giovedì 28 settembre 2017

SABAUDIA: ARRIVA UN NUOVO SEGRETARIO MENTRE SI ASPETTA LA RIORGANIZZAZIONE DEGLI UFFICI E LA NOMINA DEI NUOVI RESPONSABILI

Ieri sul sito web del Comune di Sabaudia è stato pubblicato il decreto n. 35 del sindaco Gervasi con cui viene conferito l'incarico di Segretario comunale alla dott.ssa Giuditta Silvia Liantonio.
La nomina decorre dal 1° ottobre.
Per completare la squadra ora si aspetta la riorganizzazione degli uffici e l'assegnazione dei nuovi settori. Naturalmente dovranno essere definiti in maniera chiara i compiti di ciascuno e formalizzati tutti i processi al fine di assicurare il rispetto di quanto previsto dall'art. 97 della costituzione e come ho cercato di spiegare nel mio libro "Il Sindaco di tutti: come gestire il Comune per un risultato durevole"
Sarà una rivoluzione d'ottobre ?

IL PREFETTO DOTT. ANDREA POLICHETTI NOMINATO COMMISSARIO STRAORDINARIO DEL GOVERNO PER L'AREA DEL COMUNE DI SAN FERDINANDO (RC)

Il decreto-legge 20 giugno 2017, n. 91, «Disposizioni urgenti per la crescita economica nel Mezzogiorno », convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2017 e, in particolare, l’art. 16, comma 1,  prevede che con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell’interno, possono essere istituiti uno o più commissari straordinari del Governo, nominati tra i prefetti, anche in quiescenza, al fine di superare situazioni di particolare degrado, nelle aree dei comuni di Manfredonia (FG), San Ferdinando (RC) e Castel Volturno (CE), caratterizzate da una massiva concentrazione di cittadini stranieri e che ai commissari non spettano compensi, gettoni di presenza o altri emolumenti comunque denominati, e gli eventuali rimborsi spese sono posti a carico dei bilanci delle amministrazioni competenti.
In base al comma 2 del citato art. 16, sono stabiliti i compiti attribuiti ai commissari straordinari del Governo nonché le risorse disponibili nei bilanci delle amministrazioni interessate, le dotazioni di mezzi e personale a supporto dei commissari stessi, da individuare con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri.
Ciò posto, su proposta del Ministro dell'interno con DPCM in data 10 agosto scorso  il Prefetto dott. Andrea Polichetti è stato nominato commissario straordinario del Governo per l’area del Comune di San Ferdinando (RC);
Il DPCM è stato pubblicato sulla G.U. del 28 settembre.
E' con vero piacere che riporto questa notizia in quanto il dott. Polichetti ha lavorato molti anni nella Prefettura di Latina in qualità di vice prefetto ed ho potuto collaborare con lui in molte occasioni apprezzando la sua vasta preparazione e le sue doti di equilibrio e di notevole operatività.
L'ultimo incarico che ha avuto in provincia di Latina è stato quello di Commissario straordinario al Comune di Priverno, dove ho avuto il piacere di presentare insieme a lui il mio libro "Il Sindaco di tutti: come gestire il Comune per un risultato durevole".

mercoledì 27 settembre 2017

APPROVATO IL NUOVO CODICE ANTIMAFIA

Dal sito del Parlamento si apprende che ieri 27 settembre la Camera, dopo aver respinto, previa discussione, la questione pregiudiziale Sarro ed altri n. 1 presentata al testo unificato delle proposte di legge: Modifiche al codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, di cui al decreto legislativo 6 settembre 2011, n. 159, al codice penale e alle norme di attuazione, di coordinamento e transitorie del codice di procedura penale e altre disposizioni ha approvato in via definitiva il provvedimento con 259 voti a favore.
La riforma punta a velocizzare le misure di prevenzione patrimoniale, rende più trasparente la scelta degli amministratori giudiziari, ridisegna l'Agenzia per i beni sequestrati, include corrotti, stalker e terroristi tra i possibili destinatari dei provvedimenti. 
E' passato anche un ordine del giorno che impegna il governo a rivedere l'equiparazione mafioso-corrotto.

UN CONTRIBUTO DELLA CONFERENZA DELLE REGIONI ALLA REDAZIONE DEL CODICE AGRICOLO

La legge 154/2016 all’articolo 5  stabilisce che per procedere alla semplificazione e al riassetto della normativa vigente in materia di agricoltura, silvicoltura e filiere forestali, fatta salva la normativa prevista in materia di controlli sanitari, il Governo è delegato ad adottare, uno o più decreti legislativi con i quali provvede a raccogliere in un codice agricolo ed in eventuali appositi testi unici tutte le norme vigenti in materia divise per settori omogenei e ad introdurre le modifiche necessarie alle predette finalità.
La Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, presieduta, da Stefano Bonaccini, ha approvato il 21 settembre un “contributo” al Governo per l’attuazione del citato articolo 5.
QUI TROVATE IL DOCUMENTO :

COME FARE SE ARRIVA UNA CARTELLA DI PAGAMENTO PER UNA VIOLAZIONE AL CODICE DELLA STRADA CHE NON ERA STATA NOTIFICATA

La Corte di Cassazione con la Sentenza n. 22080 pubblicata in questi giorni ma emessa in data 23 maggio scorso, ha stabilito un principio molto importante secondo cui il contribuente che si oppone alla cartella di pagamento per violazione del codice della strada perché il verbale non gli era stato notificato ha solo 30 giorni di tempo per presentare opposizione. 
Infatti le opposizioni di tale tipo devono infatti considerate come normali ricorsi contro sanzioni amministrative: il titolo esecutivo in esame non cessa di esistere per la sola mancanza di notifica. Come ci si deve comportare ? Gli automobilisti che ricevono una cartella di pagamento per infrazione al codice della strada di cui non erano a conoscenza perché il verbale non era stato loro notificato devono quindi presentare ricorso contro l’amministrazione. 
Non è possibile in questi casi contestare il merito della pretesa tributaria, ma solo evidenziare come il titolo esecutivo sia viziato formalmente: si hanno quindi a disposizione, come accennato, 30 giorni di tempo dal momento della notifica della cartella. 
Il ricorso deve essere qualificato come una opposizione “recuperatoria” ai sensi dell’art. 7 del d.lgs. n. 150/2011  e non come opposizione all'esecuzione ex art. 615 del codice di procedura civile.
La sentenza integrale la trovate qui
CASSAZIONE SENTENZA N. 22080/2017

L'ATTRIBUZIONE AI NEONATI ANCHE DEL COGNOME DELLA MADRE

La sentenza della Corte Costituzionale n. 286 del 21 dicembre scorso com'è noto ha accolto la questione di legittimità secondo cui «la norma che impone l'attribuzione automatica ed esclusiva del solo cognome paterno .... sarebbe lesiva sia dei principi che garantiscono la tutela del diritto al nome, sia di quelli in tema di eguaglianza e di non discriminazione tra uomo e donna nella trasmissione del cognome al figlio, sia esso legittimo o naturale». 
Ora il Ministero dell'Interno ha diramato ai Comuni una circolare esplicativa.

