domenica 23 febbraio 2020

A PROPOSITO DELLA QUOTA CAPITARIA ATTRIBUITA DALLA REGIONE ALLA ASL LATINA


Con una periodicità preoccupante anche quest'anno alcuni esponenti della politica pontina hanno sollevato ancora una volta la questione del presunto scarso finanziamento dell'azienda sanitaria locale Latina dovuto a loro dire ad una quota capitaria inadeguata.
Di recente è stato pubblicato il Decreto del Commissario ad acta della regione Lazio n. U00022 del 27 gennaio 2020 avente per oggetto “Ripartizione del Fondo Sanitario Regionale indistinto 2019”.
A seguito dell’intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni l’assegnazione alla Regione Lazio per l’esercizio 2019 è stata di € 10.592.794.252,49.
Nel DCA citato è scritto che prima di ripartire la somma assegnata al FSR del Lazio sono state tolte le somme necessarie per finanziare alcune attività del S.S.R.:
-Gestione Sanitaria Accentrata;
-Finanziamento ARES 118 e ARPA;
-Remunerazione funzioni assistenziali in base al 2° comma art. 8-sexies D.lgs 502/1992;
-Finanziamento maggiori costi derivanti attività di didattica e di ricerca;
-Ripiano scostamento ex legge 208/2015.
Rispetto al passato c’è maggiore trasparenza sui criteri seguiti e sulle modalità di pesatura della popolazione ai sensi dell’art. 2, comma 2-sexies, lettera d) del D.lgs 502/1992 sulla base di una quota capitaria corretta in relazione alle caratteristiche della popolazione residente, coerenti con quelle indicate dal comma 34 dell’art. 1 della legga 662/1996 che definisce i criteri e gli indicatori che devono essere considerati.
Ecco che se queste persone vogliono fare qualcosa di utile dovrebbero verificare le somme che vengono sottratte dalla regione per le finalità sopraesposte per le gestioni centralizzate che riducono la quota del FSR che poi viene ripartita tra le ASL.
La provincia di Latina è la più giovane del Lazio e questo se da una parte è un dato positivo, dall'altro giustamente, in base alla legge nazionale, contribuisce ad attribuire alla azienda sanitaria locale un finanziamento leggermente inferiore alle altre dato che le patologie sono inferiori.
A ciò si aggiunge l'elevata mobilità passiva il cui costo ci viene sottratto.
La somma assegnata è comunque notevolmente superiore a quella assegnata solo pochi anni fa (nel 2000 la quota era stata pari ad  € 418.539.000 mentre quella per il 2019 è stata di € 865.218.923,21), ma anche la spesa  è in continua crescita nonostante gli obblighi fissati dalle norme sul piano di rientro.
Molto probabilmente sarebbe opportuno rivedere come viene spesa la quota del FSR sollecitando una spending review e verificando i controlli che dovrebbero essere fatti sulle strutture accreditate.
Per la prima volta con l'atto citato la regione ha voluto assegnare la quota di finanziamento sulla base dei Livelli essenziali di assistenza: ecco un modo per verificare se la spesa rispetta le percentuali. 
Nell'anno 2018 infatti la spesa per la prevenzione risulterebbe che fosse solo del 3% invece del 5% indicato a livello nazionale.
Ma molto più gravi sono le questioni che penalizzano la nostra provincia:
  • Rapporto posti letto specialistici/popolazione molto inferiore  rispetto alla provincia di Roma;
  • Rapporto personale dipendente per mille abitanti molto inferiore rispetto alle aziende della città di Roma; 
  • Rapporto apparecchiature di diagnostica/popolazione inferiore rispetto alla città di Roma;
  • Eccesso di esternalizzazione dei servizi con costi molto elevati; 
  • Organizzazione migliorabile
Sarebbe auspicabile un intervento della politica su questi problemi.

L'ISTITUTO BLOOMBERG SCALZA L'ITALIA DAL PRIMO POSTO COME PAESE PIU' SANO DEL MONDO. E' LA SPAGNA ORA IN VETTA ALLA CLASSIFICA 2019

E' la Spagna il paese più sano del mondo, battendo nazioni come l'Italia e l'Islanda ha conquistato il primo posto.
Questo è il risultato dello studio condotto dai ricercatori dell'istituto Bloomberg  per  l'edizione 2019 del Bloomberg Healthiest Country Index, che classifica 169 economie in base a fattori che contribuiscono alla salute generale.
I ricercatori hanno analizzato i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità, della Divisione delle Nazioni Unite per la popolazione e della Banca mondiale, considerando fattori di stile di vita come l'uso di tabacco e l'obesità e fattori ambientali come i servizi igienico-sanitari e l'accesso all'acqua pulita. 
Tutti questi fattori hanno fornito a ciascun paese valutato un livello di salute generale. 
Dopo aver valutato i risultati, l'indice ha confermato la Spagna (precedentemente collocata al sesto posto) come il paese più sano del mondo, con un grado di salute di 92,75.

venerdì 21 febbraio 2020

UN SOSTEGNO DALLA REGIONE LAZIO AI PICCOLI COMUNI PER LE POLITICHE SOCIOSANITARIE


La Regione Lazio ha deciso di sostenere i piccoli Comuni con meno di 5mila abitanti, con uno stanziamento di 1,7 milioni di euro. 
la somma deve essere destinata per sostenere i costi derivanti dall'aumento della quota di compartecipazione alla spesa per le residenze sanitarie assistenziali (Rsa) e per le strutture riabilitative di mantenimento, così da abbassare proporzionalmente i costi a carico delle famiglie.
La copertura sale dalla percentuale storica del 50% al 70%, anche per le prestazioni socioriabilitative psichiatriche, nei casi siano compartecipate dall’utenza.
L’incremento è stato introdotto con un emendamento alla proposta di legge regionale n.194 del 31 ottobre 2019, ‘Misure per lo sviluppo economico, l’attrattività degli investimenti e la semplificazione’, approvato oggi dal consiglio regionale.
L'assessore Troncarelli  ha dichirato che  “Con questa azione, la Regione Lazio ha voluto sostenere economicamente i piccoli Comuni, così da ridurre le difficoltà incontrate nel fronteggiare l’integrazione delle rette per gli utenti. Una misura tangibile che conferma l’impegno della giunta Zingaretti sia in favore degli enti locali di minore dimensione, considerati una ricchezza da tutelare e valorizzare, sia degli utenti più vulnerabili e dei loro familiari”.

