venerdì 30 novembre 2018

UNA SANITA' ALLE PRESE CON L'INVECCHIAMENTO DELLA POPOLAZIONE E CON UNA SOCIETA' FRAMMENTATA

Nel 2017 il Ssn, secondo il Rapporto Oasi curato da Francesco Longo e Alberto Ricci, ha segnato un lieve disavanzo contabile (282 milioni di euro, pari allo 0,2% della spesa sanitaria pubblica corrente), con le regioni del Centro-Sud che si dimostrano ormai virtuose quanto quelle del Nord. Il Lazio, per esempio, ha registrato un avanzo di 529 milioni e la Campania di 77. 
Nello stesso anno, la spesa del Ssn e' aumentata dell'1,3% a 117,5 miliardi di euro, portando l'aumento medio, dal 2012 al 2017, allo 0,6% nominale annuo, equivalente a un aumento nullo se si tiene conto dell'inflazione.
La spesa sanitaria italiana e' pari all'8,9% del Pil, contro il 9,8% della Gran Bretagna, l'11,1% della Germania e il 17,1% degli Stati Uniti, con il Ssn che ne copre il 74%. 
Negli ultimi 5 anni, la quota di spesa sanitaria sul totale della spesa di welfare si è contratta dal 22,8% al 21,8%. 
Il principale  indicatore di salute della popolazione, l'aspettativa di vita, rimane eccellente (82,8 anni al 2016), ma cresce meno che altrove, tanto che, dal 2010 al 2016, l'Italia è passata dal secondo al sesto posto al mondo nella classifica di longevità dell'Organizzazione mondiale della sanità.
I tassi di mortalità per tutte le malattie sono in declino, ma le diversità geografiche nella qualità delle cure restano drammatiche, tanto che l'aspettativa di vita in buona salute è di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord, con la Calabria che si assesta a 52 anni e la provincia autonoma di Bolzano che arriva a 69.
A rimanere inevasa è, però, soprattutto la domanda derivante dal cambiamento sociale, che porta a una progressiva frammentazione: nel 2017 il 32% delle famiglie è unipersonale (8,1 milioni di individui, di cui 4,4 milioni over 60) e il rapporto tra gli over 65 e la popolazione attiva, al 35%, è il più alto d’Europa. Tra il 2010 e il 2017 la popolazione over 65 è aumentata di 1,3 milioni di persone (+11%). Si tratta di un incremento dovuto all’invecchiamento delle numerose coorti demografiche dei baby boomer: un trend fisiologico e di per sé positivo, perché conferma la lunga aspettativa di vita oltre i 60 anni. A preoccupare è lo squilibrio tra popolazione over 65 e popolazione in età attiva, che diminuisce a causa del drastico calo delle nascite. Nei prossimi 20 anni, infatti, il rapporto tra over 65 e popolazione attiva passerà dal 35% al 53%: oltre un «anziano» ogni due persone in età attiva.
Questa evoluzione crea e creerà sempre più gravi disequilibri nei servizi socio-sanitari che, stima l’Osservatorio, oggi riescono a coprire solo il 32% del bisogno. Particolarmente critica è la disponibilità di posti letto in strutture sanitarie per anziani non autosufficienti, pari nel 2015 a circa 302mila a fronte di 2,8 milioni di persone che ne avrebbero necessità. Il sistema fatica anche a garantire continuità assistenziale agli anziani a seguito di un ricovero: un over 85 su quattro viene ricoverato almeno una volta l’anno, con una degenza media di 11 giorni, ma solo il 16% di questi viene dimesso prevedendo qualche forma di continuità assistenziale.
Dal punto di vista organizzativo, notano gli autori dell’Osservatorio, si fanno sempre più critiche le condizioni del personale del Ssn. 
Il blocco del turnover, che è stato utilizzato per anni come principale strumento della riduzione di spesa, fa sentire i suoi effetti: il 53% dei medici ha più di 55 anni e il numero dei candidati alle specialità mediche è più che doppio rispetto ai contratti finanziati. «Il problema è la scarsità di risorse per assumere e formare specializzandi, non la mancanza di medici», afferma Alberto Ricci. Nei profili di ruolo amministrativo, la quota di over 55 è del 44% e tra il 2006 e il 2016 il numero di under 35 si è ridotto del 64%. In Italia il personale infermieristico è meno della metà rispetto alla Germania (5,6 infermieri ogni mille abitanti, contro 12,9) e a soffrire di più sono sempre le regioni del Sud: al 2016 la Lombardia registrava 9,6 dipendenti Ssn ogni mille abitanti, la Campania 7,3 e il Lazio 7,1.

SINDACI E COMITATI UNITI IN DIFESA DEI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO - LA MANIFESTAZIONE DI IERI

Grande manifestazione ieri a Latina in difesa dei Punti di Primo Intervento che in base ad un processo avviato dai Ministeri dell'economia e delle finanze nonché da quello della salute sin dal 2015 dovrebbero essere "trasformati".
La Regione Lazio a sua volta ha inserito la chiusura dei PPI tra i provvedimenti da completare entro il 31 dicembre di quest'anno a chiusura del piano di rientro dai disavanzi delle precedenti gestioni.
La "rimodulazione" dei PPI, questa è l'elegante dizione scelta dalla direzione della ASL prevede di fatto la chiusura degli attuali PPI nelle ore notturne lasciando solamente una ambulanza medicalizzata gestita dall' ARES  118 (un'azienda regionale diversa dalla nostra ASL) , mentre nelle ore diurne tutto dovrebbe restare come prima, anche se non esiste ancora un documento formale su questo.
Per i soli mesi estivi nei Comuni costieri potrebbe essere previsto un mantenimento del servizio anche nelle ore notturne.
Ma la data finale è stata spostata di fatto al 31 dicembre 2019 e il nuovo anno sarà dedicato a migliorare le proposte della direzione generale per cercare di adeguarle alle esigenze delle varie comunità; questa è una prima, grande vittoria grazie all'impegno che tutti i Comitati hanno profuso in questi mesi.
I Sindaci sono rimasti abbastanza soddisfatti sull'esito dell'incontro mentre i Comitati hanno registrato la chiusura verso qualsiasi forma di partecipazione o consultazione da parte loro per il miglioramento delle proposte della direzione.   
La provincia di Latina, collocata al penultimo posto nel ranking della salute tra le 110 province Italiane nell'ultima graduatoria curata dalla "Sapienza" per conto del quotidiano Italia Oggi meriterebbe più attenzione da parte della Regione.
La diseguaglianza dell'assistenza sanitaria ai cittadini della provincia rispetto a quelli della Capitale, collocata all'11° posto è troppo grande.

DAL 3 AL 7 DICEMBRE LA NOTTE DEL CINEMA EUROPEO

A Sabaudia da moltissimi anni è stato chiuso l'unico cinema abbassando ulteriormente la qualità della vita.  
Per chi è appassionato di cinema era un piacere assistere al cinema Augustus a film che nella capitale erano in prima visione.
Tutti i progetti per il recupero della sala per la proiezione dei film, per la presentazione di commedie, per concerti di musica, sono per il momento scomparse anche grazie alle politiche governative. 
Leggo con grande interesse la notizia dell'avvio nell'ambito di uno dei programmi europei, a sostegno del settore audiovisivo da 27 anni, della Notte del cinema europeo che intende evidenziare non solo il contributo dell'UE allo sviluppo dei settori creativo e culturale in Europa ma anche i vantaggi per la società nel suo complesso. 
Con quest'iniziativa, che prevede circa 50 proiezioni gratuite in tutta l'UE tra il 3 e il 7 dicembre, la Commissione europea si propone di avvicinare l'Europa alle persone, celebrando insieme la ricchezza dei film europei.
Ciascuna delle 34 sale cinematografiche che partecipano all'iniziativa organizzerà un evento serale speciale in cui verrà proiettato uno dei 20 film sostenuti dal programma MEDIA, tra gli altri "Cold war", "Il sacrificio del cervo sacro", "Girl" e "Border". I titoli in proiezione sono stati selezionati direttamente dai singoli cinema, che hanno potuto adeguare il programma agli interessi e alle specificità dei diversi pubblici. Tutte le sale sono cinema rinomati appartenenti alla rete Europa Cinemas, coordinata dal programma MEDIA di Europa creativa e dall'emittente televisiva ARTE.
Le proiezioni saranno seguite da brevi dibattiti nel corso dei quali gli appassionati di cinema avranno l'opportunità di discutere del film con registi e critici cinematografici. Saranno presenti anche dei rappresentanti della Commissione europea per fornire maggiori informazioni sul programma MEDIA e sulla sua importanza nella definizione del panorama audiovisivo europeo.

giovedì 29 novembre 2018

AUMENTATI GLI ACCESSI AL PS NEL LAZIO PER GLI ANZIANI MA ANCHE DELLE PERSONE TRA I 45 E I 64 ANNI


Grazie alla ricerca svolta dall'EURES sullo stato delle province del Lazio è possibile avere i dati dell'accesso al pronto soccorso per fasce di età. 
Un dato che vede una crescita notevole degli accessi degli anziani, ma anche delle persone appartenenti alla fascia tra i 45 e i 64 anni. 
Mentre per quanto riguarda gli anziani è credibile che il dato derivi dall'allungamento dell'età della popolazione, il secondo dato deve far supporre che molti abbiano ridotto la prevenzione a causa della crisi economica e quindi ci sia un effettivo decremento della qualità della vita. 