DAL 2 OTTOBRE PROSSIMO TUTTI I COMUNI DOVRANNO ATTIVARE IL SERVIZIO DI EMISSIONE DELLA CARTA DI IDENTITA' ELETTRONICA

Il Ministero dell’Interno – Direzione centrale per i Servizi Demografici, con la propria circolare n. 8/2017 ha fornito ulteriori chiarimenti in merito al processo di attivazione del Servizio di emissione della nuova “Carta d’identità elettronica” (Cie).
Dal 2 ottobre 2017 avrà inizio la terza e ultima fase che coinvolgerà tutti i Comuni italiani.
La Circolare fa seguito a quella del 31 marzo 2017, n. 4, con la quale lo stesso Ministero aveva comunicato dal 26 aprile 207 l’inizio della seconda fase di emissione della nuova “Carta d’identità elettronica” (Cie), che ha coinvolto altri 350 Comuni, oltre ai precedenti 199, individuati nella prima fase.
Come precisato dal Ministero, tutti i Comuni saranno dotati di una infrastruttura costituita da postazioni di lavoro informatiche attraverso le quali potranno collegarsi al Portale del Ministero dell’Interno (“Cie online”) per acquisire tutti i dati del cittadino e, tramite un canale sicuro, inviarli, per la certificazione, al “Centro nazionale dei Servizi Demografici” (Cnsd), ubicato presso lo stesso Ministero dell’interno, che a sua volta li trasmetterà all’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato (Ipzs), per la produzione, personalizzazione, stampa e consegna del documento elettronico all’indirizzo indicato dal richiedente.
Una volta installate la postazione di lavoro ogni Comune dovrà emettere solo carte elettroniche con la sola eccezione del mantenimento del formato cartaceo nei casi di reale e documentata urgenza (motivi di salute, viaggio, consultazione elettorale e partecipazione a concorsi o gare pubbliche) oppure nel caso in cui il cittadino sia iscritto nell’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire).
La Circolare ricorda l’importanza, ai fini della corretta emissione della Cie, del subentro della “Anagrafe nazionale della popolazione residente” (Anpr) alle Anagrafi comunali e, a tal proposito, invita i Sindaci “ad adottare ogni utile iniziativa volta a favorire il subentro sul Sistema ‘Anpr’ del proprio Comune al fine di non ostacolare il processo di dispiegamento della Cie”.
In ogni caso, anche nelle more del subentro in Anpr, i Comuni potranno rilasciare la “Cie” convalidando i dati anagrafici attraverso l’Indice nazionale anagrafi (Ina).
La circolare integrale la trovate qui:

martedì 26 settembre 2017

LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI APRE UNA NUOVA RIMODULAZIONE DEI DEBITI DEI COMUNI

Una riduzione degli oneri finanziari dei Comuni.
La Cassa Depositi e prestiti comunica che il Consiglio di amministrazione della società ha deliberato una nuova e importante operazione di rinegoziazione dei prestiti in favore dei Comuni italiani.
Con la misura CDP concede agli enti locali l’opportunità di rimodulare un debito complessivo di circa 20 miliardi di euro, con un beneficio in termini di riduzione delle rate di ammortamento stimabile in circa 850 milioni di euro nel periodo 2017-2020.
L’iniziativa risponde alle esigenze di supporto manifestate dai Comuni nella gestione attiva del debito, rendendo disponibili risorse finanziarie in loro favore, anche sulla base di proficue interlocuzioni con tutte le istituzioni e i soggetti coinvolti, in particolare con l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI).
Le istruzioni per l’adesione e il perfezionamento dell’operazione saranno diffuse nelle prossime settimane e consultabili sul sito internet cdp.it.
Cassa depositi e prestiti ha in programma inoltre una serie di incontri sul territorio per dare ampia informazione e illustrare direttamente ai rappresentanti degli enti coinvolti le nuove misure adottate.

MINNITI PRESENTA AL VIMINALE IL PIANO NAZIONALE DI INTEGRAZIONE DEI TITOLARI DI PROTEZIONE INTERNAZIONALE

Oggi al Viminale il Ministro Minniti ha presentato il piano nazionnale di integrazione dei titolari di protezione internazionale.
L’immigrazione ha cambiato profondamente la fisionomia delle società occidentali, rendendo prioritario per i governi europei misurarsi con nuovi strumenti in ordine alla gestione del pluralismo culturale e religioso che necessariamente oggi caratterizza i contesti d’accoglienza: in questo senso, la governance dell’immigrazione non può che essere anche la governance dell’integrazione. Questa circostanza – che è un dato di realtà – ha fatto emergere due questioni. La prima attiene alla capacità dello Stato di garantire a coloro che chiedono rifugio in Italia un’esistenza dignitosa, laddove per dignità si intende l’effettività dei diritti costituzionalmente riconosciuti. Questa è l’ottica nella quale si muove il Piano nazionale d’integrazione dei titolari di protezione internazionale che, per la prima volta, l’Italia si avvia ad attuare. Un Piano il cui filo conduttore è quello di prevedere in favore dei titolari di protezione internazionale, misure concrete di tutela. Ai titolari di protezione vanno quindi riconosciuti quei diritti essenziali che discendono dal loro status, cui devono corrispondere, così come per ogni cittadino italiano, altrettanti doveri e responsabilità per garantire una ordinata convivenza civile. La seconda questione, altrettanto importante, riguarda la capacità delle istituzioni di governare in maniera equilibrata il delicato rapporto dei territori con i migranti, operando un bilanciamento tra i diritti di chi è accolto con quelli di chi accoglie. Ciò significa che accogliere chi proviene da una cultura e una tradizione differenti comporta non solo provvedere alla prima accoglienza sul territorio, ma sviluppare interventi diretti a facilitare l’inclusione nella società e l’adesione ai suoi valori.
Nel piano sono previste sette priorità.
Il documento lo trovate qui:

LE CONDIZIONI DI SALUTE DEGLI ANZIANI IN ITALIA E NEL RESTO DE'EUROPA

L'ISTAT ha pubblicato un nuovo rapporto mettendo a confronto le condizioni di salute degli anziani in Italia e negli altri paesi europei.
In Italia, la speranza di vita a 65 anni (18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne nel 2015) è più elevata di un anno per entrambi i generi rispetto alla media Ue, ma dopo i 75 anni gli anziani in Italia vivono in condizioni di salute peggiori.
Per le patologie croniche, nel confronto con i dati europei, emergono in generale migliori condizioni degli italiani tra i meno anziani (65-74 anni), con prevalenze più basse per quasi tutte le patologie e, all'opposto, condizioni peggiori oltre i 75 anni. Circa un anziano su due soffre di almeno una malattia cronica grave o è multicronico, con quote tra gli ultraottantenni rispettivamente di 59,0% e 64,0%.
Il 37,7% degli anziani riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l'intervista, valore inferiore alla media Ue e simile a quanto rilevato per la Spagna.
Il 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie, con uno svantaggio di soli 2 punti percentuali sulla media Ue, principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia.
Le donne riportano meno frequentemente malattie croniche gravi ma più multicronicità e limitazioni motorie o sensoriali. Lamentano più degli uomini dolore fisico da moderato a molto forte (45,4% contro 27,6%). Tra le ultraottantenni la percentuale arriva al 58,6% a fronte del 39,2% degli uomini.
Il report integrale è qui:

INQUINAMENTO ATMOSFERICO E TUMORI: IL RAPPORTO DELL'AIOM E DELL'AIRT

In questi giorni è stato pubblicato il rapporto 2017 dell'AIOM  che denuncia un elevato aumento dei tumori in Italia. la cosa più grave è che in molti casi si tratta di tumori che avrebbero potuto essere curati se avesse funzionato una adeguata opera di prevenzione.
Una parte molto importante (curata da D.SERRAINO, P.CONTIERO, L. DAL MASO, S. MINIERBA, A. COMANDONE E F.NICOLIS) è dedicata al problema del rapporto tra l'inquinamento atmosferico e i tumori. 
Gli autori sostengono che "L’inquinamento atmosferico, un fenomeno ubiquo, complesso e mutevole connesso ai diversi modelli di sviluppo socio-economico, rappresenta uno dei principali fattori di rischio per la salute umana in relazione sia a effetti acuti, per episodi brevi e significativi di  esposizione agli inquinanti dispersi in aria, sia cronici, derivanti da esposizioni di lunga durata. Molti degli inquinanti generati dalle attività antropiche sono gli stessi di quelli prodotti da sorgenti naturali, ma fattori meteo-climatici e caratteristiche morfologiche degli ambienti urbani (dove si concentra la gran parte delle attività antropiche inquinanti) ne favoriscono accumulo e concentrazione e contribuiscono a innescare la formazione di ulteriori inquinanti. L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), l’Agenzia europea per l’ambiente (AEA) e l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (IARC, Lione) hanno più volte sottolineato la necessità di aumentare gli sforzi per combattere l’inquinamento atmosferico e, conseguentemente, ridurre i rischi per la salute umana.
Tuttavia, nonostante venga coordinata a livello internazionale e gli impegni siano formalmente
sottoscritti dai governi, la lotta all’inquinamento atmosferico procede molto lentamente e con notevoli differenze geografiche nel grado di adesione agli obiettivi fissati. Per esempio, tra i 27 Paesi europei che hanno sottoscritto accordi sul clima, uno solo (la Svezia) ha registrato un grado di adesione eccellente agli impegni presi; due hanno registrato (Germania e Francia) un grado sufficiente; 16 un grado insufficiente-scarso; e nove (tra cui l’Italia) un grado molto scarso di adesione agli impegni. Dal punto di vista tecnico, gli inquinanti atmosferici possono essere classificati in vario modo: in base alla loro origine (primari e secondari), all’ambiente di rilascio (indoor e outdoor) o in relazione alla composizione chimica (gassosi e particolati).
Per quanto riguarda il particolato atmosferico, accanto alle fonti di emissioni note quali il traffico stradale, le combustioni non industriali (riscaldamento residenziale) e le combustioni industriali bisogna sottolineare il ruolo delle emissioni dovute alle attività dell’agricoltura e degli allevamenti intensivi di animali che sono arrivate a contribuire nel 2014 per una quota del 10,7% sul totale.
L'Italia purtroppo è tra i paesi che non cura molto la prevenzione anche se il monitoraggio viene effettuato.
La situazione di alcune città come Taranto  è sotto gli occhi di tutti. 

