Come sanno alcuni dei miei lettori da tempo ho iniziato una battaglia contro l'uso dei pesticidi nel Parco del Circeo per prevenire i rischi per la salute umana, scrivendo in data 19 settembre 2015 una lettera al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare che prontamente chiese spiegazioni alla regione, al Comune e all'Ente Parco. La mia sollecitazione era dovuta anche alla pubblicazione del DM 10 marzo 2015 che prevede proprio la riduzione dell'uso dei pesticidi nelle aree protette.
Purtroppo i pesticidi finiscono per inquinare il terreno e le acque compresa la falda acquifera. le stesse analisi fatte sulle acque del lago di Paola e sul fiume Sisto lo dimostrano.
Alcune mie slides sull'argomento sono state presentate ad un convegno tenutosi a Sabaudia il 21 maggio 2016 e si trovano su questo blog.
Alcune mie slides sull'argomento sono state presentate ad un convegno tenutosi a Sabaudia il 21 maggio 2016 e si trovano su questo blog.
Mentre dal Comune non sono pervenute notizie, sul sito dell'Ente parco nazionale del Circeo è stato pubblicato in questi giorni un lungo comunicato dal quale si apprende l'impegno assunto dal Direttore generale Cassola su questo tema e del sostegno dell'Assessore all'agricoltura della regione, mentre sul fronte dell'ambiente la regione non ha fatto sapere nulla.
Sarebbe opportuno che anche il Comune si impegnasse su questo punto per la parte che gli compete.
Ecco un riassunto del lungo comunicato dell'Ente Parco:
Il 20 dicembre scorso, presso l'Auditorium del Centro visitatori del Parco Nazionale del Circeo ha avuto luogo, con la collaborazione dell'ISPRA una giornata di incontro tecnico-divulgativa sulle attività agricole, la tutela della Biodiversità e dell'ambiente acquatico nelle Zone Ramsar del Parco Nazionale del Circeo dal titolo "Garantire le produzioni agricole, sostenere la biodiversità".
Le zone umide sono aree potenzialmente vocate per l'agricoltura e per un'attività produttiva che dev'essere maggiormente compatibile con gli obbiettivi di conservazione della biodiversità e dei servizi ecosistemici delle aree protette. Tuttavia, l'uso di prodotti fitosanitari, oltre a quello dei fertilizzanti chimici e l'elevata meccanizzazione, costituiscono delle importanti minacce alla conservazione delle specie e degli habitat legate agli ecosistemi acquatici. I prodotti fitosanitari possono essere tossici per le specie selvatiche sia per esposizione diretta, sia per alterazione dell'habitat, delle funzioni vitali, metaboliche e delle catene alimentare, derivanti in particolare dalla diminuzione delle prede e dall'effetto del bioaccumulo. Da uno studio svolto da ISPRA per conto del Ministero dell'Ambiente è emerso che il 56% (su 109) delle specie animali e il 92% (su 133) degli habitat tutelati dalla direttiva Habitat sono molto sensibili ai prodotti fitosanitari; le specie e gli habitat più sensibili sono legati prevalentemente agli ecosistemi acquatici, presentano una scarsa distribuzione ed un cattivo stato di conservazione (Rapporti ISPRA n. 194/2014, 216/15, 219/15).
Pertanto al fine di valutare la compatibilità fra attività agricola e conservazione della biodiversità nella Zona Ramsar di Lago di Sabaudia, l'Ente Parco Nazionale del Circeo ha aderito a un progetto coordinato da ISPRA e finanziato dal MATTM, a cui ha collaborato anche CREA - Rete rurale nazionale, finalizzato a: Raccogliere dati sull'attività agricola, l'uso dei prodotti fitosanitari e per la valutazione dei Servizi Ecosistemici di cui beneficiano le aziende o che concorrono a mantenere, in Zone Ramsar con più del 40 % della superficie caratterizzata da aree agricole; Svolgere un'attività di informazione e sensibilizzazione sul tema della compatibilità fra tutela della biodiversità (in particolare dell'avifauna) e dei servizi ecosistemici e l'attività agricola.
