Il primo esempio di acquacoltura viene attribuiti agli antichi romani che lo avrebbero realizzato a Ponza per l'allevamento delle murene, ma anche a Formia ci sono resti di vasche per l'allevamento dei pesci e di sicuro nella villa dell'imperatore Domiziano sul lago d Paola e Sabaudia esistevano allevamenti di pesce utilizzando le acque salmastre della laguna.
In epoca più recente le valli di Comacchio rappresentano un'area dedicata all'anguillicoltura.
Ma in epoca recente è stato dato un grande impulso agli allevamenti intensivi sia in acqua dolce che in acqua di mare.
Le amministrazioni locali possono dare un grande impulso a queste attività ma occorre fare in modo che venga rispettato l'ambiente onde evitare che possano produrre inquinamento danneggiando le popolazioni e altre attività come quelle balneari nel caso in cui si trovino vicino alla costa.
per quanto motivo, almeno per l'allevamento di alcune specie, viene fatto ricorso a gabbie off-shore gestite in maniera automatizzata.
La Food and Agricoltural Organization ha messo a punto un Codice per l'acqucoltura responsabile per la tutela dell'ambiente.
La materia, per la sua importanza ha trovato la sua disciplina nell' ampliamento del concetto giuridico di imprenditore acquicolo (D.Lgs. 228/2001) includendovi l’allevatore di animali che utilizza le acque dolci, salmastre e marine. Oltre alla determinazione di una dimensione giuridica ed economica delle attività di allevamento, sono andati imponendosi un ruolo e una dimensione territoriale e spaziale correlati a tali attività. In Italia il ruolo spaziale dell’acquacoltura ha più volte generato conflitti di interesse in quanto in molti casi sulle stesse aree marine e costiere insistono interessi economici di attività differenti, che variano dalla pesca ai trasporti, dalla navigazione al turismo.
Il MIPAAF pone molta attenzione a tutto il settore e così anche molte regioni.
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