martedì 29 agosto 2017

IL PIANO DEL PARCO PARLA ANCHE DELL'UTILIZZO DELL'ARENILE E QUINDI DELL'ACCESSO AL MARE...

Tutti sanno che le dune di Sabaudia costituiscono un Sito di Interesse Comunitario.
Molti conoscono il problema dei varchi chiusi che impediscono l’accesso dei turisti alla spiaggia nel tratto tra il Ponte Giovanni XXIII e Torre Paola, cui si aggiunge la questione dei quattordici sottopassaggi che collegano le ville site dalla parte del lago alla spiaggia.
La Regione Lazio ha approvato negli ultimi due anni una serie di disposizioni (L. R. 26 giugno 2015 n. 8 e regolamento) relative all’utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche che prevedono nuovi requisiti e caratteristiche per gli stabilimenti balneari nonché per le spiagge libere (almeno il 50% del litorale) stabilendo anche la salvaguardia dell’accesso al mare e assicurando nel contempo la trasparenza e la legalità. Nel frattempo è intervenuta la decisione della Corte di Giustizia europea sulla nota causa C-67/15 che ha ribadito l’obbligo di applicare la c.d. Direttiva Bolkestein.
Nella Valutazione Ambientale Strategica allegata al Piano del Parco approvato dal Presidente dell’ente nel dicembre scorso si legge che tra gli obiettivi strategici c’è il recupero, la manutenzione e la gestione del sistema dunale con particolare attenzione al problema dell’erosione costiera, assicurando anche la pulizia delle dune nonché la gestione sostenibile dell’arenile.
Tra gli indicatori di pressione è previsto quello del numero di bagnanti e di frequentatori delle aree dunali, mentre tra gli indicatori di risultato è prevista la redazione e approvazione di un Regolamento di fruizione turistico-balneare del sistema dunale, nonché la sottoscrizione di un accordo di gestione e manutenzione con i Comuni che dovrà affrontare anche la mobilità, le attività economiche, l’urbanizzazione e la pulizia.
Per quanto riguarda il noleggio di lettini e ombrelloni da aree private, da un verbale del tavolo tecnico tra Comune di Sabaudia ed Ente PNC del dicembre scorso si apprende che i competenti uffici del parco starebbero verificando la legittimità di dette attività fermo restando l’espletamento della preventiva valutazione di compatibilità delle opere in oggetto con le finalità di tutela del sito SIC. A questo proposito è bene ricordare che la Giunta comunale di Sabaudia aveva inizialmente vietato l’attività di noleggio di attrezzature balneari su tutte le aree di proprietà privata, mentre successivamente, nonostante un parere contrario dell’Ente Parco, la stessa Giunta nel 2010 provvide ad adottare una proposta di “Regolamento per la disciplina delle attività di noleggio di attrezzature per la balneazione in aree e locali di proprietà privata sul lungomare del Comune di Sabaudia”, che però non è stata mai sottoposta al Consiglio comunale.
La situazione accertata alla fine della stagione 2016 vedeva molti varchi chiusi, alcune concessioni (tra le quali una di quelle comunali) prive di passerella per l’accesso e una notevole riduzione dei tratti di spiaggia libera nell’area compresa tra il ponte Giovanni XXIII e il Canale Caterattino, in molti casi accessibili solo via mare.
La Regione Lazio sin dal 2010 ha segnalato al Comune di Sabaudia che il Piano Utilizzo Arenili approvato nel 1999 è oramai scaduto, ma fino ad ora è stato solamente affidato un incarico ad un professionista.
Il Protocollo sottoscritto tra Presidente dell’Ente Parco e Sindaco sin dal marzo 2009 recava l’impegno da parte dell’Amministrazione comunale a procedere entro quell’anno ad una complessiva revisione del PUA, nell’ambito della quale avrebbe dovuto trovare posto anche il problema dell’accesso alla spiaggia e della fruizione del mare delle persone diversamente abili inteso come riconoscimento di un diritto e non come benigna concessione,
A questo proposito risulta che la passata amministrazione avesse affidato un incarico ad un professionista che avrebbe da tempo consegnato il proprio lavoro, senza che si sia provveduto ad approvare il nuovo PUA e ad assegnare le concessioni a termini di legge
In quest’ultimo periodo sono state pubblicate due interessanti sentenze della giustizia amministrativa in materia di Piano Utilizzo Arenili, in merito a vertenze che coinvolgevano due comuni della provincia di Latina.
La prima è del Consiglio di Stato, Sez. VI, n. 4103/2013:“…Secondo la classificazione delle tipologie di utilizzazione delle aree demaniali marittime contenuta nel regolamento regionale 15 luglio 2009 n.11 ( che a tal fine distingue, all’art. 2, tra stabilimenti balneari, spiagge attrezzate e spiagge libere attrezzate) l’area antistante il chiosco-bar …è una spiaggia libera attrezzata…quel tratto di arenile è… assoggettato ad un regime di libera fruibilità da parte del pubblico degli utenti, salva soltanto la possibilità… di noleggiare le strutture balneari al pubblico …
La seconda sentenza è del TAR di Latina, Sez. I n. 652/2013: “…la subordinazione del rilascio di titoli concessori all’adozione del piano di utilizzazione delle aree demaniali da parte della delibera G.R. n. 1161 del 2001 – omissis – sia giustificata dall’esigenza che l’attività di concreta gestione delle aree demaniali abbia luogo nell'ambito di un contesto preventivamente definito e programmato” (si pensi ad es. al rilievo dell’equilibrio tra le aree concesse a soggetti privati e gli arenili liberamente fruibili ex articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2006, n. 296).
Sul problema dell’adeguamento dei canoni è intervenuta anche la Corte dei Conti con la Sentenza 30 marzo 2009, n. 486, riaffermando la necessità di una gestione economica dei beni di cui all’art. 822 c.c., della quale monitorare gli indici di redditività.
Il nuovo PUA avrebbe dovuto essere approvato prima delle elezioni nel rispetto delle disposizioni regionali al fine di evitare una infrazione alle norme comunitarie e in modo da consentire agli operatori di programmare la stagione turistica.
Purtroppo questo non è avvenuto ed ancora per questa estate si assiste ad una situazione che non rispetta le disposizioni regionali e che è fonte di gravissima pressione antropica.
Per quanto riguarda i problema dell’accesso al mare delle persone diversamente abili sarebbe necessario verificare le concessioni esistenti alcune delle quali prevedono quest’obbligo che però non viene rispettato; nel caso in cui dagli accertamenti effettuati emergesse una omissione ci si troverebbe nella necessità di adottare i provvedimenti sanzionatori del caso.
Senza dubbio in un prossimo futuro (comunque è opportuno che ciò avvenga entro il 31 dicembre) gli operatori balneari saranno chiamati ad esprimere il loro parere sul nuovo PUA, ma sarebbe il caso che fossero coinvolti anche i cittadini che poi sono i fruitori dell’arenile, utilizzando l’istituto del débat public introdotto dal nuovo Codice dei contratti.
Tenuto conto del fatto che oltre il 90% del turismo di Sabaudia è costituito da quello balneare la predisposizione del nuovo PUA assume una importanza rilevante per lo sviluppo di tutte le attività peraltro sempre nel rispetto dell’ambiente e della qualità.


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