti internazionali continuano a indicare che il SSN è parsimonioso ed è riuscito a bloccare la tradizionale dinamica espansiva della spesa, allineandosi alle limitate disponibilità finanziarie dello Stato. 
Tale risultato è stato conseguito nonostante la pressione sul sistema prodotto dall’invecchiamento della popolazione, dai costi indotti dal progresso tecnologico e dalle forme di deprivazione socio-economica frutto della persistente crisi economica. 
Tuttavia, il risanamento della spesa è stato ottenuto, in parte, attraverso la contrazione delle prestazioni erogate e con la diminuzione del personale sanitario.
Tali evidenze lasciano prevedere che le politiche di contenimento attuate negli anni scorsi stiano esaurendo le proprie potenzialità e che per il futuro ci si dovrà attendere un nuovo aumento della spesa per assicurare ai cittadini una maggiore efficacia dell’assistenza, attraverso l’erogazione di cure che incorporino l’innovazione
tecnologica introdotta negli ultimi anni.
Le condizione di salute degli italiani si mantengono buone in termini di sopravvivenza, ma non migliorano le condizioni patologiche per le quali è forte il ruolo della prevenzione e degli stili di vita. In particolare, andamenti non positivi si riscontrano per alcune patologie tumorali causate dalle abitudini al fumo, dalla condizione di obesità e dalla scarsa adesione ai programmi di screening.
Un altro elemento di criticità che emerge dal Rapporto riguarda la qualità degli anni di vita degli anziani; infatti, dal confronto internazionale si evince che il vantaggio di sopravvivenza sperimentato nel nostro Paese è caratterizzato da un numero di anni vissuto in cattive condizioni di salute più elevato di quello osservato
nei principali Paesi europei (Francia, Spagna, Germania e Svezia).
Il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire- l’accesso alle cure dei cittadini per le prestazioni definite come “Livelli Essenziali di Assistenza” (LEA).
Nonostante la spesa sanitaria pubblica pro capite sia cresciuta meno rispetto agli anni precedenti ed è in flessione dal 2012, il punteggio del monitoraggio dei LEA è in costante crescita in quasi tutte le regioni; la percentuale di persone che dichiarano di aver rinunciato alle cure è stabile. 
All’interno di questa quota, cresce la proporzione di coloro che rinunciano per motivi economici, mentre diminuisce la quota di coloro che rinunciano a causa delle file di attesa”.
La stabilità del dato nazionale rivela delle importanti differenze tra le regioni con quelle del Centro-Nord in flessione e quelle del Sud ed Isole in forte crescita. Si tratta, comunque, della rinuncia ad una prestazione sanitaria ritenuta necessaria che non può essere interpretata come rinuncia alle cure.

