mercoledì 21 dicembre 2022

UN ALTRO STUDIO DI FATTIBILITA' PER IL IL NUOVO OSPEDALE DI LATINA


Approssimandosi le elezioni regionali la direttrice generale dell’azienda USL Latina, con deliberazione in data 15 dicembre 2022, n. 1304, ha approvato l’ultima versione dello studio di fattibilità del Nuovo ospedale di Latina che avrà complessivamente 524 posti letto, di cui solo 477 di degenza e 47 tra day hospital e day surgery.
Il numero dei posti letto per acuti in provincia di Latina attualmente è di 712 pubblici e di 527 presso le case di cura accreditate, pari complessivamente a n.1239 posti letto.
Ai sensi del decreto ministeriale n.70 del 2015 lo standard di posti letto per acuti dovrebbe essere pari a 3 posti letto ogni mille abitanti; pertanto in base alla popolazione della provincia 567.439 (rilievo ISTAT del 21 dicembre 2022) ci dovrebbero essere n. 1.702 posti letto.
Pur sottraendo da detta cifra il 5% per le alte specialità concentrate a Roma (ustionati, chirurgia cerebrale, ecc.) rimangono 1.617 p.l.
Detto standard è stato ora inserito nel Livello Essenziale dell'Assistenza ospedaliera con il d.p.c.m 12 gennaio 2017 a cui hanno diritto tutti i cittadini in ogni parte d’Italia.
Il monitoraggio dei LEA viene svolto annualmente dal Ministero della salute su base regionale, ma nonostante le ripetute segnalazioni non è stato dato fino ad ora nessun riscontro.
La mancanza di posti letto complessivi si traduce nella mancanza di posti letto per le specialità.
Anche quando venisse realizzato il nuovo ospedale seguiterebbero a mancare i posti letto proprio nel presidio ospedaliero più importante della provincia su cui grava più della metà della popolazione.
Il progetto del nuovo ospedale, donato dall’ANCE Latina all’azienda sanitaria locale e firmato dal dott. Francesco Enrichens prevedeva n. 704 letti che a parere dello scrivente rappresentavano un dimensionamento adeguato per la struttura, ma la Regione Lazio ne ha chiesto la riduzione a 524 in base ad un decreto di Zingaretti n. U00257 del 2017, avente per oggetto: “Attuazione Programma Operativo di cui al Decreto del Commissario ad Acta n. U00052/2017. Adozione del Documento Tecnico denominato: Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015”.
I locali del pronto soccorso del nuovo ospedale saranno senza dubbio più ampi di quelli attuali, ma se mancheranno i posti letto di specialità le persone seguiteranno ad attendere ore e giorni aspettando che si liberi un posto nel reparto di destinazione.
Questa mattina alle ore 6:30 erano presenti al Pronto Soccorso del Goretti n. 107 persone, come al Gemelli, ma lì hanno oltre 1.550 posti letto.
L’art. 120 della Costituzione stabilisce che il Governo può sostituirsi agli organi delle Regioni quando lo richiedono la tutela dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali.
Inoltre mentre la provincia di Latina viene condannata ad un LEA per l’assistenza ospedaliera inferiore a quello stabilito per legge, nella città di Roma sono al 4,2x1000 e di recente hanno aumentato anche i posti letto accreditati benché non ce ne fosse bisogno in base allo standard.
Infine In base all’accordo Università-Regione del 3 agosto 2002 approvato con Deliberazione della Giunta regionale n. 720 del 25 luglio 2003 è stata disciplinata l’attività assistenziale necessaria per lo svolgimento dei compiti istituzionali dell’università presso il Polo Pontino per un corso di laurea in medicina e chirurgia nonché per i corsi di laurea per le professioni sanitarie e le scuole di specializzazione di area medico-sanitaria.
La maggioranza delle unità operative universitarie sono presso l’ospedale di Latina e presso quello di Terracina, ma molte di esse sono presenti nella casa di cura accreditata ICOT appartenente al Gruppo GIOMI; non risulta che sia stato previsto il loro trasferimento nel nuovo ospedale né che sia stata valutata l’opportunità di attuare l’art.2, comma 2, lettera b) del d.lgs 517 del 1999, recante la disciplina dei rapporti fra SSN ed Università.

martedì 22 novembre 2022

MOLTI PAZIENTI DELLA PROVINCIA DI LATINA SONO STATI COSTRETTI A RECARSI PRESSO ALTRE AZIENDE, ENTI O PRIVATI DELLA REGIONE O DI ALTRE REGIONI

Uno degli strumenti per verificare .l'efficienza di un'azienda sanitaria è quello di andare a vedere la "mobilità passiva" cioè i servizi e le prestazioni per ottenere le quali i pazienti sono stati costretti a recarsi presso altre aziende, enti o privati della stessa o di altre regioni. Si tratta in particolare di prestazioni di pronto soccorso, di ricoveri, di visite specialistiche, di accertamenti diagnostici, di terapie riabilitative, di assistenza psichiatrica residenziale o semiresidenziale, di farmaci file "F", di prestazioni termali, di trasporti, ecc.
Pe l'anno 2021 in base al rendiconto 2021 approvato dall0azienda USL Latina la spesa complessiva tra mobilità passiva regionale ed extraregionale è arrivata ad € 297.439.431. Una somma non indifferente che dimostra ampiamente come la popolazione assistita dall'azienda USL Latina sia costretta a ricorrere altrove non trovando assistenza adeguata da parte delle strutture della propria ASL e sia costretta a recarsi persone in altre regioni per ottenere una risposta al loro bisogno di assistenza.
In particolare l'assistenza ospedaliera presso altre aziende della regione è costata € 86.323.624,00, mentre quella presso ospedali di altre regioni è costata  € 34.210.
Lo stesso vale per l'assistenza specialistica ambulatoriale che  è costata €  20.368.259  presso altre aziende della regione Lazio.
Le prestazioni di pronto soccorso effettuate presso altre aziende della regione sono costate € 1.245.750, mentre quelle in altre regioni €  12.033.331.
L'assistenza riabilitativa presso altre aziende della regione è costata € 1.644.893, quella extra regione da soggetti privati  €  2.101.564, mentre quella da privati della regione Lazio 11.404.534.
Altre prestazioni sanitarie da privati sono costate € 39.984.059.
Anche per le prestazioni psichiatriche residenziali e semi residenziali da privato ci si reca presso altre aziende del Lazio e la spesa è stata di € 123.042.905 
Non è bello che le persone siano costrette a spostarsi per ottenere l'assistenza sanitaria.
 

martedì 15 novembre 2022

IL RAPPORTO TRA PRONTO SOCCORSO , ABITANTI E TERRITORIO


Il rapporto area innovazione dell'Istituto per la Competitività di novembre 2022 quest'anno è stato dedicato alla Salute e competitività: strategie ed investimenti per vincere le sfide del recovery e della crescita.
Tra gli argomenti trattati c'è quello delle distribuzione dei Pronto Soccorso.
Cone si può facilmente vedere, grazie alla politica della regione di questi ultimi venti anni con la chiusura di molti ospedali e quindi dei relativi Pronto Soccorso e la trasformazione (ex d.m. 70 del 2015) dei Punti di Primo Intervento in punti di assistenza primaria, ci sono rimasti pochissimi P.S.
Il problema è sentito in particolare nelle province dove a causa delle distanze le persone devono percorrere spesso molti chilometri prima di arrivare ad un Pronto Soccorso.
Inoltre il rapporto tra P.S e gli abitanti è assurdo: basti pesare che nella provincia di Latina dove ne sono rimasti solo quattro (Latina, Terracina, Fondi e Formia) è del 7,069 mentre per quanto riguarda il rapporto tra i quattro P.S. e il territorio (2256 kmq) è solo dell'1,77.

domenica 13 novembre 2022

LA PROCURA GENERALE DELLA CORTE DEI CONTI IN OCCASSIONE DELLA PARIFICAZIONE DEL RENDICONTO 2021 INTERVIENE DURAMENTE SULLE RESPONSABILITA0' NELLA GESTIONE DEL DEMANIO MARITTIMO