LA DIREZIONE GENERALE DELLA ASL LATINA COLPEVOLIZZA I CITTADINI REI DI TROPPI ACCESSI AL PRONTO SOCCORSO....E SE NON FOSSE VERO ?


Il 27 novembre scorso il Direttore generale pro tempore della ASL Latina ha presentato ai Sindaci della provincia una serie di slides con molti dati relativi allo stato dei servizi.
Purtroppo questi dati non sono stati messi in rete impedendo a chi non era presente di poterli conoscere.
Questa ennesima manifestazione di non trasparenza non aiuta a migliorare i rapporti tra i cittadini, spesso molto scontenti della qualità dei servizi offerti (talora anche a torto) 
D'altra parte, anche se qualcuno, come me, presenta formale richiesta di accesso (FOIA) agli atti viene letteralmente ignorato.
Tra i vari problemi affrontati nel corso della lunga esposizione dal direttore generale c'è stato anche quello degli accessi al pronto soccorso, un tema a lui molto caro dato che ha cercato di dimostrare che la nostra provincia avrebbe un tasso di accesso superiore alla media nazionale a causa di presunti accessi impropri.
Effettivamente la nostra provincia avrebbe  avuto nel 2016 un numero di accessi per mille abitanti pari a 366, ma naturalmente si tratta di un dato statistico che deve essere analizzato non essendo corretto spararlo così per cercare di colpevolizzare i pazienti, rei di andare al pronto soccorso secondo il DG,  per non pagare il ticket o forse per passare la notte tra le delizie del PS di Latina.
La realtà, secondo la mia modesta opinione è molto più semplice, sul totale degli accessi gravano tutti quelli dei turisti e delle molte persone che, a causa della crisi economica, per risparmiare, in estate fanno avanti e indietro tutti i giorni dalle province vicine, portandosi appresso il pranzo al solo  scopo di far fare un poco di mare ai figli. 
Purtroppo molte di queste persone può capitare che si sentano male e si recano al PPI più vicino in quanto rappresenta per loro il naturale punto di prossimità del sistema emergenza.
La prova di ciò è l'elevato valore degli accessi ai PPI di Minturno, Gaeta e Sabaudia.   
Allora forse tutto il castello costruito dal DG non si regge e le conclusioni affrettate cui è pervenuto con la minacciata chiusura dei PPI andrebbero riviste.  
I cittadini della nostra provincia hanno diritto ad essere rispettati, non possono essere trattati così e sapranno dimostrarlo oggi con la dimostrazione che si terrà a Latina contro la chiusura dei PPI e contro la direzione generale.

IL RAPPORTO DI UPI LAZIO PER IL 2018

Ieri 29 novembre presso la sede dell'ANCI Nazionale a Roma è stato presentato il Rapporto dell'Unione province del Lazio per l'anno 2018 curato dall' EURES.
Un volume molto ricco di 785 pagine.
Si parla di: 
Competitività del sistema regionale 
Economia e ricchezza del territorio 
Risorse del territorio 
Dinamiche elettorali 
Dinamiche demografiche e sociali 
Legalità, sicurezza e controllo del territorio
Il capitolo 15 è dedicato alla sanità.
Un volume veramente molto interessante che approfondisce con dovizia di statistiche tutte le problematiche della nostra regione e che ogni amministratore locale del Lazio dovrebbe leggere. 

mercoledì 28 novembre 2018

ASL LATINA - PRENOTAZIONE ANALISI LABORATORIO: DISAGI PER I PAZIENTI

Come forse alcuni sanno a seguito di una gara europea indetta dalla Direzione regionale acquisti della regione Lazio  (determinazione n. G07221 del 2016), dopo un lungo contenzioso, la gara per la gestione del centro Unico di prenotazione regionale è stata aggiudicata  in base al criterio dell'offerta più vantaggiosa (e non a quella più economica come scritto da taluno) alla  RTI GPI spa di Taranto per un importo di € 13.247.285,89  IVA esclusa per la durata di mesi dodici.
La cooperativa Capodarco che per molti anni aveva gestito il servizio, pur avendo presentato un'offerta migliore ed economicamente meno costosa ed essendo risultata aggiudicataria in via provvisoria è stata esclusa a seguito dei controlli fatti relativamente al DURC. 
A seguito di detta aggiudicazione dal 20 novembre scorso la gestione del RECUP anche in provincia di Latina è passata alla nuova società;  ora c'è anche un nuovo software che però, a differenza del passato non accetta le prenotazioni pe ri giorni successivi ma solo per il giorno stesso il che significa che bisogna andare ad esempio a Piazza Celli a Latina per il prelievo la mattina presto e che anche arrivando alle 7:30 ci sono già molte persone mentre il sistema funziona solo dalle 7:30 con il risultato che i pazienti sono costretti a farsi altri numeretti  da soli.....
Non è giusto penalizzare i pazienti in questo modo. 
Manca un punto prelievi a Sabaudia che è lo stesso distretto.
Invece di migliorare la qualità dei servizi peggiorano.
La politica locale di questo non dice nulla.

LA STAMPA LOCALE HA DATO AMPIO SPAZIO AL FATTO CHE I CITTADINI DI TUTTA LA PROVINCIA SCENDONO IN PIAZZA IN DIFESA DEI PPI


Latina editoriale oggi, questa mattina dedica ben due pagine al problema della minacciata chiusura dei PPI e alla marcia di domattina 30 novembre.
Viene dato ampio spazio alla denuncia degli sbagli della politica locale che, dopo le ripetute promesse, non è stata in grado di mantenerle.
Il ministero intanto tiene ferma la sua posizione come peraltro già comunicato in una nota del 7 settembre inviatami a seguito di una mia del 7 agosto di questo anno.
La responsabilità  di questa situazione è tutta della regione (il cui presidente ha adottato un decreto che non è conforme a quello ministeriale e che ha stabilito per il 1° gennaio 2019 la disattivazione dei PPI) e dei suoi rappresentanti a livello locale, con in testa il direttore generale della ASL.  
Peraltro sarebbe un gravissimo errore se qualche Sindaco accettasse di mercanteggiare la perdita del PPI con altri servizi (forse ritenuti importanti dal punto di vista del prestigio o dell'immagine) perché poi quando dovessero servire gli interventi di emergenza se ne pentirebbero.

IN G.U. IL CONCORSO PER L'ASSUNZIONE DEGLI INFERMIERI NEL LAZIO

Finalmente è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale, IV serie speciale, n. 93 del 23 novembre 2018 il concorso pubblico per la copertura di 258 posti da infermiere a tempo indeterminato. Di questi posti, solo otto sono in provincia di Latina. 
Grande entusiasmo della politica locale anche se probabilmente l'assistenza sanitaria della provincia non avrà molti benefici dato che ci sono già molti infermieri a tempo determinato in servizio.
Pertanto non si comprendono le dichiarazioni rilasciate da costoro alla stampa. 
Il problema è anche che il concorso sarà svolto dall'Azienda S.Andrea per conto delle varie aziende sanitarie che quindi potranno utilizzare la graduatoria una approvata. 
Un sistema che mira a contenere i costi e ad evitare l'espletamento di tanti concorsi spesso per pochi posti e con tanti concorrenti.
Sarebbe più opportuno che venisse fatta una verifica per accertare il personale infermieristico spostato a mansioni diverse...magari negli uffici, probabilmente sarebbero molto più degli otto del concorso....
 

