mercoledì 30 agosto 2017

UN PROGETTO DELL'ISPRA PER LA RIDUZIONE DELL'USO DEI FITOFARMACI NELLE AZIENDE AGRICOLE PRESENTI NELLA ZONA RAMSAR DEL LAGO DI PAOLA

Più volte ho segnalato l'urgenza di intervenire per ridurre l'utilizzo dei pesticidi all'interno del Parco come previsto dal DM 10 marzo 2015, pertanto è con soddisfazione che ho accolto la pubblicazione di un atto sull'Albo Pretorio dell'Ente Parco. 
Mentre è aperta la discussione sul Piano del Parco Nazionale del Circeo e della relativa Valutazione ambientale strategica, nella quale si comincia finalmente ad accennare ai problemi dell'inquinamento delle acque, ecco che si comincia a passare dalle parole all'azione.
Il Direttore generale Cassola, con una propria determinazione n. 112 in data 29 agosto ha aderito ad un progetto dell'ISPRA concernente "Adempimenti connessi all'attuazione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari relativamente alle aree individuate dalla convenzione di Ramsar".
Il progetto in particolare: 
  • ha lo scopo di facilitare la comunicazione con gli agricoltori per l'applicazione delle restrizioni sull'utilizzo dei fitofarmaci previste per le zone Ramsar con particolare attenzione ai fitofarmaci potenzialmente pericolosi per la biocenosi acquatiche ed in particolare per l'avifauna e le altre specie tutelate.
  • Valutare i servizi ecosistemi (SE) legati al ciclo ed alla qualità dell'acqua di cui beneficia l'attività agricola ed i servizi ecosistemici mantenuti da una gestione dei coltivi compatibile con la tutela della biodiversità, in armonia con i principi della legge 221/2015 ex art. 70 (collegato ambientale).
Le attività per le quali è previsto il coinvolgimento del Parco nazionale quale ente gestore di zone di Ramsar sono le seguenti:
  1. Raccolta di dati riguardanti le attività agricole presenti nella zona Ramsar e sulle metodologie di difesa fitosanitaria praticate, sulle criticità di gestione di carattere agronomico che economico, utili alla realizzazione di una banca dati, anche attraverso visite nelle aziende;
  2. Individuazione delle misure di accompagnamento presivste dal PSR 2016-2020 e delle modalità di gestione delle risaie per rispondere agli obblgihi del DM sull'uso dei fitofarmaci nelle zone Ramsar in corso di definizione.
  3. Incontri con gli stakeholders presenti nella Zona Ramsar e nelle zone limitrofe
Tra le aree Ramsar presenti all'interno del parco si è scelto di individuare quella del lago di Paola, sulle cui sponde sono presenti numerose attività agricole che utilizzano una agricoltura intensiva.

E' ORA CHE VENGA APPROVATO UN REGOLAMENTO PER L'INSTALLAZIONE DELLE ANTENNE PER LA TELEFONIA CELLULARE

Anche quest'anno è stata installato un ripetitore per la telefonia cellulare sulla strada lungomare.
Il tutto avviene senza una regolamentazione.
Più volte le mamme dei bambini che frequentano le scuole elementari si sono lamentate per il ripetitore sito sul vecchio serbatoio del'acquedotto e così anche molte famiglie che si sono ritrovate con dei ripetitori a poche decine di metri.
Il TAR del Veneto con la Sentenza n. 294/2016 è intervenuto sullo spinoso tema delle antenne per la telefonia cellulare.
Le argomentazioni del TAR sono state le seguenti:
"L'art. 86 comma 3, del Dlgs. 1 agosto 2003, n. 259 dispone espressamente che le infrastrutture di reti pubbliche di comunicazioni di cui agli art. 87 e 88 sono assimilate ad ogni effetto alle opere di urbanizzazione primaria di cui all'art. 16, comma 7, DPR 6 giugno 2001 n. 380.
Tale assimilazione comporta che, in assenza di specifica previsione per gli impianti in questione, gli stessi debbano ritenersi compatibili con qualsiasi destinazione urbanistica impressa dagli strumenti urbanistici (cfr. Consiglio di Stato, Sez. III , 5 febbraio 2013 n. 687; Consiglio di Stato, Sez. VI, 15 giugno 2011 n. 3646) .
Da tale principio discende che tale tipo di impianti possa essere localizzato anche in aree nelle quali l’edificazione sia subordinata dallo strumento urbanistico alla previa redazione di un piano attuativo, in quanto si tratta di infrastrutture che, non potendo essere assimilate alle normali costruzioni edilizie, non sono assoggettate alle prescrizioni urbanistico edilizie preesistenti che si riferiscono a tipologie di opere diverse e sono state elaborate con riferimento a possibilità di diverso utilizzo del territorio (cfr. ex pluribus Tar Sicilia, Palermo, Sez. II, 15 gennaio 2015, n. 100), e che, qualora, come nel caso di specie, sia stato già approvato un piano attuativo, la realizzazione dell’impianto possa essere negata solo ove ricorra una condizione di effettiva ed assoluta incompatibilità con le previsioni del piano.
Tale condizione non sussiste nel caso di specie......
Pertanto, contrariamente a quanto reiteratamente affermato dal Comune nei provvedimenti impugnati, non sussiste alcun contrasto con le previsioni del piano attuativo.
Da quanto esposto emerge l’infondatezza anche della tesi del Comune secondo la quale dovrebbe procedersi ad una previa variazione delle previsioni del piano attuativo per consentire l’inserimento dell’infrastruttura.
Infatti l’istanza per la realizzazione dell’impianto è stata presentata con l’espresso assenso della Società *** proprietaria delle aree comprese nel piano attuativo dalla stessa presentato, e l’impianto, non comportando alcun sostanziale mutamento del disegno edificatorio previsto dall’elaborato progettuale, non incide sui suoi criteri informatori.
Parimenti privo di fondamento è il capo di motivazione del diniego che fa riferimento alla mancata previsione di una accesso all’impianto dalla pubblica via, atteso che, una volta valutata la conformità dell’istanza alla disciplina applicabile al titolo richiesto, il rilascio del provvedimento abilitativo assume carattere vincolato, e l’eventuale interclusione può essere ovviata con la possibilità di ottenere, in via consensuale o giudiziale, la costituzione di una servitù di passaggio ai sensi dell’art. 1051 c.c. (cfr. Tar Veneto, sez. II, 8 febbraio 2016, n. 127; id. 12 gennaio 2011, n. 37; Consiglio di Stato, parere Sez. II, 27 febbraio 2002, n. 2559/2001).
E’ inoltre erronea l’affermazione, contenuta nel provvedimento impugnato con i motivi aggiunti, secondo la quale l’area interessata dall’intervento dovrebbe essere ceduta al Comune al pari delle altre aree con destinazioni ad uso pubblico, in quanto l’art. 86, comma 3, del Dlgs. 1 agosto 2003, n. 259, nell’affermare l’assimilazione di tali impianti alle opere di urbanizzazione primaria, precisa che restano “di proprietà dei rispettivi operatori”.
In definitiva, in accoglimento delle assorbenti censure di carenza di presupposti, difetto di motivazione e di istruttoria di cui al secondo e terzo motivo del ricorso introduttivo e al secondo e terzo dei motivi aggiunti, devono essere annullati i dinieghi impugnati".
Ancora una volta viene reiterato il principio secondo cui di fronte all'inerzia delle amministrazioni comunali le imprese che si occupano di telefonia cellulare possono fare quello che vogliono.....
Sarebbe opportuno che la nuova Giunta che nel programma ha inserito il concetto della "Città delle regole"  pensasse a portare in Consiglio comunale un regolamento per far cessare questo stato di cose.

UN MESSAGGIO DI PAPA FRANCESCO E DEL PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI BARTOLOMEO AI POTENTI DELLA TERRA PERCHE' ASCOLTINO IL GRIDO DELLA TERRA E DEI POVERI CHE PIU' SOFFRONO PER GLI SQUILIBRI ECOLOGICI

L'ANSA informa che Papa Francesco all'udienza generale, in vista della Giornata di preghiera per la cura del creato che ricorrerà dopodomani, 1° settembre, ha parlato del Messaggio preparato con il Patriarca di Costantinopoli Bartolomeo, nel quale ha detto, "invitiamo tutti ad assumere un atteggiamento rispettoso e responsabile verso il creato. Facciamo inoltre appello, a quanti occupano ruoli influenti, ad ascoltare il grido della terra e il grido dei poveri, che più soffrono per gli squilibri ecologici".

martedì 29 agosto 2017

RUP E PRESIDENTE DELLA COMMISSIONE DI GARA: INCOMPATIBILITA' ?