Il procuratore generale della Corte dei conti in occasione della parificazione del Rendiconto 2021 della regione Lazio nell'udienza del 10 novembre scorso ha affrontato, tra l'altro, anche il tema delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative 
"L'argomento, ampiamente dibattuto e oggetto di continui sviluppi, anche recenti, sotto il profilo normativo e giurisprudenziale, sollecita in questa sede l’interesse della Procura contabile in relazione a due profili: il primo attiene alla ormai inveterata prassi, invero diffusa su tutto il territorio nazionale, di disporre la proroga delle concessioni in essere e l’affidamento di nuove concessioni senza gara, in contrasto con il principio euro-unitario di concorrenza. Il secondo, invece, riguarda la mancata predisposizione di misure idonee ad assicurare l’integrale riscossione dei canoni concessori, ovvero ad attivare adeguati strumenti di monitoraggio sulle entrate e l’eventuale recupero degli importi non versati.
Le problematiche emerse si collocano all’interno di un quadro di frammentarietà, sia della normativa di riferimento sia delle competenze amministrative, dovuta, tra l’altro, alla scelta di affidare agli enti territoriali la
gestione delle concessioni, in virtù del principio del decentramento amministrativo, pur permanendo la titolarità dei relativi proventi in capo allo Stato.
Quanto al tema della proroga delle concessioni in essere, dai numerosi esposti pervenuti alla Procura regionale rispetto ai beni demaniali marittimi del litorale laziale è emerso che, nonostante le ripetute raccomandazioni della Commissione europea e la successiva apertura di procedure di infrazione, i provvedimenti concessori continuano a essere prorogati senza l’espletamento del necessario confronto concorrenziale per la scelta del concessionario; in un caso, addirittura, nonostante la gara fosse stata regolarmente bandita ed espletata, culminando con la formazione di una graduatoria, la procedura è stata annullata in autotutela dal Comune, il quale ha dunque disposto l’ennesima proroga ai gestori correnti. In seguito ai suddetti esposti sono state avviate, presso la Procura, numerose istruttorie, ancora in corso, in relazione all’ipotesi di danno derivante dall’affidamento senza gara delle concessioni.
Altra ipotesi di illegittimità segnalata attiene al rilascio di nuovi provvedimenti abilitativi a soggetti individuati in assenza di procedure di scelta del concessionario. Dal raffronto tra i dati riportati sull’Albo delle Concessioni demaniali marittime presso la Regione Lazio, nella versione aggiornata, da ultimo, con Determinazione direttoriale n. G05332 del 4 maggio 2022, contenente la scheda riepilogativa delle concessioni certificate dai Comuni alla data del 31 dicembre 2021, e i dati riportati nel “Piano regionale di Utilizzazione delle Aree del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative - legge regionale 6 agosto 2007 n. 13 - articolo 46 dicembre 2019”, approvato con deliberazione del consiglio regionale del 26 maggio 2021, n. 9, relativi al 2017, risulta un aumento del numero complessivo delle concessioni di 32 unità (comprendenti stabilimenti balneari, spiagge libere con servizi, noleggio imbarcazioni e attrezzature balneari, attività ricreative e sportive) a fronte della mancata indizione di procedure competitive per la scelta del contraente. 
La stratificata normativa nazionale e regionale di riferimento e, in particolare, l’art. 47 L.R. 6 agosto 2007, n. 13, nella versione modificata dalla L.R. 26 giugno 2015, n. 8, confermano l’attribuzione ai Comuni, da parte della Regione Lazio, del potere di rilascio delle concessioni nonché di dichiarazione della decadenza e della revoca delle stesse; trattasi di funzioni e compiti amministrativi delegati, come precisato dall’art. 5, comma 2, della stessa L.R. n. 13/2007, nella versione antecedente alla modifica introdotta dalla L.R. 24 maggio 2022, n. 8. In seguito a quest’ultimo provvedimento normativo, ispirato alla necessaria riallocazione delle competenze tra i vari livelli territoriali di Governo, il riformulato art. 7 della L.R. n. 13/2007 ha espressamente chiarito che la Regione, in caso di inerzia o inadempimento nell’esercizio delle funzioni conferite ai Comuni e a Roma Capitale, esercita i poteri sostitutivi ai sensi dell’art. 49 dello Statuto.
Gli enti municipali, ai sensi dello stesso art. 47, comma 2, sono altresì tenuti, da un lato, a curare l’aggiornamento dei dati relativi alle concessioni e a comunicarlo alla Regione tramite la Piattaforma informatica “SID – Il Portale del Mare”, aggiornamento che, come risulta dalla relazione sulla gestione delle entrate derivanti dai beni demaniali marittimi, approvata dalla Sezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato della Corte dei conti con Deliberazione 21 dicembre 2021, n. 20/2021/G, non si è finora rivelato regolare ed esaustivo; dall’altro, a trasmettere annualmente alla Regione stessa una relazione, relativa all’anno precedente, riferita all’esercizio delle relative funzioni.
La Regione è a sua volta tenuta, ai sensi dell’art. 46 della sopra richiamata L.R. n. 13/2007, ad adottare un piano di utilizzazione del demanio marittimo che individui le aree destinate all’utilizzazione turistico-ricreativa e  stabilisca i criteri per l’utilizzo di tali aree, nel rispetto delle norme urbanistiche, di tutela ambientale e della materia del demanio in particolare, dettando anche precise linee di indirizzo sulle modalità di predisposizione del Piano di Utilizzazione degli Arenili comunale. Il Piano di Utilizzazione degli Arenili (PUA) regionale è antecedente necessario ai fini dell’emanazione del PUA comunale, a sua volta presupposto indispensabile per l’avvio della procedura a evidenza pubblica per la scelta del concessionario.
Alla luce del quadro normativo appena delineato si osserva che, sebbene la funzione amministrativa di rilascio delle concessioni sia affidata ai Comuni, in attuazione del principio costituzionale del decentramento  amministrativo, il ruolo della Regione continua a collocarsi in una fase preliminare e necessaria del relativo procedimento, nonché in una fase successiva di controllo e vigilanza.
La Regione dispone, in altre parole, di un potere regolatorio finalizzato, attraverso l’elaborazione di criteri unitari per l’utilizzo delle aree demaniali, al coordinamento dei singoli PUA comunali. È dunque compito dell’Ente sovraordinato effettuare una precisa ricognizione accertativa in ordine allo stato dei beni demaniali oggetto di concessione e all’utilizzo che di tali beni sia stato fatto dai gestori precedenti (eventuale realizzazione di opere abusive da abbattere, ovvero instaurazione di non consentiti rapporti di sub-concessione), nonché vigilare in ordine alla conformità dei PUA comunali al PUA regionale e alla corretta attuazione, da parte dei primi, delle linee di indirizzo dettate a livello regionale, nazionale e internazionale, segnalando ed eventualmente sollecitando la correzione di eventuali difformità. La funzione della relazione annuale sull’esercizio delle competenze comunali non può che rappresentare un ulteriore strumento conoscitivo della Regione per l’esercizio dei poteri di vigilanza e controllo, al fine di assicurare l’attuazione dei principi euro-unitari in tutto il territorio nazionale.
Alla complessità delle funzioni svolte dalla Regione nell’ambito della  materia delle concessioni demaniali non corrisponde, tuttavia, un apparato organizzativo adeguato e una puntuale enunciazione dei compiti effettivamente intestati all’Ente territoriale. La declaratoria delle competenze della Direzione regionale per lo Sviluppo economico, le attività produttive e la ricerca si limita, infatti, a precisare che la struttura “cura gli adempimenti amministrativi di competenza regionale in materia di concessioni demaniali marittime con finalità turistico ricreative”. 
Con riferimento alla questione della quantificazione e del recupero dei canoni, le segnalazioni pervenute alla Procura regionale hanno in generale evidenziato l’inerzia dei Comuni non solo rispetto all’obbligo di determinare correttamente il quantum degli oneri concessori, ma anche con riferimento al compito di attivarsi al fine di ottenere l’integrale incameramento degli stessi. 
È, infatti, onere degli enti municipali determinare la misura del canone e verificare che il concessionario abbia adempiuto ai propri obblighi, pronunciando, se del caso, la decadenza dal rapporto per mancato pagamento delle rate e segnalando l’inadempienza all’Agenzia del Demanio, che, a fronte di espressa richiesta dei primi, procede alla riscossione coattiva mediante ruolo della somma, maggiorata degli interessi, non versata spontaneamente dal gestore; tale somma sarà poi riversata nell’apposito capitolo del bilancio dello Stato dalla stessa Agenzia del Demanio. All’Agenzia del Demanio, così come alle Capitanerie di Porto, spetta altresì il potere di accertare il corretto utilizzo dei beni dello Stato, nonché di vigilare sulla riscossione dei canoni degli indennizzi, comunicando l’esito dell’ispezione (effettuata ai sensi del D.P.R. 367/1998) all’ente gestore in caso di avvenuto riscontro di una irregolarità. 
Sulla complessa ripartizione e attuazione delle illustrate competenze incidono, infine, i periodici interventi del legislatore volti a contenere il contenzioso, che hanno introdotto una sorta di “condono” sui procedimenti pendenti, finanche definiti, inerenti al pagamento dei canoni, anche in seguito a riscossione coattiva, come disposto, da ultimo, dall’art. 100, comma 5, d.l. 14 agosto 2020, n. 104.
In conclusione, la gestione decentrata delle concessioni demaniali marittime con finalità turistico-ricreative e la relativa parcellizzazione delle funzioni tra diversi attori istituzionali non ha raggiunto i parametri di efficienza sufficienti a fondare la scelta di una allocazione delle funzioni amministrative al livello di governo più vicino ai cittadini e ha inciso negativamente sia sulla razionale gestione del territorio, sia sulle entrate statali. È dunque auspicabile una rimeditazione della suddetta scelta e, nelle more, l’assunzione di specifiche e tempestive iniziative, da parte della Regione, sia sotto il profilo organizzativo, sia sotto il profilo della valutazione in ordine all’esercizio dei poteri sostitutivi ad essa spettanti".

giovedì 10 novembre 2022

LA CLASSIFICA DI ITALIA OGGI SULLA QUALITA' DELLA VITA METTE NUDO LA CARENZA DI POSTI LETTO ONCOLOGICI NELLA PROVINCIA DI LATINA CHE HA UN ELEVATO NUMERO DI MORTI PER TUMORE


