L'Associazione IRES Morosini del Piemonte ha pubblicato di recente uno studio sulle politiche per gli anziani non autosufficienti nelle regioni italiane.
Il Coordinamento è stato di: Raffaele Atti e lo studio è stato svolto da Francesco Montemurro e Andrea Petrella con la collaborazione di Emanuele Albarosa.
In base allo studio nel Lazio vivono più di 1.234.000 ultrasessantacinquenni, il 21% dell’intera popolazione, una delle incidenze più contenute d’Italia (solo Calabria, Sicilia, Campania e Trentino-Alto Adige fanno registrare quote più basse di anziani sul totale dei residenti).
Tuttavia, in poco più di un decennio la categoria è aumentata di oltre 2 punti percentuali. Il 19,4% degli anziani laziali si trova in situazioni di non autosufficienza (circa 240.000) e oltre 6.300 sono ospiti in una delle 107 strutture residenziali del territorio (120 secondo le ultime rilevazioni della Regione Lazio). Le RSA laziali sono strutture finalizzate a fornire ospitalità, prestazioni sanitarie e assistenziali, di recupero a persone anziane non autosufficienti.
Gli autori ricordano che le persone ospitate nelle RSA non sono assistibili a domicilio e non necessitano di ricovero in strutture di tipo ospedaliero o nei centri di riabilitazione.
Il saggio precisa che all’interno di una singola struttura possono coesistere nuclei assistenziali diversi (a trattamento intensivo, a trattamento estensivo e a trattamento di mantenimento maggiore e minore) allo scopo di qualificare l’assistenza e garantire la continuità delle cure.
L’accesso dell’anziano - come scrivono gli autori - avviene attraverso l’Unità di Valutazione Territoriale (UVT) che compila la scheda di valutazione secondo il modello RUG (Resource Utilization Groups), un algoritmo che classifica i pazienti in gruppi a diverso assorbimento di risorse. L’Unità di Valutazione individua quindi la collocazione istituzionale più appropriata rispetto al bisogno. 14.2 La normativa Secondo le normative vigenti (dGr n. 98/2007, dGr n. 173/2008 e dGr n. 933/2014) all’interno delle RSA devono essere garantite tutte le prestazioni che concorrono al mantenimento delle capacità residue degli ospiti e al recupero dell’autonomia in relazione al loro bisogno, al fine di raggiungere e mantenere il miglior livello possibile di qualità della vita.
Nel Lazio la prima normativa relativa alle RSA è il Regolamento regionale n. 1 del 6 settembre 1994 in cui vengono definite le caratteristiche delle strutture, i destinatari, i requisiti, le prestazioni garantite, la dotazione di personale richiesta, la costituzione dell’Unità di Valutazione Territoriale, l’autorizzazione al funzionamento, la stipula delle convenzioni tra RSA e Servizio Sanitario Regionale e la ripartizione delle quote (sanitaria e non sanitaria). La normativa sembra quindi ricalcare ciò che avviene nelle altre Regioni italiane, con i meccanismi di autorizzazione al funzionamento anche per strutture private e la conseguente stipula delle 107 convenzioni. I successivi decreti del Presidente della Regione, in qualità di Commissario ad acta, non modificano l’organizzazione e la struttura del sistema dei servizi socio-sanitari per gli anziani non autosufficienti. Il Decreto n. 90 del 10/11/2010, ad esempio, conferma il modello organizzativo laziale e ribadisce la suddivisione dei livelli prestazionali che le RSA devono garantire: R1 (livello ad alta intensità assistenziale): assistenza a persone in Stato vegetativo o stati di minima coscienza, con SLA o altre sindromi neurodegenerative in fase avanzata, che necessitano di assistenza respiratoria, nutrizione artificiale e confinate a letto; R2 (livello a medio-alta intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative a forte rischio di riacutizzazione, che necessitano di un monitoraggio delle condizioni cliniche e dei parametri vitali, accompagnate da una forte riduzione dell’autonomia; R2D (livello a medio-alta intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative, che presentano rilevanti disturbi cognitivi o del comportamento che necessitano interventi riabilitativi o tutelari; R3 (livello a medio-bassa intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative in fase di stabilizzazione ma con forte perdita dell’autonomia fisica. Il Decreto del Presidente n. 99 del 15/06/2012 “Assistenza territoriale residenziale a persone non autosufficienti anche anziane” introduce la corrispondenza tra le sopracitate categorie di livelli prestazionali, i nuclei assistenziali e le tipologie di trattamento. In base a questo schema il livello R1 prevede una tipologia di trattamento intensivo, R2 e R2D una tipologia di trattamento imperniata sul mantenimento (di tipo A) e R3 una tipologia di mantenimento di tipo B. Il Decreto n. 76 del 08/03/2013 rivaluta l’offerta assistenziale residenziale e semiresidenziale promuovendo un aumento dei posti letto convenzionati (da circa 5.100 a quasi 11.000). Il Decreto n. 461 del 02/10/2015 eleva il numero di posti letto programmati a 13.643.
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