LA UE SOSTIENE L'IMPRENDITORIA SOCIALE


Il Fondo europeo per gli investimenti (FEI) e la Banca Popolare Sant'Angelo (BPSA) hanno firmato il 28 novembre un accordo di garanzia per la microfinanza in Italia nell'ambito del programma dell'UE per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI). Questo nuovo accordo di finanziamento è stato reso possibile dal Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), fulcro del piano di investimenti per l'Europa
Il programma della Commissione europea per l'occupazione e l'innovazione sociale (EaSI) mira a sostenere l'obiettivo dell'Unione di un elevato livello di occupazione e di un'adeguata protezione sociale lottando contro l'esclusione sociale e la povertà e migliorando le condizioni di lavoro. 
L'asse di microfinanza e imprenditoria sociale del programma EaSI fornisce sostegno agli intermediari finanziari che offrono microcredito a imprenditori o finanziamenti a imprese sociali. L'obiettivo è migliorare l'accesso alla microfinanza, che comprende il microcredito, cioè i prestiti fino a 25 000 euro, in particolare a favore delle persone vulnerabili e delle microimprese. La Commissione europea intende inoltre sostenere, per la prima volta, l'imprenditoria sociale con investimenti fino a 500 000 euro. Il sostegno alla microfinanza e all'imprenditoria sociale è attuato mediante la garanzia EaSI, che permette agli intermediari finanziari di estendere la loro offerta a (potenziali) imprenditori che per il loro profilo di rischio non sarebbero altrimenti in grado di ottenere finanziamenti. Viene inoltre attuato mediante la "finestra di investimenti per lo sviluppo di capacità dell'EaSI" finalizzata ad incrementare le possibilità di intervento degli intermediari finanziari nei settori della microfinanza e dell'economia sociale, per lo più mediante investimenti azionari. La Commissione europea ha selezionato il FEI per attuare la garanzia EaSI e la finestra di investimenti per lo sviluppo di capacità dell'EaSI.
La Commissione sta rafforzando inoltre la dimensione sociale del FEIS a favore sia della microfinanza sia dell'imprenditoria sociale. Globalmente l'importo totale del sostegno a questi settori dovrebbe passare (da 193 milioni di euro nel quadro del programma EaSI) a circa 1 miliardo di euro, mobilitando circa 3 miliardi di euro di investimenti supplementari.
Ulteriori informazioni sul sostegno alla microfinanza e all'imprenditoria sociale sono disponibili qui:

martedì 27 novembre 2018

FACEBOOK E WHATSAPP SOTTO LA LENTE DEL GARANTE DEI DATI PERSONALI


Il garante dei dati personali con Provvedimento in data 4 ottobre a seguito di un’istruttoria nei confronti delle società Facebook e WhatsApp per determinare la correttezza del trattamento dei dati posto in essere in fase di acquisizione ha emesso un provvedimento sanzionatorio.
A seguito dell’avvenuto passaggio di proprietà, l’applicazione di messaggistica aveva apportato delle modifiche in ordine ai termini e all’informativa sulla privacy dei propri servizi, finalizzate a rendere accessibili alla nuova Società proprietaria dell’app una serie di informazioni concernenti i singoli account degli utenti. Il nuovo trattamento di cui si richiedeva il consenso avrebbe avuto quale finalità quella di 
(i) Business Analysis Analytics (attività di de-duplicazione degli account sulle varie app appartenenti al nuovo gruppo facente capo alla Società gestrice del social network allo scopo di individuare gli utenti attivi su di esse, attività di analisi della frequenza e delle caratteristiche di utilizzo delle applicazioni condotta su base anonima e aggregata); 
(ii) System Security Purpose (sicurezza e antispam che permetteva all’app di messaggistica di condividere e ricevere informazioni relative ad account abusivi, pericolosi o illeciti che fossero attivi nelle società del gruppo societario); 
(iii) Targeted Advertising Purpose (utilizzo dei dati degli utenti dell’app per promuovere prodotti e inserzioni pubblicitarie sul social network).
Proprio in riferimento a quest’ultima finalità – promozione prodotti e inserzioni pubblicitarie – WhatsApp aveva richiesto ai propri utenti di manifestare la propria adesione alla comunicazione dei dati a Facebook entro 30 giorni, specificando, altresì, che l’eventuale diniego avrebbe comportato l’interruzione del servizio di messaggistica.
Al termine dell’istruttoria il Garante si è espresso negativamente sul trattamento dei dati personali operato dalle Società, ritenendo lo stesso illecito perché posto in violazione della normativa in materia di privacy.
Il Garante in primo luogo si è soffermato ad analizzare l’informativa data agli utenti e relativa alla comunicazione dei dati forniti a terzi (la Società acquirente infatti appare come terzo, essendo entrambe autonomamente titolari dei dati). L’informativa, secondo il giudizio del Garante, era priva degli elementi essenziali e tassativi previsti dal codice privacy. In particolare non veniva fornito all’interessato l’elemento sostanziale che aveva reso necessario modificare le informazioni agli interessati, vale a dire la condivisione con Facebook dei dati relativi all’account di WhatsApp, ma si limitava a comunicare un generico cambiamento della c.d privacy notice. Non venivano, poi, indicate in modo preciso e chiaro né i dati oggetto di trattamento né le finalità dello stesso, in particolare quelle di carattere pubblicitario.
Anche con riguardo al consenso il Garante si è espresso negativamente, rilevando che questo non poteva considerarsi espressamente, specificatamente e liberamente manifestato. Questo perchè veniva richiesto attraverso un modello con casella già fleggata, sia perché il mancato consenso aveva come conseguenza l’interruzione di un servizio ormai divenuto di generale utilizzo.
In ultimo il Garante si è espresso in ordine al legittimo interesse, chiamato in causa dalle due Società in fase di istruttoria, le quali avevano sostenuto che non era necessario ottenere un consenso specifico da parte degli utenti potendosi fondare su basi giuridiche alternative, come, appunto, gli interessi legittimi. Sul punto il Garante ha negato che nel caso di specie fosse configurabile il legittimo interesse, in quanto non solo non era stata avviata la procedura di bilanciamento degli interessi coinvolti a cura dell’Autorità stessa, ma non erano stati comunque forniti idonei elementi di valutazione per poter verificare se il trattamento perseguisse effettivamente il legittimo interesse dichiarato, come la sicurezza, o se fosse necessario per la realizzazione dell’interesse, cioè contribuisse alla sua realizzazione, meglio di altre possibili soluzioni meno invasive, o se tale trattamento, oltre ad essere idoneo e necessario, fosse finalizzato alla produzione di un beneficio nella realizzazione del legittimo interesse la cui importanza sia superiore allo svantaggio arrecato agli interessati.

CRESCONO LE ISTRUTTORIE PER I DANNI AMBIENTALI


Tra il 2017 e il 2018, Ispra e le Agenzie ambientali hanno seguito, per conto del ministero dell'Ambiente, le istruttorie di 217 casi di danno ambientale distribuiti su tutto il territorio nazionale.
La Sicilia è la Regione dove sono state aperte più istruttorie (38), seguita da Campania e Puglia (25), Toscana (18).
L'Ispra sottolinea che si tratta di "un numero totale in costante aumento negli anni per effetto delle crescenti indagini giudiziarie e di una più diffusa sensibilità pubblica verso le tematiche ambientali. Si va dall'incidente della Costa Concordia alle discariche di Giugliano in Campania o quella di Bellolampo a Palermo, dalla Valle del Sacco nel Lazio allo sversamento di idrocarburi nel fiume Polcevera".
Sulle esperienze in corso e sulle questioni ancora aperte si è fatto il punto a Roma nel corso del convegno promosso dall''Ispra ''Il danno ambientale: prevenzione e riparazione in un Sistema a rete''.
La maggior parte delle istruttorie per danno ambientale è oggi associata a illeciti compiuti nella gestione dei rifiuti (41%), violazioni in materia di edilizia e paesaggio (19%) e scarichi fuori norma (5%). Un 8% è legato ai cosiddetti 'ecoreati' individuati della recente legge n. 68/2015 (disastro ambientale, inquinamento, omessa bonifica), nonche' a illeciti relativi alle
emissioni in atmosfera, in materia di bonifiche o di Aia (Autorizzazione Integrata Ambientale).
I 217 casi di danno ambientale di dividono in due categorie: 184 si inseriscono in procedimenti giudiziari per reati ambientali ovvero casi di illeciti che finiscono davanti ai tribunali e per i quali il ministero puo' richiedere la riparazione del danno; gli altri 33 sono, invece, casi extra-giudiziali che si avviano quando enti pubblici, cittadini, comitati o associazioni ambientaliste
richiedono, attraverso le prefetture, l'intervento del ministero denunciando potenziali danni all'ambiente.
Il Sistema nazionale per la protezione dell'ambiente (SNPA), costituto da Ispra e dalle Agenzie regionali, ha istituito nel 2017 la "Rete operativa per il danno ambientale", per elaborare in maniera omogenea su tutto il territorio le fasi istruttorie dei casi di potenziale danno, valutando le azioni per la riparazione e la prevenzione. Cio' con l'obiettivo di permettere, un' efficace individuazione ed attuazione delle misure di riparazione delle risorse naturali e dei servizi ecosistemici danneggiati e delle misure di prevenzione del danno ambientale. Ad oggi restano, tuttavia, da affrontare alcuni importanti temi, come per esempio stabilire i criteri per definire la procedura amministrativa, la copertura assicurativa del danno, i criteri di accertamento e quelli di riparazione.