Il TAR Lombardia, Brescia, Sezione II, in data 28 agosto ha pubblicato la sentenza n. 1074 relativa ad una vertenza in cui il ricorrente aveva sollevato una ipotesi di incompatibilità tra il ruolo di Responsabile Unico del Procedimento (RUP) e quello di presidente della commissione giudicatrice.
Al riguardo il collegio ha ritenuto che: 
"In relazione al primo motivo di ricorso, come già precisato nella ricordata ordinanza cautelare, dagli atti di causa emerge che le operazioni di valutazione delle offerte tecniche –fase in cui l’Amministrazione esercita la propria discrezionalità – sono state svolte dalla Commissione giudicatrice, nella quale la dott.ssa *** non ha avuto alcun ruolo; diversamente, la suddetta –responsabile del procedimento in questione - ha ricoperto il ruolo di Presidente del seggio di gara, che però è organo diverso dalla Commissione giudicatrice ed al quale sono affidati esclusivamente compiti di natura prettamente amministrativa, senza alcuna valutazione discrezionale.
Sotto questo profilo, la giurisprudenza ha avuto modo di chiarire che “Nell'ambito dell'articolata procedura di scelta del contraente con il sistema dell'offerta economicamente più vantaggiosa, giova ricordarlo, possono distinguersi le sottofasi della verifica della documentazione amministrativa prodotta dalle imprese, che hanno fatto domanda di partecipazione alla gara, della comunicazione dei punteggi assegnati dalla commissione giudicatrice alle offerte tecniche delle imprese concorrenti e dell'apertura delle buste contenenti le offerte economiche, della loro lettura e dell'attribuzione del relativo punteggio, che sono caratterizzate da un'attività priva di qualsiasi discrezionalità e ben possono essere svolte, sempre pubblicamente, anche dal seggio di gara in composizione monocratica (ivi compreso lo stesso responsabile unico del procedimento), dalla sottofase di valutazione delle offerte tecniche che deve essere svolta necessariamente da una commissione giudicatrice, e che si compendia nell'apprezzamento, massima espressione della discrezionalità tecnica, degli elementi tecnici delle singole offerte e nell'attribuzione dei relativi punteggi sulla base dei pesi e punteggi appositamente indicati (v., ex plurimis, Cons. St., sez. V, 5.11.2014, n. 5446)”(Consiglio di Stato, sez. III, 8 settembre 2015, n. 4190; medesime considerazioni sono espresse, da ultimo, da Consiglio di Stato, sez. II, 3 febbraio 2017, n. 475; analoghi principi sulla diversità tra commissione giudicatrice e seggio di gara sono espressi da Consiglio di Stato, sez. VI, 3 luglio 2014, n. 3361; TAR Piemonte, sez. I, 20 gennaio 2016, n. 75).
Pertanto, non sussiste la violazione dell’art. 77, comma 4, del D.Lgs n. 50/2016, non sussistendo la denunciata incompatibilità della dott.ssa ***.
Quanto alla censura relativa alla incompatibilità degli altri membri della commissione giudicatrice e del seggio di gara per essere intervenuti a diverso titolo nella procedura concorsuale, si rileva che la doglianza è formulata in modo del tutto generico e non circostanziato e, come tale, è inammissibile".
Il ricorso è stato così respinto.

IL PIANO DEL PARCO PARLA ANCHE DELL'UTILIZZO DELL'ARENILE E QUINDI DELL'ACCESSO AL MARE...

Tutti sanno che le dune di Sabaudia costituiscono un Sito di Interesse Comunitario.
Molti conoscono il problema dei varchi chiusi che impediscono l’accesso dei turisti alla spiaggia nel tratto tra il Ponte Giovanni XXIII e Torre Paola, cui si aggiunge la questione dei quattordici sottopassaggi che collegano le ville site dalla parte del lago alla spiaggia.
La Regione Lazio ha approvato negli ultimi due anni una serie di disposizioni (L. R. 26 giugno 2015 n. 8 e regolamento) relative all’utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche che prevedono nuovi requisiti e caratteristiche per gli stabilimenti balneari nonché per le spiagge libere (almeno il 50% del litorale) stabilendo anche la salvaguardia dell’accesso al mare e assicurando nel contempo la trasparenza e la legalità. Nel frattempo è intervenuta la decisione della Corte di Giustizia europea sulla nota causa C-67/15 che ha ribadito l’obbligo di applicare la c.d. Direttiva Bolkestein.
Nella Valutazione Ambientale Strategica allegata al Piano del Parco approvato dal Presidente dell’ente nel dicembre scorso si legge che tra gli obiettivi strategici c’è il recupero, la manutenzione e la gestione del sistema dunale con particolare attenzione al problema dell’erosione costiera, assicurando anche la pulizia delle dune nonché la gestione sostenibile dell’arenile.
Tra gli indicatori di pressione è previsto quello del numero di bagnanti e di frequentatori delle aree dunali, mentre tra gli indicatori di risultato è prevista la redazione e approvazione di un Regolamento di fruizione turistico-balneare del sistema dunale, nonché la sottoscrizione di un accordo di gestione e manutenzione con i Comuni che dovrà affrontare anche la mobilità, le attività economiche, l’urbanizzazione e la pulizia.
Per quanto riguarda il noleggio di lettini e ombrelloni da aree private, da un verbale del tavolo tecnico tra Comune di Sabaudia ed Ente PNC del dicembre scorso si apprende che i competenti uffici del parco starebbero verificando la legittimità di dette attività fermo restando l’espletamento della preventiva valutazione di compatibilità delle opere in oggetto con le finalità di tutela del sito SIC. A questo proposito è bene ricordare che la Giunta comunale di Sabaudia aveva inizialmente vietato l’attività di noleggio di attrezzature balneari su tutte le aree di proprietà privata, mentre successivamente, nonostante un parere contrario dell’Ente Parco, la stessa Giunta nel 2010 provvide ad adottare una proposta di “Regolamento per la disciplina delle attività di noleggio di attrezzature per la balneazione in aree e locali di proprietà privata sul lungomare del Comune di Sabaudia”, che però non è stata mai sottoposta al Consiglio comunale.
La situazione accertata alla fine della stagione 2016 vedeva molti varchi chiusi, alcune concessioni (tra le quali una di quelle comunali) prive di passerella per l’accesso e una notevole riduzione dei tratti di spiaggia libera nell’area compresa tra il ponte Giovanni XXIII e il Canale Caterattino, in molti casi accessibili solo via mare.
La Regione Lazio sin dal 2010 ha segnalato al Comune di Sabaudia che il Piano Utilizzo Arenili approvato nel 1999 è oramai scaduto, ma fino ad ora è stato solamente affidato un incarico ad un professionista.
Il Protocollo sottoscritto tra Presidente dell’Ente Parco e Sindaco sin dal marzo 2009 recava l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale a procedere entro quell’anno ad una complessiva revisione del PUA, nell’ambito della quale avrebbe dovuto trovare posto anche il problema dell’accesso alla spiaggia e della fruizione del mare delle persone diversamente abili inteso come riconoscimento di un diritto e non come benigna concessione,
A questo proposito risulta che la passata amministrazione avesse affidato un incarico ad un professionista che avrebbe da tempo consegnato il proprio lavoro, senza che si sia provveduto ad approvare il nuovo PUA e ad assegnare le concessioni a termini di legge
In quest’ultimo periodo sono state pubblicate due interessanti sentenze della giustizia amministrativa in materia di Piano Utilizzo Arenili, in merito a vertenze che coinvolgevano due comuni della provincia di Latina.
La prima è del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 4103/2013:“…Secondo la classificazione delle tipologie di utilizzazione delle aree demaniali marittime contenuta nel regolamento regionale 15 luglio 2009 n.11 ( che a tal fine distingue, all’art. 2, tra stabilimenti balneari, spiagge attrezzate e spiagge libere attrezzate) l’area antistante il chiosco-bar …è una spiaggia libera attrezzata…quel tratto di arenile è… assoggettato ad un regime di libera fruibilità da parte del pubblico degli utenti, salva soltanto la possibilità… di noleggiare le strutture balneari al pubblico …
La seconda sentenza è del TAR di Latina, Sez. I n. 652/2013: “…la subordinazione del rilascio di titoli concessori all’adozione del piano di utilizzazione delle aree demaniali da parte della delibera G.R. n. 1161 del 2001 – omissis – sia giustificata dall’esigenza che l’attività di concreta gestione delle aree demaniali abbia luogo nell'ambito di un contesto preventivamente definito e programmato” (si pensi ad es. al rilievo dell’equilibrio tra le aree concesse a soggetti privati e gli arenili liberamente fruibili ex articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2006, n. 296).
Sul problema dell’adeguamento dei canoni è intervenuta anche la Corte dei Conti con la Sentenza 30 marzo 2009, n. 486, riaffermando la necessità di una gestione economica dei beni di cui all’art. 822 c.c., della quale monitorare gli indici di redditività.
Il nuovo PUA avrebbe dovuto essere approvato prima delle elezioni nel rispetto delle disposizioni regionali al fine di evitare una infrazione alle norme comunitarie e in modo da consentire agli operatori di programmare la stagione turistica.
Purtroppo questo non è avvenuto ed ancora per questa estate si assiste ad una situazione che non rispetta le disposizioni regionali e che è fonte di gravissima pressione antropica.
Per quanto riguarda i problema dell’accesso al mare delle persone diversamente abili sarebbe necessario verificare le concessioni esistenti alcune delle quali prevedono quest’obbligo che però non viene rispettato; nel caso in cui dagli accertamenti effettuati emergesse una omissione ci si troverebbe nella necessità di adottare i provvedimenti sanzionatori del caso.
Senza dubbio in un prossimo futuro (comunque è opportuno che ciò avvenga entro il 31 dicembre) gli operatori balneari saranno chiamati ad esprimere il loro parere sul nuovo PUA, ma sarebbe il caso che fossero coinvolti anche i cittadini che poi sono i fruitori dell’arenile, utilizzando l’istituto del débat public introdotto dal nuovo Codice dei contratti.
Tenuto conto del fatto che oltre il 90% del turismo di Sabaudia è costituito da quello balneare la predisposizione del nuovo PUA assume una importanza rilevante per lo sviluppo di tutte le attività peraltro sempre nel rispetto dell’ambiente e della qualità.