Nel 2000 i posti letto per acuti nella provincia di Latina erano 2643 con un rapporto di 5,37 p.l. ogni 1000 abitanti 
Com'è noto, in base alle norme in vigore funzione della programmazione sanitaria è di competenza della  Regione Lazio che non ha più fatto un  Piano sanitario regionale da circa dieci anni, però con un decreto del Commissario ad acta regionale n. 257 del 2017 è stata fatta la programmazione dei posti letto a livello provinciale attribuendo complessivamente alla provincia di Latina solamente 882 posti letto pubblici più 531  privati accreditati fanno 1413 con un rapporto del 2,67X1000  ben al disotto del 3x1000 previsto dagli attuali standard ministeriali. 
Con determinazione 18 giugno 2021, n. G07512, attuativa del DCA U00257/2017 è stato adottato il documento tecnico recante “Programmazione della rete ospedaliera 2021-2023 in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015”.
Sia la citata determinazione G07512, come il precedente DCA 257/2017 sono stati adottati senza tener presenti i dati demografici della popolazione residente (che comunque in questi anni è mutata) né quelli epidemiologici resi disponibili dal Dipartimento di Epidemiologia del SSR.
Per quanto riguarda in particolare l'oncologia, pur in presenza di un elevato numero di morti per ogni 100 abitanti (come si vede dal grafico) sono stati previsti per il nuovo ospedale di Latina solo 8 posti letto mentre nulla è stato previsto per gli altri presìdi ospedalieri.
Appare evidente come soli 8 posti letto per una provincia così vasta e con una incidenza elevata di tumori sia assolutamente insufficiente.  
La classifica sulla qualità della vita in Italia pubblicata il 7 novembre dal quotidiano Italia Oggi e svolta dall'Università La Sapienza di Roma in collaborazione con Cattolica Assicurazioni consente di mettere n rapporto i morti per tumore con i posti letto oncologici esistenti per ciascuna provincia.
Il grafico elaborato mostra la sproporzione dei posti letto e l'inadeguatezza delle scelte della regione.
Ma nella realtà i posti letto oggi sono solo 12 che rappresentano solo il 2,13. 

mercoledì 9 novembre 2022

IL RAPPORTO SULLA QUALITA' DELLA VITA DI ITALIA OGGI METTE A NUDO LA SALUTE DELLA PROVINCA DI LATINA





Come avviene da 24 anni Italia Oggi ha pubblicato la classifica annuale della qualità della vita fatta in collaborazione con la cattolica assicurazioni ed elaborata dall'Università La sapienza di Roma.
Come si tratta di un lavoro molto interessante ed utile.
Purtroppo la parte che riguarda la salute riserva sempre sorprese non esaltanti per la provincia di Latina.
Se complessivamente la provincia di Latina si è collocata al 76 posto, le cose per la sanità non vanno altrettanto bene come si vede dal grafico in alto.
Grave è il sottodimensionamento dei posti letto che pone Latina al 102mo posto, mentre per le apparecchiature diagnostiche siamo al 49mo 
I posti letto per ostetricia e ginecologia (per 1000 abitanti) sono anch'essi pochi dato che la nostra provincia è stata collocata al 94mo posto.
Buona la classifica per quanto riguarda i posti letto di cardiologia (per 1000 abitanti) che pone la provincia al 38mo posto.
Per la terapia intensiva neonatale(per 100.000 abitanti) siamo anche qui carenti ottenendo solo il 97ml posto.
Per l'oncologia (sempre per 1000 abitanti) siamo al 94mo posto.
Per la dotazione di acceleratori lineari (per 100.000 abitanti) siamo all'82mo posto.
Per le gamma camere (per 100.000 abitanti)  siamo al 65mo posto.
Per la risonanza magnetica (per 100.000 abitanti) siamo  al 27mo posto.
Per le TAC infine (sempre per 100.000 abitanti) siamo al 26mo posto.
Per quanto riguarda le apparecchiature diagnostiche (ivi comprese TAC, RMN, ecc.) sarebbe opportuno conoscere anche la dotazione di personale e gli orari di attività per avere un quadro completo; comunque è nota la difficoltà di accesso ad alcuni accertamenti con liste di attesa di una anno.
Questa situazione si protrae oramai da alcuni anni senza che i rappresentanti della provincia in regione  abbiano fatto nulla.   
Ma le elezioni sono vicine e i pazienti se ne ricorderanno.
  

venerdì 4 novembre 2022

INVIATA AL COMUNE DI SABAUDIA LA PROPOSTA PER L'ISTITUZIONE DI UNA CONSULTA SOCIALE E SANITARIA


Com’è noto il fondamento giuridico delle pratiche partecipative è rinvenibile nel principio di sussidiarietà sancito nella Costituzione (art. 1 comma 2, art. 3 e art.118 comma 4).
La partecipazione dei cittadini in campo sanitario è stata teorizzata sin dal 1978 dalla Conferenza internazionale sull’assistenza medica primaria di Alma Atà dell’OMS che da allora ha promosso il coinvolgimento dei pazienti nella progettazione, nell’organizzazione e nel controllo dell’assistenza sanitaria.
La legge di riforma sanitaria stabilisce che: «L’attuazione del Servizio Sanitario Nazionale compete allo Stato, alle regioni e agli enti locali territoriali, garantendo la partecipazione dei cittadini».
L’art. 13 della stessa legge nell’attribuire le competenze ai Comuni li impegna ad assicurare la partecipazione dei cittadini a tutte le fasi della programmazione dell’attività sanitaria e quella degli utenti direttamente interessati all’attuazione dei servizi.
La Carta di Lubiana approvata dalla Conferenza Europea dell’OMS il 20 giugno 1996 al punto 5.3 stabilisce che «le riforme della sanità devono fare riferimento ai bisogni dei cittadini tenendo in considerazione, attraverso il processo democratico, le loro attese per quanto riguarda la salute e l’assistenza sanitaria. Si dovrebbe assicurare che i pareri e le scelte dei cittadini possano influenzare in maniera decisiva i criteri di pianificazione dei servizi sanitari e il loro funzionamento. I cittadini devono altresì assumere la corresponsabilità per la propria salute».
La partecipazione alle scelte sulle problematiche relative alla salute è un diritto oltre che un dovere del cittadino e le ricerche pubblicate in letteratura indicano che la presenza di non professionisti nelle sedi in cui si discute di salute e sanità non solo arricchisce quanto prodotto, ma soprattutto porta una visione nuova e diversa dei problemi, spesso trascurata da operatori sanitari e decisori politici.
Benché Sabaudia sia all’interno di un Parco Nazionale l’inquinamento delle acque superficiali sia rilevante (lago di Paola e fiume Sisto) e con esso in alcune aree anche quello della falda acquifera, a causa di derivati dei pesticidi e dei fertilizzanti utilizzati in agricoltura, ma anche a causa di scarichi civili urbani, tanto che ARPA Lazio ha giudicato “pessimo” lo stato delle nostre acque[1].i.
Anche i terreni sono inquinati a causa dei prodotti chimici utilizzati in agricoltura e negli allevamenti oltre che per le discariche e l’abbandono irregolare di rifiuti.
Il nesso causale tra inquinamento e malattie è oramai ampiamente noto.
Il numero dei morti per tumori maligni a Sabaudia nel 2019 è stato pari al 29,4% del totale[2]
Il Regolamento sull’igiene del suolo e dell’abitato del nostro Comune (obbligatorio in base al r.d. 1265 del 1934) risale al Podestà e non è stato mai aggiornato.
In questi ultimi venti anni l’unico presidio sanitario pubblico dell’azienda USL Latina (l’ex ospedale in via Conte Verde) è andato perdendo personale e servizi costringendo i cittadini a lunghi tempi di attesa e a spostarsi talora anche fino a Roma per ottenere visite e accertamenti diagnostici, oppure a pagare di tasca propria presso strutture private.
A nulla sono servite le segnalazioni alla regione e al Ministero della salute per frenare questo processo che lede i Livelli Essenziali di Assistenza cui tutti i cittadini hanno diritto in base alla Costituzione.
L’Azienda USL Latina, nonostante le sollecitazioni del Difensore civico regionale, da anni omette di convocare la Conferenza dei servizi prevista dall’art. 14, comma 4 del d.lgs 502 del 1992 quale strumento per verificare l’andamento dei servizi anche in relazione all’attuazione degli indicatori di qualità e per individuare ulteriori interventi tesi al miglioramento delle prestazioni.
Sabaudia è stata individuata, anche a seguito delle sollecitazioni di questo Comitato come sede di una Casa della salute che avrebbe dovuto essere aperta entro il 31 dicembre 2020, ma questa data è trascorsa senza che l’azienda USL né il Comune abbiano fatto nulla.
Di recente in base al PNRR Sabaudia è stata individuata come sede di una Casa della salute della Comunità e il d.m. 77 del 2022 prevede come obbligatoria la partecipazione della comunità e la valorizzazione della co-produzione.
Anche la deliberazione della Giunta regionale del Lazio n. 643 del 2022, recante l’approvazione del documento “Linee Guida generali di programmazione degli interventi di riordino territoriale della Regione Lazio in applicazione delle attività previste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Decreto ministeriale 23 maggio 2022, n.77”, prevede la partecipazione della comunità locale, delle associazioni di cittadini, dei pazienti e dei caregiver per sviluppare iniziative di welfare di comunità e di community building.
Ma fino ad ora dall’azienda USL Latina non è pervenuta alcuna apertura verso la nostra comunità per ascoltarne bisogni e aspettative.
Sarebbe pertanto quanto mai opportuno istituire a livello comunale una “Consulta sociale e sanitaria della comunità” che possa essere uno strumento per contribuire alla costruzione di una sanità migliore per la nostra città sia per quanto riguarda le competenze del Comune, che per quelle della ASL, oltre che per la crescita sociale della nostra comunità.
Pertanto in data odierna, in qualità di promotore del  Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia ho inviato una proposta al Sindaco di Sabaudia Albero Mosca, allegando anche uno schema di regolamento.
[1] Fonte: Piano di tutela delle acque regionali del Lazio
[2] Fonte: Regione Lazio, Dipartimento di epidemiologia SSR

giovedì 3 novembre 2022

FONDI DALLA REGIONE PER I DISTRETTI SOCIO SANITARI DELLA PROVINCIA DI LATINA

Con determinazione n. G14627 del 26 ottobre scorso il direttore della inclusione sociale della regione ha provveduto al Riparto ed assegnazione ai distretti socio sanitari delle risorse di cui all'articolo 4, comma 12 della l.r. 13/2018 per interventi socio assistenziali in favore di soggetti affetti da sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Perfezionamento della prenotazione di impegno di spesa n. 42292/2022 per complessivi euro 2.000.000,00 sul cap. U0000H41903 esercizio finanziario 2022.