UNO STUDIO COMPARATO SUL DEMANIO COSTIERO NEI PAESI EUROPEI

Sulla rivista di diritto pubblico comparato europeo "Federalismi" è stato pubblicato un interessantissimo articolo di Ginevra Cerrina Ferroni intitolato "La gestione del demanio costiero. un'analisi comparata in Europa", di cui riporto qui di seguito l'abstract: 
L’entrata in vigore della direttiva 2006/123/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 12.12.2006 relativa ai servizi nel mercato interno, meglio conosciuta come direttiva Bolkestein, ha messo in rilievo, tra le altre cose, il tema della gestione del demanio costiero negli ordinamenti giuridici dei più grandi Paesi rivieraschi dell’Unione Europea. In particolar modo, l’opinione pubblica in tali Stati, si è focalizzata sulle conseguenze della direttiva 2006/123/CE sulla regolazione nazionale delle concessioni demaniali marittime ad uso turistico-ricreativo. Questo contributo si propone di sviluppare un’analisi in chiave comparata dell’attuale disciplina nazionale sulla gestione del demanio costiero relativamente ai diretti competitors dell’Italia: Spagna, Portogallo, Francia e Grecia. Il contributo tenta anche di dare una giustificazione a ciò che emerge dalla comparazione ossia che l’obiettivo dell’Unione Europea di promuovere un mercato unico dei servizi in ambito turistico e balneare è stato perseguito in maniera diversa tra gli Stati membri. Si propone, infine, un focus sul processo di riorganizzazione del sistema delle concessioni marittime ad uso turistico-ricreativo a fronte delle conseguenze che le nuove norme potrebbero produrre sulle attività imprenditoriali del settore marittimo-balneare.

L'EUROPA INVESTE PIU' DI 100 MILIONI NEI NUOVI PROGETTI "LIFE"


Gli europei vogliono un'azione concreta in materia di cambiamenti climatici e vogliono che sia l'Europa a indicare il cammino da seguire. Diventare il primo continente a impatto climatico zero costituisce contemporaneamente la sfida e l'opportunità più grandi del nostro tempo.
La normativa europea sul clima sancirà per la prima volta nella legge l'obiettivo della neutralità climatica dell'UE entro il 2050. Ciò significa emettere meno biossido di carbonio ed eliminare dall'atmosfera quello emesso. Per farlo è necessario estendere ad altri settori il sistema di scambio di quote di emissione che già aiuta l'UE a ridurre le emissioni dei settori energetico e industriale. Lo sviluppo di fonti di energia più pulite e di tecnologie verdi ci consentirebbe di produrre, viaggiare, consumare e vivere rispettando di più l'ambiente. Occorre sviluppare un'economia realmente circolare e proteggere la biodiversità.
In particolare, il Green Deal europeo prevede un percorso per una transizione giusta e socialmente equa. È concepito in modo da non lasciare indietro nessun individuo e nessuna regione in questa grande trasformazione.
Frans Timmermans, Vicepresidente esecutivo della Commissione europea, ha dichiarato: "Il Green Deal europeo mira a migliorare il benessere e la prosperità dei nostri cittadini, proteggendo nel contempo la natura e il clima. Da molti anni i progetti LIFE svolgono un ruolo importante e hanno un forte impatto sul terreno. Con l'attuale investimento di 100 milioni di € contribuiremo alla tutela di preziosi habitat naturali, al mantenimento dell'aria pulita e alla riduzione dell'inquinamento in molti laghi e fiumi d'Europa." 
Virginijus Sinkevičius, Commissario responsabile per l'Ambiente, gli oceani e la pesca, ha dichiarato: "I progetti integrati LIFE consentono alle autorità degli Stati membri di intervenire in modo da fare davvero la differenza per l'ambiente e per la vita delle persone. Grazie ai progetti gli Stati membri potranno preservare la natura, migliorare la qualità dell'aria e dell'acqua e rendere l'economia più verde, rafforzando la nostra resilienza ai cambiamenti climatici." 
I progetti integrati migliorano la qualità della vita dei cittadini aiutando gli Stati membri a conformarsi alla legislazione dell'UE in sei settori: natura, acqua, aria, rifiuti, mitigazione dei cambiamenti climatici e adattamento ai cambiamenti climatici. Sostengono l'attuazione della normativa in materia di ambiente e clima in modo coordinato e su vasta scala territoriale, mobilitando fondi da altre fonti dell'UE, da attori nazionali e regionali e da investitori privati.
Gli investimenti del programma LIFE dovrebbero mobilitare più di 6,5 miliardi di € di fondi complementari. Gli Stati membri infatti possono utilizzare anche altre fonti di finanziamento dell'UE, tra cui i fondi agricoli, regionali e strutturali e Orizzonte 2020, nonché fondi nazionali e investimenti del settore privato.
I progetti su vasta scala sosterranno il Green Deal europeo e l'ambizione dell'UE di diventare il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050: contribuiranno a ripristinare e conservare gli ecosistemi e le specie da cui dipendiamo, a progredire verso un'economia circolare, a migliorare la qualità dell'aria e dell'acqua, a stimolare la finanza sostenibile e ad aumentare la resilienza dell'Europa ai cambiamenti climatici.
Impatto sul terreno 
Conservazione della natura: in Estonia, in Irlanda e a Cipro i progetti integrati contribuiranno a preservare la natura e a migliorare la gestione della rete di aree protette Natura 2000EN••• dell'Unione. Ne beneficeranno molti habitat e specie importanti: foreste, terreni agricoli, pascoli, zone costiere, torbiere, impollinatori ecc. Questi habitat hanno anche l'importante funzione di pozzi di assorbimento del carbonio. 
Gestione dei rifiuti: in Grecia un progetto promuoverà la prevenzione e il riutilizzo dei rifiuti, riducendo la quantità di rifiuti urbani destinati alla discarica. Saranno sviluppati nuovi indicatori e nuove norme sui rifiuti per contribuire alla creazione dell'economia circolare.
Qualità dell'aria: il finanziamento LIFE aiuterà la Slovacchia a conformarsi alle direttive dell'UE in materia di qualità dell'aria, riducendo l'esposizione della popolazione a inquinanti atmosferici nocivi. Ne beneficerà anche la vicina Cechia, che presenta problemi analoghi di qualità dell'aria.
Acqua: i progetti integrati realizzati a livello di bacini idrografici preserveranno e miglioreranno la qualità dell'acqua nei fiumi e nei laghi dell'Irlanda e della Lettonia, consentendo a questi paesi di rispettare gli obblighi previsti dalla direttiva quadro dell'UE sulle acque
Adattamento ai cambiamenti climatici: il finanziamento LIFE contribuirà ad aumentare la resilienza ai cambiamenti climatici. In Spagna i progetti integreranno l'adattamento ai cambiamenti climatici nella programmazione e in altri settori politici, in Francia creeranno capacità di adattamento utilizzando soluzioni basate sulla natura.