IL PIANO DEL PARCO E IL DIRITTO ALLA SALUTE

Entra nel vivo il dibattito sul Piano del Parco con l'assemblea pubblica prevista per le 19 del 30 agosto a Sabaudia.
Molte le persone che hanno aspettative per costruire nuovi immobili, ampliare quelli esistenti ecc, mentre rischia di passare in secondo piano il tema della salute umana che il piano cerca di tutelare cercando di difendere un ambiente sano.
Al riguardo ho inviato una lettera il 28 agosto all'Ente Parco, ma anche al Comune per attirare l'attenzione su questo aspetto in quanto l'utilizzo dei fitofarmaci in agricoltura può essere molto dannoso per la salute umana.
Nell’evoluzione della giurisprudenza costituzionale il diritto alla salute (previsto dall’art. 32) si estende inoltre fino a configurarsi, nel suo collegamento con l’art. 9 della Costituzione, anche come diritto ad un ambiente salubre.
Il riconoscimento di un diritto soggettivo individuale all’ambiente, tutelato quale diritto fondamentale, muove da un concetto di “salute” come situazione giuridica generale di benessere dell’individuo derivante anche, se non soprattutto, dal godimento di un ambiente salubre.
Secondo la Corte Costituzionale infatti “l’ambiente è protetto anche come elemento determinativo della qualità della vita”: “la sua protezione non persegue astratte finalità naturalistiche o estetizzanti, ma esprime l’esigenza di un habitat naturale nel quale l’uomo vive ed agisce e che è necessario alla collettività e, per essa, ai cittadini, secondo valori largamente sentiti; è imposta da precetti costituzionali, per cui esso assurge a valore primario ed assoluto” (sentenze n. 210 e n. 641 del 1987).
Il bene dell’ambiente come diritto fondamentale della persona (oltre che come interesse fondamentale della collettività) “comprende la conservazione, la razionale gestione ed il miglioramento delle condizioni naturali (aria, acque, suolo e territorio in tutte le sue componenti), la esistenza e la preservazione dei patrimoni genetici terrestri e marini, di tutte le specie animali e vegetali che in esso vivono allo stato naturale ed in definitiva la persona umana in tutte le sue estrinsecazioni” (sentenza n. 210 del 1987).
A sua volta l’art. 32 della Costituzione prevede che le Repubblica tuteli la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività
Sempre nel Rapporto ambientale del V.A.S. si legge che il Piano del Parco ha come obiettivi la tutela dei valori naturali ed ambientali, storici, culturali, antropologici tradizionali del territorio del Parco e che di conseguenza le attività/azioni che il Piano propone per il raggiungimento degli obiettivi sono strettamente finalizzate alla salvaguardia, alla conservazione e alla valutazione di tutte quelle componenti ambientali per la cui rilevanza è stato istituito il Parco.
Per tutelare la salute occorre tutelare l’ambiente dall’inquinamento in tutte le sue forme: dell’aria, del suolo, delle acque, ecc.
Allo scopo di incrementare la produzione agricola sin dal secondo dopoguerra è stato introdotto l’utilizzo dei pesticidi.
A livello scientifico è oggi ampiamente dimostrato il nesso causale tra l’esposizione a taluni fitofarmaci e l’insorgenza di alcune specifiche malattie (Linfoma non Hodgkin, leucemie, tumori ai polmoni, alle ovaie, alla prostata, ecc.) che colpiscono prevalentemente i lavoratori e le loro famiglie.
Dall'ultimo rapporto sulle cause di morte dei cittadini di Sabaudia curato dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale si rilevano valori superiori alla norma nei maschi per i tumori dei polmoni, della prostata, del colon retto, della vescica e dello stomaco, mentre nelle femmine prevalgono quelli della mammella, della tiroide, dell’utero e la leucemia.
Il problema è studiato a livello scientifico da molte decine di anni e sin dal 1978 è stato riconosciuto, grazie al prof. Leonardo Santi, il carattere scientifico dell’Istituto dei tumori di Genova per lo studio della cancerogenesi ambientale.
Ecco che il Parco nel difendere questo prezioso ambiente può contribuire alla prevenzione dei tumori di origine ambientale.
Analizziamo la situazione dei vari indicatori ambientali:
Aria: per quanto riguarda questo elemento dai documenti del Piano, a Sabaudia si rileva una presenza rilevante di particolato; poiché questo può avere origine naturale ma anche causato dalle attività dell’uomo sarebbe opportuno verificare questo aspetto attivando un monitoraggio specifico.
Suolo: Nonostante una mozione approvata in Consiglio comunale con deliberazione n.27/2011 non si è ancora provveduto alla bonifica del territorio comunale dall’amianto e sono frequenti gli abbandoni nel territorio di lastre e di altri inquinanti di vario genere.
Acqua: il problema più grave è rappresentato dallo stato delle acque: superficiali, sotterranee e di transizione che andrebbe maggiormente approfondito sia nel Piano che nella VAS, anche alla luce dei dati più recenti, ma anche le acque di balneazione benché mediamente rispettino i valori consentiti sono spesso oggetto di lamentele da parte dei turisti il che non contribuisce positivamente all’attrattiva della città.
Ciò premesso questo Comitato ritiene di rappresentare come la situazione delle acque superficiali e sotterranee nell’area del parco e in quelle contigue, come pure nelle transition area sia già gravemente compromessa come emerge dai dati dell’ISPRA che ha assegnato proprio a quest’area (e nel Lazio solo ad essa) il bollino rosso sia per le acque superficiali che per quelle sotterranee.
Le analisi effettuate sul fiume Sisto come nel lago di Paola e in alcuni pozzi privati forniscono un panorama preoccupante che richiede interventi indifferibili circa lo stato della falda acquifera che comunque arretra quasi ovunque incalzata dal cuneo salino.
Per quanto riguarda le acque di balneazione alla fine dello scorso anno il Commissario straordinario del Comune di Sabaudia, in conformità ad una specifica richiesta della ASL Latina con l’Ordinanza n. 12 del 7 dicembre 2016 ha dovuto sospendere la commercializzazione delle telline raccolte nel tratto di mare tra Torre Paola e la metà del lago di Paola in quanto detti molluschi potevano costituire pericolo per la vita umana a causa della presenza di Escherichia coli, come da analisi effettuate presso l’Istituto Zooprofilattico Sperimentale Lazio e Toscana.
Molte e frequenti sono le lamentele circa il sistema fognario a causa dell’assenza delle condutture in alcune zone e alla mancanza di depuratore in talune lottizzazioni con sversamenti nei corsi d’acqua e immissioni nel lago di Paola. Sarebbe opportuno ricostituire il tavolo tecnico costituito l’anno scorso su iniziativa della Comunione eredi Scalfati con la presenza della Provincia, della società Acqualatina, del Consorzio di Bonifica, ecc., affidandone il coordinamento all’ente Parco.
Il Comune di Sabaudia da parte sua deve provvedere entro tempi certi alla verifica degli allacciamenti alla rete fognaria e agli eventuali sversamenti nei fossi che alimentano il lago.
La questione è resa molto rischiosa a causa della presenza di atleti anche giovani che si allenano sul lago e che potrebbero contrarre malattie a causa dei batteri presenti nelle acque.
Occorre poi assolutamente intervenire al più presto (non è possibile attendere i tempi previsti dal cronoprogramma) per inserire nel V.A.S. le misure previste dal Decreto interministeriale 10 marzo 2015, per la tutela dell’ambiente acquatico e dell’acqua potabile e per la riduzione dell’uso di prodotti fitosanitari e dei relativi rischi secondo quanto disposto al paragrafo A.5.1 del Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, adottato con decreto interministeriale 22 gennaio 2014 del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, di concerto con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministro della salute:
Queste misure potrebbero essere anche inserite nel Regolamento del Parco che dovrebbe anche prevedere norme sull’uso dei fitofarmaci nelle aree urbane e in una fascia di protezione, atteso che sempre l’anno scorso quattro abitanti di Borgo Vodice sono finiti al pronto soccorso di Latina perché intossicati da prodotti utilizzati nelle serre circostanti.
Occorre altresì organizzare, d’intesa con ARPA Latina un monitoraggio più esteso sia delle acque superficiali che di quelle sotterranee (si pensi che in tutto il Lazio i punti di prelievo di queste ultime sono solo 21) e di quelle del mare allargando la tipologia delle sostanze da ricercare.
Infine, tenendo conto anche delle responsabilità degli imprenditori in qualità di datori di lavoro occorrerà procedere possibilmente d’intesa tra i Carabinieri Forestali, l’Area decentrata agricoltura di Latina della regione Lazio ed eventualmente anche con l’Ispettorato Nazionale del lavoro, ad attività di verifica presso le imprese della provincia per verificare il corretto utilizzo dei fitofarmaci e del personale (al riguardo nel novembre 2015 due braccianti che lavoravano nelle serre sono finiti al Pronto soccorso dell’ospedale di Latina per intossicazione alle vie respiratorie costringendo la Sezione di Latina dell’Istituto zooprofilattico Sperimentale – atteso il ripetersi di casi del genere - ad aprire un dossier su un uso eccessivo o scorretto dei fitofarmaci in agricoltura).
Sarebbe infine opportuno chiedere al Registro Tumori di Latina di Latina di fare uno studio epidemiologico sulla popolazione di Sabaudia (e dei Borghi) e specificamente sulle persone addette alle attività agricole.
Rifiuti: questo è uno dei punti più delicati in quanto il nuovo sistema porta a porta introdotto oramai da oltre cinque anni ha numerosi punti di inefficienza causati solo in parte dai cittadini e dai turisti, ma dovuto in gran parte alla stessa organizzazione e alla inadeguatezza dei controlli affidati al momento ad un consulente esterno, omettendo di dare esecuzione alla deliberazione consiliare n. 31 in data 17 settembre 2012 con cui è stata approvata la mozione relativa al coinvolgimento dei cittadini e degli stakeholders per il controllo della qualità dei servizi pubblici ai sensi dell’art. 2 comma 461 della legge 244/2007.
Il 28 febbraio 2017 è scaduto il contratto con la ditta Sangalli per la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani che aveva avuto inizio il 1° marzo dell'anno 2012.
Il 27 febbraio scorso è stato pubblicato all'albo pretorio del Comune l’avviso relativo al bando di gara per la “Gara comunitaria a procedura aperta indetta dalla Regione Lazio, per l’appalto dei Servizi di raccolta, trasporto al trattamento dei rifiuti urbani e dei servizi di igiene urbana del Comune di Sabaudia" - Appalto dei servizi di raccolta, trasporto al trattamento dei rifiuti urbani e dei servizi di igiene urbana del Comune di Sabaudia (Lt). Codici CPV :90511100-3, 90512000-9, 90610000-6 90680000-7. Durata: anni 5, con riserva di proroga sino ad ulteriori mesi sei. 
Nonostante le vive e ripetute proteste dei residenti e dei proprietari di seconde case nel nuovo capitolato è confermata la raccolta solo bisettimanale della frazione umida.
La procedura è stata affidata dal Commissario straordinario del Comune alla Direzione Regionale Centrale Acquisti del Lazio quale soggetto aggregatore ex art. 37 co-4 del D.Lgs. 50/2016).
Con determinazione settoriale n. 16/2017 si è provveduto ad una "estensione della erogazione dei servizi" nelle more dell'espletamento della gara per la durata di mesi sei.
Sul sito della regione non è stato possibile reperire l'esito della gara né il suo stato di avanzamento.
Pertanto, tenuto conto dei tempi necessari per la stipula del contratto è lecito supporre che ci vorrà molto tempo prima di conoscere i nominativo della ditta aggiudicataria; nelle more seguita a gestire di fatto il servizio alle stesse condizioni la ditta Sangalli (non risultano essere state pubblicate altre determinazioni al riguardo).
Il Comune è di fatto privo di un regolamento per l’igiene dell’ambiente e dell’abitato dato che quello esistente risale al 1938.
In estate numerosi rifiuti vengono abbandonati nel centro urbano e nei boschi nutrendo le popolazioni murine che così si moltiplicano aumentando i rischi per l’igiene e quindi per la salute umana.
Sarebbe opportuno che il Comune istituisse degli ispettori dell’ambiente approvando contestualmente il relativo regolamento.