Per la provincia di Latina sono stati disposti i seguenti finanziamenti:

DISTRETTO SOCIO SANITARIO LT1  APRILIA   =  € 46.313,0

DISTRETTO SOCIO SANITATIO LT2   LATINA    =  € 67.655,75

DISTRETTO SOCIO SANITARIO LT3   PRIVERNO  =  € 14.457,41

DISTRETTO SOCIO SANITARIO LT4   FONDI  =  € 14.457,41

DISTRETTO SOCIO SANITATIO LT5   GAETA   = € 29.478,31         

mercoledì 26 ottobre 2022

UNA CONSULTA POPOLARE PER LA SALUTE E LA SANITA' A SABAUDIA


In questi ultimi venti anni l'assistenza sanitaria a Sabaudia è andata sempre più riducendo servizi e prestazioni , per non parlare della "trasformazione" del Punto di Primo Intervento e della sua successiva chiusura nelle ore notturne privando così l'unica struttura del sistema di emergenza-urgenza per un territorio così vasto e di oltre 20.000 persone.
    A nulla sono valse lettere diffide, segnalazioni ala Regione Lazio e al Ministero della salute ed infine esposti alla procura della repubblica e alla Corte dei conti. ecc.
    A questo punto credo che i cittadini abbiano diritto a rappresentare direttamente le loro opinioni per difendere il diritto alla salute tutelato dalla Costituzione.
    Solamente attraverso una piena partecipazione popolare, come avvenne nel 2018 per evitare trasformazione del PPI in un ambulatorio di medicina generale, quando raccogliemmo 9.000 firme sulla carta, parlando con le persone e non online,  di cui molte di cittadini dell'India, anche se non tutte fui possibile utilizzarle dato che erano state scritte e firmate nella loro lingua. 
    Per questo motivo  ho pensato che occorre istituire anche a Sabaudia, sull'esempio dei Comune di Napoli, una Consulta popolare sulla salute e sanità che potrà:
-incentivare la più ampia e reale partecipazione delle persone intorno ai temi della salute, dando rappresentanza collettiva alle associazioni che operano nel campo della tutela della salute;
-sviluppare la capacità di comprendere il valore della salute come bene comune, focalizzando l'attenzione sullo studio, approfondimento e documentazione in materia di sanità sia territoriale che ospedaliera, su cui proporre soluzioni all’Autorità comunale competente;
    A tal fine la Consulta potrà
-facilitare la comunicazione e il coordinamento tra le realtà che a vario titolo si occupano delle problematiche della salute, favorendo la costruzione di una rete di collegamento tra le varie agenzie sanitarie, sociali ed educative;
-esprimere pareri e considerazioni su piani, programmi, regolamenti inerenti le problematiche della salute e ogni altro parere che fosse richiesto dall'Amministrazione Comunale;
-esaminare l'evolversi delle condizioni di vita delle persone con patologie fisiche o disagio mentale e delle loro famiglie, della loro situazione sociale ed economica, e delle esigenze della popolazione portatrice di sofferenze e disagi;
-monitorare il rispetto integrale dei diritti delle persone sofferenti (visibilità dei servizi territoriali e della rete ospedaliera, accesso rapido e non selettivo alle cure, rapidità della presa in carico, efficacia del segmento socio-sanitario, sostegno pieno e convinto a politiche di sostegno delle famiglie delle persone sofferenti) chiedendo di accedere ai dati, ai documenti e alle informazioni secondo quanto disciplinato dal D.Lgs 33/2013, così come modificato dal D.Lgs. 97/2016 e di poter effettuare eventuali sopralluoghi;
-monitorare le azioni di collegamento in rete tra agenzie sanitarie, agenzie sociali, mondo del lavoro, mondo della scuola per la lotta allo stigma, per la prevenzione del disagio psicologico, per l'inclusione lavorativa non assistenziale dei sofferenti psichici;
-monitorare il grado di soddisfacimento degli utenti per il funzionamento dei servizi integrati e per il grado di coinvolgimento attivo negli interventi che li riguardano;
-proporre prassi alternative che vedano i sofferenti protagonisti della lotta.

giovedì 20 ottobre 2022

Nel Programma di mandato del Comune il PAT è divenuto Punto di Assistenza Temporanea


Il Consiglio Comunale di Sabaudia come previsto dalla legge e dall'art. 24 dello Statuto comunale ha approvato il Programma di Mandato 2022-2027.
Quale è stata la mia sorpresa nel leggere a pag.5, tra gli interventi socio-sanitari quanto segue:
"Le azioni riguarderanno: · L'affermazione ed il sostegno, nelle competenti sedi istituzionali, della necessità di attivare in tempi brevi la Casa della Salute, per garantire ai cittadini adeguati servizi sanitari. Contestualmente, saranno esperiti interventi volti a assicurare l'apertura h 24 del PAT- Posto di Assistenza Temporanea ( ex Pronto soccorso)"
Dopo tutti questi anni passati a combattere per difendere il Punto di primo Intervento, poi trasformato in Punto di Assistenza Territoriale, ci mancava solo questo a dimostrazione di una inadeguata attenzione al problema.
Tralascio di approfondire il fatto che manca il riferimento a molte questioni peraltro previste obbligatoriamente tra le missioni del Comune come quella dell' energia e della diversificazione delle fonti energetiche, purtroppo oggi di attualità

 

mercoledì 12 ottobre 2022

Si susseguono gli annunci per il ripristino dell'impianto sportivo "Le Querce" in via Arezzo, ma i lavori non cominciano mai....


Sono oltre dieci anni che l'ex Circolo "Le querce" con la tensostruttura e il calcetto sono in stato di abbandono.
Il 4 settembre 2021 appariva questo comunicato:
Impianto sportivo Le Querce a Sabaudia, i lavori partiranno entro dicembre
Sarà aperto entro dicembre 2021 il cantiere per i lavori all’impianto sportivo di via Arezzo, a Sabaudia.
Con l’approvazione in Giunta del progetto definitivo di riqualificazione del complesso denominato “Le Querce” si aggiunge un tassello importante all’iter volto a ripristinare la funzionalità della struttura lasciata per decenni in stato di abbandono e degrado.
La riqualificazione, per un investimento pari a 280mila euro, avrà inizio con la rimozione di alcune opere abusive e la ristrutturazione di altre che già insistono nell’area, per poi proseguire con nuove progettualità.
In particolare, il restyling dell’impianto di via Arezzo riguarderà il rifacimento degli spogliatoi, la manutenzione del campo di calcetto e della recinzione, la sostituzione del telo di copertura della tensostruttura e la creazione di nuovi parcheggi.
“Da sempre lo sport – ha detto il sindaco Giada Gervasi – rappresenta un valore fondamentale per la comunità di Sabaudia. Quando siamo stati eletti abbiamo subito lavorato affinché i luoghi che accolgono le discipline sportive venissero riqualificati e potenziati. Ecco perché questo nuovo traguardo raggiunto che ci permette di riqualificare il centro di via Arezzo è una vittoria di tutta la città.
L’ampio progetto voluto da questa Amministrazione comunale, e articolato dagli Uffici competenti a cui vanno i miei ringraziamenti, consentirà alla cittadinanza e ai tanti sportivi che scelgono Sabauda, di tornare ad usufruire di un impianto la cui decennale incuria era sotto gli occhi di tutti. Quest’area come altri impianti del territorio, che per molti anni sono stati lasciati all’abbandono frutto di una mala gestione delle passate amministrazioni, nell’immediato futuro torneranno a nuova vita grazie al gioco di squadra che l’Amministrazione comunale, insieme ai cittadini di Sabaudia, ha messo in campo”.
Ma a dicembre i lavori non sono partiti.
Poi il 22 luglio scorso appariva questo comunicato:
Riqualificazione ex Querce al Comune di Sabaudia. L’amministrazione annuncia: “A settembre al via i lavori” Riqualificazione impianti sportivi comunali in via Arezzo (ex Querce), affidati i lavori. A settembre partirà la riqualificazione dell’intera area comunale in via Arezzo. L’intervento di rifacimento dell’intero impianto sportivo di proprietà del Comune, durerà 150 giorni.
A primavera dunque la città di Sabaudia avrà di nuovo la possibilità di fruire degli impianti sportivi comunali. Una struttura immersa nel verde, chiusa tanti anni fa e poi lasciata nel totale abbandono fino a diventare inagibile. Il Comune di Sabaudia ha conferito l’incarico all’impresa Stelluca Srl, con sede legale a Roma, dopo un ribasso offerto sull’importo posto a base di affidamento, pari al 17,18%.
Il rifacimento dell’intera struttura sportiva, meglio conosciuta come ex Querce, costerà al Comune poco più di 181 mila euro, per la precisione 181.453,69.
Ora siamo a metà ottobre, ma neanche a settembre 2022 sono partiti i lavori. 
Oltretutto, il comunicato della passata amministrazione parla di sostituzione del telone di copertura della tensostruttura, mentre leggendo il progetto sembra che verrà abbattuta l'intera tensostruttura. sarebbe bene chiarire questo aspetto dato che la tensostruttura potrebbe consentire gli allenamenti per la pallacanestro, la pallavolo ed altri sport oggi sacrificati in orari serali nella palestra della scuola media.

