sabato 7 aprile 2018

LA RIFORMA DELLE AUTONOMIE LOCALI E IL GOVERNO CHE VERRA'

Agli addetti ai lavoro ma non solo sono noti i gravi problemi degli enti locali che, invece di essere risolti, con la legge 56/2014 si sono aggravati.
La nuova presidente del Senato, la sen. Alberti Casellati nel suo discorso di insediamento ha sottolineato l'esigenza di affrontare il rinnovo delle norme per le autonomie locali.
Il problema è che tutte le riforme fatte in questi ultimi anni non hanno fatto che peggiorare la situazione.
In primo luogo il problema dei piccoli Comuni strozzati da un sistema sempre più orientato verso la globalizzazione e che cerca in tutti i modi di eliminarli. negli anni '20 aveva percorso questa strada il governo dell'epoca e sappiamo che fine ha fatto, ora ci ha provato un ragazzo venuto dalla Toscana, ma anche a lui non è toccato risultato migliore.
Penso che sarebbe ora di comprendere che i piccoli comuni sono una risorsa e che vanno difesi perché sono una ricchezza in termini di storia, di cultura e di tradizioni popolari che possono essere fonte di un turismo dei borghi.
Poi si passa al sistema elettorale, con l'assenza di uno strumento di selezione della dirigenza per cui vengono eletti personaggi privi totalmente di esperienza ma anche del buon senso del buon padre di famiglia, con il voto disgiunto, un sistema per cominciare a fare inciuici già prima dell'insediamento, con le candidature di personaggi che nulla hanno a che fare con i luoghi dove si candidano essendo residenti altrove e che oltre ad essere poco presenti delegano tutto ai soliti personaggi locali. 
Molte cose possono essere inserite nella riforma della legge 56/2014 che ha messo in ginocchio le province impedendo anche ai cittadini di poter esprimere il loro diritto di voto.
Il 29 aprile si voterà in molte province italiane per i nuovi vertici ma i cittadini se ne disinteressano mentre le somme riscosse finiscono nella grande tramoggia dello Stato che ogni tanto, quando se ne ricorda restituisce qualche spicciolo.
Poi si deve parlare del Codice dei contratti e delle Centrali Uniche di Committenza, troppo spesso rimaste solo sulla carta mentre i Comuni seguitano a fare tutto come prima....basterebbe affidare questo compito alle province. 
I mancati controlli sugli appalti di lavori e di servizi sono una croce ricorrente.
Il sistema delle consulenze e degli incarichi di progettazione poi è oggetto di frequenti interventi della Corte dei conti.
La gestione della cassa accentrata allo Stato rende difficile la gestione quotidiana.
La malagestione imperante e con essa una corruzione strisciante anche ai livelli più bassi della burocrazia locale.
Insomma il nuovo Parlamento se vuole veramente  metter mano alla riforma degli enti locali non ha che l'imbarazzo della scelta.

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