lunedì 13 maggio 2019

LA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO REGIONALE DELLA MOZIONE PRESENTATA DALLA LEGA SUI PPI


Ieri 13 maggio il Consiglio regionale del Lazio ha esaminato la  Mozione n. 44 del 31 luglio 2018 presentata dai consiglieri Tripodi, Giannini e Corrotti, concernente: Potenziamento dei punti di primo intervento e iniziative per la riformulazione del decreto n. 70/2015 attraverso il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni e il Ministero della salute.
La stampa aveva dato ampio risalto a questa proposta.
In particolare il punto 2 della mozione  prevedeva di mettere in atto tutte le misure per potenziare il PPI con posti di breve degenza e ambulatori specializzati al fine di drenare gli accessi nei pronto soccorso degli ospedali limitrofi e di non ridurre l'offerta sanitaria. 
Nel corso del dibattito è intervenuto l'assessore D'Amato il quale ha riferito di aver già sollecitato il Ministro grillo il 23 agosto 2018 con una nota ufficiale a cui a tutt'oggi non vi è stata risposta e che comunque c'è stato anche l'approvazione da parte del Consiglio dell'ordine del giorno del 27 settembre 2018.
E' un vero peccato che il Ministro non abbia risposto a D'Amato mentre invece aveva già risposto ad una mia del  15 luglio 2018 con una lettera in data 7 settembre nella quale affermava che "nell'ambito della propria autonomia in materia di programmazione sanitaria le Regioni possono adottare le modifiche che ritengono necessario al piano di riorganizzazione della rete ospedaliera fatto salvo il rispetto degli standard previsti dal DM. 70/2015". 
Pertanto il Ministro ha voluto sottolineare come, volendo, la regione possa modificare il famoso DCA U00257 con il quale era stata fissata al 31 dicembre 2018 la trasformazione dei PPI in ambulatori di cure primarie con ambulanza medicalizzata.
Proseguendo nel suo intervento  l'assessore alla sanità ha dichiarato che fermo restando così com’è il decreto ministeriale, non posss accogliere il secondo capoverso della mozione, che è un impegno, senza voler entrare nello specifico, che l’Amministrazione regionale autonomamente non può assumere, se non modificando il decreto ministeriale n. 70.
"Pertanto - ha proseguito D'Amato - il parere sulla mozione, così come è redatta, non può essere favorevole, a meno che non venga tolto il secondo capoverso della mozione stessa. Comunque, nel rispetto dello spirito anche del proponente, io consiglierei di riportare in sede di Commissione consiliare la materia, visto che finora ha avuto un consenso unanime e una gestione unanime da parte dell’Aula".
Detta proposta dimostra che l'assessore ignora i decreti firmati da Zingaretti DCA U0025/2017 e DCA U00412 con i quali è stato previsto che i Comuni che perdono un PPI possano avere una casa della salute e che all'interno di queste possa essere previsto un PPI.
Purtroppo D'Amato  prosegue con il solito balletto di competenze senza rendersi conto del tempo che trascorre , oppure vuole proprio sfruttare questo elemento per arrivare alla fine dell'anno senza aver concluso nulla.
Però il consigliere Tripodi a questo punto ha accolto la proposta dell'assessore ed accettato di togliere il secondo comma della mozione per cui la mozione è stata approvata con il solo impegno rivolto al presidente Zingaretti  e all'assessore a rendersi portavoce presso la Conferenza stato regioni e presso il Ministro della salute  per rivedere il DM 70/2015 scongiurando così la chiusura dei PPI.
Un po' poco dopo aver sbandierato la mozione su tutti i giornali.
La cosa assurda è che altre regioni come la Toscana, l'Emilia e Romagna, il Veneto ecc. hanno di fatto ignorato questa parte del DM 70/2015; addirittura l'Umbria dopo aver chiuso un PPI lo ha riaperto e, giustamente, il Ministero non ha detto nulla. 
A questo punto la parola torna ai cittadini che non staranno con le mani in mano come hanno già dimostrato e alla politica locale che non può rimanere insensibile a questa decisione che sembrerebbe già presa. 