ARRIVA LA TARIP

ROMA - SEDE DELLA GIUNTA DELLA REGIONE LAZIO 
Dal sito web della regione Lazio apprendiamo che la Giunta regionale ha approvato questa mattina (27 novembre) il Bando per l’introduzione della Tariffazione puntuale dei rifiuti (TARIP) nei Comuni del Lazio entro il 2020: il provvedimento prevede uno stanziamento di due milioni di euro e punta a incentivare la riduzione della produzione di rifiuti urbani e la crescita della raccolta differenziata attraverso un maggiore riciclo delle varie tipologie di scarti.
La Tarip si fonda sul criterio della minimizzazione dei rifiuti e sul principio dell’equità: non sarà più calcolata sulla base della superficie dell’abitazione e del numero dei componenti familiari, ma sarà definita, oltre ad una quota fissa, secondo la quantità dei rifiuti prodotti. Dopo l’approvazione delle linee guida della Tarip nella commissione regionale competente e il nuovo passaggio in Giunta, nei prossimi giorni si procederà con la pubblicazione del bando.
L'assessore Valeriani ha dichiarato “Vogliamo promuovere un nuovo modello di gestione dei rifiuti con l’obiettivo di giungere a un piano tariffario basato su sconti e agevolazioni per gli utenti che produrranno meno rifiuti: il primo bando regionale con un investimento di circa 2 milioni di euro destinato ai Comuni del Lazio favorirà l'acquisto di sistemi, strumenti e tecnologie utili a tracciare il ciclo dei rifiuti” .
Ora la palla passa ai Comuni, i quali dovranno adeguare i capitolati di gara alla TARIP.
Un problema sarà rappresentato dalla gara europea indetta dal Comune di Sabaudia  ma bloccata da circa un anno e mezzo in Regione...

lunedì 26 novembre 2018

IL RESOCONTO DELL'INCONTRO DEL 26 NOVEMBRE SUI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO

Latina: Il Gabbiano, l'intervento di Pina Necci
Ieri (26 novembre), sono stato invitato da Pina Necci, promotrice del Comitato di Latina per la difesa dei PPI della provincia ad illustrare presso la sala de Il Gabbiano di Latina le proposte della direzione generale per la cosiddetta rimodulazione dei Punti di primo Intervento.
Ho utilizzato ben 53 slides per cercare di informare (cosa che avrebbe dovuto fare in ogni Comune la direzione della ASL per rispetto ai cittadini, grazie ai quali prende il suo lauto stipendio) ma anche per segnalare le criticità delle proposte della direzione ed i problemi che si potrebbero creare nel caso in cui passasse la proposta presentata dal Direttore casati.
Sono intervenuti alcuni amministratori locali e molti rappresentanti dei Comitati sorti spontaneamente in provincia di Latina in difesa di questi presidi così importanti nell'ambito della rete dell'emergenza urgenza del nostro territorio. 
Il pubblico ha partecipato con attenzione e molti sono stati gli interventi per portare proposte o per fare domande.
Al termine molti mi hanno chiesto di avere copia della demo, ecco  le mie slides 

domenica 25 novembre 2018

INIZIA UNA SETTIMANA IMPORTANTE PER IL FUTURO DEI PPI


Inizia oggi una settimana molto importante per il futuro dei Punti di primo Intervento del Lazio e in particolare di quelli della provincia di Latina.
In base ad una decisione non sufficientemente meditata della Regione Lazio, con un decreto assunto dal presidente Zingaretti in veste di commissario ad acta per il piano di rientro, entro il 31 dicembre 2018, tutti i PPI dovrebbero essere "trasformati" ambulatori di cure primarie nelle ore diurne mentre di notte il servizio sarebbe affidato ad una ambulanza del 118 con un medico a bordo.
In primo luogo per una questine di tale importanza la direzione generale dell'azienda sanitaria locale non ha assicurato in alcun modo l’informazione preventiva dei cittadini in merito alla ipotizzata modifica dell’organizzazione e delle modalità di accesso al servizio di emergenza-urgenza (lett. h, comma 4, art. 8-quater del D.lgs 502/92), il che ha creato notevole preoccupazione, ma solamente dopo la pubblicazione delle notizie relative alla manifestazione del 30 p.v. si è affrettata a rilasciare una serie di interviste nelle quale si cerca di minimizzare la portata del provvedimento.
In secondo luogo sono state ignorate tutte le norme sulla trasparenza previste dal legislatore che con la legge 15/2009 ha sancito il diritto di ogni cittadino a ricevere informazioni comprensibili e chiare anche all’attività e ad ogni fase del suo rapporto con l’erogatore del servizio, quale è l’Azienda sanitaria locale che pertanto deve mettere a disposizione dei cittadini tutti gli atti adottati (non solo per i soli 15 obbligatori di pubblicazione all’Albo Pretorio) e i dati relativi ai servizi erogati, cosa questa che sul sito web aziendale è estremamente carente soprattutto per quanto riguarda i dati relativi alla gestione del sistema emergenza urgenza di competenza della ASL Latina.
In terzo luogo viene calpestato il diritto dei cittadini alla partecipazione alle scelte. A questo proposito ricordo che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 106/2002 ha rilevato come «la Costituzione, nello stabilire…che la sovranità “appartiene” al popolo, impedisce di ritenere che vi siano luoghi o sedi dell’organizzazione costituzionale nella quale essa si possa insediare esaurendovisi. Le forme ed i modi nei quali la sovranità del popolo può svolgersi, infatti, non si risolvono nella rappresentanza, ma permeano l’intera intelaiatura costituzionale»; quindi non è possibile che i cittadini siano esclusi dalla partecipazione delle scelte che riguardano da vicino la loro salute.
I cittadini non possono essere ridotti a semplici utenti/clienti in base ad un mal interpretato ruolo della direzione generale basato sul concetto di ceo-capitalism (copyright di Riccardo Ruggeri).
Oggi alle 17:30, si terrà a Latina una assemblea alla quale sono stati invitati tutti i Comitati sorti spontaneamente in difesa dei loro PPI e i Sindaci dei comuni della provincia.
Dopo una mia illustrazione sui provvedimenti presi da Ministeri e regione e delle proposte informali consegnate dalla direzione generale ai Comuni, ma non ai suoi datori di lavori, che saremmo noi e l' indicazione delle molteplici criticità, seguirà un dibattito aperto a tutti.
Domani 27 novembre alle ore 10 presso la palazzina direzionale dell'Ospedale Santa Maria Goretti è stata invece convocata la  Conferenza locale sociale e sanitaria con all'ordine del giorno, ancora una volta il problema dei PPI, ma si parlerà anche dei famosi Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali, una soluzione per la cura di malati cronici, ma non solo, sulla quale l'azienda locale ha accumulato un grande ritardo.
Infine venerdì 30 ci sarà la famosa marcia a latina da Piazza del Popolo (ritrovo ore 10) a viale Nervi dove c'è la sede della ASL presso il centro direzionale di Latina Fiori (con costi di affitto stratosferici e somme rilevanti sottratte all'assistenza ai pazienti, cioè a noi).



LA ASL LATINA RIACQUISTA L'OSPEDALE REGINA ELENA DI PRIVERNO...E ADESSO CHE CI FARA'?

Come i più attenti ricorderanno nel 2001 l'allora presidente della Regione Lazio (Storace) decise una operazione finanziaria molto ardita e complessa denominata in termine tecnico sale and lease back, in base alla quale molti ospedali furono venduti e ripresi in locazione. 
Tralascio qui gli aspetti meramente finanziari dell'operazione.
Ora finalmente dopo diciassette anni la ASL Latina con Deliberazione n. 1004 del 23 novembre.  scorso ha portato a termine l'operazione di riacquisto dell'Ospedale Regina Elena di Priverno.
Il problema ora sarà di capire cosa pensa di farci la direzione generale, visto che, dopo la chiusura dell'attività di ricovero, oramai sono rimasti lì solamente il laboratorio, la radiologia e il PPI (anch'esso minacciato di chiusura).
La regione ha deciso di realizzare una nuova struttura in località Madonna delle Grazie da destinare a casa della salute (ma quando sarà finita ?) pertanto non si comprende a cos sarà destinata. 
E' penoso vedere questi vecchi ospedali, che rappresentano la testimonianza della società con tutti i cambiamenti subiti nel corso degli anni, restare abbandonati, senza manutenzione, al centro delle città.
Sarebbe opportuno che al più presto si pensasse ad una destinazione socio sanitaria di cui Priverno ha tanto bisogno, ma chi lo farà ? 
Tutti sono così impegnati ad altro....

ASL LATINA: OBIETTIVI ASSEGNATI TARDIVAMENTE AI DIRETTORI MA ANCHE INADEGUATI.

