lunedì 7 agosto 2017

LE RSA NEL LAZIO SECONDO UNO STUDIO DELL'IRES LUCIA MOROSINI

L'Associazione IRES Morosini del Piemonte ha pubblicato di recente uno studio sulle politiche per gli anziani non autosufficienti nelle regioni italiane.
Il Coordinamento è stato di: Raffaele Atti e lo studio è stato svolto da Francesco Montemurro e Andrea Petrella con la collaborazione di Emanuele Albarosa.
In base allo studio nel Lazio vivono più di 1.234.000 ultrasessantacinquenni, il 21% dell’intera popolazione, una delle incidenze più contenute d’Italia (solo Calabria, Sicilia, Campania e Trentino-Alto Adige fanno registrare quote più basse di anziani sul totale dei residenti). 
Tuttavia, in poco più di un decennio la categoria è aumentata di oltre 2 punti percentuali. Il 19,4% degli anziani laziali si trova in situazioni di non autosufficienza (circa 240.000) e oltre 6.300 sono ospiti in una delle 107 strutture residenziali del territorio (120 secondo le ultime rilevazioni della Regione Lazio). Le RSA laziali sono strutture finalizzate a fornire ospitalità, prestazioni sanitarie e assistenziali, di recupero a persone anziane non autosufficienti. 
Gli autori ricordano che le persone ospitate nelle RSA non sono assistibili a domicilio e non necessitano di ricovero in strutture di tipo ospedaliero o nei centri di riabilitazione.
Il saggio precisa che all’interno di una singola struttura possono coesistere nuclei assistenziali diversi (a trattamento intensivo, a trattamento estensivo e a trattamento di mantenimento maggiore e minore) allo scopo di qualificare l’assistenza e garantire la continuità delle cure. 
L’accesso dell’anziano - come scrivono gli autori - avviene attraverso l’Unità di Valutazione Territoriale (UVT) che compila la scheda di valutazione secondo il modello RUG (Resource Utilization Groups), un algoritmo che classifica i pazienti in gruppi a diverso assorbimento di risorse. L’Unità di Valutazione individua quindi la collocazione istituzionale più appropriata rispetto al bisogno. 14.2 La normativa Secondo le normative vigenti (dGr n. 98/2007, dGr n. 173/2008 e dGr n. 933/2014) all’interno delle RSA devono essere garantite tutte le prestazioni che concorrono al mantenimento delle capacità residue degli ospiti e al recupero dell’autonomia in relazione al loro bisogno, al fine di raggiungere e mantenere il miglior livello possibile di qualità della vita. 
Nel Lazio la prima normativa relativa alle RSA è il Regolamento regionale n. 1 del 6 settembre 1994 in cui vengono definite le caratteristiche delle strutture, i destinatari, i requisiti, le prestazioni garantite, la dotazione di personale richiesta, la costituzione dell’Unità di Valutazione Territoriale, l’autorizzazione al funzionamento, la stipula delle convenzioni tra RSA e Servizio Sanitario Regionale e la ripartizione delle quote (sanitaria e non sanitaria). La normativa sembra quindi ricalcare ciò che avviene nelle altre Regioni italiane, con i meccanismi di autorizzazione al funzionamento anche per strutture private e la conseguente stipula delle 107 convenzioni. I successivi decreti del Presidente della Regione, in qualità di Commissario ad acta, non modificano l’organizzazione e la struttura del sistema dei servizi socio-sanitari per gli anziani non autosufficienti. Il Decreto n. 90 del 10/11/2010, ad esempio, conferma il modello organizzativo laziale e ribadisce la suddivisione dei livelli prestazionali che le RSA devono garantire: R1 (livello ad alta intensità assistenziale): assistenza a persone in Stato vegetativo o stati di minima coscienza, con SLA o altre sindromi neurodegenerative in fase avanzata, che necessitano di assistenza respiratoria, nutrizione artificiale e confinate a letto; R2 (livello a medio-alta intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative a forte rischio di riacutizzazione, che necessitano di un monitoraggio delle condizioni cliniche e dei parametri vitali, accompagnate da una forte riduzione dell’autonomia; R2D (livello a medio-alta intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative, che presentano rilevanti disturbi cognitivi o del comportamento che necessitano interventi riabilitativi o tutelari; R3 (livello a medio-bassa intensità assistenziale): assistenza a persone con malattie cronicodegenerative in fase di stabilizzazione ma con forte perdita dell’autonomia fisica. Il Decreto del Presidente n. 99 del 15/06/2012 “Assistenza territoriale residenziale a persone non autosufficienti anche anziane” introduce la corrispondenza tra le sopracitate categorie di livelli prestazionali, i nuclei assistenziali e le tipologie di trattamento. In base a questo schema il livello R1 prevede una tipologia di trattamento intensivo, R2 e R2D una tipologia di trattamento imperniata sul mantenimento (di tipo A) e R3 una tipologia di mantenimento di tipo B. Il Decreto n. 76 del 08/03/2013 rivaluta l’offerta assistenziale residenziale e semiresidenziale promuovendo un aumento dei posti letto convenzionati (da circa 5.100 a quasi 11.000). Il Decreto n. 461 del 02/10/2015 eleva il numero di posti letto programmati a 13.643.

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