domenica 24 settembre 2017

LA SPESA SANITARIA ESCE RIDIMENSIONATA DALL'AGGIORNAMENTO DEL DEF

La nota di aggiornamento del DEF appena varata da Palazzo Chigi prevede una spesa sanitaria  ferma a quota 115 mld nel 2018, 116 mld nel 2019, e 118 mld nel 2020. 
La cosa più grave è che la sua incidenza sul Pil si conferma in decrescita: passerà dal 6,6% del 2017 al 6,3% nel 2020. 
Una situazione assolutamente insoddisfacente che rischia di allargare il divario tra nord e sud  e che richiederà un attento monitoraggio per evitare ulteriori perdite dei Livelli Essenziali di Assistenza nonostante le tante promesse dei ministri che si sono alternati alla guida del Dicastero della salute.
L'ultimo rapporto del  Consorzio per la ricerca economica applicata in sanità di Tor vergata (CREA)   afferma che la spesa sanitaria dell’Italia è la più bassa d'Europa, ma che il divario dei servizi sanitari sul territorio è ancora molto accentuato.
Nonostante gli aumenti degli ultimi anni la spesa sanitaria italiana resta inferiore rispetto a quella dell'Europa Occidentale: il divario è del 32,5% per quanto riguarda la spesa totale e del 36% per la sola spesa pubblica.
E' aumentata  anche la spesa privata, che ormai è circa un quarto del totale, con il 5% delle famiglie che dichiara di aver rinunciato a qualche spesa. 
Sempre più le famiglie devono ormai mettere mano al portafoglio per soddisfare le esigenze di salute”. Il sistema universale è in crisi.
Nel 2015, fra la Regione in cui si spende di più (Provincia Autonoma di Bolzano) e quella dove si spende meno (Calabria), il divario pro-capite ha superato il 50,0% (quasi il 40% per quanto concerne la spesa pubblica).
Nonostante quanto affermato da alcuni, il CREA afferma con decisione che il federalismo in sanità  ha  migliorato l'applicazione dei Livelli di Assistenza.
Il disavanzo sanitario, scrivono gli esperti, si è ridotto del 78% dopo l'intervento dei piani di rientro, e anche le Regioni sottoposte a piano hanno gli indicatori sui Lea in miglioramento.
Quindi non è vero che il federalismo avrebbe danneggiato la sanità, secondo il CREA sarebbe accaduto esattamente il contrario.
Il problema delle differenze è comunque legato anche ai movimenti demografici che consentono alle regioni più popolose (quelle del nord) di avere più risorse.
Il nuovo Governo dovrà concentrarsi su tutti gli adempimenti rimasti inevasi come quello della definizione dei costi standard e un effettivo monitoraggio dei LEA.


UNA PERSONA SU TRE NEL MONDO NON HA ACCESSO AI FARMACI ESSENZIALI : UN RAPPORTO DELL'OXFAM RIPRESO DALL'OSSERVATORE ROMANO

L'Osservatore Romano di oggi pubblica un interessantissimo articolo che riprende un rapporto dell’Oxfam, organizzazione umanitaria internazionale, presentato ieri all’assemblea generale delle Nazioni Unite. Oxfam ha lanciato un appello all’Onu e ai leader mondiali affinché entro il 2018 i farmaci salvavita siano accessibili a tutti, senza restrizioni sociali né economiche.
Dal rapporto risulta che una persona su tre nel mondo non ha accesso ai farmaci essenziali: la metà delle popolazioni di Africa e Asia. 
Ma non solo: oltre cento milioni di persone si riducono ogni anno in povertà per far fronte alle cure mediche. 
Inoltre il rapporto denuncia come alcuni dei paesi più ricchi al mondo, inclusi gli Stati Uniti, stiano mettendo gli interessi delle grandi aziende farmaceutiche mondiali al di sopra dei bisogni concreti delle persone in ambito sanitario, ignorando le recenti raccomandazioni dell’High Level Panel (Comitato per le minacce ad alto rischio delle Nazioni Unite) per l’accesso ai farmaci che indicano le azioni urgenti da intraprendere per abbassare il prezzo dei medicinali.
Il rapporto dell’Onu fotografa una situazione drammatica: nella maggior parte dei casi la cura o il farmaco se c’è, sarebbe disponibile, e tuttavia molti non possono riceverla perché non possono permettersela oppure vanno in bancarotta per ottenerla. Basti pensare che nel 2007 negli Stati Uniti i debiti per le spese mediche sono stati la principale causa del 62 per cento delle bancarotte personali. Ogni anno nel mondo cento milioni di persone cadono in povertà perché costrette a pagare cure mediche essenziali. Un terzo della popolazione mondiale non può nemmeno accedervi.
Di qui la necessità di un’azione immediata. 
L’Oxfam ha lanciato un appello urgente al segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, e ai leader mondiali, tra i quali la commissione europea e i governi del g7, perché intervengano per definire politiche «in grado di garantire la fornitura di medicinali a prezzi accessibili entro il 2018 alle decine di milioni di persone che al momento ne sono tagliate fuori». Occorre «dare priorità alla salute delle persone piuttosto che ai margini di profitto».

venerdì 22 settembre 2017

IL PROGETTO URBACT PER UNO SVILUPPO URBANO SOSTENIBILE

Si è concluso a Bari il Festival italiano sulle buone pratiche URBACT, un Programma europeo co-finanziato dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) e dagli Stati membri , nato con lo scopo di promuovere uno sviluppo urbano sostenibile mediante lo scambio di esperienze e la diffusione delle conoscenze tra città europee. Partecipano al Programma ventinove Paesi: i ventisette Stati membri dell' UNIONE EUROPEA più la Svizzera e la Norvegia.
Il Programma URBACT II si pone come obiettivo generale il miglioramento dell'efficacia delle politiche per lo sviluppo integrato urbano allo scopo di implementare le strategie di Lisbona e di Göteborg. Questo obiettivo generale si articola in tre obiettivi specifici:
a) agevolare lo scambio di esperienze e le conoscenze acquisite tra decisori politici ed esperti nel campo dello sviluppo urbano sostenibile e tra autorità locali e autorità regionali;
b) diffondere le esperienze e le buone pratiche sperimentate nelle città europee e assicurare il trasferimento del know-how nel campo dello sviluppo urbano sostenibile;
c) fornire assistenza ai decisori politici e ai professionisti nel definire i piani d'azione attinenti allo sviluppo urbano sostenibile.
La gestione dei sistemi urbani nell'attuale momento di crisi economica internazionale, l'approccio integrato e sostenibile alla crescita urbana e lo sviluppo di partenariati e di processi di governance multilivello efficaci rappresentano i tre approcci trasversali che caratterizzano i partenariati URBACT.
In particolare, URBACT II mira ad aiutare le città a sviluppare soluzioni concrete, innovative e sostenibili, integrando la dimensione economica, sociale ed ambientale, consentendo loro di condividere buone pratiche ed esperienze con altre città e con professionisti ed esperti di politiche urbane da tutta Europa. Una delle principali caratteristiche del Programma è rappresentata dal requisito che ogni partner, riunendo gli stakeholders principali sul territorio, istituisca un Gruppo di Supporto Locale (LSG, Local Support Group) e crei un Piano d'Azione Locale (LAP, Local Action Plan), ovvero una sorta di “tabella di marcia” concreta che possa offrire una serie di soluzioni utili ad affrontare gli argomenti identificati all'inizio del progetto URBACT attraverso lo studio di base. I LSG, che operano per ottimizzare l'impatto dello scambio transnazionale di buone pratiche fra città, sono chiamati a verificare che le idee che emergono dal progetto siano realistiche e realizzabili a livello locale. Gli obiettivi, le attività e la composizione dei LSG dipendono dalla tematica del progetto, dalla natura delle attività di scambio proposte oltre che dai bisogni e dell'esperienza maturata in ambito locale. 
Un'altra peculiarità del Programma URBACT II è la designazione, da parte dei capofila di ciascun progetto, di un esperto (Lead Expert) che ha il compito di offrire consulenza ai partner durante tutto il ciclo di vita del progetto. I Lead Expert vengono selezionati a livello di Programma, tramite procedura pubblica.