giovedì 20 febbraio 2020

IL COMUNE DI SABAUDIA HA APPROVATO IL PIANO TRIENNALE PER LA PREVENZIONE DELLA CORRUZIONE E LA TRASPARENZA


Con deliberazione n. 7 in data 30 gennaio la giunta comunale di Sabaudia ha approvato il nuovo Piano triennale per la prevenzione della corruzione e la trasparenza 2020-2022 in attuazione del Piano nazionale approvato dall'ANAC con la deliberazione n. 1064/2019.
Diciamo subito che il nuovo  PTPCT è migliorato rispetto a quello dell'anno passato.
Nella presentazione volta ad evidenziare le differenze principali , incluse le variazioni di struttura , del nuovo PTPCT, rispetto a quello precedente , al fine di consentirne una lettura più scorrevole ,una comprensione più
immediata e , dunque, una applicazione più agevole. La revisione dell'atto , è effetto diretto della recente emanazione ,da parte dell'ANAC del nuovo Piano Nazionale di Prevenzione della Corruzione e Trasparenza. 
Oltre alle parti che:
- descrivono il contesto esterno ed interno agli e degli uffici comunali e che consentono ai medesimi di erogare, nelle più adeguate forme e modalità , i servizi pubblici alla collettività di loro competenza ;
- analizzano , illustrandole , le attività tecnico-amministrative da un lato e politico-amministrative dall'altro, delle U.O. del Comune - istituzione , e del Comune -apparato e i rischi potenziali e attuali, in esse prefigurabili o già verificatisi ;
- individuano gli organi amministrativi interni ed esterni all’amministrazione comunale che , ognuno per la propria competenza, intervengono nella elaborazione e nella attuazione di questo PTPCT;
- applicano la ponderazione ,con l'impiego di valori quali-quantitativi dei rischi verificabili , riferiti ai processi amministrativi e alle fasi di cui essi si compomgono, al fine di concentrare e ottimizzare l’attività di monitoraggio e le verifiche sulle condotte del personale e degli operatori economici e non coinvolti in essi;
- delineano soluzioni e interventi di risposta , i più efficaci possibili , a fini preventivi e di contrasto delle illegalità e di prassi operative scorrette.
Nell'allegato ,in modalità tabellare,per una più pronta percezione dei contenuti si trovano:
1. la tipologia di informazioni che il RPCT acquisisce periodicamente e al termine dell’anno , al fine di rendicontare l’andamento degli adempimenti e delle risultanze derivate dall’applicazione più generale del Piano di PCT annuale , incluso nel triennio considerato , con indicazione delle correlate modalità rilevatorie ;
2.le informazioni già acquisite dal RPCT e quelle da acquisire periodicamente dallo stesso nello specifico ambito dei controlli sulla trasparenza;
3.le iniziative normative e provvedimentali locali che interessano più direttamente la legalità e la trasparenza ( nelle varie sezioni tabellari del PTPTC )
4.l’andamento degli accessi civici – semplici e generalizzati -e gli esiti delle istanze
Corredano il Piano , la tabella sugli adempimenti generali Trasparenza con gli opportuni correttivi , nell’inderogabile rispetto del d.lgs n. 33/2013 , i moduli per l’utenza al fine di consentire l’esercizio dell’accesso civico generalizzato e semplice , il modulo per istanze di cittadini e operatori economici e lo schema tabellare sugli adempimenti in materia di trasparenza aggiornato a gennaio 2020



mercoledì 19 febbraio 2020

SABAUDIA: LA CRONACA TORNA AD OCCUPARSI DELL'AREA SPORTIVA DELL'EX CALCETTO


Dopo anni di proteste, di proposte e di reperimento di finanziamenti a tasso zero (ignorati) per ripristinare l'area sportiva sita in fondo a Via Arezzo, l'altra sera è arrivata anche la beffa.
Per fortuna il tempestivo e deciso intervento degli agenti della Polizia Locale ha impedito l'ennesima spoliazione.
Mi auguro che finalmente l'assessore competente si decida a recuperare l'immobile restituendolo alla comunità.
Un tempo l'area ospitava  un pallone tensostatico, un campo da pallavolo e un campo da calcetto sempre affollato da ragazzi ed adulti. Dopo la fine della gestione affidata ad un privato avvenuta molti anni fa nonostante le vive sollecitazioni e le raccolte di firme non è stato fatto nulla tranne, ogni tanto, il taglio dell'erba per evitare danni peggiori eliminando con  l'occasione anche qualche alberello che non faceva alcun danno. 
Si tratta di un bene dei cittadini che non può essere lasciato in stato di abbandono.  
A Sabaudia mancano gli spazi per lo sport e invece di preoccuparsi di manutenere quelli esistenti si mandano in malora lasciandoli esposti alla mercé del primo rottamatore che passa.