AUMENTA IL NUMERO DEI PRODOTTI FITOSANITARI UTILIZZATI IN AGRICOLTURA AUTORIZZATI DAL MINISTERO DELLA SALUTE

Sul supplemento ordinario alla Gazzetta ufficiale n. 201 del 29 agosto sono stati pubblicati 35 decreti del Ministero della salute relativo all'autorizzazione al commercio di altrettanti prodotti fitosanitari.
La maggioranza di questi prodotti può essere nociva per chi li usa e per le persone che inavvertitamente vengono a contatto con esse per cui ci sono istruzioni molto precise per il loro utilizzo. 
Manca nella quasi totalità dei comuni un regolamento per il loro uso e solo la regione Veneto e l'Emilia e Romagna hanno fornito delle indicazioni per il rispetto delle aree urbane.
Le sostanze chimiche che compongono questi prodotti finiscono in tempi più o meno lunghi nelle acque superficiali e sotterranee del territorio con danni per la salute umana e per l'economia (compreso il turismo).
Sono ampiamente noti inoltre a livello scientifico i rischi per la salute umana dato che è ampiamente dimostrato come all'uso di taluni prodotti corrispondano come nesso causale alcuni tumori.
Il rischio di esposizione è naturalmente maggiore per gli operai dell'agricoltura , ma anche le persone che vivono in prossimità di zone agricole possono correre dei rischi.



IL GOVERNO HA IMPUGNATO LA DISCUSSA LEGGE DELLA REGIONE SARDEGNA CON CUI VIENE MODIFICATA LA PRECEDENTE NORMATIVA CHE TUTELAVA IL PAESAGGIO E LE COSTE.

Nell'odierna (29 agosto 2017) seduta del Consiglio dei Ministri il Governo, con un asciutto comunicato ha reso noto di aver deciso di impugnare la legge della Regione Sardegna n. 11 del 03/07/2017, recante “Disposizioni urgenti in materia urbanistica ed edilizia. Modifiche alla legge regionale n. 23 del 1985, alla legge regionale n. 45 del 1989, alla legge regionale n. 8 del 2015, alla legge regionale n. 28 del 1998, alla legge regionale n. 9 del 2006, alla legge regionale n. 22 del 1984 e alla legge regionale n. 12 del 1994”, in quanto alcune norme prevedono interventi che si pongono in contrasto con le norme fondamentali in materia di paesaggio contenute nella legislazione statale, eccedendo in tal modo dalle competenze statutarie attribuite alla Regione Sardegna dallo Statuto speciale di autonomia, e violando l’art. 117, secondo comma, lettera s), della Costituzione.
C'è ancora chi difende il paesaggio e l'ambiente nel rispetto della Costituzione.

lunedì 28 agosto 2017

LA POSSIBILE REVISIONE DEL PATTO DI BILANCIO EUROPEO (COMUNEMENTE CHIAMATO FISCAL COMPACT) E GLI ENTI LOCALI

L'Ufficio Parlamentare di Bilancio ha pubblicato un interessante articolo sul Fiscal Compact riferendo del dibattito su un possibile stop al recepimento del Fiscal Compact (FC) nell’ordinamento europeo. 
Secondo l'UPB l’eventualità di bloccare o rivedere il contenuto del FC, ovvero il Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’Unione economica e monetaria siglato nel 2012, è legata a una clausola contenuta nell’articolo 16, che contempla – entro 5 anni dall’entrata in vigore – l’adozione delle misure necessarie per incorporare le norme del Trattato nell’ordinamento della UE.
L’articolo 16 non specifica se il recepimento del FC debba avvenire nei Trattati UE (per la loro modifica occorre un voto unanime) oppure in norme secondarie, come i Regolamenti (nel caso è sufficiente un’approvazione a maggioranza).
L’obbligo di procedere all’incorporazione delle norme del FC nell’ordinamento dell’Unione è un precetto sprovvisto di sanzione e, soprattutto, non indica una scadenza degli impegni per gli Stati firmatari del Trattato: nell’ipotesi di mancata o incompleta trasposizione questi continuerebbero, quindi, a essere vincolati giuridicamente dalle norme del FC.
In linea teorica, uno Stato firmatario di un Trattato intergovernativo può recedere unilateralmente a certe condizioni, come il cambiamento delle circostanze rispetto al momento della sottoscrizione del Trattato.
Confrontando i contenuti normativi del FC con la legislazione europea (regolamenti e direttive) si ricava che, ad eccezione di poche limitate disposizioni, il set di regole fiscali del FC è già incorporato nell’ordinamento dell’UE.
Il rilievo della questione del recepimento o meno del FC sembra, in definitiva, giuridicamente molto limitato. La regolamentazione prevista – a cominciare da quella relativa al rispetto delle regole di bilancio – è infatti, già presente (con poche eccezioni) nell’ordinamento europeo in disposizioni giuridicamente altrettanto vincolanti per gli Stati membri, come Regolamenti e Direttive. Inoltre, gli Stati firmatari del FC continuerebbero a essere giuridicamente tenuti alla sua applicazione.
Diversa, ma di natura squisitamente politica, è la volontà di promuovere una riflessione di natura più sostanziale sull’insieme della vigenti regole di bilancio europee e sulla loro validità nel quadro attuale con l’obiettivo di giungere ad una loro una modifica. Un’intenzione, che può essere veicolata dal dibattito sulla trasposizione del FC, ma che può anche procedere indipendentemente da quanto previsto dall’articolo 16 del Trattato stesso.
Quali potrebbero essere le ripercussioni sugli enti locali ? Meno vincoli ? Più rischi ? 
Qualcuno pensa che siamo già usciti dalla depressione e che si può ricominciare a gestire i Comuni senza troppi problemi ? 
Certamente qualcosa dovrà essere rivisto, ma dovrà cambiare anche la classe dirigente in mote amministrazioni, priva spesso di senso dello Stato e orientata solo a cercare voti....con i riusltati che spesso sono sotto gli occhi di tutti.