Con deliberazione n. 981 in data 15 novembre scorso il Direttore generale della ASL Latina ha provveduto ad attribuire gli obiettivi per l'anno 2018 al direttore sanitario e a quello amministrativo. 
Di norma gli obiettivi dovrebbero essere fissati all'inizio dell'anno e anche la Corte dei conti ha profondi dubbi sul fatto che possa poi essere liquidato il premio di risultato spettante quando è già passata ben oltre la metà dell'esercizio.
Ma i problemi arrivano quando si legge il testo degli obiettivi.
Infatti, per lo più si tratta di adempimenti rientranti tra i doveri propri della funzione cui sono preposti entrambi i dirigenti.
In molti casi è previsto quale obiettivo l'adozione di un atto deliberativo, come se, con la mera adozione dell'atto si esaurisse il compito del dirigente.
Un caso che definirei "patologico" è rappresentato dagli obiettivi relativi alla adozione dei Percorsi Diagnostico Terapeutico Assistenziali, approvati dal presidente Zingaretti sin dal 2014 e poi rivisti nel  2016  (DCA U00113, ma anche lì si era in grave ritardo) che, tra l'altro vengono proposti come soluzione ai problemi di emergenza urgenza della popolazione locale quasi in alternativa ai Punti di Primo Intervento.
Si tratta di procedure estremamente complesse che richiedono il coinvolgimento di molti professionisti oltre che dei medici di base, l'acquisizione di apparecchiature (ad esempio lo pneumologo presente al poliambulatorio di Sabaudia non ha neanche lo spirometro per cui non si comprende come possa effettuare le misurazioni periodiche della capacità respiratoria dei pazienti, ma, almeno fino a questa estate l'unico spirometro presente al Santa Maria Goretti era anch'esso guasto).
L'obiettivo dei nostri dirigenti sarà raggiunto solo firmando una deliberazione o sarebbe stato opportuno definire meglio gli obiettivi  per ottenere un effettivo outcome? 
  

sabato 24 novembre 2018

LUNEDI' 26 UNA NUOVA PUNTATA DELLA GUERRA APERTA TRA I CITTADINI DELLA PROVINCIA DI LATINA E LA DIREZIONE DELLA ASL SUI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO

Cresce l'attenzione dei cittadini verso la gestione del Servizio Sanitario Regionale del Lazio che, mentre a Roma mantiene un livello sufficiente (11° posto in Italia), nelle province è a livelli molto bassi, fino ad arrivare in fondo alla qualifica a Latina (109° posto su 110).
Per cercare di fare quadrare i conti Ministeri e Regione hanno pensato bene di tagliare i Punti di Primo Intervento (PPI) senza rendersi conto che il territorio delle province è diverso da quello dalla città: è fatto di montagne, di distanze, di strade spesso prive di manutenzione e pericolose, ma soprattutto di tempi di percorrenza elevati e di gran lunga superiori agli otto minuti massimi previsti per le aree urbane, quasi che chi vive fuori della città debba essere obbligatoriamente a rischio ella vita.  
Per contrastare le voglie della Regione Lazio e del preposto locale, nella persona del dott. Giorgio Casati, direttore generale pro tempore dell'Azienda sanitaria locale Latina tutti i Sindaci si sono attivati adottando delibere e organizzando manifestazioni, ma anche i cittadini hanno costituito Comitati spontanei che già dall'estate scorsa sono scesi in campo per frenare questa scelta scellerata che rischia di mietere altre vittime in aggiunta a quelle già verificatesi in altre regioni ma anche ad Anagni (FR) a causa della chiusura (pardon loro la chiamano trasformazione) dei PPI.
Dopo il dibattito organizzato a Sabaudia il 10 novembre scorso, lunedì 26 novembre presso Il Gabbiano in viale diciotto dicembre, 124,  si terrà una assemblea pubblica alle ore 17:30 organizzata dal Comitato di Latina per la difesa dei PPI della provincia.
Una scelta importante che dimostra come la solidarietà tra i cittadini possa essere più forte di qualsiasi rete.
Il Comitato di Latina è pienamente consapevole dei rischi che rischierebbe lo stesso Pronto soccorso dell’ospedale Santa Maria Goretti nel caso in cui venisse meno la preziosa opera dei sette PPI della provincia e in particolare dei cinque (Cori, Cisterna, Sezze, Priverno e Sabaudia) che oggi gravitano proprio su Latina e che tra codici bianchi, verdi, gialli e rossi hanno totalizzato l’anno scorso un totale di 46.000 accessi che sommati a quelli del Santa Maria Goretti porterebbero l’ospedale del capoluogo ad un totale di oltre 100.000 accessi superando il Policlinico Gemelli che ha dimensioni almeno quattro volte superiori al PS del Santa Maria Goretti, progettato alla fine degli anni 90 nella previsione che gli ospedali dei Lepini rimanessero a svolgere la loro preziosa opera di filtro.
Il Comitato di Latina ha già avviato una raccolta di firme per appoggiare gli altri Comitati e per costringere la Direzione generale dell’Azienda e modificare la proposta presentata evitando ogni tipo di rimodulazione o ridimensionamento dell’assistenza di emergenza/urgenza a livello territoriale e garantendo la presenza dei PPI quali presidi di prossimità di importanza fondamentale per gli anziani, i soggetti fragili, ecc.
All’incontro sono stati invitati tutti i Comitati della provincia, i trentatré Sindaci e i Sindacati.
Per quanto mi riguarda, in qualità di promotore del Comitato di Sabaudia, illustrerò con una serie di slides gli aspetti tecnico organizzativi e giuridici del sistema di emergenza urgenza con particolare attenzione alla situazione provinciale mettendo anche a confronto i servizi offerti oggi e cosa rimarrebbe se fosse approvata la proposta della direzione generale della ASL.   
Spero vivamente che anche questo possa contribuire a far recedere la direzione della ASL dalle sue voglie e a costringerla invece a potenziare i servizi sul territorio con i fatti e non a parole.  

venerdì 23 novembre 2018

IL PARERE DELLA COMMISSIONE SPECIALE DEL CONSIGLIO DI STATO SULLE C.D. CLAUSOLE SOCIALI

UNA SALA DI PALAZZO SPADA, SEDE DEL CONSIGLIO DI STATO
La Commissione speciale del Consiglio di Stato, a seguito di richiesta dell'ANAC il 26 ottobre scorso ha espresso il Parere 2703/2018 in merito allo schema di linee guida in esame si riferiscono è previsto dall’art. 50 del d. lgs. 50/2016, Codice dei contratti, nel testo introdotto dal decreto “correttivo” d. lgs. 56/2017, che dispone: “(Clausole sociali del bando di gara e degli avvisi) Per gli affidamenti dei contratti di concessione e di appalto di lavori e servizi diversi da quelli aventi natura intellettuale, con particolare riguardo a quelli relativi a contratti ad alta intensità di manodopera, i bandi di gara, gli avvisi e gli inviti inseriscono, nel rispetto dei principi dell'Unione europea, specifiche clausole sociali volte a promuovere la stabilità occupazionale del personale impiegato, prevedendo l’applicazione da parte dell’aggiudicatario, dei contratti collettivi di settore di cui all’articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 81. I servizi ad alta intensità di manodopera sono quelli nei quali il costo della manodopera è pari almeno al 50 per cento dell’importo totale del contratto.”
Con una attenta argomentazione la Commissione ha ritenuto di suggerisce di modificare il contenuto della bozza delle Linee guida  nel senso che il bando debba comunque indicare gli elementi rilevanti per formulare l’offerta nel rispetto della clausola sociale, chiarendo che la stazione appaltante e l’appaltatore uscente sono tenuti a comunicare agli interessati, su loro richiesta, le informazioni relative. In tale contesto, rappresenterebbe invece una buona prassi migliorativa prevedere che l’amministrazione debba direttamente renderle note e che l’appaltatore uscente sia obbligato all’informazione in tal senso da una specifica clausola del contratto da lui sottoscritto.
La Commissione ha suggerito altresì di prevedere che l’offerta debba contenere un vero e proprio “piano di compatibilità” o “progetto di assorbimento”, nel senso che essa debba illustrare in qual modo concretamente l’offerente, ove aggiudicatario, intenda rispettare la clausola sociale, ovvero, detto altrimenti, spiegare come e in che limiti la clausola stessa sia compatibile con l’organizzazione aziendale da lui prescelta. Tale piano di compatibilità dovrebbe anche rendere esplicito quale concreta condotta l’aggiudicatario intenda adottare per rispettare l’obbligo nei confronti dei lavoratori interessati, condotta che dovrebbe coincidere con la formulazione di una vera e propria proposta contrattuale. Infatti, se la clausola comporta un obbligo, sia pure limitato, di riassunzione, l’impresa secondo logica è tenuta formulare una proposta che contenga gli elementi essenziali del nuovo rapporto in termini di trattamento economico e inquadramento, unitamente all’indicazione di un termine per l’accettazione. Quest’obbligo di inserimento nell’offerta è in grado, da un lato, di consentire alla stazione appaltante di valutare l’effettiva volontà di rispettare la clausola, dall’altro offre maggiori garanzie al lavoratore, attraverso la previa individuazione degli elementi essenziali del contratto di lavoro.
Di contro, il bando di gara dovrebbe inserire tra i criteri di valutazione dell’offerta quello relativo alla valutazione del piano di compatibilità, assegnando tendenzialmente un punteggio maggiore, per tale profilo, all’offerta che maggiormente realizzi i fini cui la clausola tende.
Si tratta, tuttavia, di una scelta che – sebbene volta a rafforzare l’effettività della clausola – è tuttavia rimessa alla discrezionalità della stazione appaltante.
In ogni caso, la Commissione suggerisce di ancorare ad un termine certo l’individuazione dei lavoratori interessati dalla clausola, evitando il ricorso a concetti potenzialmente indeterminati quali “incremento ingiustificato” del numero di lavoratori nel “periodo finale” e “lavoratori immessi tardivamente e senza giustificazione”
Ad avviso della Commissione, il rapporto fra la disciplina della clausola sociale in esame e clausole di analogo contenuto che possono essere contenute nei contratti collettivi va affrontato tenendo presente il principio più volte ricordato, per cui la clausola in questione va applicata nel rispetto del tipo di organizzazione aziendale prescelto dall’imprenditore subentrante. Richiamando quanto si è già detto sopra, infatti, il contratto collettivo che un imprenditore abbia eventualmente sottoscritto rappresenta senz’altro un aspetto, certo non secondario, della sua organizzazione aziendale, dato che esso contiene le condizioni alle quali egli ha scelto di impiegare il personale alle sue dipendenze, e per inciso, di sopportare i relativi costi.
Ciò posto, sempre ad avviso della Commissione, la clausola sociale inserita in un bando di gara per iniziativa della stazione appaltante può essere efficace, nel suo assetto concreto, solo in via suppletiva, ovvero nel caso in cui l’imprenditore offerente non abbia sottoscritto alcun contratto collettivo, ovvero sia parte di un contratto collettivo che delle clausole sociali si disinteressa. Viceversa, nel caso in cui l’interessato abbia sottoscritto un contratto collettivo che in materia dispone, i contenuti della clausola sociale che egli dovrà osservare saranno quelli previsti dal contratto collettivo stesso.
Tale soluzione, si noti, non contrasta con il disposto dell’art. 30 comma 4 del Codice dei contratti, secondo cui “Al personale impiegato nei lavori, servizi e forniture oggetto di appalti pubblici e concessioni è applicato il contratto collettivo nazionale e territoriale in vigore per il settore e per la zona nella quale si eseguono le prestazioni di lavoro stipulato dalle associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e quelli il cui ambito di applicazione sia strettamente connesso con l'attività oggetto dell'appalto o della concessione svolta dall'impresa anche in maniera prevalente”. La norma, come ritenuto anche in giurisprudenza – sul punto C.d.S. sez. III 12 marzo 2018 n.1574- rappresenta un minimo di tutela che ai lavoratori va comunque garantito, e quindi fa salva la scelta da parte dell’imprenditore di un contratto diverso.
Nel caso in cui invece la clausola sociale di contratto collettivo manchi, si concorda con quanto espresso nella bozza, ovvero che la stazione appaltante debba far riferimento ai “contratti collettivi di settore di cui all'articolo 51 del decreto legislativo 15 giugno 2015 n. 81”, ovvero a quelli ai quali lo stesso articolo del Codice fa rinvio. Si tratta dei cd contratti leader, ovvero dei “contratti collettivi nazionali, territoriali o aziendali stipulati da associazioni sindacali comparativamente più rappresentative sul piano nazionale” e dei “contratti collettivi aziendali stipulati dalle loro rappresentanze sindacali aziendali ovvero dalla rappresentanza sindacale unitaria”. Poiché nel relativo ambito l’individuazione del contratto pertinente alla concreta fattispecie, che per forza di cose è uno soltanto, può essere non agevole, la Commissione suggerisce di prevedere nelle linee guida che la stazione appaltante debba indicare quale sia il contratto leader che ritiene applicabile.