sabato 15 febbraio 2020

GAETA: UN INCONTRO-DIBATTITO MOLTO IMPORTANTE SULLA TRASFORMAZIONE DEI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO IN PUNTI DI ASSISTENZA PRIMARIA

Il 15 febbraio presso la sede del Club Nautico di Gaeta, si è tenuto un incontro-dibattito sul tema attualissimo "Punti di primo intervento: una realtà da difendere", organizzato dal Comitato per la difesa del Punto di Primo Intervento di Gaeta.
Un numeroso pubblico ha affollato la Sala delle Conferenze del Club Nautico; dopo un'ampia e interessante presentazione della prof.ssa Ersilia Vitiello del Comitato organizzatore, sono seguiti fino fino a tardi gli interventi dei relatori: l'avv. Pasquale Lattari del Foro di Latina, patrocinatore (pro bono) del ricorso presentato da  molti cittadini dei Comitati  sorti in molti Comuni della provincia (i quali hanno dovuto sottoscrivere il ricorso a titolo personale in quanto la giurisprudenza non ritiene legittimati i comitati sorti ad hoc) e il dott. Franco Brugnola già responsabile del Settore programmazione sanitaria della Regione Lazio e promotore del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia che nei soli primi quindici giorni del mese di agosto 2018 raccolse quasi 9000 firme per una diffida alla direzione dell'azienda sanitaria locale di Latina affinché non modificasse la pregressa organizzazione del locale PPI.
Entrambi i relatori hanno evidenziato i risultati positivi ottenuti che hanno consentito di fare sì che i nuovi Punti di Assistenza Territoriale operino in continuità con le funzioni precedentemente svolte dai PPI (a differenza di quanto avvenuto in provincia di Frosinone dove c'è solo un medico di base senza infermiere nelle sole ore diurne mentre la notte è presente solo un'ambulanza), assicurando un servizio H24 con un medico e un infermiere professionale per turno, ma sono state evidenziate anche tutte le criticità presenti nei provvedimenti adottati sia nel decreto della regione che nelle delibere dell'azienda sanitaria locale Latina che hanno costretto a presentare nel mese di gennaio un ricorso al TAR di Roma nel quale sono stati evidenziati gli elementi di illegittimità e plurimi vizi che affliggono gli atti impugnati.
Molto vivace e approfondito il dibattito che è seguito nel corso del quale sono intervenuti rappresentanti degli altri Comitati come Manfredo De Paolis (Comitato di Priverno), Beniamino Gallinaro (Comitato di Gaeta), Pina Necci (Comitato di Latina), ma anche molti medici e numerosi cittadini.   
Per vedere le sllides con cui ho illustrato il mio intervento andate al seguente link:

giovedì 13 febbraio 2020

CONFERMATA DALLA REGIONE LAZIO L'ATTIVAZIONE DELLA CASE DELLA SALUTE DI SABAUDIA ENTRO IL 31 DICEMBRE 2020


Con un proprio decreto pubblicato di recente la regione Lazio pubblica l'elenco delle case della salute attivate e di quelle da attivare confermando l'attivazione della Casa della Salute di Sabaudia per il 31 dicembre 2020.
E' stato confermato lo stanziamento di 582.000 euro.
Ora tocca all'Azienda sanitaria locale di Latina indire la gara per i i lavori necessari e programmare i moduli da attivare.
Al riguardo sarebbe auspicabile che, onde evitare ulteriori conflitti, fossero accolte le indicazioni del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia che sin dal 15 gennaio 2019 avanzò una serie di proposte di moduli aggiuntivi rispetto a quelli di base previsti dalla normativa regionale, recepite e integrate dal Consiglio comunale del comune di Sabaudia con deliberazione n. 31 del 29 luglio 2019.


IL RISCHIO CLINICO DA ACCERTAMENTI DI DIAGNOSTICA PER IMMAGINI

Ospedale Santa Maria Goretti Latina - Fonte Google Map
L’Italia con il D.lgs 187/2000 ha recepito la Direttiva 97/43/Euratom in materia di protezione sanitaria delle persone contro i pericoli delle radiazioni ionizzanti connesse ad esposizioni mediche, prevedendo all’art. 3 l’obbligo della giustificazione individuale di ogni esame che comporti l’uso di sorgenti di radiazioni ionizzanti. 
Con l’articolo 15 di detto D.lgs 187/2000 è stato però abrogato l’articolo 114 del precedente D.lgs 230/1995 che aveva istituito il “Libretto radiologico personale” sul quale i medici erano tenuti ad annotare tutte le prestazioni, eliminando un importante strumento di tutela della salute dei pazienti, specialmente quelli affetti da talune patologie che richiedono anche più accertamenti TAC e PET in un solo anno. 
Il Ministero della Salute, al fine di garantire un’applicazione uniforme sul territorio nazionale e di assicurare l’uso appropriato delle risorse umane e strumentali del SSN, ha adottato delle Linee guida che in attuazione delle previsioni dell’art. 6 del citato D.lgs 187/2000, fissano i criteri di riferimento che consentono di caratterizzare la prestazione sanitaria con la pratica radiologica, delineando raccomandazioni e indicazioni operative ai prescriventi e ai professionisti coinvolti nel processo radiologico (medico radiologo, tecnico sanitario di radiologia medica, fisico medico). 
A sua volta l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato delle Linee guida per la garanzia di qualità in radiologia diagnostica ed interventistica. 
La successiva Direttiva 2013/59/EURATOM al comma b) dell’art. 58 prevede che i pazienti dovranno trovare nel referto una informazione comprensibile circa la quantità di radiazioni cui sono stati sottoposti nel corso di ciascun esame radiologico o medico nucleare. 
L’art.20 della legge 117/2019 recante la delega al Governo per il recepimento delle direttive europee indica i princìpi e i criteri direttivi per l’attuazione della predetta direttiva Euratom stabilendo alla lettera f) del 1° comma dell’art. 20 l’obbligo di procedere alla revisione, con riferimento alle esposizioni mediche, dei requisiti riguardanti le informazioni ai pazienti, la registrazione e la comunicazione delle dosi dovute alle procedure mediche, l’adozione di livelli di riferimento diagnostici, la gestione delle apparecchiature nonché la disponibilità di dispositivi che segnalino la dose, introducendo altresì una chiara identificazione dei requisiti, dei compiti e delle responsabilità dei professionisti coinvolti, con particolare riferimento al medico, all'odontoiatra o ad altro professionista sanitario titolato a farsi carico della responsabilità clinica per le esposizioni mediche individuali in accordo con i requisiti nazionali. 
L'azienda sanitaria locale Latina ha istituito da alcuni anni una UOC Rischio clinico; anche se il Governo non ha ancora recepito formalmente detta Direttiva appare evidente, nell'interesse dei pazienti, che sia opportuno che anche l'azienda in questione si adegui onde evitare assorbimenti di radiazioni incontrollati, pericolosi o ingiustificati. 
Al riguardo la UOC di Diagnostica Avanzata d’Immagini a direzione universitaria della stessa azienda operante presso il padiglione ICOT si è già adeguata indicando sul referto la dose di radiazioni.
Si richiamano a questo proposito i rischi a cui potrebbe essere esposta l’azienda oltre che nel caso di mancato rispetto delle norme di cui all’art. 14 del citato D.lgs 187/2000 anche sotto l’aspetto della responsabilità civile.