COSA RIMANE DEL SERVIZIO SANITARIO NAZIONALE

Vive preoccupazioni per la tenuta del Servizio Sanitario Nazionale frutto del periodo riformista degli anni '70 seguito all'entrata del partito socialista al Governo.
1) dagli anni '90 vari Governi hanno aperto ulteriormente le porte alle strutture private (case di cura, laboratori, centri di riabilitazione, radiodiagnostica, ecc.), tanto che in alcune regioni il privato ha superato per presenza e attività il settore pubblico;
2) i servizi economali (cucine, pulizia, lavanderia, guardiania, ecc.) sono stati affidati a ditte esterne, ma talora anche alcuni servizi assistenziali (infermieri, tecnici, ecc.); 
3) le società di assicurazione sono state autorizzate a vendere contratti di assicurazione sanitaria integrativa che spesso si pongono in contrasto con la normativa statale e regionale (ad esempio rimborso del ticket) vanificando gli obiettivi di gestione;
4) Con l'art. 190 della legge 208/2015 e la legge 232/2016 è stato di fatto introdotto il welfare aziendale sottoponendo a detassazione alcune forme di premialità nel campo sociale e sanitario offerte dai datori di lavoro ai propri dipendenti.
Intanto i  cittadini sono sempre più costretti a pagare le prestazioni di tasca propria. 

LA PARTECIPAZIONE DEI CITTADINI/UTENTI AL GOVERNO DELLA SANITA'

In base all’art. 118 della Costituzione, i cittadini singoli o associati possono svolgere attività di interesse generale secondo il principio di sussidiarietà (e, quindi, anche promuovere un’azione giudiziaria popolare giudiziaria nell'interesse pubblico), mentre l’art. 3, comma 5, del T.U.E.L. stabilisce che “i comuni e le province svolgono le loro funzioni anche attraverso le attività che possono essere adeguatamente esercitate dalla autonoma iniziativa dei cittadini e delle loro formazioni sociali”. 
La legge 8 novembre 2000, n. 328, Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali, al comma 6 dell’art.1 promuove la partecipazione attiva dei cittadini, il contributo delle organizzazioni sindacali, delle associazioni sociali e di tutela degli utenti per il raggiungimento dei fini istituzionali
A sua volta il comma 461 dell’art. 2 della legge 244/2007 stabilisce che “Al fine di tutelare i diritti dei consumatori e degli utenti dei servizi pubblici locali e di garantire la qualità, l’universalità e l’economicità delle relative prestazioni, in sede di stipula dei contratti di servizio gli enti locali sono tenuti ad applicare le seguenti disposizioni:
a) previsione dell’obbligo per il soggetto gestore di emanare una «Carta della qualità dei servizi», da redigere e pubblicizzare in conformità ad intese con le associazioni di tutela dei consumatori e con le associazioni imprenditoriali interessate, recante gli standard di qualità e di quantità relativi alle prestazioni erogate cosı` come determinati nel contratto di servizio, nonché le modalità di accesso alle informazioni garantite, quelle per proporre reclamo e quelle per adire le vie conciliative e giudiziarie nonché le modalità di ristoro dell’utenza, in forma specifica o mediante restituzione totale o parziale del corrispettivo versato, in caso di inottemperanza;
b) consultazione obbligatoria delle associazioni dei consumatori;
c) previsione che sia periodicamente verificata, con la partecipazione delle associazioni dei consumatori, l’adeguatezza dei parametri quantitativi e qualitativi del servizio erogato fissati nel contratto di servizio alle esigenze dell’utenza cui il servizio stesso si rivolge, ferma restando la possibilità per ogni singolo cittadino di presentare osservazioni e proposte in merito;
d) previsione di un sistema di monitoraggio permanente del rispetto dei parametri fissati nel contratto di servizio e di quanto stabilito nelle Carte della qualità dei servizi, svolto sotto la diretta responsabilità dell’ente locale o dell’ambito territoriale ottimale, con la partecipazione delle associazioni dei consumatori ed aperto alla ricezione di osservazioni e proposte da parte di ogni singolo cittadino che può rivolgersi, allo scopo, sia all’ente locale, sia ai gestori dei servizi, sia alle associazioni dei consumatori;
e) istituzione di una sessione annuale di verifica del funzionamento dei servizi tra ente locale, gestori dei servizi ed associazioni dei consumatori nella quale si dia conto dei reclami, nonché delle proposte ed osservazioni pervenute a ciascuno dei soggetti partecipanti da parte dei cittadini;
f) previsione che le attività di cui alle lettere b), c) e d) siano finanziate con un prelievo a carico dei soggetti gestori del servizio, predeterminato nel contratto di servizio per l’intera durata del contratto stesso.
Per quanto riguarda specificamente la salute il 2° comma dell'art. 14 del D.lgs 502/92 modificato dal D.lgs 229/99, le regioni prevedono forme di partecipazione delle organizzazioni dei cittadini e del volontariato impegnato nella tutela del diritto alla salute nelle attivita' relative alla programmazione, al controllo e alla valutazione dei servizi sanitari a livello regionale, aziendale e distrettuale.  
Le regioni determinano altresì le modalità della presenza nelle strutture degli organismi di volontariato e di tutela dei diritti, anche attraverso la previsione di organismi di consultazione degli stessi presso le unità sanitarie locali e le aziende ospedaliere.
Infine l’art. 19-bis del D.lgs 150/2009 così modificato dal D.lgs 74/2017 prevede che «I cittadini, anche in forma associata, partecipano al processo di misurazione delle performance organizzative, anche comunicando direttamente all’Organismo indipendente di valutazione il proprio grado di soddisfazione per le attività e per i servizi erogati, secondo le modalità stabilite dallo stesso Organismo.
L’attuazione delle norme citate da parte delle Aziende sanitarie molto lontana dalle aspettative dei cittadini con il risultato di avere una qualità inadeguata dei servizi gestiti direttamente come pure di quelli affidati all’esterno.
Occorre intervenire con decisione su questo punto chiedendo che formi oggetto di uno degli obiettivi generali previsti dall’art. 3 del D.lgs 74/2017 che individuano le priorità strategiche delle Aziende sanitarie in relazione alle attività ed ai servizi erogati per la valutazione della performance.