mercoledì 21 novembre 2018

TENSIONE TRA REGIONI E GOVERNO SULL FINANZIAMENTO DEL FONDO SANITARIO NAZIONALE

Aseessore Sergio Venturi dell'Emilia e Romagna
Sul sito web Regioni.it viene evidenziato come il Governo continui a nicchiare sulla richiesta di aumentare le risorse per il Fondo sanitario nazionale ed in molte Regioni cresce il disappunto. 
Il Presidente dell'Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, al convegno organizzato dall'Anaao-Assomed a Bologna avrebbe preso di mira l'Esecutivo. "Non abbiamo ancora ricevuto risposta - sottolinea Bonaccini - né sul finanziamento del sistema sanitario nazionale né sui fondi per il rinnovo dei contratti del comparto e per i farmaci innovativi". 
Anche l'assessore alla Sanità dell'Emilia-Romagna, Sergio Venturi sarebbe della stessa opinione: "E' poco sensibile fare una manovra da 40 miliardi di euro e non trovare 300 milioni per i rinnovi contrattuali", attacca. Venturi punta il dito in particolare contro la decisione del Governo di "defiscalizzare i fondi integrativi". 
Anche perché se non si spendessero li' le risorse, sostiene l'assessore, "avremmo quattro miliardi di euro in più". Dunque, secondo Venturi, "o facciamo un fondo integrativo pubblico oppure questa è una battaglia da fare, perché con la defiscalizzazione non sono più fondi integrativi, ma diventano sostitutivi del sistema sanitario nazionale. E questo non va bene". 
Sul nodo del rinnovo dei contratti di settore, avrebbe aggiunto poi Venturi (che fra l'altro è presidente del Comitato di Settore Regioni-Sanità), "abbiamo incontrato il ministero dell'Economia la settimana scorsa e avevamo chiesto una risposta entro due giorni. 
Sulle retribuzioni individuali di anzianità, avrebbe spiegato l'assessore, "le Regioni sono disposte a fare la loro parte, a fronte di un impegno del Governo".  
Allo stesso modo, sull'indennità di esclusività ", sempre secondo Venturi sono stati presentati decine di emendamenti per ripristinarla, ma avremmo piacere che l'impatto sul 2019 fosse coperto dal Governo". Anche perche' si tratta di un'operazione che da sola vale circa 900 milioni di euro, spiega Venturi, e che quindi assorbirebbe in un colpo gran parte del miliardo di incremento previsto per il Fondo sanitario nazionale l'anno prossimo.

martedì 20 novembre 2018

I CITTADINI DOVRANNO ESPRIMERE LE LORO VALUTAZIONI SUL DIRETTORE GENERALE DELLA ASL LATINA ALL'ORGANISMO INDIPENDENTE DI VALUTAZIONE REGIONALE

E' stato pubblicato in questi giorni il Decreto del Commissario ad acta della regione Lazio per il piano di rientro dal disavanzo sanitario n. U00412 del 12 novembre, con il quale sono stati assegnati ai direttori generali delle Aziende sanitarie locali e quindi anche a quello della ASL Latina, gli obiettivi per l'anno 2018 (ma è quasi finito !) ai fini della valutazione della performance.
Naturalmente gli obiettivi indicati nella tabella a lato poi sono molto più sviluppati.
Sulla base di una relazione dei direttori generali interessati la Direzione regionale salute e integrazione socio sanitaria, avvalendosi delle aree regionali competenti fornirà all'Organismo indipendente di valutazione  regionale le risultanze della propria valutazione in ordine al raggiungimento degli obiettivi. nella procedura descritta vengono esclusi proprio i cittadini ignorando il disposto degli artt. 7, 8 e 19-bis del D.lgs 150/2009 (e successive modificazioni e integrazioni) in base al quale i partecipano al processo di misurazione della performance dei dirigenti e quindi possono formulare le loro valutazioni direttamente all’Organismo Indipendente di valutazione.
Pertanto, attese le gravissime difficoltà che incontrano i cittadini della provincia di Latina per essere assistiti in maniera adeguata (tanto che il costo per la mobilità passiva è aumentato considerevolmente), ma specialmente  a seguito della recente iniziativa mirante a "rimodulare" i Punti di Primo Intervento mettendo a rischio le vite umane, ritengo che sarà doveroso provvedere alla fine dell'anno a rappresentare all'OIV le valutazioni del caso.   

FINALMENTE LA SCELTA DELLE BARRIERE DI POSIDONIA PER FRENARE L'EROSIONE MARINA

Tra le deliberazioni pubblicate all'albo pretorio del comune di Sabaudia ha attirato la mia attenzione la n. 169 del 15 novembre scorso riguardante la realizzazione di una barriera soffolta permeabile e la ri-naturalizzazione del fondale con la Posidonia.
Si tratta di una vecchia idea che ora, finalmente si concretizza.
Il progetto è stato presentato dal FIPE SIB di Sabaudia   che si è assunto il costo della predisposizione dello stesso, da parte di Mario Gangi 
L'importo del progetto, apri ad € 1.100.207, 69 è stato inserito nel programma triennale delle opere pubbliche per l'anno 2020.
Ora si dovranno trovare i soldi...

L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI SABAUDIA FINALMENTE DECIDE L'ACQUISIZIONE DI ALCUNI BENI CONFISCATI ALLE MAFIE...MA E' SOLO UN INIZIO....

Finalmente la Giunta comunale di Sabaudia ha deciso di acquisire al patrimonio comunale alcuni beni confiscati in via definitiva alla criminalità organizzata per destinarli a fini istituzionali. 
Si tratta in questo caso di una serie di terreni siti a Colle Piuccio, ma è noto che in città ci sono moltissimi immobili che potrebbero essere utilizzati per fini sociali. 
Era una cosa che si sarebbe potuta fare molto prima ma in precedenza le altre amministrazioni sono rimaste sorde.
Ora la cosa importante è approvare anche un regolamento per la concessione dei beni onde evitare poi dei problemi.
A suo tempo avevo collaborato con Libera per la predisposizione di uno schema tipo di regolamento che poi usai a Formia dove esistono molti beni immobili confiscati alla nota famiglia Bardellino che sono stati dati a famiglie priva di alloggio e ad una associazione che assiste i disabili.
Per Sabaudia si tratta di un segnale e di un passo importante verso la legalità in una città in cui molti hanno perso in senso di questa parola..... 