domenica 12 maggio 2019

IL CONSIGLIO DI STATO AFFERMA CHE L'ATTO AZIENDALE DELLE AZIENDE SANITARIE E' UN ATTO DI DIRITTO PRIVATO

Una sentenza molto innovativa del consiglio di Stato  n. 2531/2019 ha ribaltato quanto espresso dalla sentenza della Cassazione a Sezioni Unite, 3 febbraio 2014, n. 2290, che aveva affermato la giurisdizione del giudice amministrativo sulle procedure per il conferimento di incarichi dirigenziali nel caso siano dedotti il difetto di motivazione e il difetto di presupposti dei provvedimenti.
Secondo i giudici amministrativi “le aziende sanitarie sono aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale. Per una scelta legislativa che il giudice amministrativo non può sindacare, la loro organizzazione e il loro funzionamento sono disciplinati non con provvedimenti aventi natura pubblicistica (come dovrebbe essere sulla base dei principi sottesi all’art. 97 Cost.), ma con atti aziendali di diritto privato: le aziende agiscono mediante atti che il legislatore ha consapevolmente qualificato come di diritto privato (proprio – tra l’altro – per escludere la sussistenza di posizioni tutelabili di interesse legittimo e della giurisdizione amministrativa). In base all’attuale sistema, il direttore generale emana l’atto aziendale di organizzazione, è responsabile della gestione complessiva e nomina i responsabili delle strutture operative dell’azienda.
Pertanto, diversamente da quanto avviene per le amministrazioni pubbliche in genere, gli atti di macro-organizzazione delle aziende sanitarie sono adottati con atti che il legislatore ha inteso qualificare di diritto privato, con una disciplina che ha inteso prendere innanzitutto in considerazione il loro carattere imprenditoriale strumentale.
Da qui nasce una lunga serie di problematiche che potrebbero investire molti aspetti delle aziende sanitarie.

LA SPESA PER DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA


Da quando vengono pubblicati i dati della spesa per dispositivi medici della regione Lazio la spesa appare stazionaria, a differenza di quella di altre regioni.
Un dato molto utile.
Nel Lazio gli acquisti sono stati accentrati presso la direzione regionale competente il che dovrebbe aver  consentito di contenere i costi.
Sarebbe opportuno migliorare i capitolati per le gare dato che gli operatori lamentano una scarsa qualità di alcuni dispositivi.
Il Ministero nei suoi open data fornisce anche la spesa relativa al 2017 per ogni azienda:
Open data Ministero salute