lunedì 10 ottobre 2022

LA REGIONE LAZIO, CHE DOVREBBE MONITORARE COSTANTEMENTE L'ANDAMENTO DELLA SPESA , SI E' ACCORTA CHE I COSTI DEL PERSONALE SAREBBERO AUMENTATI E PER RISOLVERE IL PROBLEMA HA MANDATO UNA LETTERA A TUTTI I DIRETTORI GENERALI


Sul Tempo dell’8 ottobre è stata riportata la notizia secondo cui la Direzione regionale salute e integrazione sociosanitaria del Lazio, avrebbe inviato una lettera alle 10 Asl e alle 7 aziende ospedaliere per richiamarle al «contenimento del costo del personale». In quanto «è stato riscontrato un significativo scostamento tra l'andamento previsionale complessivo dei costi del personale e l'importo del Bilancio preventivo per l'anno 2022, incompatibile con i vincoli di natura economico-finanziaria cui la Regione è tenuta. Si ritiene opportuno ricordare che il mancato rispetto dell'equilibrio economico e lo sforamento del vincolo di crescita di spesa del personale rappresentano elementi di valutazione della Regione presso i Tavoli di verifica degli adempimenti e del Comitato Lea. Inoltre l'eventuale conferma del mancato rispetto del Bilancio preventivo 2022 dell'equilibrio economico da parte della Regione potrebbe configurare, come già avvenuto in passato, l'intervento di azioni da parte del Governo centrale».
La Regione Lazio è ancora in Piano di Rientro e in base all’art. 1 comma 180 della legge n. 311 del 2004 (legge finanziaria 2005) il perseguimento dell’equilibrio economico sarebbe dovuto avvenire nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza, il che purtroppo avviene solo nella Capitale, mentre in tutte le province si è molto lontani dallo standard dei posti letto e da quelli assistenziali.
Manca ovunque il personale e la spesa  in base ai dati del rendiconto 2021 pubblicati dal Ministero dell’economia e delle finanze rappresenta solo il 24% del totale, mentre il 56% è assorbito dall’affidamento di servizi sanitari e non sanitari dell’esterno.
Tutto ciò è da tempo noto alla Regione che ha anche avallato l’aumento delle strutture sanitarie accreditate nella città di Roma che ha già un esubero di post letto.
Alla regione è ben nota da tempo anche la situazione del Sistema di emergenza sanitaria istituito con deliberazione del Consiglio Regionale 11 maggio 1994, n. 1004 che per la carenza di personale (mancherebbero 357 medici) a causa di un blocco del turn over avviato sin dal 2008 con la legge 296 del 2006. Per non parlare della c.d. trasformazione dei PPI che ha eliminato dei presidi di prossimità andando ad appesantire gli accessi ai Pronto Soccorso dei pochi ospedali rimasti nelle province.  
I limiti hanno riguardato fino al 2014 sia la spesa sostenuta per gli uscenti sia il numero di dipendenti (limite capitario) e dopo il 2014 solo la prima, consentendo un aumento del personale a parità di spesa.
Il disavanzo delle aziende ospedaliere 2021 è elevato e anche quello dell'ARES, per non parlare dei problemi di molte altre aziende, ma invece di revocare gli incarichi nei confronti dei direttori generali responsabile viene fatta una letterina circolare....

venerdì 7 ottobre 2022

IL 64% DELLA SPESA DELL' AZIENDA USL LATINA NEL 2021 E' FINITO IN MANO AI PRIVATI PER L' ACQUISTO DI SERVIZI SANITARI E AMMINISTRATIVI


Con la deliberazione n. 1044 del 3 ottobre 2022 l'azienda USL Latina ha approvato il rendiconto dell'esercizio 2021. Dall'esame della relazione e dagli allegati emerge chiaramente l'aumento della spesa per i servizi sanitari e amministrativi affidati all'esterno. In particolare la spesa per i soli servizi sanitari (case di cura, laboratori di analisi, centri di radiodiagnostica, centri di fisioterapia, ma anche servizi ospedalieri e territoriali) è arrivata a 590.764.440, pari al 59% della spesa totale, ma sommando i 50.703.691 euro spesi per l'acquisto di servizi non sanitari (pari al 5% della spesa) si arriva al 64% della spesa totale. Questo senza contare la spesa per i servizi legali affidati all'esterno benché l'azienda abbia un'avvocatura interna con legali in grado di agire e di difendere l'azienda in ogni ordine e grado.
Di fatto l'azienda per un numero sempre crescente di attività invece di gestirle direttamente preferisce affidarle ai privati il che, come si può comprendere anche dal grafico ha comportato un aumento crescente dei costi complessivi e il trasferimento ai privati di somme rilevanti. 


Dato che la Regione è ancora in Piano di Rientro si sarebbe attesa una maggiore attenzione per la spending review, ma purtroppo così non è stato. 
Desta invece preoccupazione la riduzione delle spese per la manutenzione e le riparazioni (anch'esse esternalizzate) , forse l'unica che avrebbe meritato un aumento date le condizioni di alcuni immobili.
A ciò si aggiunga che il rendiconto è stato approvato e pubblicato solamente il 3 ottobre 2022 , in attesa che la Regione dopo aver acquisito i dati dei preconsuntivi delle aziende sanitarie locali e di quelle ospedaliere provvedesse con la deliberazione 761 del 29 settembre 2022 ad assegnare la quota definitiva di finanziamento in modo tale da fare in modo che alcune aziende non avessero un disavanzo. 

martedì 4 ottobre 2022

L' AZIENDA USL LATINA E L' EMERGENZA SANITARIA TERRTIORIALE

 


Nel  nuovo atto aziendale approvato dall'azienda USL Latina con deliberazione n. 541 del 16 maggio 2022 non c'è traccia del Livello Essenziale di Assistenza dell'Area distrettuale relativo all'Emergenza Sanitaria Territoriale. 

A seguito della diffida stragiudiziale inviata da alcuni Comitati di cittadini di Comuni di  Priverno, Sezze e Sabaudia, in data 22 maggio 2022 con cui si chiedeva l'apertura nelle ore notturne dei Punti di assistenza Territoriale, l'azienda USL Latina con lettera del 30 maggio 2022 (non sottoscritta dalla direttrice generale dell'azienda, ma solamente dal direttore sanitario aziendale e dalla direttrice del dipartimento di staff e responsabile della comunicazione) ha affermato che i Punti di Assistenza Territoriale  della provincia di Latina istituiti con deliberazione n. 1264 del 31 dicembre 2019 svolgono compiti di assistenza territoriale in coordinamento con le strutture poliambulatoriali e non sostituiscono i soppressi PPI quale strutture della rete emergenziale sul territorio essendo tale funzione assicurata dall'ARES 118.
All'Albo Pretorio online dell'Azienda USL Latina è stata pubblicata il 3 ottobre 2022 la deliberazione  adottata nella stessa data e recante il n. 1044 avente per oggetto  "Adozione Bilancio d'esercizio 2021".
Tra gli allegati alla predetta deliberazione, come prescritto dal d.lgs 118 del 2011 è presente l'allegato LA,  che è il Modello di rilevazione dei costi dei Livelli  di Assistenza degli enti del Servizio Sanitario Nazionale.
Ha pertanto sorpreso leggere al punto 2D100 di detto modello LA sotto la voce "Emergenza Sanitaria Territoriale le somme spese per tale LEA che ammontano complessivamente ad € 7.840.193,50.
Sorge pertanto spontanea la domanda come mai vengano imputate spese all'Emergenza Sanitaria Territoriale se, come sostenuto dai predetti dirigenti dell'azienda, i PAT svolgono solamente compiti di assistenza territoriale. 


