lunedì 13 maggio 2019

LA DISCUSSIONE IN CONSIGLIO REGIONALE DELLA MOZIONE PRESENTATA DALLA LEGA SUI PPI


Ieri 13 maggio il Consiglio regionale del Lazio ha esaminato la  Mozione n. 44 del 31 luglio 2018 presentata dai consiglieri Tripodi, Giannini e Corrotti, concernente: Potenziamento dei punti di primo intervento e iniziative per la riformulazione del decreto n. 70/2015 attraverso il coinvolgimento della Conferenza Stato-Regioni e il Ministero della salute.
La stampa aveva dato ampio risalto a questa proposta.
In particolare il punto 2 della mozione  prevedeva di mettere in atto tutte le misure per potenziare il PPI con posti di breve degenza e ambulatori specializzati al fine di drenare gli accessi nei pronto soccorso degli ospedali limitrofi e di non ridurre l'offerta sanitaria. 
Nel corso del dibattito è intervenuto l'assessore D'Amato il quale ha riferito di aver già sollecitato il Ministro grillo il 23 agosto 2018 con una nota ufficiale a cui a tutt'oggi non vi è stata risposta e che comunque c'è stato anche l'approvazione da parte del Consiglio dell'ordine del giorno del 27 settembre 2018.
E' un vero peccato che il Ministro non abbia risposto a D'Amato mentre invece aveva già risposto ad una mia del  15 luglio 2018 con una lettera in data 7 settembre nella quale affermava che "nell'ambito della propria autonomia in materia di programmazione sanitaria le Regioni possono adottare le modifiche che ritengono necessario al piano di riorganizzazione della rete ospedaliera fatto salvo il rispetto degli standard previsti dal DM. 70/2015". 
Pertanto il Ministro ha voluto sottolineare come, volendo, la regione possa modificare il famoso DCA U00257 con il quale era stata fissata al 31 dicembre 2018 la trasformazione dei PPI in ambulatori di cure primarie con ambulanza medicalizzata.
Proseguendo nel suo intervento  l'assessore alla sanità ha dichiarato che fermo restando così com’è il decreto ministeriale, non posss accogliere il secondo capoverso della mozione, che è un impegno, senza voler entrare nello specifico, che l’Amministrazione regionale autonomamente non può assumere, se non modificando il decreto ministeriale n. 70.
"Pertanto - ha proseguito D'Amato - il parere sulla mozione, così come è redatta, non può essere favorevole, a meno che non venga tolto il secondo capoverso della mozione stessa. Comunque, nel rispetto dello spirito anche del proponente, io consiglierei di riportare in sede di Commissione consiliare la materia, visto che finora ha avuto un consenso unanime e una gestione unanime da parte dell’Aula".
Detta proposta dimostra che l'assessore ignora i decreti firmati da Zingaretti DCA U0025/2017 e DCA U00412 con i quali è stato previsto che i Comuni che perdono un PPI possano avere una casa della salute e che all'interno di queste possa essere previsto un PPI.
Purtroppo D'Amato  prosegue con il solito balletto di competenze senza rendersi conto del tempo che trascorre , oppure vuole proprio sfruttare questo elemento per arrivare alla fine dell'anno senza aver concluso nulla.
Però il consigliere Tripodi a questo punto ha accolto la proposta dell'assessore ed accettato di togliere il secondo comma della mozione per cui la mozione è stata approvata con il solo impegno rivolto al presidente Zingaretti  e all'assessore a rendersi portavoce presso la Conferenza stato regioni e presso il Ministro della salute  per rivedere il DM 70/2015 scongiurando così la chiusura dei PPI.
Un po' poco dopo aver sbandierato la mozione su tutti i giornali.
La cosa assurda è che altre regioni come la Toscana, l'Emilia e Romagna, il Veneto ecc. hanno di fatto ignorato questa parte del DM 70/2015; addirittura l'Umbria dopo aver chiuso un PPI lo ha riaperto e, giustamente, il Ministero non ha detto nulla. 
A questo punto la parola torna ai cittadini che non staranno con le mani in mano come hanno già dimostrato e alla politica locale che non può rimanere insensibile a questa decisione che sembrerebbe già presa. 

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