sabato 11 maggio 2019

SABAUDIA E IL PROGETTO CITTA' SANE

Nel programma in base al quale è stata eletta l'attuale Giunta che amministra Sabaudia si parlava del progetto "Città sane", ma fino ad ora non risulta che sia stata deliberata l'adesione alla rete italiana.
In questi giorni è stata pubblicata la deliberazione della Giunta n.87 con cui viene deciso di sottoscrivere un protocollo con l'Ordine dei medici e con il Parco del Circeo per  promuovere la cultura della prevenzione.
Si tratta di un progetto interessante che meriterebbe di essere ampliato.
Con DPCM 4 maggio 2007 è stato approvato il documento programmatico: "Guadagnare salute - rendere facili le scelte salutari" con il quale sono definite, individuate e promosse le scelte di vita salutari.
L’obiettivo primario della cultura della prevenzione è quello di agire in modo integrato e coordinato sui quattro principali fattori di rischio modificabili (fumo, alcol, scorretta alimentazione e inattività fisica) che sono responsabili da soli del 60% della perdita di anni di vita in buona salute in Europa e in Italia. 
Questi fattori di rischio devono essere affrontati non solo dal punto di vista sanitario ma come veri e propri fenomeni sociali. 
Naturalmente l’investimento di questa iniziativa va valutato quindi sia a lungo termine, nel ridurre il peso delle malattie croniche sul sistema sanitario nazionale e sulla società, ma anche a breve termine, nel cercare di migliorare le condizioni di vita dei cittadini, promuovendo scelte salutari immediate e stili di vita sani (smettere di fumare, seguire un‘alimentazione corretta, limitare il consumo di alcol e svolgere attività fisica regolare). Una nuova cultura della prevenzione in cui i singoli individui diventano protagonisti e responsabili della qualità della propria vita. 
Con Decreto della Direzione generale della prevenzione sanitaria del ministero della Salute del 29 maggio 2017 sono state anche approvate le «Linee di indirizzo sull'attività fisica per le differenti fasce d’età e con riferimento a situazioni fisiologiche e fisiopatologiche e a sottogruppi specifici di popolazione». 
Il programma di inserisce nella strategia “Gaining health” promossa dall’OMS.
La Rete Città Sane dell’OMS ha sei obiettivi strategici:
• Promuovere politiche e azioni per la salute e lo sviluppo sostenibile a livello locale e nella regione europea, dando enfasi ai determinanti della salute, alla povertà e i bisogni dei gruppi vulnerabili.
• Incrementare l’accesso di tutti gli Stati Membri della regione europea alla Rete Città Sane OMS .
• Promuovere la solidarietà, la cooperazione e il lavoro comune tra le città europee e le reti, e tra le città e le reti che partecipano al movimento Città Sane nelle altre Regioni OMS.
• Rafforzare il posizionamento di Città Sane nel contesto delle politiche nazionali di sviluppo della salute, della sanità e della rigenerazione urbana.
• Svolgere un ruolo di appoggio attivo (advocacy) della salute a livello europeo e mondiale attraverso partenariati con altre agenzie che si occupano di tematiche urbane e con reti di autorità locali
• Promuovere la partecipazione degli Stati Membri alla Rete Europea dell’O.M.S. della regione europea.
Tra sono i temi della V fase della rete europea dell'OMS:
1) Ambienti capaci di cura e supporto. Una Città Sana deve essere, prima d’ogni altra cosa, una città per tutti i cittadini, inclusiva, pronta al sostegno, sensibile e capace di rispondere alle loro diverse necessità e aspettative.
2) Vivere sano. Una Città Sana fornisce condizioni e opportunità che facilitano gli stili di vita sani:
3) Ambiente & design urbano favorevoli alla salute: Una città sana offre e costruisce ambienti fisici che contribuiscono alla salute, allo svago e al benessere, alla sicurezza, all'interazione sociale, alla mobilità facile, al senso di orgoglio e appartenenza culturale che sono accessibili ai bisogni di tutti i suoi cittadini.Occorre quindi contrastare l'inquinamento. 
A livello locale molti Comuni italiani, anche su sollecitazione dell'ANCI hanno aderito al progetto “Città sane” dell’OMS che ha già celebrato i trent'anni di vita.
Si tratta di uno strumento per l’applicazione a livello locale dei principi della “Salute per tutti”.
In Italia è stata costituita l’Associazione Rete Italiana Città sane-OMS che si fonda sulla strategia della carta di Ottawa (1986): equità, promozione della salute, partecipazione della comunità, azioni intersettoriali, sostenibilità ed una particolare attenzione all'assistenza di base.
Il Comitato regionale europeo dell’OMS ha poi varato a Malta (2012) il progetto “Salute 2020”: Una politica di riferimento europea a sostegno di un’azione trasversale ai governi e alle società per la salute e il benessere”, secondo cui ciò che fa crescere e prosperare le società ha un effetto positivo anche sulla salute delle persone - politiche che riconoscono questo fatto hanno un impatto maggiore.
La salute contribuisce a una maggiore produttività, a una migliore efficienza della forza lavoro, a un invecchiamento più sano, a una spesa più contenuta per indennità sanitarie e sociali e a minori perdite in termini di entrate fiscali.
I risultati migliori per la salute e il benessere della popolazione si raggiungono laddove l’insieme del governo lavora in maniera congiunta per intervenire sui determinanti sociali e individuali della salute. Un buono stato di salute può sostenere la ripresa e lo sviluppo economico.
Il settore sanitario ha un ruolo importante sia per i suoi effetti diretti sull'economia sia per quelli indiretti; ha rilievo non solo per il modo in cui incide sulla salute e sulla produttività delle persone, ma anche perché costituisce ormai uno dei settori più importanti dell’economia in tutti i paesi a medio e alto reddito. È uno dei maggiori datori di lavoro, un importante proprietario di beni immobili, costruttore e consumatore. Inoltre, costituisce un fondamentale motore per la ricerca e l’innovazione, e un importante settore nella competizione internazionale per persone, idee e prodotti. La sua importanza continuerà ad aumentare e, con essa, anche il rilievo del suo contributo agli obiettivi più generali della società.

venerdì 10 maggio 2019

PATTO PER LA SALUTE: I LAVORI NON SONO PARTITI MA SONO AUMENTATI I TAVOLI....