SARA' LA CORTE COSTITUZIONALE A VALUTARE LA LEGITTIMITA' DELL'APPLICAZIONE DELLO SPOIL SYSTEM AI SEGRETARI COMUNALI

L'ottimo sito dell'Associazione nazionale professionale dei segretari comunali "G.B.Vigenzi" pubblica una notizia destinata a fare epoca: il Tribunale ordinario di Brescia chiamato a decidere in merito all'applicazione dello spoil system ad un segretario comunale con una ordinanza dell'8 settembre scorso ha rimesso alla Corte Costituzionale la valutazione circa la costituzionalità delle norme sullo spoil system in quanto ha ritenuto: 
a) per ricoprire tale incarico non è necessaria la personale adesione agli orientamenti politici di chi l’abbia nominato ( ved. Sentenza Corte Costituzionale n. 304\2010 e 34 del 2010) . Infatti si tratta di nomina discrezionale del sindaco che, tuttavia, è ben delimitata dalla necessità di attingere ad un Albo ( comma 1 art.99 D.Lgs.267\2000) e quindi fra soggetti che hanno dimostrato di avere le competenze tecniche professionali necessarie superando un concorso pubblico;
b) l’incarico non prevede una stretta collaborazione al processo di formazione dell’indirizzo politico dell’ente;
c) il segretario è una figura tecnico-professionale i cui compiti sono specificatamente enucleati dalla legge in chiave di supporto (di natura tecnica) e collaborazione agli atti emanati\ emanandi dagli organi di governo del Comune , in funzione di verifica del parametro di conformità dell’azione dell’ente locale alla legge nonché in particolare al rispetto dei vincoli, anche finanziari, da questa disposti all’operato del Comune. Per quanto concerne la natura della collaborazione che il Segretario è chiamato a fornire all’organo politico, la stessa è per legge limitata alle funzioni "consultive, referenti e di assistenza alle riunioni del consiglio e della giunta" ed alla " verbalizzazione" delle riunioni consigliari e di giunta ( ved art.97 lettera a D.Lgs.267\2000). In considerazione quindi della sua titolarità di funzioni di natura tecnico professionale, gestionale e consultiva e della sua posizione di garante del rispetto delle leggi e della regolarità dei procedimenti, non pare alla sottoscritta che il Segretario comunale rientri nelle figure alle quali, alla luce dei principi elaborati dalla giurisprudenza costituzionale in materia ( ved da ultimo sentenza n.20 del 2016), possano applicarsi meccanismi di decadenza automatica senza violare i principi di cui all’art.97 C.
Pertanto il giudice di Brescia ha dichiarato rilevante e non manifestamente infondata per violazione dell'art. 97 della Costituzione la questione di legittimità costituzionale dell'art. 99 comma 3 del D.lgs 267/2000 nella parte in cui prevede che il neo Sindaco possa nominare un nuovo segretario comunale non prima di sessanta giorni e non oltre centoventi giorni dal suo insediamento.
E' appena il caso di aggiungere che le funzioni di controllo via via assegnate al Segretario Comunale dalle nuove disposizioni di legge del settore ( segnatamente dalla legge n. 109\12 in tema di prevenzione e repressione della corruzione) e del suo ruolo generale di garante della conformità legale, statutaria e regolamentare degli atti dell’ente sembrano confliggere con il principio secondo cui  che il soggetto deputato a tali  ruoli possa essere nominato dal soggetto politico i cui atti egli è chiamato a vagliare e venga posto, altresì, alle sue dipendenze funzionali.
Ma allora come deve fare un Sindaco? Secondo me la strada maestra resta quella della valutazione negativa come per tutti i dirigenti e come forse avrebbe dovuto scrivere il Governo nelle norme sulla riforma della P.A. emante di recente.
Qui trovate il provvedimento:

giovedì 21 settembre 2017

IN ARRIVO UNA NUOVA LEGGE PER ACCELERARE LE PROCEDURE PER LA DEMOLIZIONE DEGLI ABUSI EDILIZI

Il 17 maggio il Senato ha approvato il Ddl n. 580-B recante "Disposizioni in materia di criteri per l'esecuzione di procedure di demolizione di manufatti abusivi" provvedendo a trasmetterlo alla Camera che al momento ancora non lo ha calendarizzato.
Di fatto sono tre anni che la proposta passa da una camera all'altra con varie modifiche senza arrivare all'approvazione definitiva.
L'ultimo testo prevede che gli immobili, verranno suddistinti in tre categorie, rispetto alle quali sarà attribuita una distinta priorità per l’esecuzione delle opere di abbattimento.
Il Procuratore della Repubblica, nello stabilire i criteri che i giudici dovranno seguire per ordinare le demolizioni a seguito del pronunciamento delle condanne per reati edilizi, e sempreché il Comune non le abbia ancora ordinate, dovrà assegnare “adeguata considerazione” a tre differenti tipologie di immobili: a) di rilevante impatto ambientale o fabbricati su area demaniale o vincolata; b) che per qualsiasi motivo rappresentano un pericolo per la pubblica o privata incolumità; c) nella disponibilità di individui condannati per reati di associazione mafiosa ovvero di soggetti colpiti da misure prevenzione. 
A seguito delle istruzioni impartire dalla Procura, i magistrati dovranno assegnare priorità agli immobili, seppur ricompresi tra le tre citate categorie, non ultimati alla data della sentenza di condanna di primo grado e non stabilmente abitati. 
Ma la legge sul punto resta sibillina, poiché nello specificare le due illustrate situazioni di priorità, utilizza il termine “di regola”, con ciò lasciando intendere che la precedenza all’abbattimento potrebbe essere attribuita agli immobili, anche in presenza di ulteriori condizioni.
La successiva stazione dell’iter procedimentale è fissata in Prefettura, che curerà l’esecuzione della demolizione delle opere abusive, compresa la rimozione delle macerie e gli interventi a tutela della pubblica incolumità, per il tramite di imprese (reclutate anche col metodo della trattativa privata ove ne sussistano i presupposti) tecnicamente e finanziariamente idonee. Resta aperta la possibilità, per il Prefetto, di avvalersi delle strutture tecnico-operative facenti capo al Ministero della difesa, in virtù di apposita convenzione da stipularsi tra il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti e il Ministro della difesa.
Il progetto di legge prevede un aumento di risorse per il “Fondo di rotazione” istituito, fin dal 1971, presso il Ministero delle Infrastrutture, col compito di erogare ai Comuni supporti finanziari per le demolizioni. 
Tra il 2017 ed 2020 sarà incrementato con 10 milioni di euro per ogni annualità. Viene stabilito che i finanziamenti, di cui beneficeranno i comuni, dovranno essere restituiti sulla base di un piano di ammortamento decennale a rate annuali costanti, comprensive di quota capitale e quota interessi. 
Infine, entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, dovrà essere organizzata, presso il ministero delle Infrastrutture, la Banca dati nazionale sull’abusivismo edilizio: gli enti, le amministrazioni e gli organi a qualunque titolo competenti, in materia di abusivismo edilizio, saranno tenuti a condividere e trasmettere le informazioni relative agli illeciti ed ai provvedimenti emessi
Qui trovate il DdL 580-B
nel frattempo i Comuni che vogliono abbattere qualche edificio possono rivolgersi al Ministero delle infrastrutture  che comunque ha ancora fondi a sufficienza....basta volere.....

IL PAPA TORNA A CONDANNARE MAFIE E CORRUZIONE

L'osservatore romano oggi ha dato ampia visibilità al discorso del Papa ai parlamentari italiani della Commissione antimafia, ricevuti insieme con i familiari ieri mattina, nella Sala Clementina. 
Ricordando quanti «in Italia hanno pagato con la vita la loro lotta contro le mafie» — in particolare Livatino, Falcone e Borsellino — il Pontefice ha denunciato il fenomeno della corruzione e ha invocato una «maggiore giustizia sociale» per garantire diritti e opportunità. 
Dal Papa anche una forte denuncia della finanza asservita ai traffici criminali, come droga, armi, tratta delle persone, smaltimento di rifiuti tossici, condizionamenti degli appalti per le grandi opere, gioco d’azzardo, racket.
Solo «una nuova coscienza civile» può portare a «una vera liberazione dalle mafie».

EUROPEAN MOBILITY WEEK

In occasione della settimana europea della mobilità sono stai pubblicati i dati delle principali città europee.
Come si può vedere dall'immagine non è presente alcuna città italiana.
Sarebbe il caso di cominciare veramente a pensare in concreto su come invertire questo stato di cose di cui potrebbe beneficiare la salute di tutti.
Molto potrebbero fare i nostri governanti dando il buon esempio, una volta a Roma c'era un sindaco che andava in bicicletta in comune, ma  qualcuno lo ha mandato via, forse dava fastidio ai petrolieri ?
Molti dicono di voler fare qualcosa, ma oltre a dirlo farebbero bene a fare cose concrete.
L'anno scolastico è già iniziato e mamme e papà seguitano come sempre ad accompagnare i loro figli a scuola in macchina anche se si tratta di fare poche centinaia di metri.
Lo stesso avviene per molti impiegati che, specialmente nelle piccole città prendono la macchina per fare pochi metri.




