Secondo un rapporto pubblicato oggi da Il fatto quotidiano la presenza delle mafie in Europa è molto più diffusa di quanto si pensi.
I cospicui proventi delle attività illecite su larga scala devono essere riciclati per poter rientrare nel circuito dell'economia pulita. Un'attività svolta sempre più spesso da gruppi specializzati esterni che per il servizio trattengono una percentuale dal 5 all'8%, spiega ancora Europol. Per quanto riguarda le sole mafie italiane, la relazione di Eurojust per il 2016 elenca l'infiltrazione nell'economia lecita di “Spagna (preferita in particolare dalla camorra), Paesi Bassi, Romania, Francia, Germania e Regno Unito”. Come? Soprattutto con “investimenti in immobili e partecipazione ad appalti pubblici e privati, in particolare nel campo delle costruzioni e dello smaltimento rifiuti”.
L'Organised Crime Portfolio (Ocp) di Transcrime, curato da Ernesto Savona e Michele Riccardi dell'Università cattolica di Milano, registra “casi di investimento del crimine organizzato in quasi tutti i Paesi membri dell'Unione europea, 24 su 28”.
In particolare in Italia, in Francia, in Spagna, in Regno Unito, nei Paesi Bassi, in Germania e in Romania. I soldi sporchi, spiega ancora lo studio Ocp, piovono soprattutto “nelle aree di presenza storica della criminalità organizzata (per esempio il Sud Italia), nelle regioni di confine, in quelle che hanno un ruolo cruciale nei traffici (per esempio Andalusia, Rotterdam e Marsiglia coi loro porti), nelle grandi aree urbane (per esempio Londra, Amsterdam, Madrid, Berlino) e nelle zone turistiche e costiere (per esempio Costa Azzurra, Murcia, Malaga, le capitali europee). Il sud della Spagna attira contemporaneamente il denaro sporco delle mafie italiane, della criminalità russa e delle gang di motociclisti del Nord Europa. Negli anni più recenti, gli investimenti della criminalità si sono concentrati “nelle energie rinnovabili, raccolta e gestione dei rifiuti, money transfer, casino, Vlt, slot machine, giochi e scommesse”
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