IL PIANO DEL PARCO E IL DIRITTO ALLA PARTECIPAZIONE

LA PISCINA DELLA VERDESCA
L’articolo 49 della Costituzione recita: “Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale”.
Questa formula basata sulla situazione della società italiana del 1948 con la rinascita dei partiti e la libertà di formazione del consenso oggi non è più adeguata ad esprimere la ricchezza democratica della società italiana. 
Dopo 70 anni di Repubblica si sono create altre forme di partecipazione che concorrono a determinare le scelte politiche a tutti i livelli. Se alle formazioni politiche che ottengono il voto per andare a comporre le assemblee elettive spetta un ruolo centrale è giusto riconoscere che vi sono altre sedi di espressione e di formazione della volontà politica dei cittadini che si pongono in rapporto dialettico con le istituzioni elettive e di governo.
Da molti anni associazioni, comitati e movimenti sono a tutti gli effetti sedi nelle quali si fa politica, si elaborano soluzioni e ci si impegna perché abbiano successo. E le istituzioni elettive e di governo non potrebbero fare a meno di un rapporto costante con queste espressioni di partecipazione. Pensare che tutto si svolga all’interno e tramite i partiti politici è illusorio e fuori dalla realtà attuale. 
Tuttavia occorre andare alla radice e ricercare il coinvolgimento di ogni singolo cittadino per dare voce a tutti. 
Decidere insieme ai cittadini significa puntare alla costruzione di una cultura civica più forte e radicata che renda più solido il legame tra cittadini, politica e istituzioni pubbliche il che è particolarmente importante nel caso del Parco.
Non è utopia, ma una necessità che si basa su parole chiave valide per tutti: diritti e doveri; poteri e responsabilità. È questo che può garantirci altri decenni di libertà e di democrazia
Il Governo è sempre più attento a favorire la partecipazione dei cittadini alle scelte a tutti i livelli, ma specialmente a livello locale.
Mentre si moltiplicano le esperienze in molti Comuni, il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione con la circolare n. 2/2017 ha emanato le “Linee guida sulla consultazione pubblica in Italia” fissando per la prima volta delle regole uguali per tutti.
Oltre a poter presentare i propri contributi e osservazioni partecipare è anche contribuire alla fase di controllo, per cui sarebbe quanto mai opportuno che venissero studiate delle forme per consentire ai cittadini di essere coinvolti nella attività di verifica. 
Nel rapporto ambientale della VAS viene citata la Direttiva 2001/42/CE e in particolare la metodologia di costruzione del sistema di monitoraggio del Piano che permetterà alle comunità presenti sul territorio di avere a disposizione i dati e rapporti anche a cadenza semestrale unitamente ad incontri periodici per la valutazione dei risultati raggiunti.

I DIPENDENTI COMUNALI POSSONO COSTITUIRSI IN GIUDIZIO A TITOLO PERSONALE PER DIFENDERE IL LORO OPERATO

Una sentenza che farà molto discutere è stata emessa il 25 agosto dal TAR Puglia - Lecce Sezione I, n. 1423/2017 in merito all'ammissibilità della costituzione in giudizio ad opponendum di un dipendente comunale per difendere il proprio operato in una causa intentata da una società contro il Comune 
In particolare il Collegio ha ritenuto che "...il Responsabile dell’Ufficio e il Tecnico Istruttore si sono costituiti in proprio e, quindi, non già in rappresentanza dell’ente cui appartengono ma al mero scopo di difendere la loro posizione “tecnica” in quanto soggetti coinvolti nel procedimento che ha comportato la reiezione dell’istanza della ricorrente.
Tale costituzione, stante l’irrilevanza del nomen iuris attribuito a un atto processuale, può a parer del collegio essere qualificata come atto di intervento ad opponendum; invero, secondo consolidato indirizzo giurisprudenziale (ex multis Cass. n. 5743/2008, Cass. n. 3041/2007, Cass. n. 8107/2006, Cass. n. 18653/2004, Cass. Sez. Un. n. 10840/2003, Cass. n. 11861/1999) il giudice ha il potere-dovere di accertare e valutare il contenuto sostanziale della pretesa senza lasciarsi condizionare dalle espressioni utilizzate dalla parte. A tal fine, il giudice deve considerare non solo il tenore letterale degli atti, ma anche la natura delle vicende rappresentate dalla parte, le precisazioni fornite nel corso del giudizio e il provvedimento in concreto richiesto; in sostanza, il complessivo comportamento processuale della parte. Peraltro, la Suprema Corte (Cass. n.15299/2005) ha ritenuto applicabili analogicamente le regole di ermeneutica contrattuale, e in particolare il principio di conservazione degli atti giuridici di cui all’art.1367 c.c., come per gli altri negozi giuridici.
Nel processo amministrativo, l'art. 28, comma 2, c.p.a. stabilisce che chiunque non sia parte, "ma vi abbia interesse", può intervenire in giudizio, lasciando così intendere che sia sufficiente che l'interveniente vanti un interesse derivato o dipendente da quello fatto valere dalla parte principale.
La facoltà di intervento richiede in ogni caso la titolarità di una situazione qualificata, la quale (per quanto attiene all’intervento ad opponendum) necessariamente presuppone un oggettivo e concreto interesse in capo al terzo a contrastare il ricorso e a conseguirne il rigetto, il quale può essere collegato a quello dell’Amministrazione resistente o di qualche controinteressato già costituito in giudizio ma anche autonomo poiché connesso al mantenimento dell’atto e (o) provvedimento gravato ( artt. 28 e 50 D.Lgs. n. 104/2010, CPA - T.A.R. Lazio Roma Sez. II bis, 04-05-2017, n. 5201)
In particolare, l'intervento ad opponendum deve ritenersi ammissibile ogni qual volta il soggetto interveniente vanti un interesse, ancorché di mero fatto, mediato e riflesso, al mantenimento della situazione giuridica creata dal provvedimento impugnato (cfr. TRGA Bolzano, 6 aprile 2016, n. 128).
Nella specie, l’interesse dei tecnici intervenienti risulta indubbiamente sussistente, come peraltro adombrato dalle stesse parti in sede di discussione, dalla necessità di difendere i propri atti da eventuali riflessi in termini di ricadute patrimoniali (in caso di azioni di responsabilità) e professionali".
Deve pertanto ritenersi ammissibile la costituzione dei dipendenti comunali.

domenica 27 agosto 2017

L'AGGIORNAMENTO DELLA STRATEGIA NAZIONALE PER LO SVILUPPO SOSTENIBILE

La Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSS) ha il compito di indirizzare le politiche, i programmi e gli interventi per la promozione dello sviluppo sostenibile in Italia, cogliendo le sfide poste dai nuovi accordi globali, a partire dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite (elaborata in occasione di “Rio +20”). 
Com'è noto il documento delle Nazioni Unite individua 17 obiettivi (Sustainable development goals - SDGs) e 169 target che hanno carattere universale - si rivolgono cioè tanto ai Paesi in via di sviluppo quanto ai Paesi avanzati - e sono fondati sull’integrazione tra le tre dimensioni dello sviluppo sostenibile (ambientale, sociale ed economico) quale presupposto per sradicare la povertà in tutte le sue forme. 
L’elaborazione della strategia italiana sposa i principi di integrazione, trasformazione e inclusione dell’Agenda 2030 e si è strutturata su un processo partecipato che ha coinvolto tutti i dicasteri competenti, le istituzioni pubbliche, il mondo della ricerca e della conoscenza, la società civile. Il processo è iniziato a febbraio 2016 ed è stato presentato nel mese di luglio 2017 al “High level political forum” delle Nazioni Unite.
la Conferenza delle regioni in data 3 agosto ha espresso in proposito il proprio parere, ai sensi dell’art. 34, comma 3, del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dall’art. 3, comma 1, della legge 28 dicembre 2015, n. 221, sulla proposta del ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare di aggiornamento della “strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile”, da approvarsi con apposita delibera del comitato interministeriale per la programmazione economica.