QUANTO SI LAVORA IN EUROPA PRIMA DI POTER ANDARE IN PENSIONE

In Italia tutti si lamentano di dove lavorare troppi anni prima di poter andare in pensione.
Una ricerca pubblicata in questi giorni da EUROSTAT dimostra esattamente il contrario. 
La notizia è riportata da ItaliaOggi che sottolinea come l'Italia sia il paese UE in cui si va in pensione prima, con un’aspettativa per quanto riguarda la durata degli anni di lavoro di 31,2 anni. 
I cittadini dell’Unione europea dovranno aspettare in media 35,6 anni prima di maturare la pensione nel 2016, con un dato in crescita di 0,2 anni rispetto al 2015 e di quasi due anni (1,8) rispetto al 2006. 
L’indicatore, definito «durata della vita lavorativa» misura il numero di anni di lavoro che una persona dovrà effettuare nella sua vita per maturare l’assegno previdenziale. I parametri utilizzati per la definizione della misura sono costituiti da una combinazione tra la proporzione di lavoratori adulti attivi e la aspettativa di vita delle persone.
Il paese con la maggior aspettativa di vita lavorativa è la Svezia, con una media di 41,3 anni di lavoro, seguita da Danimarca (40,3) e Paesi Bassi (40). Il paese con la vita lavorativa più bassa dell’Unione, come detto, è proprio l’Italia (31,2), insieme a Bulgaria (31,7) e Croazia (32,1). L’aspettativa femminile negli ultimi dieci anni è cresciuta in tutti i paesi europei (esclusa la Romania). 
Gli incrementi maggiori per le donne si sono registrati a Malta (+5,1 anni di lavoro rispetto al 2006), in Lituania (+4,6 anni) e in Spagna (+4,4 anni). 
L’aspettativa maschile è diminuita in cinque stati membri: a Cipro (-2,4 anni), in Grecia (1,4), Irlanda (1,1), Spagna (0,8) e Portogallo (0,5).
Nel periodo compreso tra il 2006 e il 2016, la durata di vita del lavoro è aumentata più rapidamente per le donne (33,1 anni nel 2016 rispetto ai 30,6 del 2006, +2,5 anni) rispetto agli uomini (38 anni rispetto a 36,9, +1,1). 
In tutti i paesi Ue l’aspettativa di vita lavorativa è più lunga per gli uomini che per le donne.

mercoledì 20 settembre 2017

PARCO NAZIONALE DEL CIRCEO: LA SETTIMANA EUROPEA DELLA MOBILITA' SOSTENIBILE

Ogni anno, la Settimana Europea della Mobilità si concentra su un particolare argomento relativo alla mobilità sostenibile, sulla cui base le autorità locali sono invitate a organizzare attività per i propri cittadini e a lanciare e promuovere misure permanenti a sostegno. Per l'edizione 2017 è stato scelto come focal theme "Mobilità pulita, condivisa e intelligente", cui si accompagna lo slogan "Condividere ti porta lontano". Il riferimento a forme di mobilità condivisa è finalizzato a stimolare le città aderenti alla Settimana Europea della Mobilità ad adottare iniziative che possano valorizzare forme di trasporto innovative e collettive, che abbiano un impatto ambientale ridotto rispetto a quelle abitualmente adottate e attraverso le quali è possibile ridurre i costi abitualmente sostenuti per gli spostamenti in ambito urbano. Incentivare la mobilità condivisa, e quindi soprattutto car e bike sharing, inoltre, ha un forte impatto sul territorio e sulla gestione degli spazi urbani. 
L'Ente Parco promuove la mobilità condivisa ormai da diversi anni, facendosi motore di opportunità per il territorio del Parco del Circeo come il bike sharing "Biciclando per il Parco del Circeo". 
L'Ente Parco Nazionale del Circeo, su invito del Comune di Terracina in qualità di comune aderente all'iniziativa, ha deciso di partecipare con convinzione alla "Settimana Europea della Mobilità Sostenibile" promuovendo un'iniziativa di intitolata "A spasso nell'Antica Selva" che si terrà il 22/09/2017, h. 10:00 – 12:00, il cui scopo è quello di portare i ragazzi delle scuole di Terracina a conoscere la foresta del Parco Nazionale del Circeo, ultimo lembo di quella che fu nota come la Selva di Terracina. Tutto questo anche allo scopo di "collegare", non solo idealmente, la Riserva della Biosfera Unesco (MaB) di cui fa parte anche il Comune di Terracina a una delle più antiche e preziose foreste di pianura italiane come quella del Circeo.
La passeggiata condurrà i ragazzi, con il supporto dell'Istituto Pangea, attraverso la foresta, fino al Centro Visitatori del Parco Nazionale del Circeo, dove, oltre a poter visitare il museo naturalistico del Parco, potranno usufruire dell'area attrezzata per godere di una piccola pausa di ristoro offerta gentilmente da Conad Sabaudia di via Duca del mare e provare le biciclette a pedalata assistita messe a disposizione dall'Ente Parco Nazionale del Circeo, in collaborazione con Recchiuti Motor, tramite il progetto "Biciclando per il Parco del Circeo".

ABUSIVISMO NEL PARCO

Nel Tomo I del Piano del Parco, contenente la Relazione generale si afferma che le criticità principali sono rappresentate dal  consumo di suolo abusivo.
Sempre nella Relazione generale parlando di varianti al PRG  viene affermato quanto segue: "Nel 2004 è stato adottato il Piano di Recupero che interessa gran parte della nuova espansione del centro urbano e nel 2006 sono state adottate le Varianti Speciali relative ai centri Molella (Nucleo Edilizio Abusivo N° 2 – Molella –Ampliamento Perimetrazione Nucleo Abusivo Delibera Consiliare n° 5 del 27 Febbraio 1999) e Mezzomonte (Nucleo Edilizo Abusivo N°1 – Mezzomonte) che affrontano il problema della crescita edilizia residenziale abusiva sviluppatasi
in quelle aree e che al momento sono in corso di approvazione in Regione Lazio.
Sempre in relazione a queste problematiche, sono state adottate dal Consiglio Comunale di Sabaudia ulteriori Varianti Speciali con lo scopo di “sanare” alcune lottizzazioni abusive sorte nel corso degli ultimi 20 anni interessanti le seguenti zone:
 Nucleo Edilizio Abusivo – “Lottizzazione Gianfilippo”;
 Nucleo Edilizio Abusivo – “Lottizzazione Migliara 49”;
 Nucleo Edilizio Abusivo – “Lottizzazione Rio Blu”;
 Nucleo Edilizio Abusivo – “Lottizzazione Portosello”;
 Nucleo Edilizio Abusivo – “Lottizzazione Rio Martino”.
L’iter di approvazione in Regione Lazio di queste varianti è appena iniziato e come è da aspettarsi si prevedono tempi lunghi per la conclusione dello stesso (Fonte: Ufficio Urbanistica del Comune di Sabaudia).
Nel ricordare le vicende urbanistiche di Sabaudia particolare clamore ha suscitato, quasi ad assumere un valore simbolico, la questione, che comunque riguarda aree esterne al Parco, del complesso edilizio “Il Villaggio del Parco” negli anni 2005-2006 e localizzato sulla strada provinciale Litoranea tra Borgo Grappa e Bella Farnia nel territorio comunale di Sabaudia (fuori parco). La vicenda dotata di una complessità sia amministrativo-giuridica che tecnicourbanistica inizia nel 1992 con l’adozione da parte del Consiglio Comunale di Sabaudia «di iniziative tese ad incentivare la realizzazione di strutture per anziani» e trasformato in una struttura residenziale di 300 appartamenti, su un’area rurale di circa 120 mila metri quadrati, arriva fino ai giorni nostri".
"Le leggi 47/85, 124/94 e 326/03 (anche se quest’ultima non è applicabile ai parchi nazionali) hanno costituito un “condono continuo” che ha permesso lo sviluppo ripetuto di volumetrie abusive, anche nel territorio del Parco Nazionale.
Sul territorio del Parco nazionale del Circeo, che si estende su 8.500 ettari, di cui 2.000 occupati dai laghi e 3.300 occupati dalla foresta (restano 3.200 ettari circa di suolo) risulterebbero circa 3.500 richieste di sanatoria presentate in seguito ai vari condoni, l’ultimo dei quali fu nel 2003.
Molte pratiche di condono sono state respinte di recente, in altri casi ci sono sentenze passate in giudicato, è urgente che i Comuni si attivino per abbattere tutti gli abusi utilizzando i fondi messi a disposizione dal Governo che non risulta siano stati ancora richiesti.