martedì 11 febbraio 2020

PRIMA DI PENSARE A REALIZZARE UN NUOVO OSPEDALE A LATINA SERVE UN PIANO STRATEGICO SUL FUTURO DELL'ASSISTENZA OSPEDALIERA E TERRITORIALE

“Latina: Storia di un ospedale che non c’è più”: presentato docufilm
L'ospedale di Latina nel 1937 - tratto da “Storia di un ospedale che non c’è più” realizzato da un'idea del presidente dell'ordine dei Medici di Latina dott. Giovanni Maria Righetti


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La notizia secondo cui alcuni politici avrebbero già pronto il finanziamento di un nuovo ospedale per la città di Latina Borgo Piave con un costo di 230 milioni di euro se da una parte è apprezzabile, dall'altra deve essere motivo di un approfondimento.
La scelta di promettere ai cittadini la realizzazione di un ospedale è evidente frutto di una visione ospedalecentrica della sanità che è superata da molti anni ed è senza dubbio mirata a raccogliere facili consensi in vista delle prossime tornate elettorali.
Forse sarebbe stato più opportuno fare un poco di programmazione ed elaborare prima di tale scelta un Piano Strategico (non si comprende perché non sia stato fatto dall'attuale direzione dato che la regione non è uscita dal piano di rientro) sul futuro dell'Azienda sanitaria locale con particolare attenzione allo sviluppo dell'assistenza ospedaliera provinciale in relazione alle mutate esigenze della popolazione e alle nuove tipologie di assistenza oltre che alla necessità di trasferire al territorio una serie di attività che oggi ingolfano impropriamente l'ospedale.
La popolazione della provincia è aumentata e con essa si sono modificati i dati epidemiologici.
L'incidenza dei tumori è cresciuta notevolmente (Latina ha in percentuale più casi di tumore rispetto alle altre province, ma è anche quella che ha meno posti letto) e così altre malattie, occorre ridisegnare la dotazione dei posti letto per acuti, quella dei PL dei day Hospital, ma prevedere anche una riabilitazione intensiva ed una estensiva a livello provinciale.
Bene l'apertura dell'apertura delle nuove case della salute nei Comuni che erano sede di PPI per il potenziamento dell'assistenza territoriale, ma vorrei sottolineare come questa sia stata una scelta basata sulla proposta del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia risalente al 15 gennaio 2019 ed accolta dalla Regione solo dopo manifestazioni , ricorsi ecc. dea parte dei cittadini, dei Comitati e di alcuni Sindaci.
Ma riuscirà un nuovo ospedale a risolvere i problemi dell'assistenza ospedaliera nella provincia?
Non si sa quanti posti letto avrà: questo è di fondamentale importanza dato che al momento tutti i problemi da cui è affetto l'attuale nosocomio nascono proprio dalla carenza di posti letto che non solo rallentano l'attività creando liste di attesa per i ricoveri e gli interventi operatori ma paralizzano anche l'attività del pronto soccorso che, una volta accertata la patologia dei pazienti e prestate loro le prime cure, non possono trasferirli nel reparto di destinazione proprio per mancanza di letti liberi.
La direzione generale ha avviato la realizzazione di un ampliamento del PS: questa potrà solo offrire spazi e letti più consoni all'attesa ai pazienti e ai familiari, ma sempre in attesa del trasferimento al reparto.
Un altro punto sul quale vorrei soffermarmi è rappresentato dalla Convenzione con l'Università "Sapienza" che è fonte di costi diretti ed indiretti oltre che di vertenze giudiziarie in relazione all'utilizzo di parte della casa di cura ICOT occupando comunque molti spazi anche all'interno dell'attuale sede del Santa Maria Goretti.
A ciò si aggiunge il problema del padiglione Porfiri in parte occupato dal CUP che è fonte di notevole disturbo per i pazienti oncologici ed ematologici sottraendo anche loro spazi preziosi.
Ecco che occorre ridisegnare il ruolo degli ospedali rimasti integrandoli maggiormente con le Case della salute e le altre strutture presenti nei Distretti, assegnando a ciascuno degli ospedali ruoli più definiti e prevedendo i posti letto necessari per ogni disciplina sia complessivamente che per ciascuno degli ospedali in base alle patologie esistenti 
Ma non vorrei che questo fosse stato studiato per evitare di affrontare i problemi quotidiani che sono le liste di attesa (la provincia di latina è maglia nera del Lazio in questa particolare classifica),  il rimbalzo dei pazienti tra medici di base, specialisti ed ospedale dato che i tanto decantati Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali non funzionano e il paziente deve andare da una parte all'altra con il solito pacco di esami prima di avere una risposta; anche il famoso Fascicolo Sanitario Elettronico, sbandierato da alcuni come soluzione di tutti i problemi nel Lazio è ancora in alto mare.
Ecco che allora i problemi non sono dovuti alla vetustà dell'ospedale, che comunque c'è, ma sarebbe necessario prima capire quale è la sanità che vogliamo realizzare con il nuovo ospedale, altrimenti saranno 230 milioni buttati.     
In ogni caso la realizzazione di una nuova struttura potrebbe avvalersi del progetto tipo elaborato da Renzo Piano per l'allora Ministro Veronesi, che consentirebbe di risparmiare tempi e costi e che potrebbe essere calato agevolmente nell'area prescelta facendo la scelta di una struttura sostenibile dal punto di vista ambientale (anche dal punto di vista energetico e per il recupero delle acque) e molto attenta all'umanizzazione del paziente, come sostengo nel mio recentissimo  "Salute uguale per tutti: noi credevamo". 