IL DIRITTO ALL'AMBIENTE E IL PIANO DEL PARCO

La Corte Costituzionale nella sentenza n. 641/1987, dopo aver definito l’ambiente come un bene immateriale unitario, ancorché costituito da una pluralità di componenti, la cui protezione è preordinata alla salvaguardia dell’habitat nel quale l'uomo vive, ha rilevato che nel nostro ordinamento giuridico la protezione dell’ambiente è imposta da precetti costituzionali (art. 9 e 32) ed assurge a valore primario ed assoluto: il danno all’ambiente - inteso come alterazione, deterioramento, distruzione, causata da fatti omissivi o commissivi, dolosi o colposi, violatori delle leggi di tutela e dei provvedimenti adottati in base ad esse, viene a coincidere con la nozione non di danno patito bensì di danno provocato. Per integrare il fatto illecito che obbliga al risarcimento del danno non è necessario che l’ambiente venga alterato in tutto o in parte, deteriorato o distrutto, essendo sufficiente una condotta sia pure colposa in violazione delle norme di tutela dell’ambiente. Ne consegue che il bene ambiente come definito dalla Corte costituzionale acquista tutela come attributo essenziale della persona umana e quale presupposto irrinunciabile per il suo sviluppo e la sua espressione.
Il D.lgs 152/2006 ha dato una nuova definizione “è danno ambientale qualsiasi deterioramento significativo e misurabile, diretto o indiretto, di una risorsa naturale o dell'utilità assicurata da quest’ultima”. La norma riporta in termini puntuali la nozione comunitaria di danno ambientale quale contenuta nella direttiva 2004/35/CE.
La più grave criticità del Parco è rappresentata dal consumo di suolo: sia attuale che pianificato (sulla base delle previsioni urbanistiche comunali) ma anche imprevedibile (in quanto abusivo);
Il territorio del Parco in tutti questi anni è stato ampiamente abusato e gli scempi sono sotto gli occhi di tutti. Moltissime pratiche di condono sono ferme in attesa di una decisione. 
La stessa foresta è insidiata sempre più da vicino dalle abitazioni. 
La cubatura massima prevista dal PRG è stata già raggiunta e la Regione è dovuta intervenire; purtuttavia si prosegue a pensare all’edilizia come unica fonte di sviluppo.
Molti abusi attendono da tempo di essere abbattuti ma fino ad ora le amministrazioni che si sono succedute negli ultimi anni hanno effettuato una percentuale bassissima di interventi affermando di non avere i fondi necessari. 
L’edilizia abitativa si è sviluppata più in orizzontale che in verticale, almeno fino a tempi recenti, secondo un modello che ha prodotto una dispersione urbana accentuata, basata su una edilizia a bassa densità relativa e viceversa alto consumo di suolo, con tipologie discontinue e quasi sempre specializzate con destinazioni monofunzionali: spesso una esclusiva residenzialità estiva.
Il prof. Caroli nella sua analisi SWOT riportata nel Piano ha indicato tra le minacce verso il Parco proprio il diffuso abusivismo edilizio.
L’urbanistica del Comune di Sabaudia in questi anni ha dato da fare molto alla Magistratura e alla stampa locale dimostrando che rappresenta uno dei punti più delicati all’interno del Comune, oltre che un elemento di possibile corruzione.
Alcuni personaggi con argomenti speciosi hanno messo in discussione l’opportunità di mantenere il nucleo urbano di Sabaudia all’interno del parco, si tratterebbe di una scelta antistorica con lo stesso provvedimento che ha istituito il Parco oltre che negativo anche dal punto di vista turistico.
Occorre una politica diversa e il Piano del Parco fornisce delle indicazioni molto chiare. 
Sarà necessario monitorare strettamente anche questo aspetto per contrastare la cementificazione del territorio del Parco arrivata oramai a livelli intollerabili.
Esistono alcune disomogeneità tra il PRG approvato dal Comune e il Piano del Parco, che dovranno essere superate. Questo è un aspetto che potrebbe sollevare alcune difficoltà, ma non è possibile riaprire le discussioni sull’esistenza del Parco.
Occorre ricordare che il Piano ha anche valore di piano urbanistico ai sensi dell’articolo 25, comma 2, della legge 6 dicembre 1991 n. 394 e sostituisce con effetto immediato i piani territoriali o urbanistici di qualsiasi livello, salvo quanto previsto dall’articolo 145 comma 3 del D. Lgs. 22 gennaio 2004 n. 42. 
Nel Piano sono fatte salve le previsioni di strumenti urbanistici attuativi già definitivamente approvati alla sua data di entrata in vigore, purché dotati di conforme parere o nulla osta dell’Ente Parco, nonché i piani di lottizzazione già stipulati, purché dotati di conforme parere o nulla osta dell’Ente Parco.
Un altro elemento importante è rappresentato dalla difesa dell’arenile e quindi della duna dall’erosione, un fenomeno preoccupante causato dagli interventi dell’uomo da Anzio a Latina che si aggiungono agli effetti dei mutamenti climatici.
A questo proposito si approva incondizionatamente la proposta di allargamento del parco nell’area marina antistante la SIC “Dune del Circeo” al fine di incrementare la difesa costiera grazie all’opera svolta delle praterie di posidonia oceanica.
Un importante rilievo assume la Valutazione Ambientale Strategica (regolata dalla seconda parte del D.lgs 152/2006 e modificata da ultimo con D.lgs 104/2017) che dall’Ente Parco è stata curata in maniera particolare con una speciale attenzione al monitoraggio dello stato ambientale. 
Al riguardo, assumono grande importanza le “Linee guida per l’analisi e la caratterizzazione delle componenti ambientali a supporto della valutazione e redazione dei documenti della VAS” approvate dal Consiglio federale dell’ISPRA con deliberazione n. 84 del 29 novembre 2016 e il “Quadro delle normative regionali in materia di VAS ruoli e attività delle agenzie ambientali e criticità riscontrate nelle applicazioni di VAS” sempre approvate in pari data dal Consiglio federale dell’ISPRA con deliberazione n. 85.

UN RAPPORTO DELLA CGIA DI MESTRE SULLA CHIUSURA DELLE BOTTEGHE ARTIGIANE E DEI PICCOLI NEGOZI DI VICINATO

La CGIA di Mestre con un comunicato molto dettagliato informa che negli ultimi 8 anni abbiamo perso quasi 158.000 imprese attive tra botteghe artigiane e piccoli negozi di vicinato. 
Di queste, oltre 145.000 operavano nell’artigianato e poco più di 12.000 nel piccolo commercio. 
La CGIA stima che a seguito di queste chiusure abbiano perso il lavoro poco meno di 400.000 addetti. “La crisi, il calo dei consumi, le tasse, la burocrazia, la mancanza di credito e l’impennata del costo degli affitti - denuncia il coordinatore dell’Ufficio studi della CGIA Paolo Zabeo - sono le principali cause che hanno costretto molti piccoli imprenditori ad abbassare definitivamente la saracinesca della propria bottega. Se, inoltre, teniamo conto che negli ultimi 15 anni le politiche commerciali della grande distribuzione si sono fatte sempre più mirate ed aggressive, per molti artigiani e piccoli negozianti non c’è stata via di scampo. L’unica soluzione è stata quella di gettare definitivamente la spugna”. La caduta, purtroppo, è continuata anche negli ultimi 12 mesi: tra il giugno di quest’anno e lo stesso mese del 2016 il numero delle imprese attive nell’artigianato e nel commercio al dettaglio è sceso di 25.604 unità (-1,2 per cento)
In questi ultimi 8 anni, lo stock complessivo delle imprese attive nell’artigianato è costantemente sceso da 1.463.318 a 1.322.640, le attività del commercio al dettaglio, invece, sono diminuite in misura più contenuta. Se nel 2009 erano 805.147, nel giugno di quest’anno si sono attestate a quota 793.102.
Le categorie artigiane che dal 2009 hanno subito le contrazioni più importanti sono state quelle degli autotrasportatori (-30 per cento), i falegnami (-27,7 per cento), gli edili (-27,6 per cento) e i produttori di mobili (-23,8 per cento). In contro tendenza, invece, il numero di parrucchieri ed estetisti (+2,4 per cento), gli alimentaristi (+2,8 per cento), i taxisti/autonoleggiatori (+6,6 per cento), le gelaterie/pasticcerie/take away (+16,6 per cento), i designer (+44,8 per cento) e i riparatori/manutentori/installatori di macchine (+58 per cento).
Per il rilancio dell’artigianato, una volta vero e proprio fiore all’occhiello del Made in Italy, non sarà sufficiente l’uscita dall’attuale stato di crisi economica, ma ci vorrà anche uno sforzo culturale, che porti a una radicale riconsiderazione del valore sociale del lavoro artigianale che con l’avvento della rivoluzione digitale subirà dei cambiamenti epocali. 
Una prospettiva assolutamente da perseguire, perché potrebbe aprire tante nuove opportunità di lavoro a migliaia e migliaia di giovani. 
Il Sud è stata la ripartizione geografica più colpita dalla chiusura delle attività artigianali. 
Sempre dal giugno del 2009 allo stesso mese di quest’anno, la diminuzione è stata del 12,4 per cento: Sardegna (-17,1 per cento), Abruzzo (-14,5 per cento), Sicilia (-13,5 per cento), Molise (-13,2 per cento) e la Basilicata (-13,1 per cento) sono state le regioni che hanno subito la contrazione più forte. In termini assoluti, invece, è la Lombardia (-18.652) il territorio che ha registrato il numero di chiusure più elevato. Seguono l’Emilia Romagna (-16.466), il Piemonte (-15.333) e il Veneto (-14.883). 
Anche nell’ultimo anno la contrazione del numero delle imprese artigiane attive nel paese ha interessato tutte le 20 regioni d’Italia (vedi Tab. 3). Una delle principali cause che hanno costretto alla chiusura di queste 158.000 imprese artigiane e piccole attività commerciali è riconducibile al calo dei consumi delle famiglie. Queste attività, infatti, lavorano quasi esclusivamente per il mercato domestico e sebbene negli ultimi 3 anni i consumi sono tornati a salire, i benefici di questa crescita hanno interessato quasi esclusivamente la grande distribuzione organizzata. Dal 2006 al 2016, ad esempio, il valore delle vendite al dettaglio della piccola distribuzione (artigianato di servizio e piccoli negozi di vicinato) è crollato del 13,1 per cento; nella grande distribuzione, invece, è aumentato del 6,2 per cento. Questo trend è proseguito anche nei primi 6 mesi di quest’anno: mentre nei supermercati, nei discount, nei grandi magazzini le vendite sono aumentate dell’1,3 per cento, nei piccoli negozi la diminuzione è stata dello 0,6 per cento

sabato 26 agosto 2017

QUANTE VOLTE HO SENTITO CHE QUALCHE COMUNE NON AVEVA I SOLDI PER ABBATTERE GLI ABUSI EDILIZI...BASTA CHIEDERLI ....

