lunedì 15 gennaio 2018

IL LAVORO NEI PRIMI SESSANT'ANNI D'EUROPA

L'ISTAT ha pubblicato alla fine del 2017 un rapporto sui sessanta anni d'Europa.
Il ritardo dell’Italia sul fronte della partecipazione al lavoro non è una novità: sin dai tempi della firma dei Trattati di Roma i tassi di occupazione italiani sono stati sempre più bassi rispetto a quelli dell’aggregato E6; soltanto negli anni Ottanta si assiste a una riduzione del divario, che diventa inferiore a 4 punti percentuali raggiungendo il suo minimo nel 1984. I livelli massimi di divergenza si osservano invece durante la recente crisi: in questi anni il divario tra l’Italia e l’Europa dei sei, ma anche dei 28, è il più elevato mai riscontrato. L’obiettivo di Europa 2020 di un tasso di occupazione al 75 per cento appare molto lontano.Nella lunga strada verso la parità di genere, negli ultimi 60 anni le differenze fra l’Italia e i sei paesi fondatori si sono accentuate. Nei decenni immediatamente successivi la creazione della Comunità europea, infatti, l’aggregato E6 mostra una continua diminuzione (anche se più lenta all’inizio) delle differenze di genere nei tassi di occupazione. Al contrario, nel nostro Paese, un cambio di passo interviene soltanto a partire dagli anni Settanta: i punti percentuali che separano i tassi di occupazione maschili e femminili sono 50 nel 1970, e si riducono a 18 nel 2016. Ma ancora molta strada ci separa dal complesso dei paesi dell’Ue e dall’aggregato dei sei fondatori.
Nel 1963 il tasso di disoccupazione in Italia è al 4 per cento: un minimo storico, ma un tasso comunque superiore a quello del gruppo dei sei fondatori. Una dinamica simile accomuna Italia ed E6 fino al 2001.
La partecipazione al mercato del lavoro, misurata con il tasso di attività, mostra per quasi 20 anni dalla firma dei Trattati di Roma un andamento negativo, più accentuato in Italia rispetto al complesso dei sei fondatori. 
Nel corso di questi primi 60 anni d’Europa i profondi cambiamenti demografici e sociali hanno messo i lavoratori “anziani” sempre più al centro delle politiche. La maggiore longevità determina pressioni crescenti sui sistemi 
La quota dei salari, cioè la percentuale di reddito spettante al lavoro dipendente (corretta per tenere conto delle differenze nella composizione del lavoro) dagli anni Ottanta è andata diminuendo nell’insieme dei Paesi fondatori e ancor più in Italia.

Nessun commento:

Posta un commento