Il Lago di Sabaudia è una delle sei Zone Ramsar che sono state incluse fra le aree pilota del progetto, in particolare per la presenza di orticole che costituiscono una delle colture che potenzialmente può presentare delle criticità per la tipologia di prodotti fitosanitari utilizzati. Le Zone Ramsar sono aree umide di importanza internazionale per le quali il PAN (D.M. 22/01/2014) prevede che i Ministeri dell'Ambiente, in accordo con il Ministero dell'Agricoltura e le Regioni e provincie autonome definiscano eventuali limitazione all'uso di prodotti fitosanitari pericolosi per gli ecosistemi acquatici, sulla base di Linee guida pubblicate con D.M. 10/3/2015.
I risultati emersi nelle attività svolte nell'ambito del progetto, fra cui interviste agli agricoltori presso le loro aziende, sono stati presentati nel convegno conclusivo svoltosi il 20 dicembre presso la sede del Parco a Sabaudia.
I risultati emersi dall'indagine svolta a livello nazionale mettono in luce che, nelle Zone Ramsar interessate, solo il 24% delle aziende intervistate sono biologiche o non fanno uso di prodotti fitosanitari (su un totale 105 aziende); mentre quelle convenzionali utilizzano prodotti fitosanitari che molto spesso non sono adeguati alla tutela degli ecosistemi acquatici (83% tossici per l'ambiente – N), seppur autorizzati dai disciplinari regionali. Gli agricoltori intervistati, in particolare quelli "convenzionali", non conoscono i pericoli derivanti dall'uso di fitofarmaci sulla biodiversità, e molto spesso non conoscono le misure delle Linee Guida per l'attuazione del Piano d'azione nazionale per l'uso sostenibile dei prodotti fitosanitari, per minimizzare gli impatti sugli ecosistemi acquatici o i metodi alternativi all'uso di prodotti fitosanitari. Scarsa è risultata nelle 6 Zone Ramsar considerate sia la presenza di vere aziende biologiche che attuano la filiera corta, sia di azioni di sostegno e valorizzazione dei prodotti biologici e di qualità. Inoltre è stata rilevata una inadeguata conoscenza delle tecniche agronomiche che permettono di minimizzare sia l'uso sia gli impatti derivanti dall'uso dei prodotti fitosanitari sugli ecosistemi acquatici.
Le opportunità di sviluppo di un'agricoltura sostenibile in queste aree sono molteplici. Innanzitutto, gli agricoltori manifestano una necessità di cambiamento, di valorizzazione dei loro prodotti, di un marchio di qualità/provenienza, e un interesse verso pratiche agronomiche alternative a quelle dell'agricoltura convenzionale, anche per le opportunità economiche che ne potrebbero derivare, grazie anche ad un miglior utilizzo di fondi del PSR. D'altra parte c'è una richiesta sempre più in crescita di consumatori che acquista prodotti di filiera corta e con maggiori garanzie di salubrità.
Per quanto riguarda l'area del Lago di Sabaudia risulta una scarsa presenza di aziende biologiche o biodinamiche, anche sotto la media rilevata a livello nazionale. Tuttavia alcune aziende stanno già attuando i metodi della lotta integrata volontaria anche se alcune utilizzano prodotti che presentano frasi di pericolo per l'ambiente e gli ecosistemi acquatici. Comunque si tratta di aziende che mantengono elementi di naturalità nei loro campi (siepi, filari, fasce inerbite). Anche gli agricoltori del Lago di Sabaudia e in generale del Parco Nazionale del Circeo mostrano interesse e disponibilità alla realizzazione di progetti di sviluppo di un'agricoltura sostenibile attraverso un accordo agro ambientale, l'uso di un marchio di qualità e di realizzazione di una filiera corta che permetta agli agricoltori un maggior guadagno e una diminuzione dei costi ambientali derivanti dal trasporto delle merci e dallo spreco dei prodotti che non rientrano negli standard delle catene dei supermercati.
Progetti di questo tipo possono essere finanziati con le misure dei Piani di Sviluppo Rurale e vanno attivati creando una stretta collaborazione fra aziende ed enti parco per il raggiungimento di un comune obiettivo, che deve essere quello del mantenimento di una buona qualità degli ecosistemi acquatici, dei loro servizi utili anche all'agricoltura, e dell'attività agricola che contribuisce a custodire la biodiversità nelle aree protette.
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