La Cassa Depositi e Prestiti informa che a seguito del D.L. n. 269/2003 ha costituito un Fondo rotativo di importo massimo pari a 50 milioni per la concessione ai Comuni di anticipazioni senza interessi sui costi (comprese le spese giudiziarie, tecniche e amministrative) relativi agli interventi di demolizione delle opere abusive, anche disposti dall'autorità giudiziaria.
Il capitale anticipato, unitamente alle spese di gestione del Fondo (0,1% annuo sul capitale erogato), deve essere restituito entro 5 anni, utilizzando le somme riscosse a carico degli esecutori degli abusi (modalità e condizioni sono stabilite dal decreto interministeriale 23 aprile 2004).
In caso di mancato pagamento da parte di questi ultimi, l'Amministrazione comunale provvede alla riscossione mediante ruolo, come previsto dal Decreto legislativo 26 febbraio 1999, n. 46.
La CC.DD.PP. lamenta come pochissimi Comuni abbiano fatto domanda.
Si tratta solo di non conoscenza delle norme ? 
Sarebbe interessante pubblicare per ogni comune l'elenco degli abusi per i quali è possibile l'abbattimento (nel senso che non ci sono procedimenti giudiziari pendenti).

giovedì 24 agosto 2017

ENTRO IL 30 AGOSTO I COMUNI DEVONO INVIARE I DATI ALLA BANCA DATI AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE

Ai sensi del DM 12 maggio 2016, recante le modalità tecniche di trasmissione per invio bilanci alla Banca Dati Amministrazioni Pubbliche, entro il 30 agosto gli enti locali devono provvedere alla trasmissione alla BDAP del Conto Economico e dello Stato Patrimoniale 2016.
Gli enti tenuti alla trasmissione dei propri bilanci e degli altri dati contabili alla Banca Dati delle Amministrazioni Pubbliche (BDAP) di cui all’articolo 13, della legge 31 dicembre 2009, n. 196 sono identificati dal codice BDAP riportato negli elenchi pubblicati in questa sezione (nelle successive pubblicazioni saranno inseriti, in elenco, i codici BDAP per gli enti ai quali non è ancora stato assegnato).
Tali enti, ai sensi del decreto MEF del 12 maggio 2016, se non presenti negli elenchi riportati in questa sezione, comunicano con la massima urgenza possibile, all’indirizzo di posta elettronica igepa.relcassa@tesoro.it, il proprio codice fiscale e il provvedimento istitutivo dell’ente o dell’organismo. Gli enti regionali comunicano altresì quale sistema contabile adottano (la contabilità finanziaria integrata alla contabilità economico patrimoniale o la sola contabilità economico patrimoniale).
Gli eventuali aggiornamenti anagrafici o le segnalazioni di eventuali errori riportati negli elenchi devono essere tempestivamente comunicati dagli enti all’indirizzo di posta elettronica igepa.relcassa@tesoro.it.

LE SCADENZE DEI COMUNI PER IL 30 SETTEMBRE

L’8 settembre 2016 è stato pubblicato il Testo unico sulle società partecipate approvato con il D.lgs 175/2016 che modifica profondamente la normativa per la costituzione di società nonché l’acquisto, mantenimento e gestione di partecipazioni in società a totale o parziale partecipazione pubblica, diretta o indiretta.
Entro il prossimo 30 settembre i Comuni devono provvedere alla Revisione straordinaria delle partecipazioni.
Occorre un provvedimento del Consiglio per effettuare, con provvedimento motivato, la ricognizione di tutte le partecipazioni possedute alla data di entrata in vigore del D.Lgs. 175/2016 (T.U. partecipate), individuando quelle che devono essere alienate (in quanto non riconducibili ad alcuna delle categorie ammesse dall’art. 4 del T.U. o che non soddisfano gli oneri di motivazione analitica di cui all’art. 5 T.U. o che ricadono in una delle ipotesi di razionalizzazione cui all'articolo 20, comma 2 T.U.). 
L'esito della ricognizione, anche in caso negativo, deve essere comunicato al Dipartimento del tesoro entro il 30 ottobre. 
Le informazioni sono rese disponibili alla sezione della Corte dei conti competente. Per le amministrazioni di cui all'articolo 1, comma 611, della legge 23 dicembre 2014, n. 190, il provvedimento costituisce aggiornamento del piano operativo di razionalizzazione adottato ai sensi del comma 612 dello stesso articolo, fermi restando i termini ivi previsti (art. 24 D.Lgs. 175/2016). Sempre entro il 30 settembre 2017, le società a controllo pubblico devono effettuare una ricognizione del personale in servizio, per individuare eventuali eccedenze, anche in relazione a quanto previsto dall'articolo 24 T.U. (revisione straordinaria). 
L'elenco del personale eccedente, con la puntuale indicazione dei profili posseduti, è trasmesso alla regione nel cui territorio la società ha sede legale secondo modalità stabilite da un decreto del Ministro del lavoro e delle politiche sociali, adottato di concerto con il Ministro delegato per la semplificazione e la pubblica amministrazione e con il Ministro dell'economia e delle finanze, previa intesa in Conferenza unificata (art. 25 c. 1 D.Lgs. 175/2016).

ALCUNI COMUNI NON HANNO ANCORA INVIATO I DATI PER I FABBISOGNI STANDARD

Sembra che ci vorrà ancora tempo per arrivare al completamento dell'iter per poter disporre del fabbisogno standard definitivo dei comuni.
Al fine di procedere con l’elaborazione dei dati acquisiti, l'IFEL  in un suo comunicato informa che  il 30 agosto p.v.si procederà alla chiusura forzata di tutti i questionari aperti e completati al 100%.
Qualora i Comuni già adempienti abbiano la necessità modificare o correggere i dati, devono chiedere la riapertura del questionario almeno 7 giorni prima della scadenza, del 30 agosto, quindi entro il 23 agosto p.v.
La mancata compilazione del questionario (ed eventualmente di uno o più questionari precedenti) è motivo di sospensione dei pagamenti del FSC 2017 da parte del Ministero dell’Interno.

mercoledì 23 agosto 2017

L'ECONOMIA INQUINATA DALLE MAFIE

Secondo un rapporto pubblicato oggi da Il fatto quotidiano la presenza delle mafie in Europa è molto più diffusa di quanto si pensi.
I cospicui proventi delle attività illecite su larga scala devono essere riciclati per poter rientrare nel circuito dell'economia pulita. Un'attività svolta sempre più spesso da gruppi specializzati esterni che per il servizio trattengono una percentuale dal 5 all'8%, spiega ancora Europol. Per quanto riguarda le sole mafie italiane, la relazione di Eurojust per il 2016 elenca l'infiltrazione nell'economia lecita di “Spagna (preferita in particolare dalla camorra), Paesi Bassi, Romania, Francia, Germania e Regno Unito”. Come? Soprattutto con “investimenti in immobili e partecipazione ad appalti pubblici e privati, in particolare nel campo delle costruzioni e dello smaltimento rifiuti”. 
L'Organised Crime Portfolio (Ocp) di Transcrime, curato da Ernesto Savona e Michele Riccardi dell'Università cattolica di Milano, registra “casi di investimento del crimine organizzato in quasi tutti i Paesi membri dell'Unione europea, 24 su 28”.
In particolare in Italia, in Francia, in Spagna, in Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Germania e in Romania. I soldi sporchi, spiega ancora lo studio Ocp, piovono soprattutto “nelle aree di presenza storica della criminalità organizzata (per esempio il Sud Italia), nelle regioni di confine, in quelle che hanno un ruolo cruciale nei traffici (per esempio Andalusia, Rotterdam e Marsiglia coi loro porti), nelle grandi aree urbane (per esempio Londra, Amsterdam, Madrid, Berlino) e nelle zone turistiche e costiere (per esempio Costa Azzurra, Murcia, Malaga, le capitali europee). Il sud della Spagna attira contemporaneamente il denaro sporco delle mafie italiane, della criminalità russa e delle gang di motociclisti del Nord Europa. Negli anni più recenti, gli investimenti della criminalità si sono concentrati “nelle energie rinnovabili, raccolta e gestione dei rifiuti, money transfer, casino, Vlt, slot machine, giochi e scommesse”

SABAUDIA LA COMMISSIONE URBANISTICA ESPRIME PARERE FAVOREVOLE PER UN NUOVO ALBERGO AL CENTRO DELLA CITTA'

UNO DEGLI ALBERGHI CHIUSI : L'HOTEL SABAUDIA AL LAGO
Secondo quanto si apprende dalla stampa la commissione urbanistica del Comune di Sabaudia nella seduta del 22 agosto scorso ha espresso parere favorevole al cambio di destinazione d’uso da residenziale ad alberghiero e l' ampliamento del 40% di un’abitazione sita all’angolo tra via Arezzo e via Oddone, in pieno centro urbano. 
La proposta è stata approvata a maggioranza dalla commissione urbanistica. 
Il nuovo albergo beneficerà di un aumento della cubatura del 40% ed avrà una  ricettività inferiore a 25 posti letto.
La richiesta era stata presentata al Comune di Sabaudia più di due anni e mezzo fa dalla società “2012 srl Unipersonale” . 
Permangono perplessità sull'applicazione di un aumento di cubatura non essendo stato definito ancora il complesso della cubatura derivante dalle sanatorie pendenti che comunque sembrerebbe che superi già quanto previsto dal  PRG.
Ora la richiesta dovrà essere esaminata  in Consiglio Comunale per l’approvazione definitiva.
In base a quanto affermato alcuni anni fa dall'allora assessore all'urbanistica D'Argenio, sulla carta a Sabaudia ci sono 15 alberghi di cui quattro chiusi. 
Alcuni degli alberghi chiusi hanno beneficiato anch'essi dell'aumento della cubatura riservato alle strutture alberghiere, ma nessuno gli ha fatto nulla per il fatto che non abbiano mai svolto l'attività per cui sono stati costruiti.
Alcuni alberghi poi sono chiusi per molti mesi all'anno.
Il problema è che l'indice di utilizzazione lorda sarebbe del solo 25,6% in base a dati contenuti nell'ultimo rapporto del turismo in provincia di Latina.
Le strutture che oggi i turisti richiedono sono l'agriturismo (che andrebbe agevolato) e il B&B, come del resto evidenziato anche nel Piano del Parco.
Sarebbe interessante leggere il business plan redatto dai promotori. 
L'assessore farebbe bene poi a spiegare gli effetti sulla mobilità della zona che è già abbastanza complessa senza il nuovo albergo.




