domenica 15 febbraio 2015

UN GIGANTE DI 24 METRI DIMENTICATO NEI MAGAZZINI DEL MUSEO ARCHEOLOGICO NAZIONALE DI NAPOLI

Le storie tramandate dal passato in forma orale e poi trascritte in epoca greca ci hanno tramesso l’immagine di esseri di dimensioni gigantesche che per molto tempo sono state considerate frutto della fantasia. Oramai da molti anni la scienza ha potuto accertare che questi esseri sono esistiti davvero. I resti di quello che fu scoperto nei pressi di Napoli nel 1938 sono oggi in mostra presso il Museo nazionale Archeologico di Napoli. Un gigante di 24 metri di altezza i cui resti furono trovati durante alcuni scavi nei Campi Flegrei prima della seconda guerra mondiale,
nei pressi di quello che era stato il tempio di Giove, in un’area che i geologi indicano come formazione del Monte Cuma e risalente a circa 40.000 anni fa. Di qui la datazione dei resti. I resti affiorarono dalla cinerite (all’epoca evidentemente il vulcano era molto attivo). I resti riguardano la calotta cranica, la mano destra ed il femore. Accanto ai resti c’era un frammento di lastra con tracce di pittura. 
Le ossa rinvenute apparterrebbero ad un ominide della fase finale del paleolitico medio appartenente alla cultura definita dagli scienziati: Musteriana, tipica dell’uomo di Neanderthal, in grado di utilizzare la pietra in maniera anche precisa come dimostrato anche dalla pittura rupestre che ci ha lasciato.
Anche in Sardegna vanno affiorando da tempo resti di altri giganti che erano diffusi in tutta l’isola con sepolture particolari che sono giunte sino a noi e che vengono appunto chiamate “tumbas de sos gigantes” edificate con monoliti di pietra di grandi dimensioni e da una camera mortuaria lunga sino a 30 metri ed appartenenti alla civiltà Prenuragica. 
Si tratta di reperti molto interessanti che consentono di gettare una nuova luce sulle popolazioni che hanno abitato l'isola nelle epoche passate. 
Le costruzioni lasciate in Sardegna, per l’attenta collocazione e costruzione che tenevano presente l’andamento delle stagioni e del sole, come l’orientamento con alcune stelle ci fanno pensare a soggetti particolarmente progrediti, come dovevano essere anche quelli che hanno edificato alcune delle antiche città della Ciociaria, come ad esempio Alatri, dove troviamo ancora le c.d. mura ciclopiche dell’acropoli che secondo alcuni rappresentano una straordinaria opera di archeoastronomia (secondo qualche studioso collegando sulla mappa alcune città con mura ciclopiche si otterrebbe la costellazione dell' Orsa maggiore e Alatri rappresenterebbe la stella Megrez - il nome è arabo come quello di tutte le stelle più antiche, mentre le altre corrisponderebbero a Castel San Pietro, Serrone, Acuto, Arpino, Frosinone e Ceprano).
Solo in Italia esistono numerosi altri esempi di città con mura poligonali come: Arpino, Atina, Ferentino, San Felice Circeo, Segni, Norma, Cori, Alba Fucens, Pietrabbondante, Cosa e Roselle, ecc. , ma in tutto il mondo si conoscono numerosi esempi: dall'Isola di Pasqua a Stonehenge e alla stessa Micene.
L'occasione per approfondire le nostre conoscenze è data dalla esposizione a Napoli, nelle sale del Museo del gigante dimenticato dal 39 (all'epoca si voleva fare una mostra ma poi venne la guerra) ad oggi nei magazzini.
Le foto del Museo sono dell'Autore, quella qui sopra e quella a sinistra relative alla Sardegna sono di Paola Harris e si trovano  sul sito  http://www.paolaharris.com/italia/notizie/56-il-popolo-dei-giganti.html

6 commenti:

  1. Non vi è alcun dubbio oggi, per i ritrovamenti archeologici e le testimonianze antropologiche, che in epoche remote fossero esistiti umanoidi evoluti di proporzioni gigantesche, ed i racconti, i miti e le stesse vicende bibliche tramandate erano già indiziarie di una realtà protostorica oggi scientificamente inconfutabile.

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  2. A Napoli è già sparito,nascosto....un reperto così eccezionale non viene esposto. Dopo il 2015 non si sa che fine abbia fatto

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  3. Mi scusi, ma se è vero ciò che dice, cioè che si tratta di un falso ben organizzato, perché farlo sparire dopo averlo esposto? Avrebbe avuto molto più senso analizzarne il DNA per poi confermare ciò che realmente era, mentre invece è stato fatto sparire. Perché?

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  4. In Sardegna quando ritrovavano scheletri giganteschi e li segnalavano alle autorità....venivano distrutti e/o occultati.....

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    1. Sì, qualcosa non quadra... Tenere un falso nel magazzino di un museo già ha poco senso. Prima di esporlo avrebbero dovuto per forza analizzare il DNA per verificare se è un falso o meno e POI esporlo, scrivendo che si tratta di una riproduzione. Mi chiedo anche con quali materiali a disposizione all'epoca potessero riprodurre ossa umane... Plastica, legno, ferro, avorio e resine ne dubito. Poi: sono stati fatti sparire. Come? Chi? Ci saranno delle persone che hanno dovuto firmare qualcosa. Io, tu o uno qualunque non entra in un museo archeologico e ruba un teschio grande come una Smart senza passare inosservato! Bisognerebbe cercare quel qualcuno, il responsabile, e chiedere.

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