venerdì 17 maggio 2019

ALCUNE CONSIDERAZIONI SUL RAPPORTO OASI PRESENTATO NEI GIORNI SCORSI IN REGIONE

Il 15 maggio scorso è stato oggi discusso in Regione Lazio il Rapporto 2018 dell' Osservatorio sulle aziende e sul sistema sanitario italiano del Cergas Bocconi, alla presenza dell’Assessore alla Sanità e Integrazione Socio-Sanitaria Alessio D’Amato, del Direttore Regionale Salute e Integrazione Socio-Sanitaria Renato Botti e del top management della sanità laziale.

Pur avendo quasi raggiunto l’equilibrio economico-finanziario riuscendo a mantenere buoni risultati in termini di salute della popolazione, il Servizio sanitario regionale deve ora risolvere molti disequilibri territoriali e raccogliere la sfida imposta.
Rimangono ancora piuttosto marcate le differenze territoriali: l’aspettativa di vita in buona salute è di 56,6 anni al Sud e di 60,5 anni al Nord, con la Calabria che si assesta a 52 anni e la provincia autonoma di Bolzano che arriva a 69. Il Lazio fa registrare un valore di 57,7 anni, poco più di un anno in meno rispetto alla media nazionale, pari a 58,8. 
Il sistema fatica anche a garantire continuità assistenziale agli anziani a seguito di un ricovero: un over 85 su quattro viene ricoverato almeno una volta l’anno, con una degenza media di 11 giorni, ma solo il 16% di questi viene dimesso prevedendo qualche forma di continuità assistenziale.
Oltre ad alcuni squilibri di finanziamento tra le aziende sanitarie si fanno sempre più critiche le condizioni del personale. 
Il blocco del turnover, che è stato utilizzato per anni come principale strumento della riduzione di spesa, ha portato ad una riduzione eccessiva e all'aumento dell'età media delle varie categorie. 
In Italia il personale infermieristico è meno della metà rispetto alla Germania (5,6 infermieri ogni mille abitanti, contro 12,9) e a soffrire di più sono sempre le regioni del Centro-Sud: al 2016 la Lombardia registrava 9,6 dipendenti Ssn ogni mille abitanti, la Campania 7,3 e il Lazio 7,1.
A sua volta nel Lazio assistiamo a profondi squilibri tra la dotazione organica delle aziende della Capitale e di quelle delle province.
C'è ancora molta strada da fare per elevare il livello della qualità del SSR nel Lazio.

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