La scelta di promettere ai cittadini la realizzazione di un ospedale è evidente frutto di una visione ospedalecentrica della sanità che è superata da molti anni ed è senza dubbio mirata a raccogliere facili consensi in vista delle prossime tornate elettorali.
Forse sarebbe stato più opportuno fare un poco di programmazione ed elaborare prima di tale scelta un Piano Strategico (non si comprende perché non sia stato fatto dall'attuale direzione dato che la regione non è uscita dal piano di rientro) sul futuro dell'Azienda sanitaria locale con particolare attenzione allo sviluppo dell'assistenza ospedaliera provinciale in relazione alle mutate esigenze della popolazione e alle nuove tipologie di assistenza oltre che alla necessità di trasferire al territorio una serie di attività che oggi ingolfano impropriamente l'ospedale.
La popolazione della provincia è aumentata e con essa si sono modificati i dati epidemiologici.
L'incidenza dei tumori è cresciuta notevolmente (Latina ha in percentuale più casi di tumore rispetto alle altre province, ma è anche quella che ha meno posti letto) e così altre malattie, occorre ridisegnare la dotazione dei posti letto per acuti, quella dei PL dei day Hospital, ma prevedere anche una riabilitazione intensiva ed una estensiva a livello provinciale.
Bene l'apertura dell'apertura delle nuove case della salute nei Comuni che erano sede di PPI per il potenziamento dell'assistenza territoriale, ma vorrei sottolineare come questa sia stata una scelta basata sulla proposta del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia risalente al 15 gennaio 2019 ed accolta dalla Regione solo dopo manifestazioni , ricorsi ecc. dea parte dei cittadini, dei Comitati e di alcuni Sindaci.
Ma riuscirà un nuovo ospedale a risolvere i problemi dell'assistenza ospedaliera nella provincia?
Non si sa quanti posti letto avrà: questo è di fondamentale importanza dato che al momento tutti i problemi da cui è affetto l'attuale nosocomio nascono proprio dalla carenza di posti letto che non solo rallentano l'attività creando liste di attesa per i ricoveri e gli interventi operatori ma paralizzano anche l'attività del pronto soccorso che, una volta accertata la patologia dei pazienti e prestate loro le prime cure, non possono trasferirli nel reparto di destinazione proprio per mancanza di letti liberi.
La direzione generale ha avviato la realizzazione di un ampliamento del PS: questa potrà solo offrire spazi e letti più consoni all'attesa ai pazienti e ai familiari, ma sempre in attesa del trasferimento al reparto.
Un altro punto sul quale vorrei soffermarmi è rappresentato dalla Convenzione con l'Università "Sapienza" che è fonte di costi diretti ed indiretti oltre che di vertenze giudiziarie in relazione all'utilizzo di parte della casa di cura ICOT occupando comunque molti spazi anche all'interno dell'attuale sede del Santa Maria Goretti.
A ciò si aggiunge il problema del padiglione Porfiri in parte occupato dal CUP che è fonte di notevole disturbo per i pazienti oncologici ed ematologici sottraendo anche loro spazi preziosi.
Ecco che occorre ridisegnare il ruolo degli ospedali rimasti integrandoli maggiormente con le Case della salute e le altre strutture presenti nei Distretti, assegnando a ciascuno degli ospedali ruoli più definiti e prevedendo i posti letto necessari per ogni disciplina sia complessivamente che per ciascuno degli ospedali in base alle patologie esistenti
Ma non vorrei che questo fosse stato studiato per evitare di affrontare i problemi quotidiani che sono le liste di attesa (la provincia di latina è maglia nera del Lazio in questa particolare classifica), il rimbalzo dei pazienti tra medici di base, specialisti ed ospedale dato che i tanto decantati Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali non funzionano e il paziente deve andare da una parte all'altra con il solito pacco di esami prima di avere una risposta; anche il famoso Fascicolo Sanitario Elettronico, sbandierato da alcuni come soluzione di tutti i problemi nel Lazio è ancora in alto mare.
Ecco che allora i problemi non sono dovuti alla vetustà dell'ospedale, che comunque c'è, ma sarebbe necessario prima capire quale è la sanità che vogliamo realizzare con il nuovo ospedale, altrimenti saranno 230 milioni buttati.
In ogni caso la realizzazione di una nuova struttura potrebbe avvalersi del progetto tipo elaborato da Renzo Piano per l'allora Ministro Veronesi, che consentirebbe di risparmiare tempi e costi e che potrebbe essere calato agevolmente nell'area prescelta facendo la scelta di una struttura sostenibile dal punto di vista ambientale (anche dal punto di vista energetico e per il recupero delle acque) e molto attenta all'umanizzazione del paziente, come sostengo nel mio recentissimo "Salute uguale per tutti: noi credevamo".
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