Oggi al Viminale il Ministro Minniti ha presentato il piano nazionnale di integrazione dei titolari di protezione internazionale.
L’immigrazione ha cambiato profondamente la fisionomia delle società occidentali, rendendo prioritario per i governi europei misurarsi con nuovi strumenti in ordine alla gestione del pluralismo culturale e religioso che necessariamente oggi caratterizza i contesti d’accoglienza: in questo senso, la governance dell’immigrazione non può che essere anche la governance dell’integrazione. Questa circostanza – che è un dato di realtà – ha fatto emergere due questioni. La prima attiene alla capacità dello Stato di garantire a coloro che chiedono rifugio in Italia un’esistenza dignitosa, laddove per dignità si intende l’effettività dei diritti costituzionalmente riconosciuti. Questa è l’ottica nella quale si muove il Piano nazionale d’integrazione dei titolari di protezione internazionale che, per la prima volta, l’Italia si avvia ad attuare. Un Piano il cui filo conduttore è quello di prevedere in favore dei titolari di protezione internazionale, misure concrete di tutela. Ai titolari di protezione vanno quindi riconosciuti quei diritti essenziali che discendono dal loro status, cui devono corrispondere, così come per ogni cittadino italiano, altrettanti doveri e responsabilità per garantire una ordinata convivenza civile. La seconda questione, altrettanto importante, riguarda la capacità delle istituzioni di governare in maniera equilibrata il delicato rapporto dei territori con i migranti, operando un bilanciamento tra i diritti di chi è accolto con quelli di chi accoglie. Ciò significa che accogliere chi proviene da una cultura e una tradizione differenti comporta non solo provvedere alla prima accoglienza sul territorio, ma sviluppare interventi diretti a facilitare l’inclusione nella società e l’adesione ai suoi valori.
Nel piano sono previste sette priorità.
Il documento lo trovate qui:
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