Secondo il Sole24ore in Italia, il fenomeno delle doppie lauree sta entrando in maniera massiccia nell'offerta formativa delle università.
Sarebbero ben 851 i corsi totali (aumentati del 44% rispetto all’anno accademico 2017/18 e quasi triplicati sul 2011/2012) che portano al doppio titolo - uno in una università italiana e l'altro in un ateneo estero - distribuiti a macchia di leopardo in atenei pubblici e privati, dal Sud al Nord, che garantiscono ai giovani laureati di sistemarsi più facilmente in Italia o altrove, senza l'incomodo di sostenere esami aggiuntivi.
Complessivamente, l’anno scorso sono stati più di 32 mila gli studenti dei corsi con titolo doppio o congiunto, a fronte dei 29 mila dell’anno precedente e ai 19 mila del 2014/15.
A dimostrazione di come il mercato dell’offerta universitaria integrata - con sei mesi o un anno di didattica erogata da una facoltà straniera - sia più vivo che mai c'è un altro elemento. E cioè, che soluzioni del genere siano ormai disponibili per tutti gli indirizzi di studio: in testa, con 161 proposte, ci sono le Scienze economico-aziendali, seguite da Ingegneria civile (71) e Scienze dell’economia (55).
In base ad un Regio decreto del 1933 vige una discriminazione tra gli studenti universitari italiani e quelli europei. In base a questa vetusta norma, tuttora in vigore, gli studenti universitari del nostro Paese non possono frequentare due corsi di laurea contemporaneamente, o un corso di laurea e un master. Il divieto di iscrizione a doppi corsi vige da ben 85 anni e impedisce gli accordi fra atenei italiani per la formula “due titoli in uno”.
Finora per avviare un doppio titolo i rettori italiani potevano stipulare accordi solo con università tedesche, francesi o svizzere, ma non con atenei italiani.
Il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha messo in agenda questo tema che rappresenterebbe una vera e propria svolta.
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