LE SOCIETA' PARTECIPATE TRA BILANCIO CONSOLIDATO E CONTROLLI

Il primo controllore: San Tommaso
Il principio contabile concernente il bilancio consolidato contenuto nell’allegato 4.4. del D.lgs 18/2011 prevede che i Comuni redigano entro il 30 settembre un bilancio consolidato del gruppo di enti e società che fanno capo a loro che rappresenti in modo veritiero e corretto la situazione finanziaria e patrimoniale e il risultato economico della complessiva attività svolta dall'ente attraverso le proprie articolazioni organizzative, i suoi enti strumentali e le sue società controllate e partecipate.
Preliminarmente occorre che il Comune proceda alla individuazione degli enti da considerare per la predisposizione del bilancio consolidato.
A seguito dell’entrata in vigore del D.L. 174/2012, convertito in legge n. 213/2012 il bilancio consolidato è divenuto una componente del controllo sulle società partecipate.
Finalmente, grazie alla nuova amministrazione il Comune ha provveduto ad adottare la deliberazione n. 76 con cui la giunta ha proceduto alla definizione del “Gruppo di amministrazione pubblica e alla individuazione del perimetro di consolidamento.
Pertanto in base alle verifiche effettuate la giunta ha provveduto a prendere atto del perimetro di consolidamento del Gruppo di amministrazione pubblica GAP del Comune
Enti non societari:
-Consorzio per lo sviluppo industriale di Roma e Latina,
-Consorzio di Bonifica dell’Agro Pontino,
-Gruppo di Azione Locale
Partecipazioni societarie dirette
-Acqualatina s.p.a.
Contestualmente la Giunta ha preso atto del fatto che, in considerazione del valore contenuto delle partecipazioni inferiore al 10% della posizione patrimoniale economica e finanziaria della capogruppo non ricorrono i presupposti di legge per la redazione del bilancio consolidato in quanto il Comune in nessuno di essi esercita un’influenza dominante oppure il possesso della maggioranza dei voti.
Resta il fatto che sugli enti e sulla società sopra indicati vadano effettuati i controlli ed a questo proposito ricordo che con deliberazione consiliare n. 67 in data 6 dicembre 2011 sono stati stabiliti i controlli sulle partecipate e che fino ad oggi non sono stati fatti.
Infine resta da accertare la legittimità della deliberazione n. 76 in data 2008 con cui la Giunta di Sabaudia ha dato in pegno le proprie azioni di Acqualatina alla DEPFA BANK a garanzia di un finanziamento a favore della predetta società.

I COMUNI CHE PARTECIPANO ALLA LOTTA CONTRO L'EVASIONE DELLE IMPOSTE STATALI SONO PREMIATI

A seguito della introduzione del federalismo fiscale nella nostra Costituzione lo Stato trasferisce ai Comuni somme sempre più limitate.
Al fine di coinvolgere i Comuni nella lotta contro l'evasione dei tributi statali il Parlamento con vari provvedimenti ha ritenuto di premiare i comuni con una quota delle somme incassate grazie alle segnalazioni ricevute, per cui il legislatore con l’art.44 del DPR. n. 600 del 1973 ha introdotto la partecipazione dei Comuni all'accertamento dei redditi dei contribuenti. Il testo originale dell’articolo è stato modificato a più riprese nel tempo: in particolare, l’articolo 1 del decreto-legge n. 203 del 2005, convertito con modificazioni dalla legge n. 248 del 2005 riconosce un’incentivazione finanziaria per gli enti locali che partecipano all’accertamento fiscale e contributivo, così una parte delle somme recuperate viene riversata agli stessi Comuni. 
Le disposizioni normative sono state integrate e dettagliate da provvedimenti, di contenuto tecnico, emanati dall’Agenzia delle entrate e dall'Agenzia del territorio.
Per gli anni dal 2012 al 2017 lo Stato ha riconosciuto ai Comuni il 100% delle somme recuperate (D.L. 192/2014). 
Nonostante ciò solo il 7%  dei  Comuni partecipa, mentre molti Sindaci seguitano a lamentarsi perchè non hanno soldi.. 
La Camera dei deputati in un suo Rapporto sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all'evasione fiscale e contributiva fornisce le stime del cosiddetto tax gap (il divario tra gettito teorico e gettito effettivo) relativo alle entrate tributarie e contributive.
Si segnala l'Atto di indirizzo del Ministro dell'economia e delle finanze per il conseguimento degli obiettivi di politica fiscale per gli anni 2016-2018.
Con la circolare n. 16/E dell'aprile 2016  l'Agenzia delle entrate ha definito gli indirizzi operativi per la prevenzione e il contrasto all'evasione. 
Le modalità di partecipazione dei Comuni alle attività di accertamento (“segnalazioni qualificate”) fra l’altro, individuano le principali tipologie di informazioni utili, tracciano le regole per la loro trasmissione telematica e indicano le piattaforme informatiche da utilizzare.
In particolare, sono stati tracciati gli ambiti di collaborazione, con l’indicazione di cinque aree su cui concentrare l’intervento:
commercio e professioni
urbanistica e territorio
proprietà edilizia e patrimonio immobiliare
residenze fittizie all’estero
beni indicativi di capacità contributiva.
Il Ministero dell'Interno, Dipartimento per gli affari interni e territoriali in data 14 settembre ha comunicato che con provvedimento del 12 settembre 2017 è stata disposta l'erogazione del contributo, per l'anno 2017, spettante ai comuni per la partecipazione dei medesimi all’attività di accertamento fiscale e contributivo per l’anno 2016.
Si segnala che il pagamento delle risorse finanziarie relative al suddetto contributo è stato sospeso, ai sensi dell’articolo 161, comma 3, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, nei confronti degli enti che non hanno trasmesso al Ministero dell’interno le certificazioni sui principali dati del bilancio di previsione e del rendiconto della gestione.
Per poter disporre il pagamento degli importi sospesi, entro la chiusura della contabilità finanziaria del corrente esercizio finanziario, gli enti interessati dovranno trasmettere la certificazione mancante entro e non oltre il 25 novembre 2017.
Gli importi attribuiti a ciascun ente,  sono stati comunicati dal Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento delle finanze - Direzione studi e ricerche economico fiscali.
Qui trovate l'elenco dei comuni beneficiari.

martedì 19 settembre 2017

LA CENTRALE UNICA DI COMMITTENZA E I COMUNI CHE SEGUITANO AD IGNORARLA

Le procedure per il contenimento della spesa pubblica hanno avuto una notevole accelerazione negli ultimi anni con l’entrata in vigore di una modifica della normativa in base alla quale i Comuni non capoluogo di provincia  avrebbero dovuto procedere all’acquisizione di beni e servizi (dal 1° luglio per gli appalti di lavori) nell’ambito delle unioni dei Comuni, se esistenti, oppure costituendo un apposito accordo consortile.
In particolare il Codice dei contratti (D.lgs 50/2016) prevede che i Comuni non capoluogo di provincia per l'acquisto di beni e servizi dal 1º gennaio 2015   e per l'acquisto di lavori dal 1º luglio 2015 debbano ricorrere ad una Centrale unica di committenza.
Molti Comuni hanno costituito tra loro la Centrale unica di committenza per l'affidamento di forniture e di lavori sopra la soglia europea.
Nella maggior parte dei casi esiste una convenzione ed un regolamento per definire i rapporti tra gli enti e le procedure da seguire.
Resta, è non è cosa di poco conto, il problema del funzionamento delle CUC il cui fine è quello di centralizzare la domanda di lavori, beni e servizi proveniente da più Comuni mettendo a gara volumi maggiori riducendo le spese e i rischi connessi alla gestione delle procedure anche grazie ad un accrescimento della specializzazione del personale.
Pertanto è opportuno che nella convenzione stipulata tra i Comuni in attuazione della CUC sia prevista la costituzione di uffici comuni che operino con personale distaccato ed ai quali affidare la delega di funzioni da parte dei Comuni a favore di uno di essi che in tal modo possa operare in luogo e per conto dei deleganti. Il responsabile del procedimento deve essere quindi unico ed essere un dipendente assegnato all’unità organizzativa responsabile. Viene esclusa la possibilità che una volta costituita la CUC ogni Comune seguiti a fare le gare autonomamente
Alcuni Comuni dopo aver costituito la CUC proseguono ad agire come se nulla fosse gestendo gare e affidamenti senza ricorrere alla gestione unificata, di fatto così eludendo la legge.
La questione potrebbe assumere rilievo di responsabilità contabile per i dirigenti (in quanto gli acquisti effettuati in maniera centralizzata dovrebbero permettere dei risparmi) e quindi di omesso controllo da parte degli amministratori.
Pertanto è indispensabile che tutti i comuni provvedano al più presto a definire i provvedimenti necessari al fine di far cessare questo stato di cose.
Per approfondire l'argomento se ne parla nel mio  "Utopia di un Comune...e come realizzarla"