giovedì 22 settembre 2022

PUNTO DI ASSISTENZA TERRITORIALE DI SABAUDIA: NO ALLA SPERIMENTAZIONE SULLA PELLE DEI CITTADINI


Da quanto appreso da un comunicato del 15 settembre scorso apparso sul sito del Comune di Sabaudia il 28 ci sarà un Consiglio comunale dedicato al Punto di Assistenza Territoriale (ex PPI) al quale è stata invitata la direzione aziendale.
Dallo stesso comunicato si apprende che il Sindaco Mosca e l’Assessore Maracchioni avrebbero incontrato la Direttrice del Distretto 2 della ASL Latina chiedendo quanto segue: 
«Sabaudia non può rimanere senza livelli minimi di assistenza nelle ore notturne. Abbiamo bisogno che il Punto di Assistenza Territoriale rimanga aperto giorno e notte. Un servizio h24 che possa garantire le emergenze sanitarie a tutti i cittadini. Chiediamo che venga adottata una procedura simile a Cisterna di Latina dove è stato applicato un orario di apertura anche nelle ore notturne. Sabaudia nei periodi estivi supera i 60mila abitanti; è impensabile che i cittadini del Lazio non abbiano tutti diritto a fruire dei livelli essenziali di assistenza (LEA) in modo omogeneo. L’apertura notturna del PAT offrirebbe risposte alle richieste dei cittadini affetti da patologie minori, in ore notturne e in assenza di mezzi pubblici, non sarebbero nelle condizioni di raggiungere gli ospedali di Terracina e Latina».
Com'è noto dal 5 ottobre 2020 il PAT è stato chiuso nelle ore notturne con la scusa di carenza di personale dovuta all'epidemia ma al termine ufficiale dello stato di emergenza (primo aprile 2022) non è stato riaperto; inoltre dal primo agosto il PAT è stato trasferito dai locali precedentemente occupati in via Conte Verde, al n. 12 con accesso autonomo, in altri siti nello stesso edifici, ma con accesso in comune con gli altri servizi al n. 10, in una sala precedentemente utilizzata dallo specialista pneumologo ed assolutamente inadeguata.
Per di più il 15 agosto è apparso un cartello in cui si   informa la popolazione che: «Il PAT di Sabaudia è una struttura di natura ambulatoriale in grado di assicurare un punto di assistenza territoriale ad accesso diretto alla popolazione inserendosi nella rete propria dell'Assistenza Primaria al pari degli altri PAT, delle Unità di Cure Primarie e degli ambulatori di Medicina Generale da cui mutua le competenze. Al riguardo il PAT assicura visite e prestazioni ambulatoriali non differibili quali: asportazione di corpi estranei; aura degli attacchi d’asma; cura delle punture d’insetto e le reazioni allergiche circoscritte; suture e medicazioni di piccole ferite; trattamento immediato delle più comuni cause di dolore (es. mal di denti, coliche renali); trattamento della perdita di sangue dal naso; trattamento di ustioni cutanee non estese. Sono escluse le urgenze maggiori e le emergenze in quanto i PAT non sono strutture afferenti alla rete dell'emergenza territoriale che, a seguito di specifiche normative vincolanti emanate a livello nazionale (Conferenza Stato Regioni n.98/CSR del 05/08/14 D.M. 70/2015), sono assicurate dal servizio ARES 118».
Al riguardo occorre ricordare quanto segue:
Il terzo comma dell’art. 10 della legge 833 del 1978 dispone che le regioni articolino le unità sanitarie locali in Distretti sanitari di base, quali strutture tecnico-funzionali per l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento;
Ai sensi del comma 1 dell’art. 4 della legge 30 dicembre 1991, n. 412, i livelli di assistenza sanitaria devono essere assicurati in condizioni di uniformità su tutto il territorio nazionale;
La Presidenza del Consiglio dei Ministri ha emanato un comunicato (n.87) sul sistema delle emergenze sanitarie approvato dal Gruppo di lavoro Stato-Regioni il 2 dicembre 1991 nel quale è previsto che per quanto attiene il soccorso sanitario primario esso dovrà estrinsecarsi in un periodo di tempo non superiore agli 8 minuti per gli interventi in area urbana e di 20 minuti per le zone extra-urbane (salvo particolari situazioni di complessità orografica);
Il d.p.c.m. 12 gennaio 2017, recante la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, di cui all’articolo 1, comma 7, del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 502 individua l’Emergenza Sanitaria Territoriale come una delle aree di attività del Livello Essenziali di Assistenza dell’area distrettuale ed in quanto tali ineludibili.
L’art. 7 di detto d.p.c.m. stabilisce che il Servizio Sanitario Nazionale deve garantire, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
L’attività di emergenza sanitaria territoriale deve essere svolta in modo integrato con le attività di emergenza intraospedaliera assicurate nei PS/DEA e con le attività effettuate nell’ambito dell’Assistenza sanitaria di base e della Continuità assistenziale.
Il sistema di emergenza sanitaria disegnato dal complesso delle norme richiamate è costituito da due componenti specifiche:
1. Un sistema di allarme attivato dal numero telefonico unico gratuito la cui componente principale è rappresentata dalle Centrali Operative che effettuano la valutazione del grado di complessità dell’intervento necessario, definendo il grado di criticità dell’evento e, conseguentemente, attivano l’intervento più idoneo, utilizzando i codici colore/gravità.
2. Una fase di risposta a sua volta articolata in:
a) Una fase di risposta pre-ospedaliera operativa sulla base di procedure che garantiscono il governo clinico dell’intervento sul territorio nella fase di avvicinamento al Pronto Soccorso di destinazione e composta da:
-·Punti di Primo Intervento (PPI) si tratta di strutture di prossimità , distribuite omogeneamente sul territorio in modo da coprire le località distanti oltre venti minuti dal Pronto Soccorso più vicino e con orario di attività articolato nell’arco delle 12 o 24 ore giornaliere secondo le esigenze locali, dispongono di competenze cliniche e strumentali adeguate a fronteggiare e stabilizzare, temporaneamente, le emergenze fino alla loro attribuzione al Pronto Soccorso dell’ospedale di riferimento ed in grado di fornire risposte a situazioni di minore criticità e bassa complessità. La loro attivazione permette, in alcuni casi, una razionalizzazione della rete dei Pronto Soccorso, costituendo in zone disagiate un importante riferimento sanitario per la popolazione.
-Postazioni territoriali: si tratta di sedi di stazionamento fisse o mobili da cui partono i mezzi di soccorso; quelle fisse hanno sede presso una struttura sanitaria in ambienti idonei;
-Unità operative mobili: le ambulanze sono articolate in Mezzi di Soccorso Avanzato (MSA) con a bordo un medico, un infermiere professionale e due soccorritori di cui uno con funzioni anche di autista; Mezzi di Soccorso Intermedi (MSI): oltre ai soccorritori prevede anche un infermiere professionale addestrato ed autorizzato a prestare le prime cure; Mezzi di Soccorso di Base (MSB) con a bordo soccorritori abilitati ai servizi d’urgenza 118 e dotati di attrezzature adeguate;
-Automediche: si tratta di mezzi non adibiti al trasporto di pazienti ma che, guidati da un soccorritore trasportano medico e infermiere sul luogo dell’evento a supporto degli altri mezzi;
-Eliambulanze
b) Una fase di risposta ospedaliera composta da:
-Pronto Soccorso ospedalieri
-Dipartimenti di emergenza, urgenza ed accettazione di primo livello
-Dipartimenti di emergenza, urgenza ed accettazione di secondo livello
La Corte Costituzionale con la pronuncia n. 38 del 2020 ha affermato che il servizio di emergenza sanitaria territoriale costituisce una articolazione della medicina generale, a cui è demandata la funzione di garantire nell’arco delle 24 ore interventi di primo soccorso, attività di coordinamento operativo e risposta sanitaria nella centrale operativa 118, interventi di soccorso in caso di maxi-emergenze o disastro e le eventuali ulteriori attività individuate dagli accordi regionali ed aziendali, e che vi sia una stretta connessione tra i titoli del personale medico, le condizioni per la fruizione delle prestazioni sanitarie fissate dagli accordi collettivi e i principi fondamentali, riservati alla competenza legislativa dello Stato, in materia di «tutela della salute»;
Tutti i servizi appartenenti al sistema di emergenza/urgenza hanno l’obbligo di garantire prestazioni immediate agli utenti che presentino alterazioni delle funzioni vitali tali da compromettere potenzialmente e gravemente lo stato di salute;
L’organizzazione e il management del Servizio di emergenza sanitaria territoriale deve pertanto essere ispirato al principio di prossimità;
Il principio di prossimità deve essere attuato prevendendo presidi fissi (Punti di Emergenza Territoriale) che possano aumentare l’accessibilità al servizio (laddove l’accessibilità è uno dei principali attributi dell’equità intesa come equità di servizi) tenendo conto della distanza e dei tempi di percorrenza tra i Comuni (e le loro frazioni) e l’ospedale di riferimento;
Nel caso in cui, come per il Comune di Sabaudia per la distanza (25 km da Latina e 22,4 da Terracina) e i tempi di percorrenza (30 minuti da Latina e 25 minuti da Terracina), sia ritenuto necessario confermare il presidio fisso di emergenza sanitaria territoriale, in base alle disposizioni citate, dovrà essere gestito dal Distretto della ASL.
Dagli ultimi dati sulle fasce orarie di accesso al PPI di Sabaudia forniti dalla ASL relativi al solo mese di giugno dell'anno 2019  i dati erano i seguenti: Fascia oraria 8:00-19:59 = 2.192; Fascia oraria 20:00-7:59 = 868. 
L’azienda USL Latina ha omesso di sottoporre alla Conferenza locale sociale e sanitaria il Piano Attuativo Locale (artt. 2 e 3-bis del d.lgs 502 del 1992) con il quale avrebbe dovuto definire la pianificazione dei presìdi dell’emergenza sanitaria territoriale in ragione del principio del decentramento e del criterio della prossimità.
Con un comunicato del 24 giugno 2022 l’azienda USL Latina ha informato che dal giorno successivo il Punto di Assistenza Territoriale di Cisterna sarebbe stato aperto h24 in base ad una sperimentazione (da valutare dopo tre mesi) autorizzata dalla regione che prevede nella stessa sede la presenza dei PAT e dei medici della Continuità assistenziale al fine di assicurare un punto di assistenza territoriale ad accesso diretto alla popolazione h.24 dedicato al trattamento e alla gestione di patologie che non richiedono un trattamento d’urgenza. In questo modo la notte il PAT è aperto con il personale della Guardia medica . 
Questa soluzione è in contrasto con quanto previsto dalla deliberazione del direttore generale della ASL Latina n. 1264 de 31 dicembre 2019 che nella parte motiva afferma come «la chiusura dei PPI, se attuata senza correttivi, comporterebbe l’assenza sul territorio di strutture i grado di assicurare la risposta alle urgenze minori di stretta competenza territoriale sia di tipo chirurgico (trattamento di traumi minori, ustioni di grado minore, distorsioni e fratture minori composte, ecc.) che medico (odontalgie gravi, coliche addominali, reazioni allergiche minori, crisi ipoglicemiche, ecc.) con conseguente necessità di ricorso per le stesse, in modo del tutto inappropriato alla rete dell’emergenza ospedaliera»
Oltretutto questa sperimentazione è stata introdotta senza alcun provvedimento amministrativo.
Il Sindacato Medici Italiani (SMI) e il Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani (SNAMI) hanno criticato notevolmente la scelta dell’azienda relativa al PAT di Cisterna soprattutto per le implicazioni medico legali che ne possono derivare in quanto nelle ore notturne oltre a non garantire l’emergenza non viene assicurata neanche l’urgenza, per cui tutti i casi rientranti in queste fattispecie devono andare o essere trasportati al Pronto Soccorso dell’ospedale Goretti di Latina andando ad intasare ulteriormente una struttura su cui gravita un hinterland di oltre 252.000 abitanti e che ha costantemente un elevato numero di pazienti in trattamento e in attesa collocandosi ai primissimi posti della Regione Lazio.
Inoltre in base alla deliberazione dell’azienda USL Latina n. 1264 del 2019 al fine di esercitare i compiti di emergenza sanitaria territoriale previsti dall’art. 65 dell’Accordo Collettivo Nazionale 20 gennaio 2022 i medici di medicina generale devono essere in possesso di apposito attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di emergenza sanitaria territoriale di cui all’art. 66 del medesimo ACN, ma sembrerebbe che l’azienda USL Latina utilizzi anche personale privo di detto requisito.
La sperimentazione attuata presso il PAT di Cisterna essendo scaduto il trimestre avrebbe dovuto essere oggetto di valutazione da parte del Comitato aziendale per la medicina generale, ma ancora questo non è avvenuto; peraltro risulterebbe che il Sindacato Medici Italiani abbia segnalato all’Ordine dei medici di Latina gravissime difficoltà nell’applicazione del progetto sperimentale sull’attività notturna presso il PAT di Cisterna chiedendo l’immediata convocazione del Comitato Aziendale per la Medicina generale; a tale richiesta l’azienda USL ad oggi non avrebbe fornito alcun riscontro, per cui sembrerebbe opportuno soprassedere almeno fino a quando non saranno stati resi noti i risultati della predetta valutazione.
A ciò si aggiunga che nel caso di mancata presentazione del medico di turno, non può essere chiuso il PAT cosa avvenuta già più volte a Sabaudia nelle ore diurne, ma deve essere organizzata la tempestiva sostituzione dello stesso assicurando che il medico in servizio rimanga fino all’arrivo del medico subentrante;
Infine la sperimentazione in atto a Cisterna prevede che sempre nelle ore notturne, in caso di assenza del medico della Continuità assistenziale (ex Guardia medica), in quanto impegnato in attività a domicilio, il triage del paziente venga effettuato dall’infermiere di turno, il quale dovrà provvedere in presenza di un utente che presenti i caratteri di emergenza/urgenza ad attivare con immediatezza ed autonomamente il servizio 118, senza che il paziente sia stato visitato da un medico né stabilizzato dato che l’infermiere non può somministrare farmaci o altro senza che il medico abbia visitato il paziente.
In sostanza lo stesso servizio funzionerebbe di giorno in un modo e la notte in un altro.
Tutto ciò premesso, in considerazione dei  rischi a cui sono già oggi esposti i pazienti e delle possibili responsabilità medico legali conseguenti per il personale medico ed infermieristico oltre che delle responsabilità di natura organizzativa per la stessa dirigenza aziendale si ritiene che debba essere assicurato il ripristino del servizio H24 e la sua relativa gestione nel rispetto delle funzioni degli ex PPI come da Ordine del Giorno approvato già dal Consiglio comunale di Sabaudia i 12 agosto scorso.

