martedì 19 settembre 2017

UN PUA PER TUTTI: L'ARENILE BENE COMUNE

L'arenile è un bene comune, con questa espressione, questa, fino a poco tempo fa assente nella discussione pubblica, del tutto priva d’ interesse per la politica, vengono comunemente indicati l’acqua, i servizi pubblici, le scuole, gli asili, le università, il patrimonio culturale e naturale, il territorio, le aree verdi, le spiagge e tutti quei beni e servizi che appartengono alla comunità dei cittadini e dei quali non può essere sottratto né il godimento, né la possibilità di partecipare al loro governo e alla loro gestione. 
Sono beni materiali e immateriali di appartenenza collettiva che sono sottratti alla logica dell’uso esclusivo e caratterizzati da una gestione condivisa e partecipata. 
I Comuni devono garantire la fruizione collettiva dei beni comuni e la loro preservazione a vantaggio delle generazioni future, attraverso un governo pubblico che ne consenta un utilizzo equo e solidale.
Nel 2009 fu assegnato  il premio Nobel per l’ economia a Elinor Ostrom proprio per i suoi studi in questa materia.
"Contrastare una logica di mercato che vuole “appropriarsi di beni destinati al soddisfacimento di bisogni primarie diffusi, ad una fruizione collettiva”(Nivarra  2017).
Proprio la dimensione collettiva scardina la dicotomia pubblico-privato, intorno alla quale si è venuta organizzando nella modernità la dimensione proprietaria. Compare una dimensione diversa, che ci porta al di là dell’ individualismo proprietario e della tradizionale gestione pubblica dei beni. Non un’ altra forma di proprietà, dunque, ma «l’ opposto della proprietà», com’ è stato scritto negli Stati Uniti fin dal 2003.
Secondo Stefano Rodotà di questa prospettiva vi è traccia nella nostra Costituzione che, all’ articolo 43, prevede la possibilità di affidare, oltre che ad enti pubblici, a “comunità di lavoratori o di utenti” la gestione di servizi essenziali, fonti di energia, situazioni di monopolio. 
Il punto chiave, di conseguenza, non è più quello dell’ “appartenenza” del bene, ma quello della sua gestione, che deve garantire l’ accesso al bene e vedere la partecipazione di soggetti interessati. I beni comuni sono “a titolarità diffusa”, appartengono a tutti e a nessuno, nel senso che tutti devono poter accedere ad essi e nessuno può vantare pretese esclusive.
Ora, tornando all'arenile del mare ogni Comune deve provvedere a garantire ai cittadini e ai turisti l'accesso alla spiaggia, impedendo che privati cittadini impediscano la libera fruizione del bene.
E' il caso dei famosi "varchi" che a Sabaudia, nel tratto tra il ponte Giovanni XXIII e Torre Paola sono stati chiusi impedendo l'accesso alla spiaggia.
Entro il 31 dicembre il Comune dovrebbe approvare il nuovo Piano Utilizzo Arenili per adeguarsi al regolamento regionale del 12 agosto 2016, n. 19, che oltre all'assegnazione di concessioni, spiagge attrezzate, ecc. ad alcuni imprenditori, dovrebbe anche affrontare il problema di tutelare l'interesse dei cittadini e dei turisti alla libera fruizione di questo prezioso bene comune.
Quindi non un PUA per pochi, ma un PUA per tutti.  

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