In occasione dell'apertura dell'anno giudiziario i Procuratori generali hanno fatto interventi molto duri sulla situazione della criminalità nel nostro Paese soffermandosi molto sulla corruzione.
Qui di seguito riporto alcuni stralci del discorso del dott. Roberto Scarpinato P.G. di Palermo:
"Gli indici numerici dei procedimenti definiti rispetto a quelli sopravvenuti segnano significativi rialzi, mentre si riduce in tutte le Procure la percentuale dei procedimenti prescritti. Se dovessimo limitarci ad esaminare l’andamento dell’amministrazione della giustizia in un’ottica autoreferenziale e produttivistica, tutta interna cioè agli apparati giurisdizionali, potremmo pervenire a conclusioni ottimistiche atteso che il saldo tra input e output appare positivo.
Ma tale approccio di tipo aziendalistico rischia di condurre a conclusioni fallaci.
Non appena si allarghi l’orizzonte conoscitivo alla realtà sociale esterna al palazzo di giustizia, il quadro si tinge di molti chiaroscuri e di pesanti ombre, sollevando interrogativi sulla concreta capacità della giustizia penale ordinaria di raggiungere significativi risultati e concreti nel contenimento e nella riduzione del crimine.
Infatti, nonostante gli sforzi profusi e l’incremento della produttività, l’indice statistico dei reati invece che diminuire o restare costante, registra rispetto all’anno scorso un incremento percentuale del 9,24% come media statistica dell’intero distretto.
Gli incrementi, che riguardano una larga fascia di reati, si concentrano nel territorio di Palermo con un più 22,28%, a Termini Imerese, con un più 17,7% e a Trapani con un balzo statistico del 51,54% in più.
Tali aumenti percentuali, indicativi di una crescita dell’aria dell’illegalità quasi insensibile risposta giudiziaria appaiono tanto più significativi ove si ponga mente a due fattori.
Il 15 gennaio 2016 sono stati emanati i decreti legislativi n.7 e n.8 che hanno abrogato e depenalizzato una quota indicativa di reati.
Se si tiene conto che le predette depenalizzazioni nel loro sommarsi hanno diminuito le iscrizioni di nuovi reati nei registri delle procure in percentuali complessivamente variabili dal 20% al 30%, appare tanto più significativa la circostanza, che non nonostante siffatte politiche criminali deflattivi, i dati statistici attestino tuttavia una crescita percentuale delle iscrizioni di reati pari a circa il 10%.
Ciò vuol dire che l’area dell’illegalità registra una crescita tale da neutralizzare l’efficacia delle politiche criminali deflattive, tuttavia indispensabili perché in assenza di tali interventi deflattivi il tasso di crescita dei reati in alcune zone del territorio raggiungerebbe il 40% ed il 70%, con relativo incremento del numero dei procedimenti da gestire.
Per apprezzare pienamente la crescita dell’aria dell’illegalità, occorre considerare un secondo fattore.
Gli indici statistici della Procura della Repubblica prendono in considerazione solo i reati segnalati dai cittadini a seguito di denunce e querele e i reati autonomamente accertati delle Forze di Polizia e dalla magistratura.
Resta fuori dal computo la cifra oscura dei reati consumati e tuttavia non denunciati o non accertati: una cifra che, secondo vari indici, appare molto significativa in settori di grande rilevanza quali, a titolo di esempio, i reati di estorsione, di usura, di lesioni gravi e gravissime di lavoratori a seguito di violazione della normativa antinfortunistica, il reato di cui all’art. 603 bis c.p., introdotto dalla legge 29 ottobre 2016 n.199, che sanziona con la pena da uno a sei anni e con la multa i datori di lavoro che impiegano lavoratori sottoponendoli a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno, ed ancora rientra nella cifra oscura un’ampia gamma di reati contro la pubblica amministrazione".
"Nel distretto si registra un incremento del 97% dei procedimenti per reati di corruzione, del 77% per reati di concussione, del 27% per i reati di malversazione a danno dello Stato e di indebita percezione dei contributi.
Ma più che il dato quantitativo, di per sé significativo, ciò che colpisce è il quadro complessivo che emerge dalla lettura delle particolareggiate relazioni dei procuratori sui procedimenti instaurati.
Il numero dei soggetti coinvolti, i ruoli apicali o strategici da tanti di essi ricoperti all’interno di ministeri nazionali, di vari assessorati della Regione siciliana, della più diversa tipologia di uffici ed enti pubblici - dalle Comuni alle Asl, dal Genio Civile alla Inail e via elencando, la serialità delle condotte criminose, la vastità delle reti di relazioni e di complicità, la rilevantissima entità economica dei danni causati dalle condotte criminose al pubblico erario e alla collettività, ricompongono - tessera dopo tessera - il quando di un collasso etico e di una deriva criminale di segmenti significativi della classe dirigente.
La crescita costante anno dopo anno di tale fenomenologia criminale, in larga misura sommersa, (nell’ultimo triennio l’andamento di crescita a Palermo è stata del 23%) attesta che anche in questo settore la giustizia penale non riesce ad assolvere la funzione generalpreventiva di disincentivare la consumazione dei reati mediante la minaccia dell’irrogazione delle sanzioni e la loro successiva comminazione.
Il deficit degli effetti della risposta penale in tale specifico settore appare il risultato di politiche legislative stratificate nel tempo che hanno depresso in vari modi il rischio ed il costo penale derivanti dalla consumazione di tali reati, alimentando così la crescita di una cultura impunitaria che a sua volta ha operato da propellente per la crescita del fenomeno".
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