PROSEGUE LA LOTTA DEI CITTADINI IN DIFESA DEI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO OGGI TRASFORMATI IN PAT


Il ricorso al Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio, sezione di Roma avverso il DCA U00469 del 14 novembre 2019 della Regione Lazio e la deliberazione n. 1264 del 31 dicembre 2019 dell' Azienda USL Latina è stato depositato l'11 febbraio 2020 ed è stato protocollato con NRG 202001233.
Siamo nove ricorrenti residenti nei Comuni di Sabaudia, Sezze, Priverno, Gaeta, Cori e Latina, tutti rappresentati dall'avv. Pasquale Lattari del foro di Latina il quale ha accettato di rappresentarci pro bono. 
Ora dobbiamo attendere la fissazione dell'udienza.
I motivi  del ricorso sono 18.
In considerazione del fatto che nel  DCA U00469 viene affermati che il servizio, diversamente qualificato, ma in continuità con le funzioni precedentemente svolte, a far data dal 1 gennaio 2020.nel ricorso in ragione delle disfunzionalità probabili evidenziate ci si riserva all'esito del primo manifestarsi di pregiudizio grave e/o irreparabile e che sostanzi periculum in mora per la salute dei cittadini richiesta tutela cautelare in corso di causa

lunedì 10 febbraio 2020

LA GIORNATA MONDIALE DEL MALATO

Oggi la Chiesa celebra la giornata mondiale del malato.
Papa francesco, parlando ai medici cattolici, ricorrendo ad una delle sue immagini ha ricordato loro che i malati non sono macchine da riparare.
Il problema dell'umanizzazione delle cure è sempre più sentito dai pazienti, specialmente dagli anziani che spesso si trovano abbandonati sui letti degli ospedali.
Molto può fare il volontariato, ma anche lo Stato, le regioni e le aziende sanitarie devono  impegnarsi per dare a loro e ai loro cari maggiori informazioni, per assisterli maggiormente anche dal punto di vista psicologico e per dargli più sicurezza.
Si parla spesso di mettere il malato al centro delle cure, ma troppo spesso assistiamo a pazienti che vengono rimbalzati dall'ospedale al territorio senza una assistenza adeguata, dovendo correre loro o i loro parenti da una struttura all'altra con esiti non sempre positivi. 




domenica 9 febbraio 2020

IL 26 FEBBRAIO L'ISPRA PRESENTA LO STATE OF THE ENVIRONMENT REPORT, L'ANNUARIO DEI DATI AMBIENTALI 2019 E IL RAPPORTO AMBIENTE DI SISTEMA CON LE ESPERIENZE REGIONALI

Il prossimo 26 febbraio a Roma, presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari, alla presenza di Roberto Fico, presidente della Camera dei Deputati, di Giuseppe Conte, presidente del Consiglio, e di David Sassoli, presidente del Parlamento europeo, saranno presentati i tre report dedicati alla situazione ambientale in Europa e in Italia: il SOER 2020 (State of the Environment Report), l’Annuario dei dati ambientali 2019 che fotografa lo stato dell’ambiente in Italia e il Rapporto ambiente di Sistema che presenta le esperienze regionali.
Il SOER 2020 (State of the Environment Report) è la più completa valutazione ambientale europea, che delinea un quadro concreto della situazione, per il raggiungimento degli obiettivi strategici 2020 e di più lungo termine. Senza un intervento urgente nell’arco dei prossimi dieci anni, non si riuscirà a centrare gli obiettivi fissati, nonostante i notevoli progressi compiuti nel corso degli ultimi vent’anni.

L'ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA, DOPO IL NUOVO DCA U99525 NONOSTANTE LE ASSICURAZIONI DELLA REGIONE HA VISTO UNA PREVISA PRESA DI POSIZIONE DA PARTE DELLA FIMMG LAZIO