LA REGIONE LAZIO ELEVA IL VALORE DEL COMPENSO MINIMO PER I TIROCINI EXTRACURRICOLARI PER I GIOVANI

Dal quotidiano Italia Oggi si apprende che l'Assessore al lavoro della regione Lazio Valente ha proposto alla Giunta regionale che l'ha approvata una proposta che prevede  ottocento euro di compenso mensile minimo e una durata temporale massima di sei mesi per i  tirocini extracurriculari, la cui entrata in vigore è prevista a partire dal primo ottobre prossimo.
La decisione della regione mira ad elevare un rimborso che altrimenti sarebbe di soli 300 euro.
Infatti, le nuove norme sono rivolte sia a giovani che si affacciano per la prima volta sul mercato del lavoro sia a disoccupati più avanti nell’età, che necessitano di un’opportunità di reinserimento che sarebbe molto difficile con un compenso di 300 euro. 
L’assessore Valente ha dichiarato ad ItaliaOggi che verrà stipulato a settembre un codice etico che sarà fatto firmare a tutti gli enti promotori in modo da definire una linea di comportamento che gli enti, veri protagonisti dell’organizzazione di un tirocinio extracurriculare, dovranno rispettare. 
Tra le altre novità, la possibilità di rinnovare lo stesso progetto formativo per una sola volta nei sei mesi complessivi, con deroghe solo per soggetti svantaggiati e persone con disabilità; previsto il divieto di svolgere il tirocinio nelle ore notturne. Inoltre, istituiti mini tirocini da 14 giorni a tre mesi per i giovani a partire dai 16 anni. 
Positive le reazioni dei sindacati. «La nuova direttiva rappresenta un cambio radicale, di approccio e di contenuto rispetto alla precedente» si legge in una nota della Cgil, Cisl e Uil di Roma e del Lazio. «Roma e il Lazio avevano bisogno di una simile inversione di tendenza».

martedì 22 agosto 2017

PIANO DEL PARCO DEL CIRCEO: TRA INFORMAZIONE E COMUNICAZIONE

Per il giorno 29 agosto è stato convocato il Consiglio comunale di Sabaudia per l' "Illustrazione tecnica del Piano del Parco Nazionale del Circeo".
Tenuto conto del fatto che è stato già insediato un tavolo di lavoro sull'argomento, che dovrebbe completare almeno la prima parte dei propri lavori il giorno 25 e nell'ambito del quale si sono già manifestate interpretazioni molto diversificate sui contenuti effettivi del suddetto Piano, sia per la diversità della formazione professionale delle persone chiamate a far parte del tavolo, che per la complessità dei documenti, mi permetto di scrivere alcune righe sul tema che sarà oggetto della seduta consiliare, ad assistere alla quale sono stati convocati tutti i cittadini.
La correttezza dell'informazione sarà ovviamente di importanza fondamentale, ma per far questo è evidente che chi sarà chiamato a svolgere questo compito dovrà farlo in maniera molto attenta senza esporre le proprie opinioni, ma riportando puntualmente quanto esposto nel Piano. 
Nel mio volume "Il Sindaco di tutti" ho dedicato un intero capitolo alla comunicazione istituzionale.
In effetti, benchè la Carta costituzionale non preveda in modo espresso il diritto all'informazione questo traspare in maniera evidente sulla base anche di una costante giurisprudenza costituzionale, che ha considerato questo diritto un “risvolto passivo della libertà di manifestazione del pensiero” previsto dall'art. 21 della Costituzione.
Nella società della comunicazione un Sindaco non può non organizzare nella maniera migliore questa funzione ed assicurare una informazione corretta ai cittadini.
È importante anche la distinzione tra informazione e comunicazione, con quest’ultimo termine si intende un processo relazionale attraverso il quale si crea un rapporto tra gli uomini, del resto la parola stessa, di chiara origine latina communis: “che mette qualcosa in comune con altri”, quindi una condivisione della propria visione soggettiva, del significato che chi comunica attribuisce ai fatti.
Comunicare implica pertanto grandi responsabilità e questo aspetto assume molta importanza specialmente se pensiamo a temi di grande rilevanza come appunto il Piano del Parco.
Mi auguro che il 29 p.v. ci sia una informazione corretta su cosa cambia con il piano del Parco rispetto al passato e quali saranno le opportunità offerte per l'avvenire in termini di sviluppo sostenibile affrontando il tema in maniera semplice ma completa.
Probabilmente sarebbe stato opportuno organizzare un Piano della comunicazione, ma oramai sembra che questa opportunità non sia stata tenuta in considerazione.



IL COSTO DI UNA BADANTE NON PUO' ESSERE AFFRONTATO DALLA MAGGIORANZA DEGLI ANZIANI CHE NE HANNO BISOGNO

La Fondazione Leone Moressa sul proprio sito riporta il risultato di una ricerca 
I committenti si sono posti la seguente domanda: in tempi di crisi, le famiglie hanno risorse sufficienti per coprire l’assistenza agli anziani? 
Considerando che una “badante” costa mediamente alla famiglia 16 mila euro annui, solo l’8% dei pensionati può sostenere questa spesa contando solo sulla pensione.
C'è da domandarsi come facciano gli altri.
I Comuni devono intervenire.


lunedì 21 agosto 2017

UNA NAUTICA SOSTENIBILE SUL LAGO DI SABAUDIA

Uno dei problemi all’interno del Parco del Circeo è rappresentato dalla necessità di assicurare una navigazione sostenibile sui laghi.
Allo stato l’Ente Parco ha approvato un regolamento stralcio per la navigazione nei bacini lacustri che con la finalità di garantire l’integrità e la funzionalità differenziata del lago di Sabaudia mira a minimizzare l’impatto delle attività antropiche sullo stesso al fine di tutelare un sistema di fruizione e valorizzazione complessivo sostenibile, prevedendo una deroga per la navigazione con motore a combustione interna limitatamente ad alcune attività.  
Peraltro è naturale pensare che l’avvenire per la spinta delle imbarcazioni a motore all'interno del lago di Paola sia per finalità sportive che turistiche non possa che essere rappresentata dalla trazione elettrica.
Com'è noto il bacino del lago di Paola è utilizzato oltre che regate di livello nazionale (purtroppo manca ancora l’adeguamento ai nuovi standard internazionali e il Comune non ha fatto nulla in questi anni) ma anche per gli allenamenti che durante la stagione invernale e primaverile attraggono équipe da molti Paesi del mondo contribuendo così ad un turismo sportivo che aspetta solo di essere potenziato.
Per quanto riguarda motoscafi a trazione elettrica di supporto agli sport remieri esiste già un esperimento effettuato dalla società Canottieri Armida di Torino sul lago Candia (anche lì esiste una tutela ambientale), nel corso del quale una imbarcazione spinta da un motore elettrico da 22 cavalli è stata utilizzata per seguire un quattro di coppia in allenamento (una delle imbarcazioni più veloci). 
Secondo quanto si apprende dalla Federazione Italiana di Canottaggio la corrispondente Federazione Slovena già da tempo utilizza motoscafi elettrici utilizzando due coppie di batterie dato che la durata è limitata e circa 1 ora e mezza se viaggia alla stessa velocità del quattro di coppia.
Il costo di queste imbarcazioni per il momento sembra che si aggiri intorno ai 14/16 mila euro, pertanto è abbastanza elevato, ma sembra che stiano per entrare in produzione nuovi tipi di batterie che abbatterebbero considerevolmente i costi e ne aumenterebbero la durata.
L’idea è quella di utilizzare la grande esperienza della nautica locale per sostenerla a fare questo passaggio verso il futuro prossimo facendo in modo che Sabaudia torni ad essere un centro di riferimento per la nautica sostenibile.
Sabaudia potrebbe divenire un modello di esperimento di un lago in cui grazie allo sviluppo di imbarcazioni a trazione elettrica per i fini più svariati (assistenza al canottaggio e alla vela, turismo ecc.).
D'intesa con la proprietà sarebbe possibile realizzare a titolo sperimentale un modello di imbarcazione dotata di pannelli fotovoltaici per il trasporto pubblico dei turisti intorno al lago con alcune fermate fisse (San Francesco, Santa Maria della Sorresca, Belvedere, Le Dune, Villa di Domiziano, la Casarina, Torre Paola, ecc.), che potrebbe funzionare sia in estate che anche nei giorni festivi tutto l’anno.