IL PRESIDENTE ZINGARETTI NOMINA IL CONSIGLIO REGIONALE DEI CONSUMATORI E DEGLI UTENTI

Il Presidente della regione Lazio dando attuazione alla Legge Regionale 25 maggio 2016 n. 6: “Disposizioni in materia di tutela dei consumatori e degli utenti”; Regolamento Regionale 14 marzo 2017 n. 5 art. 13 – ha adottato un proprio decreto per la costituzione del Consiglio Regionale dei Consumatori e degli Utenti (CRCU).
L’art. 5 della Legge regionale 25 maggio 2016 n. 6, al fine di assicurare la consultazione e la partecipazione dei consumatori e degli utenti nella definizione delle politiche di tutela, istituisce, presso la struttura competente della Giunta regionale, il Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) disponendo che: 
-le modalità di funzionamento del Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) sono stabilite da un regolamento interno approvato dallo stesso entro trenta giorni dalla prima seduta, di cui la Giunta regionale prende atto, previa verifica della coerenza della disciplina in esso contenuta con i principi fondamentali enunciati dal regolamento ai sensi dell’articolo 10, comma 1, lettera b); 
- per lo svolgimento dei propri compiti, il Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) si avvale del supporto della struttura regionale competente in materia e le funzioni di segreteria sono svolte da un funzionario regionale designato dalla struttura stessa. 
Il regolamento stabilisce, altresì, le modalità di revoca dei componenti che risultano assenti alle sedute del CRCU;  alle sedute del Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) partecipano, su richiesta del Presidente, i rappresentanti delle strutture regionali competenti in materia. Possono, altresì, partecipare i consiglieri e gli Assessori regionali e, su richiesta del Presidente, altri soggetti direttamente interessati in relazione alle tematiche trattate, fra i quali i rappresentanti degli organismi associativi delle autonomie locali e funzionali;  ai sensi dell’art. 5 comma 7 della Legge regionale 25 maggio 2016 n. 6, la partecipazione alle attività del Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) è gratuita e dà diritto solo al rimborso delle spese di missione effettivamente sostenute e rendicontate, nel rispetto della normativa vigente in materia e nel limite complessivo massimo di 10.000,00 euro, a valere sulle risorse di cui all’articolo 16 della Legge regionale 25 maggio 2016 n. 6; il Consiglio regionale dei consumatori e degli utenti (CRCU) ha una durata pari a quella della legislatura regionale ai sensi dell’art. 5 comma 3, della Legge regionale 25 maggio 2016 n. 6.
IL PROVVEDIMENTO LO TROVATE QUI:

UN PUA PER TUTTI: L'ARENILE BENE COMUNE

L'arenile è un bene comune, con questa espressione, questa, fino a poco tempo fa assente nella discussione pubblica, del tutto priva d’ interesse per la politica, vengono comunemente indicati l’acqua, i servizi pubblici, le scuole, gli asili, le università, il patrimonio culturale e naturale, il territorio, le aree verdi, le spiagge e tutti quei beni e servizi che appartengono alla comunità dei cittadini e dei quali non può essere sottratto né il godimento, né la possibilità di partecipare al loro governo e alla loro gestione. 
Sono beni materiali e immateriali di appartenenza collettiva che sono sottratti alla logica dell’uso esclusivo e caratterizzati da una gestione condivisa e partecipata. 
I Comuni devono garantire la fruizione collettiva dei beni comuni e la loro preservazione a vantaggio delle generazioni future, attraverso un governo pubblico che ne consenta un utilizzo equo e solidale.
Nel 2009 fu assegnato  il premio Nobel per l’ economia a Elinor Ostrom proprio per i suoi studi in questa materia.
"Contrastare una logica di mercato che vuole “appropriarsi di beni destinati al soddisfacimento di bisogni primarie diffusi, ad una fruizione collettiva”(Nivarra  2017).
Proprio la dimensione collettiva scardina la dicotomia pubblico-privato, intorno alla quale si è venuta organizzando nella modernità la dimensione proprietaria. Compare una dimensione diversa, che ci porta al di là dell’ individualismo proprietario e della tradizionale gestione pubblica dei beni. Non un’ altra forma di proprietà, dunque, ma «l’ opposto della proprietà», com’ è stato scritto negli Stati Uniti fin dal 2003.
Secondo Stefano Rodotà di questa prospettiva vi è traccia nella nostra Costituzione che, all’ articolo 43, prevede la possibilità di affidare, oltre che ad enti pubblici, a “comunità di lavoratori o di utenti” la gestione di servizi essenziali, fonti di energia, situazioni di monopolio. 
Il punto chiave, di conseguenza, non è più quello dell’ “appartenenza” del bene, ma quello della sua gestione, che deve garantire l’ accesso al bene e vedere la partecipazione di soggetti interessati. I beni comuni sono “a titolarità diffusa”, appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter accedere ad essi e nessuno può vantare pretese esclusive.
Ora, tornando all'arenile del mare ogni Comune deve provvedere a garantire ai cittadini e ai turisti l'accesso alla spiaggia, impedendo che privati cittadini impediscano la libera fruizione del bene.
E' il caso dei famosi "varchi" che a Sabaudia, nel tratto tra il ponte Giovanni XXIII e Torre Paola sono stati chiusi impedendo l'accesso alla spiaggia.
Entro il 31 dicembre il Comune dovrebbe approvare il nuovo Piano Utilizzo Arenili per adeguarsi al regolamento regionale del 12 agosto 2016, n. 19, che oltre all'assegnazione di concessioni, spiagge attrezzate, ecc. ad alcuni imprenditori, dovrebbe anche affrontare il problema di tutelare l'interesse dei cittadini e dei turisti alla libera fruizione di questo prezioso bene comune.
Quindi non un PUA per pochi, ma un PUA per tutti.  

domenica 17 settembre 2017

IL PESO DELLA BUROCRAZIA SUGLI ARTIGIANI E SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE SECONDO LA CNA

Secondo la Confederazione nazionale dell' artigianato e della piccola e media impresa la burocrazia costa oltre 22 miliardi all'anno ad artigiani, piccole e medie imprese. 
E’ un dato che emerge da una ricerca affidata dalla Cna all’Ipsos. 
Per lo svolgimento di adempimenti burocratici il titolare di una piccola impresa lavora, in media, 47 giorni l’anno e, in più, deve utilizzare allo stesso scopo il tempo dei suoi dipendenti per 28 giorni. Per un totale di 11mila euro che, moltiplicati per le Pmi italiane, fa salire il conto all’astronomica somma di 5 miliardi. Per pratiche che un terzo degli imprenditori giudica “indebitamente attribuite alle aziende”.
La complessità delle norme rimane di gran lunga il principale problema sofferto: il 67,8% delle imprese boccia la qualità legislativa italiana sia per la scarsa chiarezza sia per la stratificazione, nel tempo, di provvedimenti spesso motivati dall'urgenza. A livello settoriale sono le imprese edili (74,3%) e i fornitori di servizi alle imprese (71,4%) a patire maggiormente la complessità delle norme. Tra i problemi più acuti, a grande distanza, la quantità elevata di informazioni (43,8%) chieste dall'amministrazione pubblica e la lentezza della macchina burocratica (27,5%). 
I ritardi della pubblica amministrazione nel fornire risposte sono sentiti come grave problema nel Mezzogiorno (48,2% delle imprese) ben più che nelle regioni settentrionali (24%).
I cambiamenti introdotti nella legislazione da due anni a questa parte (delega fiscale e riforma della pubblica amministrazione) sono giudicati in maniera positiva da quasi un'impresa su tre (29,5%) più di quante esprimono un parere negativo (22,4%).