Forti perplessità giungono dalla segreteria regionale della FIMMG Lazio in merito al Decreto del Commissario ad Acta della regione Lazio U00525/2019 avente per oggetto:"DPCM 12.1.2017 Art. 22. Percorso di riorganizzazione e riqualificazione delle Cure domiciliari – ADI. Regolamentazione periodo transitorio. Adozione documento tecnico"
Al riguardo la FIMMG Lazio con un proprio comunicato afferma:
"La conoscenza di alcuni dati sulla cronicità nella nostra regione, è indispensabile per poter analizzare meglio la nota regionale licenziata lo scorso 30 dicembre sulla riqualificazione delle cure domiciliari.
Abbiamo nel Lazio 1.275.930 cittadini sopra i 65 anni di cui maschi 548.083 e femmine 727.847 con un evidente sbilanciamento femminile, con una speranza di vita che nel 2002 era di 18,7 anni a 65 anni, oggi è diventata di 20,9. Cosa vuol dire? Che nei prossimi anni una popolazione già anziana lo diventerà ancor di più.
L’Istat segnala che le patologie cronico-degenerative sono più frequenti nelle fasce di età adulte: già nella classe 55-59 anni ne soffre il 54,1 % e tra le persone ultra settantacinquenni questa quota raggiunge l’86,9 %.
Le malattie croniche come quelle dell’apparato cardio circolatorioe respiratorio si quintuplicano passando per le varie fasce d’età dai 60 anni in poi, cosi come si quintuplicano i traumatismi. Ben il 49% dei pazienti sopra i 65 anni soffre di due malattie croniche, principalmente rappresentate dal diabete (15%), dall’Ipertensione (44%), dalle malattie respiratorie (10%), e dalle malattie degenerative osteoarticolari (artrosi, artrite e osteoporosi circa 60%). Dopo i 75 anni le percentuali aumentano, diventando per il 19% diabete, il 55%per l’ipertensione, il 12 % per i disturbi nervosi, il 15% per le malattie cardiache, l’80% per le malattie osteo articolari. Il consumo dei farmaci sale dal 62% oltre i 60 anni al 90% oltre i 75 anni.
Questi dati rappresentano in maniera chiara il carico di lavoro che sopporta il territorio ed in particolare i medici di famiglia , che nel Lazio sono 4.600, con 3.385 medici con più di 27 anni di laurea e circa 2000 medici sopra i 65 anni e quindi vicini al pensionamento e i medici di Continuità assistenziale, che sono nella nostra regione 586, con una percentuale di 9,9 medici per 100.000 abitanti, uno dei valori più bassi in Italia a fronte di una media nazionale di 19 medici di continuità ogni 100.000 abitanti
I medici di medicina generale assistono al loro domicilio, tramite l’assistenza programmata, secondo dati del Ministero della salute, oltre 65.000 pazienti, l’89,8% dei quali ha più di 65 anni. Tra questi i pazienti terminali sono il 5.5%. Questi dati sono verosimilmente sottostimati in quanto si ritiene che gli assistiti a domicilio siano almeno il doppio in quanto non tutti i medici registrano le proprie visite per la estrema burocratizzazione delle procedure da seguire.
L’assistenza domiciliare programmata viene erogata in base ad una valutazione multidisciplinare effettuata oggi in concordanza con i CAD (Centri di Assistenza Domiciliare) presenti in ogni ASL, che porta alla stesura di un piano assistenziale riguardante l’organizzazione dei trattamenti medici finalizzati a mantenere la stabilità clinica con l’ausilio della parte infermieristica e riabilitativa. Il Medico di famiglia effettua le visite programmate a domicilio, in Case di Riposo o in Residenze Sanitarie Assistenziali. Le Strutture Residenziali, RSA, Hospice, mettono a disposizione circa 12.000 posti letto di cui il 30% riservato ai pazienti con problemi psichiatrici e il 58% ad anziani: ai pazienti terminali spetta il 3,4% dei posti.
A detta della Regione Lazio solo l’1,93% della popolazione sopra i 65 anni, a fronte della media nazionale del 2,5%, e quindi solo 25.000 pazienti, è trattato in regime di ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) in collaborazione con gli specialisti, gli infermieri e altre figure professionali come i terapisti della riabilitazione o altro. Nei restanti casi l’assistenza programmata domiciliare è resa principalmente dal medico di famiglia, con strumentazione inadeguata e personale di supporto inesistente, salvo qualche prelievo domiciliare a cura del personale infermieristico del CAD. Nella gran parte dei casi mancano o sono insufficienti gli specialisti con liste di attesa che superano, nelle branche più critiche come la cardiologia, la pneumologia e la neurologia anche gli otto mesi di attesa. Peraltro per i CAD non è prevista la priorità delle prestazioni, il che si traduce in un trasporto al PS in caso di acuzie o in un consulto privato".
Tutto ciò premesso, ci saremmo aspettati da un DCA che ha per oggetto il “Percorso di riorganizzazione e riqualificazione delle Cure domiciliari” maggiore impegno di risorse, maggiore supporto ai medici di famiglia, aumento degli specialisti, un servizio almeno minimale nei giorni festivi. Troviamo invece scritto che le risorse previste sono insufficienti, che il cittadino potrà scegliere l’erogatore di sua scelta, che si potrà prevedere una compartecipazione al 50% da parte del cittadino del costo delle prestazioni, e che in ogni caso il servizio non funziona nei giorni festivi.
Il Decreto non chiarisce le procedure di attivazione del servizio che si presume rimarranno le stesse di oggi, ma in realtà non si sa, non essendo mai citato in alcuna parte quale sarà il ruolo del medico di medicina generale, non si prevede sostegno alcuno né di tipo strumentale né di risorse umane, si prevede l’adozione di un modello unico di valutazione multidimensionale dimenticando che questo già esiste almeno dal 2012. Non è quindi chiaro se questo modello cambierà o no. Non è neanche chiaro con chi si relazionerà il medico curante e chi si prenderà cura di prescrivere farmaci e/o presidi.
Come si vede un documento che presenta molti punti di incertezza che non consentono un giudizio di merito in questa fase, e, del resto, si è scelta la strada di escludere la medicina generale dalla discussione su un argomento così decisivo sulle cure primarie, pur rappresentando il MMG il regista dell’assistenza domiciliare secondo la normativa nazionale attualmente in vigore, ne prendiamo atto con dispiacere.
Stupisce inoltre il richiamo per l’assistenza tutelare all’anziano al DPCM 12.01.2017, art. 22 comma 4 che riguarda il minore con disabilità complessa, prevedendo una compartecipazione del 50% al costo delle prestazioni. Ora se di tutela si tratta significa che rientra nel diritto alla salute previsto dalla nostra Costituzione e pertanto non può essere oggetto di ridefinizione economica da parte dell’Istituto regionale che a fronte delle sue necessità di rientro in parametri economici e/o di gestione finanziaria in alcun modo a nostro avviso può comprimere a scapito del cittadino un diritto sancito e stratificato nelle norme relative alla sanità e al loro dispiegamento verso i malati.
Il medico di famiglia che entra nelle case sa come impatti negativamente sulla economia familiare la presenza di un anziano disautonomo o allettato a carico, la cui pensione o reddito da invalidità raramente riesce a coprire le spese emergenti quali per esempio l’assunzione di personale badante, cosa necessaria pena la perdita del lavoro per l’elemento più debole della famiglia come è in genere la donna all’interno della rete familiare di assistenza. In ogni caso la famiglia si impoverisce. Come potrebbe far fronte ad un costo ulteriore dell’assistenza sanitaria?
Infine, dubbio dei dubbi: quali strumenti concreti avrà il cittadino per scegliere un erogatore? Viceversa, sarà l’erogatore a scegliere il cittadino più conveniente? In tempi di liberismo sfrenato e compressione dei diritti sociali non ci stupiremmo poi troppo se a pensarla come Andreotti non ci sbagliassimo di tanto.