PPI : UNA NUOVA PUNTATA, ARRIVA UN FOGLIO, MA SARA' DELLA ASL ?

Prosegue lo scontro a distanza tra i Comitati sorti spontaneamente in difesa de Punti di Primo Intervento e la direzione generale della ASL Latina che seguita ad essere sorda ad ogni forma di comunicazione diretta omettendo di rispondere alle numerose lettere inviate.
Dopo la proposta di "rimodulazione" dei  PPI presentata al Comitato dei rappresentanti della conferenza locale sociale e sanitaria il 25 ottobre scorso, nella serata di ieri  mi è pervenuto un foglio, non oso definirlo altro, privo di intestazione, senza data e senza firma, che rappresenterebbe una nuova proposta della ASL.
Non ritengo possibile che i Sindaci possano prendere in esame una cosa del genere di cui stento a confermare la paternità alla direzione generale per gli errori ortografici di cui è zeppa, le ripetizioni, gli orrori di battitura.
L'apparente sforzo è comunque ancora molto lontano dalle nostre aspettative.
Ancora una volta chiediamo che il direttore Casati adotti formalmente un atto deliberativo e lì scriva in bella forma come vuole realmente assicurare ai cittadini dei nostri 33 Comuni l'assistenza di emergenza/urgenza sul territorio, con particolare riguardo a tutti quei Comuni che sono stati privati da anni dei presidi ospedalieri o che non l'anno mai avuto. 
I cittadini sono titolari del diritto alla salute riconosciutogli dalla Costituzione e non sarà un Direttore generale pro tempore a togliercelo.
Ogni altra decisione assunta senza un provvedimento amministrativo sarà assimilata ad un abuso d'ufficio e come tale trattata.   

RAGGIUNTA L'INTESA DALLA CONFERENZA STATO REGIONI SULLE MODALITA' DELL'INVIO IN FORMA ELETTRONICA DEI DOCUMENTI ATTESTANTI LE ORDINAZIONI E L'ESECUZIONE DEGLI ACQUISTI


La Conferenza stato regioni ha raggiunto l' Intesa sullo schema di decreto recante le modalità tecniche e le date di entrata in vigore per l’invio in forma elettronica dei documenti attestanti l’ordinazione e l’esecuzione degli acquisti di beni e servizi per gli Enti del Servizio sanitario nazionale.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome ha comunque formulato la richiesta di inserire a verbale il seguente periodo: “verranno disciplinate nelle linee guida gli acquisti da fornitori esteri e mediante fondo economale, sentiti anche i territori particolarmente interessati da tale tipologia di acquisto”.

LA GIORNATA MONDIALE DEI BAMBINI E DELL'ADOLESCENZA

Il 68% dei bambini e degli adolescenti di oltre 20 Stati europei si sentono accoglienti e curiosi nei confronti delle persone di differenti nazionalità che vivono nei loro paesi. 
A rivelarlo sono i risultati del sondaggio online “Europe Kids Want”(L’Europa che i bambini vogliono), pubblicati oggi - Giornata Mondiale dell'Infanzia - dall'UNICEF e da Eurochild [network di associazioni dedite alla promozione dei diritti dell'infanzia e dell'adolescenza in Europa], realizzato su un campione composto da14.000 bambini, ragazzi e giovani adulti: 3,2% di 9 o meno anni, 10-14 anni (35,2%), 15-17 anni (39,2%), 18-30 anni (22,4%).
La tolleranza e la parità di trattamento dei migranti, indipendentemente dalla religione, dalla cultura o dalla lingua, sono gli aspetti più rilevanti dei risultati del sondaggio d'opinione.
L'indagine mostra inoltre che il 53% dei bambini e dei giovani dai 10 anni in su sono preoccupati di non trovare un lavoro nel futuro, soprattutto in Italia, Serbia, Spagna, Irlanda e Bulgaria.
Oggi 20 novembre si celebra la giornata mondiale dei bambi e dell'adolescenza.
L' UNICEF dedica molto spazio a questo evento.
Il 74% di quelli che hanno risposto hanno detto che la scuola non li sta preparando abbastanza bene per le prossime fasi della loro vita. 
Il sondaggio online Europe Kids Want è stato sviluppato da esperti di diritti dell'infanzia e testato con i bambini prima di essere lanciato nel giugno di quest'anno.
In totale, quasi 14.000 bambini e giovani di 23 paesi hanno partecipato all'indagine nel corso di quattro mesi, fornendo oltre 38.000 risposte a temi quali la sicurezza scolastica, il cambiamento climatico, l'ambiente familiare e il comportamento online. Il sondaggio rimane aperto ed è disponibile in 29 lingue. 
«Oggi nell'Unione Europea vivono almeno 100 milioni di bambini e adolescenti che dovrebbero far sentire la loro voce sulle decisioni relative al loro futuro», ha detto il Vicedirettore dell'UNICEF Charlotte Petri Gornitzka, che è a Bruxelles per le celebrazioni della Giornata Mondiale dell’Infanzia e dell’Adolescenza al Parlamento europeo.
«Il Parlamento europeo apre oggi le sue porte ai giovani per far sì che si possa cominciare con loro una conversazione e contribuire a migliorare l'Europa di domani; noi siamo entusiasti di unirci a questa conversazione.»
L'evento di Bruxelles, ospitato dal Presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani e co-organizzato da UNICEF ed Eurochild, ha riunito insieme 40 bambini e giovani provenienti da tutta Europa, con autorità ed esperti di alto livello, per discutere i risultati dell’indagine Europe Kids Want e concordare una tabella di marcia per gli impegni futuri.
Anche due giovani volontari italiani di Younicef (la rete dei giovani volontari dell’UNICEF Italia) parteciperanno all’evento: Elisa (16 anni, del gruppo Younicef di Viareggio) e Jacopo (16 anni, del gruppo Younicef di Rimini). 
«La partecipazione dei bambini al processo decisionale pubblico non è una cosa che è ‘bello avere’, ma un contributo necessario per ottenere decisioni migliori e una democrazia maggiormente partecipativa». afferma Hanna Heinonen, Presidente ad interim di Eurochild. 
«Mentre gli incontri annuali sono simbolicamente importanti per il dialogo tra chi decide a livello europeo e i bambini, abbiamo anche bisogno di un’azione di governo a livello locale, nazionale e comunitario per coinvolgere i bambini. Non dobbiamo pensare ai bambini come al "futuro", ma piuttosto come artefici del cambiamento, oggi.» 
"Europe Kids Want", dati del sondaggio
6 bambini su 10 pensano che trattare persone diverse con eguaglianza renderebbe la scuola un posto migliore. 4 su 10 pensano che anche porre fine al bullismo la renderebbe un posto più sicuro.
Quasi 9 bambini su 10 hanno sentito parlare dei diritti dell’infanzia, ma la maggior parte non pensa che le loro opinioni vengano ascoltate dagli adulti quando prendono delle decisioni: il 47,2% dei bambini pensa che gli adulti delle loro città non li ascoltino mai quando vengono prese delle decisioni nella città/paese in cui vivono, il 45,5% pensa che li ascoltino qualche volta e solo il 7,3% pensa che li ascoltino sempre.
Fra le raccomandazioni per l’Unione Europea, tre sono le più importanti per i bambini: aiutare a mantenere la pace nel mondo (53,5%), proteggere l’ambiente (45,6%) e assicurare che tutti siano trattati in maniera equa (41,3%).
Altre questioni che preoccupano fortemente i bambini sono: la possibilità di guerre e attacchi terroristici (48,2%); il cambiamento climatico (41,2%); non avere vicino, in futuro, abbastanza amici o familiari (21%); troppa violenza nel luogo in cui si vive (17.2%) e l'abuso di droga e alcool nell'ambiente di riferimento (17.2%).

lunedì 19 novembre 2018

LA ASL LATINA CONDANNA IL CAPOLUOGO ALLA MAGLIA NERA PER IL SISTEMA SALUTE. LATINA COLLOCATA AL 109° POSTO

La città di Latina si colooca all'81° posto nella classifica generale ma conquista il 109° posto nella speciale classifica sul sistema salute stilata dalla Sapienza per conto di Italia oggi ed è penultima in classifica, dietro c'è solo Agrigento. L'anno passato era al 108° posto.
In questa ingrata classifica Frosinone è al 67° posto, Rieti all'87° e Viterbo al 92°.
Roma, grazie ai policlinici universitari, IRCCS ecc. è all'11° posto.
Una diseguaglianza notevole al'interno della  regine, latro che Livelli essenziali di Assistenza.
Il brutto sono anche gli altri punteggi guadagnati (si fa per dire) da Latina:
- Affari e lavoro 83° 
- Ambiente 97°
.Criminalità 86°
-Disagio sociale 61
- Popolazione 11°
- Servizi finanziari 91°
- Tempo libero 65°
- Tenore di vita 71°
Ma se il capoluogo della provincia è in queste condizioni, gli altri Comuni  come staranno ? Serve un'altra indagine della Sapienza o basta chiedere ai cittadini per conoscere la qualità della vita percepita ?