sabato 3 settembre 2022

IL REFERTO EPIDEMIOLOGICO


La disponibilità di strumenti che permettono un semplice e veloce accesso alle informazioni epidemiologiche sullo stato di salute della popolazione è di vitale importanza sia per gli operatori sanitari che per gli Enti Locali responsabili a livello territoriale della sanità pubblica.
Con l’art. 4 della legge 29 del 2019 è stata disposta l’istituzione del Referto epidemiologico, con cui si intende garantire un controllo permanente dello stato di salute della popolazione e che dovrà essere curato dalle aziende sanitarie locali.
Con decreto del 12 agosto 2021 il Ministero della salute ha ripartito tra le regioni i fondi necessari, ma  fino ad ora non è stato pubblicato il referto epidemiologico della provincia di Latina né tantomeno quello dei 33 Comuni che la compongono.
Sarebbe ora che la regione Lazio si attivasse.


venerdì 2 settembre 2022

ANNUNCITE ELETTORALE


Da quanto si apprende dalla stampa l'assessore alla sanità della regione D'Amato avrebbe annunciato ieri, a due giorni dal voto di Latina, che la Giunta regionale la prossima settimana stanzierà con una delibera di giunta 415 milioni di euro per gli ospedali del Lazio e che 240 milioni andranno a completare i fondi previsti per la realizzazione del nuovo ospedale di Latina.
Ancora una volta, invece di dare notizia di opere realizzate e di provvedimenti adottati, viene convocata una conferenza stampa per annunciare cose che dovranno ancora avvenire.
Nel frattempo da anni si è in attesa dell'inizio dei lavori del nuovo ospedale di Forma.
Sarebbe ora che la regione affrontasse in maniera seria la situazione della sanità  in provincia di Latina che secondo l'ultima  indagine della "Sapienza" è stata collocata agli ultimi posti tra le province italiane per quanto riguarda il sottodimensionamento dei posti letto.
Per quanto riguarda in particolare il nuovo ospedale di Latina la previsione di 524 posti letto è inadeguata a ricevere la Facoltà di medicina della "Sapienza" (che oggi è ospitata in parte presso l'ospedale di Terracina e in parte presso l'ICOT con una convenzione giudicata dalla Corte dei conti extra ordinem) , come più volte segnalato sarebbero necessari almeno 700 letti. ma anche così la provincia avrebbe un rapporto posti letto per mille abitanti inferiore al 3x1000 dato che la regione seguita ad ignorare l'aumento della popolazione della provincia e che avrebbe diritto in base al d.m. 70 del 2015  a n. 1.697 p.l. anziché ai 1.204 attuali. 
Questa carenza di letti crea gravissimi problemi anche alla gestione dei Pronto Soccorso di Latina e Formia  dato che i pazienti dopo essere stati assegnati formalmente al reparto di degenza, non essendoci posti disponibili, seguitano a restare al PS bloccando spesso anche le barelle delle ambulanze che li  hanno accompagnati (boarding) con tutte le implicazioni conseguenti.

giovedì 1 settembre 2022

ELEZIONI E SALUTE - ALLEANZA VERDI E SINISTRA PRESENTA UN PROGRAMMA CHE MIRA A DIFENDERE VERAMENTE IL SSN DALLA PRIVATIZZAZIONE

Tra i tanti programmi elettorali ho avuto modo di esaminare in questi giorni mi ha interessato molto quello di Alleanza Verdi e Sinistra che, per quanto riguarda la salute, dopo una circostanziata premessa,  propone in particolare alcuni dei temi su cui batto da tempo su questo e su altri blog e che sono stati oggetto anche di un mio articolo pubblicato da Mondoperario a febbraio 2022:
-Inserimento dell’obiettivo ‘salute’ in tutte le politiche, potenziamento dei servizi di prevenzione e tutela ambientale, superamento dell’attuale separazione tra gli stessi.
-Un Piano di rafforzamento strutturale del personale dipendente, con l’assunzione di complessivi 40 mila operatori in tre anni, per riportare la dotazione di operatori ai livelli precedenti alla crisi, riducendo contestualmente la spesa per il lavoro precario, le collaborazioni esterne e le esternalizzazioni di servizi.
-Un piano straordinario di investimenti pubblici per l’ammodernamento strutturale e tecnologico della sanità pubblica evitando complessi e costosi progetti di finanza privata, dando priorità alla messa in sicurezza delle strutture non obsolete.-
-Una nuova politica del farmaco, attraverso la promozione dell’uso dei farmaci equivalenti, la definizione di una strategia per i farmaci e vaccini veramente innovativi che ne permetta l’accessibilità a costi ragionevoli per le finanze pubbliche, la revisione delle modalità di funzionamento dell’Agenzia Italiana del Farmaco e dei meccanismi di controllo della spesa, il potenziamento della ricerca indipendente e la previsione di una adeguata azienda pubblica per la produzione e commercializzazione dei farmaci e vaccini.
-Creazione di un’azienda pubblica per la produzione dei farmaci e vaccini, utilizzando le competenze dell’Istituto Superiore di Sanità, dell’Istituto Farmaceutico Militare, dei Centri di ricerca universitari e del Servizio Sanitario Nazionale.
-Abolizione dei vantaggi fiscali connessi alla sottoscrizione di polizze assicurative sanitarie e alla partecipazione a fondi sanitari integrativi, in quanto riducono la contribuzione degli assicurati al Fondo Sanitario Nazionale e contrastano con elementari doveri di solidarietà sociale, aumentando le disuguaglianze e minando in prospettiva le basi di un servizio sanitario pubblico, equo e universalistico
-Revisione dei servizi esternalizzati, garantendo innanzitutto le condizioni di lavoro e la giusta retribuzione del personale e procedendo a un graduale ritorno alla gestione diretta, a partire dai settori strategici.
-Superamento delle convenzioni nazionali dei medici di famiglia, dei pediatri di libera scelta, degli specialisti ambulatoriali, della medicina dei servizi con inserimento di queste figure professionali nel Contratto Unico di dipendenza dal Servizio Sanitario Nazionale.
-Sviluppo del sistema sanitario nazionale nella missione 6 PNRR: Il SSN deve essere oggetto di una azione politica che ne sostenga i principi fondamentali di programmazione sanitaria e di sviluppo del personale (in stretta sinergia con l’ambito universitario, abolendo il numero chiuso in tutte la facoltà di ambito medico e infermieristico), ne rafforzi la valenza pubblica, permetta anche una nuova definizione dei bisogni sanitari attraverso la realizzazione di una rete socio assistenziale diffusa ed efficace, in grado di raggiungere i cittadini in stretta sinergia e relazione con la rete ospedaliera e consenta di ridefinire il ruolo del MMG.
-Introduzione di medici sentinella per l’ambiente (RIMSA): Il ruolo del medico è dedicato agli aspetti diagnostici-terapeutici. Il MMG conosce l’ambiente dove il suo assistito vive e lavora. Può e deve occuparsi anche di prevenzione. Perciò riteniamo necessario istituire la rete dei medici Sentinella Per l’ Questo deve essere molto attento a individuare eventuali cluster di patologie che possono verificarsi tra i suoi assistiti. Se sospetta una causa ambientale deve segnalare quanto osservato alle autorità amministrative e ai decisori politici. Questa funzione viene definita “advocacy”. Il progetto di medico sentinella è portato avanti da medici per l’ambiente ISDE (vedi sito isde.it) che ha costituito una rete denominata RIMSA (Rete italiana medici sentinella per l’ambiente).
-La salute delle donne: fare i conti con la differenza tra Donne/Uomini
-Non autosufficienza e marginalità
-Assistenza domiciliare e Rsa: Anziani e persone con disabilità devono poter essere assistiti a casa loro con gli adeguati supporti ai loro familiari e a tutti i caregivers interessati. Deve essere valorizzato il ruolo del Terzo Settore, in grado di coadiuvare efficacemente il SSN, con incentivi economici e di servizi. La dimensione di isolamento delle Residenze per Anziani va superata guardando ad esperienze positive all’estero dove le RSA sono collocate nei quartieri accanto a centri per l’infanzia e a scuole, sono rese accessibili alla popolazione offrendo una idea di integrazione con il tessuto sociale. Tra i criteri per l’accreditamento, andrebbe valorizzata l’accessibilità alle strutture con i mezzi pubblici. Occorre impegnarsi a fondo per il superamento della contenzione fisica o farmacologica.

