L’assistenza
specialistica ambulatoriale nella provincia di Latina è assicurata dai presidi
pubblici (ospedali e poliambulatori), e da 42 privati.
Il numero delle
prestazioni ambulatoriali dell’anno 2018 è stato di 3.248.778 erogate dalle
strutture pubbliche dell’azienda, di 1.794.489 erogate dalle strutture private
accreditate della provincia e di 982.950 da parte di strutture private della
regione, per un costo complessivo
sostenuto dalla ASL per l’assistenza specialistica che è stato nell’anno 2017
(ultimo rendiconto approvato) di € 173.247.000 di
cui € 173.247.000 del pubblico ed € 22.337.000 del
privato (case di cura, strutture convenzionate della provincia e per mobilità
passiva da altre aziende). I dati indicano un lieve incremento della produzione
aziendale che però mantiene il 54% delle prestazioni ma anche da parte delle
strutture private che conservano il 46% delle prestazioni, per un totale di
6.026.217 prestazioni rispetto ai 5.798.773 dell’anno 2017 (+4%).
La percentuale del
costo complessivo per questa voce di spesa si è mantenuta nel 2018 al 16%: un
dato superiore a quello previsto nel Patto della salute pari al 13% sottraendo
così risorse agli altri livelli assistenziali.
A ciò si deve
aggiungere che il numero dei presidi accreditati della provincia di Latina è
superiore a quello della provincia di Frosinone che sono 38 ma che ha costi per
l’assistenza specialistica molto più contenuti.
Con DCA U00073/2018
la regione ha stimato il fabbisogno di prestazioni.
Il costo pro capite
dell’assistenza specialistica nella provincia di Latina è stato di € 340 il che
pone la provincia ad un livello superiore a quello della media del Lazio ma
anche ad un livello elevato rispetto alla media nazionale.
Mentre il costo pro
capite nella provincia di Frosinone è molto più contenuto.
Secondo dati
presentati dalla ASL Latina il valore medio della spesa per l’assistenza
specialistica per gli anziani sarebbe di € 356 pro capite.
Il disagio economico
per spese per consumi sanitari è in aumento e, secondo il CREA Sanità nell’anno
2018 sarebbe arrivata nel centro Italia al 6,5% quindi ben superiore al nord
(3,5%) avvicinandosi al sud (7.9%).
A tutto ciò si aggiunge il perdurare del mancato
rispetto dei tempi delle liste di attesa che hanno posto la provincia di latina
all’ultimo posto nel Lazio senza che si sia mosso nulla per modificare questo
stato di cose.
Desidero rammentare che la Regione da tempo ha
sollecitato una serie di iniziative per la riduzione delle liste di attesa.
Nonostante il tempo trascorso l’Azienda
ai propri sportelli del CUP non ha affisso cartelli con l’informazione che ai
sensi del 13° comma dell’art. 3 del D.lgs 124/1998 «Fino all'entrata in vigore
delle discipline regionali di cui al comma 12, qualora l'attesa della
prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore
generale ai sensi dei commi 10 e 11, l'assistito può chiedere che la
prestazione venga resa nell'ambito dell'attività libero professionale
intramuraria, ponendo a carico dell'azienda unità sanitaria locale di
appartenenza e dell'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta
la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo
di partecipazione al costo della prestazione e l'effettivo costo di
quest'ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l'assistito sia
esente dalla predetta partecipazione l'azienda unità sanitaria locale di
appartenenza e l'azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la
prestazione corrispondono, in misura eguale, l'intero costo della prestazione.
Agli eventuali maggiori oneri derivanti dal ricorso all'erogazione delle
prestazioni in regime di attività libero professionale intramuraria si fa
fronte con le risorse di cui all'articolo 13 del decreto legislativo 30
dicembre 1992, n. 502, e successive modificazioni ed integrazioni, con
conseguente esclusione di ogni intervento finanziario a carico dello Stato».
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