venerdì 10 novembre 2017

LE DISUGUAGLIANZE DEL SERVIZIO SANITARIO TRA LE REGIONI MA ANCHE ALL'INTERNO DI UNA STESSA REGIONE

Nel suo nuovo "Health at a glance 2017" l'OCSE punta il riflettore sulle disuguaglianze regionali che destano ancora grande preoccupazione.  
L'OCSE riconosce i problemi di bilancio dovuti a tagli e vincoli che hanno caratterizzato questi ultimi anni di crisi economica. 
Pur in un contesto internazionale di questo tipo l'Italia ha realizzato una riforma per ampliare i benefici dell'offerta sanitaria.
Resta comunque la "preoccupazione rispetto alla capacità delle singole regioni di assicurare la fornitura dei servizi ampliati" e nel contempo si evidenzia un "ampliamento delle disparità".
"Malgrado la copertura universale - evidenzia l'Ocse - le regioni meridionali sono storicamente meno in grado di fornire l'assistenza adeguata come definita a livello nazionale".
Il totale della spesa sanitaria è al di sotto della media Ocse: in Italia si spendono 3.400 dollari all'anno a persona (dato riferito al 2016) rispetto ai 4.000 della media Ocse. Quindi si suggerisce di "mantenere una forte attenzione all'efficienza dei nostri servizi sanitari in un contesto in cui le risorse sono scarse".Tra l’altro il tasso di penetrazione dei farmaci generici nel nostro Paese è del 19%, rispetto al 52% della media Ocse. Per quanto riguarda invece i vaccini riscontrata la tendenza alla riduzione della copertura vaccinale nei bambini e in particolare per il morbillo.
Tra i fattori di rischio per la salute abbiamo percentuali inferiori alle media Ocse per quanto riguarda il consumo di alcool (7,6 litri all'anno con i 9 della media dei paesi Ocse) e la popolazione obesa (il 9,8% in Italia contro il 19,4% della media Ocse). Situazione critica per quanto riguarda il tabagismo: in Italia fuma il 20% della popolazione (contro il 18,4% delle media Ocse). Allarme invece per quanto riguarda l'esposizione media annuale alle polveri sottili che nel nostro Paese è di 19,9 mg/m3 (il livello medio dei paesi Ocse è 15,1).
A ciò si deve aggiungere secondo me anche una disuguaglianza interna delle regioni,  nel senso che ad esempio tra i servizi offerti nella Capitale e quelli offferti nel Comune di Atina (FR) o Spigno Saturnia (LT) ci sono profonde differenze. 
Ancora, la popolazione anziana ha difficoltà per accedere ai servizi e alle prestazioni in quanto la loro dislocazione non è decentrata sul territorio rendendo appunto disagevole se non impossibile l'accesso per le persone anziane.
L'elaborazione del coefficiente di Gini offre dati molto negativi, ma nonostante ciò non vengono presi provvedimenti per contrastare questo fenomeno.

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