ALTRI SOLDI ALLE STRUTTURE PRIVATE INVECE DI POTENZIARE QUELLE PUBBLICHE


Da mesi i cittadini della provincia di Latina attendono il recupero degli screening oncologici, delle visite e degli accertamenti diagnostici perduti durante l'epidemia.
Ci si aspettava il reclutamento di nuovo personale nelle strutture pubbliche così provate dal COVID.
La regione Lazio, in base ai progetti proposti dalle aziende sanitarie locali  ha predisposto il “Piano operativo per il recupero delle liste di attesa in attuazione alle disposizioni dell’art.1, commi 276 e 277, della legge n. 234/2021” trasmesso dalla Direzione Regionale Salute e Integrazione Sociosanitaria, entro i termini stabiliti, al Ministero della Salute – Direzione Generale della Programmazione Sanitaria -con nota prot. n. 0191442 del 24 febbraio 2022 unitamente alle schede tecniche: Recupero Prestazioni ospedaliere”, “Recupero prestazioni screening oncologici” e “Recupero prestazioni specialistiche ambulatoriali”, inviandolo al Ministero della salute per l'approvazione.
Conseguentemente con Deliberazione 28 giugno 2022, n. 498 è stato approvato il «Piano operativo per il recupero delle liste di attesa in attuazione dell'art.1, commi 276 e 277, della legge 30 dicembre 2021, n. 234». Impegno di spesa dell'importo di euro 47.970.518,00 a favore delle Aziende Sanitarie e Ospedaliere della Regione Lazio - Esercizio Finanziario 2022.
A sua volta l'azienda USL Latina, dopo aver preso atto che la Regione ha definito la possibilità di coinvolgere le strutture private accreditate disponibili ad erogare prestazioni non coperte dai progetti interni dell Aziende Sanitarie ed Ospedaliere, prendendo contatti diretti con le Associazioni di Categoria e demandando alle ASL i rapporti con le strutture non aderenti a tali Associazioni, per una serie di prestazioni ritenute utili al Piano Operativo di cui alla citata DGR n. 498/2021, con deliberazione m. 908 del 31 agosto 2022 ha stabilito di assegnare alle strutture private di cui alla tabella soprariportata la somma complessiva di € 411.324,32.


mercoledì 31 agosto 2022

I RUOLO DEI MEDICI ALL'INTERNO DELLA SANITA' PUBBLICA E' IMPORTANTE MA DEVONO ASSUMERSI ANCHE LA RESPONSABILITA' DI DIRE NO ALLE SCELTE SBAGLIATE DEI DIRETTORI GENERALI INVECE DI PIANGERSI ADDOSSO.

La campagna elettorale ancora una volta si presta agli sfoghi assurdi di alcuni medici che lamentano di essere "esclusi da qualsiasi aspetto decisionale e organizzativo, stretti nella morsa della burocrazia".
La realtà è che le aziende sanitarie hanno tre organi: il direttore generale, il Collegio di direzione e il Collegio sindacale.
Il Collegio di direzione in base all’art. 3, comma 1-quater del d.lgs 502 del 1992 è l’organo che assicura la partecipazione dell’alta dirigenza ad orientare lo sviluppo dell’azienda in modo coerente con gli standard più avanzati dell’assistenza sanitaria, ai bisogni riscontrati della popolazione e all’implementazione degli strumenti del governo clinico.
In base all’art. 17 del d.lgs 502 del 1992 le Regioni devono individuare la composizione di quest’organo in modo da garantire la partecipazione di tutte le figure professionali presenti nella azienda disciplinandone le competenze e i criteri di funzionamento, nonché le relazioni con gli altri organi aziendali.
La composizione del Collegio di direzione nella maggioranza delle regioni è la seguente:
- il direttore generale con funzioni di Presidente;
- il direttore amministrativo;
- il direttore sanitario;
- i direttori dei dipartimenti (che sono tutti medici)
- i direttori dei distretti (anch'essi tutti medici) 
- i direttori sanitari dei presidi ospedalieri (anch'essi medici);
- il coordinatore aziendale delle professioni sanitarie, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione;
- il dirigente delle professioni sanitarie infermieristiche e tecniche;
- -un rappresentante degli MMG, uno dei PLS, uno degli specialisti ambulatoriali e uno dei medici di continuità assistenziale.
In relazione ai singoli argomenti trattati potrà essere prevista la partecipazione al Collegio di dirigenti o professionisti cui è affidata la responsabilità di strutture o incarichi di particolare rilevanza strategica.
Come si può capire la maggioranza di quest'organo è affidata ai medici.
Ma in aggiunta al Collegio di direzione esiste anche il Consiglio dei sanitari che è un organismo elettivo previsto dal comma 1bis dell’art. 3 del D.lgs. 502/1992 con funzioni di consulenza tecnico – sanitaria; fornisce parere obbligatorio al Direttore generale per le attività tecnico – sanitarie, anche sotto il profilo organizzativo e per gli investimenti ad esse attinenti. 
Il direttore generale, con proprio provvedimento, disciplina le modalità per lo svolgimento delle elezioni, la commissione elettorale ed il seggio elettorale, l’elezione dei componenti e la durata.
Il Consiglio dei sanitari è presieduto dal direttore sanitario dell’Azienda ed in genere è composto da:
- n. 6 dirigenti medici ospedalieri e territoriali dipendenti (o universitari nel caso in cui siano presenti) dell’azienda di cui uno del Dipartimento di Prevenzione;
- n. 1 dirigente medico veterinario;
- n. 1 medico specialista ambulatoriale;
- n. 1 medico di medicina generale;
- n. 1 medico pediatra di libera scelta;
- n. 5 dirigenti sanitari laureati non medici del ruolo sanitario in rappresentanza di ciascuna figura professionale operante nell’azienda unità sanitaria locale;
- n. 1 operatore dell’area infermieristica;
- n. 2 operatori dell’area tecnico – sanitaria, della riabilitazione e della prevenzione.
I medici di medicina generale ed i pediatri di libera scelta sono eletti dai medici di medicina generale e pediatri di libera scelta operanti nel territorio aziendale.
Possono essere eletti quali componenti del Consiglio dei sanitari:
1) i dipendenti del SSN almeno 3 anni di anzianità;
2) il personale universitario assegnato, da almeno tre anni, ad attività assistenziali. Partecipano all’elezione del Consiglio dei sanitari, i dipendenti, ciascuno per la categoria di appartenenza, dei ruoli: medici ospedalieri, medici territoriali, medici universitari, personale laureato sanitario, personale laureato sanitario universitario, medici veterinari, personale infermieristico e personale tecnico – sanitario.
Il vero problema è che molti medici quando vengono richiesti di esprimersi su qualche argomento dal direttore generale per mero servilismo tendono a dare sempre parere favorevole ed è proprio così che vengono approvate molte scelte sbagliate che vanno a danno dei cittadini.
Invece di ripetere queste sciocche lamentele sarebbe ora che i medici svolgessero all'interno delle ASL il ruolo per il quale sono stati assunti non solo dal punto di vista clinico ma anche da quello organizzativo gestionale.
Forse così anche le aziende potrebbero funzionare  meglio.