domenica 18 novembre 2018

UN'ITALIA CHE MOSTRA AL NORD CONDIZIONI MIGLIORI PER LA QUALITA' DELLA VITA, SIA PUR CON MOLTE ECCEZIONI. MALE LE GRANDI CITTA'. OCCORRE MIGLIORARE L'ORGANIZZAZIONE NEI GRANDI COMUNI

La speciale classifica dei capoluoghi di provincia per la qualità della vita stilata quest'anno da Italia oggi in collaborazione con l'Università degli studi "Sapienza" di Roma ci racconta molte novità tra chi sale e chi scende.
Al primo posto troviamo Bolzano (che prima era all'ottavo posto) che succede a Mantova (a sua volta piombata all'ottavo). 
Seguono Trento, Belluno, Vicenza, Lecco e Parma.
Per la prima volta viene evidenziato come le grandi città (tutte collocate in basso alla classifica: Milano al 57° posto, Torino al 77°, Palermo al 106° e Napoli al 108°) soffrano a causa di una organizzazione inadeguata a gestire città delle loro dimensioni.
Come si vede dalla cartina la situazione è molto variegata anche se al nord complessivamente troviamo molte città ai primi posti.
E' quanto da tempo scrivo ad esempio: "Utopia di un Comune e come realizzarla"; troppa poca importanza viene data dai nostri amministratori locali all'organizzazione del Comune che con il crescere delle dimensioni dell'ente cresce di importanza.
E' molto facile amministrare un comune con mille abitanti e dieci dipendenti, diviene più difficile quando gli abitanti sono qualche milione e i dipendenti migliaia, magari articolati in vari municipi, o circoscrizioni...con deleghe ecc. che rendono molto complesso il processo decisionale.
Meraviglia la salita di Roma dall' 85° posto al 67° nonostante la marea di problemi   visibili ad occhio nudo e di cui la stampa parla tutti i giorni.
Perugia ha guadagnato il 24° posto, ma Venezia è finita al 41° ; neanche Bologna finisce molto bene, collocata solo al 43° posto.
Nel Lazio Latina è finita all'81° posto, preceduta da Rieti 56° e Viterbo 64°, ma seguita a ruota da Frosinone 83°.  
Qui i dati completi : Qualità della vita

sabato 17 novembre 2018

IL SENATO AL LAVORO PER LA SEMPLIFICAZIONE DELL' AVVIO DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA.

L’articolo 10 del decreto legge 119/2018 recante "Disposizioni urgenti in materia fiscale e finanziaria" attualmente all'esame del Senato (AS 886) prevede che per il primo semestre del periodo d’imposta 2019 non sono applicate al contribuente le sanzioni previste qualora emetta la fattura elettronica oltre il termine normativamente stabilito ma, comunque, nei termini per far concorrere l’imposta ivi indicata alla liquidazione di periodo (mensile o trimestrale). 
Gli uffici del Senato, come sempre hanno preparato un Dossier (in fondo trovate il link) dal quale si apprende quanto segue: 
Le sanzioni sono, invece, contestabili, seppur ridotte al 20 per cento, quando la fattura, emessa tardivamente, partecipa alla liquidazione periodica del mese o trimestre successivo. Le attenuazioni previste dalla norma si applicano anche con riferimento al cessionario/committente che abbia acquistato beni o servizi senza che sia stata emessa fattura ovvero non abbia proceduto alla regolarizzazione. Si ricorda che l’articolo 1, comma 6, primo periodo, del decreto legislativo 5 agosto 2015, n. 127 dispone che in caso di emissione di fattura, tra soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, con modalità diversa da quella prevista dal comma 3 del medesimo articolo, ovvero attraverso la predisposizione della fattura secondo il formato accettato dal Sistema di Interscambio, la fattura si ha per non emessa, con le conseguenti sanzioni. Il secondo periodo del medesimo comma 6, prevede inoltre che anche il cessionario o il committente che, nell'esercizio di imprese, arti o professioni, abbia acquistato beni o servizi senza che sia stata emessa fattura nei termini di legge o con emissione di fattura irregolare da parte dell'altro contraente, è punito con una sanzione amministrativa sempreché non provveda a regolarizzare l'operazione. 
La fatturazione elettronica è un sistema digitale di emissione, trasmissione e conservazione delle fatture che permette di abbandonare il supporto cartaceo e tutti i relativi costi di stampa, spedizione e conservazione. L'articolo 1, comma 209, legge n. 244 del 2007, ha introdotto l'obbligo di invio elettronico delle fatture alla PA, mentre il successivo decreto del Ministero dell'economia e delle finanze n. 55 del 3 aprile 2013, entrato in vigore il 6 giugno 2013, ha dato attuazione all'obbligo di fatturazione elettronica nei rapporti economici tra pubblica amministrazione e fornitori, in un'ottica di trasparenza, monitoraggio e rendicontazione della spesa pubblica: Ministeri, Agenzie fiscali ed enti nazionali di previdenza, a partire dal 6 giugno 2014, non possono più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea. 
La stessa disposizione si applica, dal 31 marzo 2015, a tutte le altre pubbliche amministrazioni, compresi gli enti locali (articolo 25 del D.L. n. 66 del 2014). A partire dai tre mesi successivi a queste date, le PA non possono procedere al pagamento, neppure parziale, fino all'invio del documento in forma elettronica. La legge di delega fiscale (articolo 9, legge n. 23 del 2014) ha previsto di incentivare l'utilizzo della fatturazione elettronica: in attuazione di tali norme è stato emanato il Decreto Legislativo n. 127 del 2015, che consente ai contribuenti di usare gratuitamente il servizio per la generazione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate dal 1° luglio 2016.
Dal 1° gennaio 2017, il Ministero dell'economia e delle finanze ha messo a disposizione dei soggetti passivi dell'imposta sul valore aggiunto il Sistema di Interscambio per la trasmissione e la ricezione delle fatture elettroniche e di eventuali variazioni, relative a operazioni che intercorrono tra soggetti residenti nel territorio dello Stato, secondo il formato della fattura. Dalla stessa data, chi effettua cessioni di beni e prestazioni di servizi (imprese, artigiani e professionisti) può trasmettere telematicamente all'Agenzia delle entrate i dati dei corrispettivi giornalieri delle cessioni di beni e delle prestazioni di servizi, in sostituzione degli obblighi di registrazione. L'opzione ha effetto per cinque anni e si estende, ove non revocata di quinquennio in quinquennio. In sostanza, ciò consente il superamento dell'obbligo di emissione dello scontrino ai fini fiscali (art. 2, comma 1). 
La legge di bilancio 2018, in luogo del previgente regime opzionale, ha previsto sia nell'ambito dei rapporti tra due operatori Iva (operazioni B2B, cioè Business to Business), sia nel caso in cui la cessione/prestazione è effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale (operazioni B2C, cioè Business to Consumer), l'obbligo di emettere soltanto fatture elettroniche attraverso il Sistema di Interscambio per le cessioni di beni e le prestazioni di servizi effettuate tra soggetti residenti o stabiliti nel territorio dello Stato, e per le relative variazioni, dal 1° gennaio 2019. Nei confronti dei consumatori finali le fatture elettroniche sono rese disponibili dai servizi telematici dell'Agenzia delle entrate e da chi emette la fattura: i consumatori possono rinunciare alla copia elettronica o analogica della fattura. Sono esonerati dal predetto obbligo coloro che rientrano nel regime forfetario agevolato o che continuano ad applicare il regime fiscale di vantaggio. In caso di violazione dell'obbligo di fatturazione elettronica la fattura si considera non emessa e sono previste sanzioni pecuniarie. Si prevede, inoltre, la trasmissione telematica all'Agenzia delle entrate dei dati relativi alle cessioni di beni e di prestazione di servizi effettuate e ricevute verso e da soggetti non stabiliti in Italia, salvo quelle per le quali è stata emessa una bolletta doganale e quelle per le quali siano state emesse o ricevute fatture elettroniche (legge n. 205 del 2017, commi 909, 915-917 e 928). L'Agenzia delle entrate, con il provvedimento del 30 aprile 2018, ha reso noto l'intento, per rendere agevole, efficiente e poco onerosa la fase di predisposizione, trasmissione e conservazione delle fatture elettroniche, di mettere a disposizione degli operatori una serie di servizi di ausilio per il processo di fatturazione elettronica. 
Si spera che gli utenti finali vengano aiutati in questo passaggio anche perchè molte persone soffrono anche per motivi vari del digital divide e non sono in grado di accedere ai sistemi elettronici.