sabato 8 febbraio 2020

LA SPENDING REVIEW DIMENTICATA


Taluni direttori generali delle aziende sanitarie si lamentano della inadeguatezza della quota capitaria corrisposta dalle regioni ma troppo spesso non considerano che potrebbero spendere molto meno per l’assistenza sanitaria senza alcun impatto sulle prestazioni del sistema sanitario o sui risultati sanitari se facessero più attenzione al contenimento della spesa.
La famosa spending review in molti casi è rimasta nel cassetto e avviene spesso che per contenere i costi vengono tagliati o ridotti i servizi o ridotte le prestazioni. 
Sarebbe ora di inserire un vero e proprio obiettivo su questo tema nel Piano strategico di ciascuna azienda. 
I risultati della mancata lotta a gli sprechi sono sotto gli occhi di tutti.
Nei paesi anglosassoni questo tema è da anni fonte di approfondimenti (BERWICK DM, HACKBARTH AD).
Anche l’OCSE nel suo rapporto Tackling Wasteful Spending on Health (2017) ha analizzato le cause dell’inefficienza della spesa e degli sprechi ed esaminato le strategie messe in atto nei vari paesi per garantire la sostenibilità dei sistemi sanitari senza tagliare i servizi o le prestazioni.
In Italia l’argomento è stato affrontato da Cartabellotta il quale valuta l’importo dovuto agli spechi ed alle attività fraudolente in circa 25 miliardi di euro l’anno.
Sulla base dei lavori citati è possibile indicare le fonti di maggiore spreco:
  • Utilizzo di interventi sanitari inefficaci e inappropriati. Si tratta della categoria più consistente di sprechi che incrementa sia il rischio clinico dei pazienti sia i costi: procedure diagnostiche invasive per rassicurare i pazienti, ricoveri per malattie lievi o per malattie croniche senza esacerbazioni acute, costosissimi regimi di chemioterapia in pazienti neoplastici terminali, uso indiscriminato di farmaci, screening di efficacia non documentata, ecc.
  • Sottoutilizzo di interventi sanitari efficaci e appropriati. Consegue principalmente ai gap tra ricerca e pratica: può ritardare o impedire la guarigione, aumentare le complicanze, richiedere ricoveri ospedalieri e interventi sanitari più costosi, causare assenze dal lavoro.
  • Inadeguato coordinamento dell’assistenza. Sono sprechi conseguenti al “rimbalzo” del paziente tra setting assistenziali diversi, in particolare tra ospedale e territorio. Il coordinamento dell’assistenza è particolarmente critico nei pazienti con malattie croniche, nei quali l’assistenza a livello di cure primarie dovrebbe essere maggiormente integrata tra gli interventi specialistici e i ricoveri ospedalieri.
  • Acquisto di dispositivi medici e di altri beni di consumo inadeguati o in eccesso: questo può essere dovuto ad incapacità di chi gestisce le gare o predispone i capitolati di gara ma può anche essere dovuto inadeguatezza della programmazione dell'attività o a comportamenti contrari alla normativa specifica per interessi personali da parte di qualche soggetto.
  • Tecnologie sanitarie acquistate a costi eccessivi. L’assenza di regole ben definite fanno sì che le tecnologie sanitarie talora vengano acquistate a prezzi molto più alti del loro valore reale, con differenze assolutamente ingiustificate da una regione all'altra o addirittura tra le aziende di una stessa regione.
  • Complessità amministrative. Una inadeguata organizzazione, procedure complesse, scarsa informatizzazione e l’ipertrofia del comparto amministrativo possono comportano un allungamento dei tempi in tutti i settori e un conseguente aumento dei costi.
  • Frodi e abusi: le risorse deviate illegittimamente e deliberatamente dalle cure sanitarie per servire l’interesse personale di pochi comportando oltre agli eventuali aspetti penali anche un gravissimo spreco. Un terzo dei cittadini dell’OCSE considera il settore corrotto o estremamente corrotto (45% a livello globale).
La perdita combinata di frodi ed errori secondo gli autori citati rappresenta in media il 6% delle spese sanitarie correlate. 
Le regioni differiscono in modo significativo per il livello di impegno profuso per affrontare l’integrità delle violazioni nelle forniture e nei controlli sulle vari voci evidenziate.

domenica 2 febbraio 2020

L'INCONTRO DEL 1° FEBBRAIO A SORA


Un incontro veramente molto interessante quello organizzato ieri sera dall'Associazione War on Dump di Sora presso la sala Simoncelli della Biblioteca comunale dal titolo : "La buona politica comunale Utopia o realtà?".
Dopo un breve saluto dell'organizzatore di Vittorio Tersigni, organizzatore dell'incontro il moderatore Attilio Tollis ha iniziato a porre una serie di domande a me e agli altri intervenuti: il consigliere comunale Fabrizio Pintori e il direttore de "L'inchiesta quotidiano" Stefano Di Scanno.
Ne è scaturito un dibattito approfondito su alcune  tematiche tra le quali come tradurre la vision in  programmi ed atti amministrativi, la trasparenza e l'accesso agli atti, la differenza tra minoranza e opposizione, la legalità negli enti locali e come coinvolgere i cittadini, specialmente riferito al contenuto di due miei saggi: "Utopia di un Comune e come realizzarla" e "Manuale per un consigliere comunale di opposizione".

Sono seguite alcune domande da parte del  folto pubblico che hanno toccato argomenti molto stimolanti tra i quali quello della arretratezza di alcune aree della Ciociaria, la crisi industriale, cosa potrebbero fari i Comuni per stimolare il lavoro e le nuove migrazioni di italiani verso il nord America.

La serata si è conclusa oltre le 20 dato l'interesse dimostrato dal pubblico che anche dopo la fine dell'incontro mi ha posto molte domande.