Un altro piccolo passo avanti per la stesura del Patto per la Salute 2019-2021. 
Dopo l'ultima  riunione dello scorso aprile che di fatto ha sbloccato le trattative tra Ministero della Salute e le Regioni con la volontà do costituire dei tavoli operativi su tematiche specifiche al fine poi di fare una sintesi finale.
I lavori dei tavoli, ad oggi non sono ancora partiti, ma intanto i sottogruppi di lavoro che dovranno elaborare le proposte da inserire nell’accordo sono stati portati da sei ad undici:
Qui di seguito l’elenco dei tavoli operativi:
1.LEA E PIANI RIENTRO
2.RISORSE UMANE
3.MOBILITÀ
4.ENTI VIGILATI
5.GOVERNANCE FARMACEUTICA E DEI DISPOSITIVI MEDICI
6.INVESTIMENTI
7.RETI STRUTTURALI DI ASSISTENZA TERRITORIALE SOCIOSANITARIA
8.FONDI INTEGRATIVI
9.MODELLI PREVISIONALI
10.RICERCA 
11.EFFICIENZA E APPROPRIATEZZA UTILIZZO FATTORI PRODUTTIVI
Nel frattempo siamo arrivati a metà maggio.
Il problema di fondo di cui nessuno sembra parlare è quello della copertura finanziaria data la situazione sempre più grave dei conti pubblici che non può vedere assente il SSN. 

giovedì 9 maggio 2019

LA CONFERENZA STATO REGIONI RAGGIUNGE L'INTESA SUI FONDI PER L'EDILIZIA SANITARIA E PER LE APPARECCHIATURE SANITARIE

Quotidiano sanità riferisce che la Conferenza Stato Regioni ha raggiunto ieri l'intesa per il programma di investimenti sulla sanità per complessivi 4 miliardi di euro.
Le risorse ripartite alle Regioni potranno essere utilizzate per la sottoscrizione di Accordi di Programma, secondo le modalità e le procedure per l’attivazione dei programmi di investimento in sanità definite dagli Accordi tra Governo e Regioni. 
Il Ministro Grillo ha dichiarato:“A meno di un anno dal mio insediamento ho messo a disposizione i primi 5 miliardi per dare ospedali nuovi e le migliori tecnologie sanitarie al Paese. Nella quota sono destinati 60 milioni per la realizzazione di 6 centri di eccellenza in grado di sviluppare attività di ricerca, produzione e trattamento con terapia genica Car-T. A differenza dei tanti che mi hanno preceduto parlo di quello che ho fatto e non di quello che farò. L’obiettivo è, nell’arco della legislatura, ammodernare tutto il patrimonio sanitario del Paese e vi racconterò giorno dopo giorno quello che stiamo realizzando, lavorando per dare servizi migliori e una buona sanità a tutti i cittadini di tutto il Paese. Nessuno deve più rimanere indietro” .
Il ministero della Salute dopo aver effettuato, su mandato del ministro, una completa ricognizione e un’analisi sullo stato del patrimonio di edilizia sanitaria, di concerto con le Regioni, ha evidenziato un fabbisogno complessivo per interventi sul patrimonio edilizio da realizzare sull’intero territorio nazionale che ammonta a 32 miliardi di euro, di cui circa 12 miliardi di euro per le strutture che si trovano in zone a maggior rischio sismico. 
Tra le varie competenze del ministero della Salute rientra infatti la programmazione e il finanziamento degli interventi sul patrimonio immobiliare e tecnologico delle strutture del Servizio sanitario nazionale.
Mi auguro che la regione Lazio, cui andranno € 393.504.872,64  utilizzi al meglio le somme che le verranno assegnate per sistemare il patrimonio immobiliare mettendolo a norma contro i rischi sismici, per completare la realizzazione delle case della salute e per l'acquisizione della nuove tecnologie al fine di ridurre le diseguaglianze oggi esistenti.