Oggi 24 marzo, presieduto e organizzato dalla dott.ssa Rossella Carucci, storica dirigente del 118 della provincia di Latina e del Lazio, è iniziato a Sabaudia , all'Hotel Oasi di Kufra il XIX Congresso della Società scientifica SIS 118 che proseguirà nei giorni 25 e 26.
Molto ricco il programma dei lavori.
In un mio breve intervento all'inizio dei lavori ho evidenziato la situazione dei sette PAT (ex PPI ) della provincia di Latina e in particolare di quello di Sabaudia.
Allo scopo di ricordare come si è arrivati allo stato attuale ecco un breve riepilogo delle norme e dei fatti.
Com'è noto il comma 3 dell’art.10 della legge 833 del 1978 prevede che «Sulla base dei criteri stabiliti con legge regionale i comuni, singoli o associati, o le comunità montane articolano le unità sanitarie locali in distretti sanitari di base, quali strutture tecnico‐funzionali per l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento».
Con la lettera c) dell’art. 15, comma 13 d.l. 95 del 2012, convertito con legge 135 dello stesso anno è stato delegato il Governo, sentita la Conferenza Stato-Regioni ad adeguare gli standard dell’assistenza ospedaliera, ma il d.m.70 del 2 aprile 2015 al punto 9.1.2. ha inteso ridimensionare la Rete territoriale di soccorso andando oltre quella che era stata la delega concessa al Governo stabilendo al punto 9.1.5 la trasformazione dei Punti di Primo Intervento in postazioni medicalizzate del 118.
Il d.p.cm. 12 gennaio 2017 recante la definizione e aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza all’art. 3 stabilisce che il livello dell’assistenza distrettuale si articola, tra l’altro nell’emergenza sanitaria territoriale specificando poi all’art. 7 che Il Servizio sanitario nazionale garantisce, in situazioni di emergenza urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
Il coordinamento e la gestione dell’attività di emergenza territoriale sono effettuati dalle Centrali operative 118, nell’arco delle 24 ore.
In particolare devono essere garantiti:
a) gli interventi sanitari mediante mezzi di soccorso di base e avanzato, terrestri e aerei, con personale sanitario adeguatamente formato,
b) i trasporti sanitari secondari assistiti e non assistiti,
c) le attività assistenziali e organizzative in occasione di maxiemergenze, eventi a rischio nucleare, biologico, chimico e radiologico (NBCR),
d) le attività assistenziali in occasione di eventi e manifestazioni programmati, con le modalità fissate dalle regioni e province autonome.
L’attività di emergenza sanitaria territoriale è svolta in modo integrato con le attività di emergenza intraospedaliera assicurate nei PS/DEA e con le attività effettuate nell’ambito dell’Assistenza sanitaria di base e Continuità assistenziale.
Detto d.p.c.m., oltre ad essere cronologicamente successivo al citato d.m. 70/2015, ma anche ratione materiae appare prevalente rispetto al d.m. 70/2015.
In data 30 ottobre 2018 il direttore generale dell’azienda USL Latina presentò alla Conferenza dei Sindaci una proposta per il superamento dei PPI al fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero entro il 31 dicembre 2018.
Dal documento presentato risulta che sei dei sette PPI avevano avuto un numero di accessi superiore ai 6.000 (in particolare quello di Sabaudia me aveva avuti 13.400).
A seguito di detta proposta i Sindaci e i Comitati dei cittadini dei Comuni interessati organizzarono una manifestazione il 30 novembre dopo la quale furono ricevuti dal direttore generale il quale si impegnò a rinviare ogni decisione al 31 dicembre dell’anno 2020 previa verifica del numero degli accessi e un nuovo incontro.
Nonostante ciò la Regione Lazio con decreto del Commissario ad acta del 25 luglio 2019, n. 303 (pubblicato sul BUR del 13 agosto 2019, n. 65) recante l’approvazione del Piano di rientro dai disavanzi della sanità stabilì al punto 7.1.3. la trasformazione di tutti i Punti di Primo Intervento della regione (12 di cui i 7 in provincia di Latina) in Punti di erogazione di assistenza primaria entro il 31 dicembre 2019; da una parte omettendo di implementare l’assistenza territoriale, condizione cui era subordinata la predetta “trasformazione” e dall’altra ignorando la numerosità degli accessi in quanto secondo il citato d.m. qualora gli accessi avessero superato le 6.000 unità anno, la responsabilità clinica e organizzativa sarebbe dovuta ricadere sul Dipartimento di Emergenza e Accettazione dell’ospedale di riferimento.
A seguito di alcuni ricorsi al TAR del Lazio promossi solamente da alcuni Sindaci e da alcuni dei Comitati prima dell’udienza, fissata per il 2 dicembre 2019 il presidente della regione Lazio con DCA in data 14 novembre 2019 modificò il Punto 7.1.3. dando atto che le aziende sanitarie interessate avevano già adottato gli atti di loro competenza prevedendo «il servizio, diversamente qualificato, ma in continuità con le funzioni precedentemente svolte, a far data dal 1 gennaio 2020».
Da ciò consegue che i nuovi Punti di Assistenza Territoriale deliberati dal direttore generale dell’azienda USL Latina con atto in data 31 dicembre 2019, n. 1264 devono rispettare quanto previsto dal Punto 1.1.9. dell’allegato n. 1 del DCA 10 novembre 2010, n. 90.
A seguito di ciò, unitamente ai rappresentanti di altri Comitati ho presentato un nuovo ricorso al TAR di Roma.
Il primo marzo 2020 in qualità di promotore del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia ho inviato una Petizione al Presidente della Camera dei Deputati chiedendo che in occasione della modifica del d.m. 70/2015, prevista dal nuovo Patto della Salute fosse affrontato il problema dell’Emergenza Sanitaria Territoriale anche al fine di armonizzarne l’organizzazione e la denominazione degli ex PPI in tutte le regioni. La petizione è stata assegnata alla XII Commissione.
Il 17 agosto 2020, sempre in qualità di promotore del Comitato per la difesa del PPI di Sabaudia ho inviato alla Presidente della XII Commissione del Senato un contributo per la riforma del Sistema di emergenza sanitaria territoriale 118.
Il 2 ottobre 2020 il direttore generale dell’azienda USL Latina con una ordinanza ha stabilito la chiusura di tutti i sette PAT della provincia dalle ore 20:00 alle ore 8:00 motivando tale scelta con la necessità di recuperare risorse professionali per rafforzare le postazioni per la somministrazione del vaccino anti Covid-19; questo nonostante il Parlamento avesse previsto un finanziamento ad hoc proprio per evitare che i servizi ordinari subissero un declassamento o una riduzione dell’attività. Ad una mia richiesta di riapertura del servizio nelle ore notturne è stato risposto con un diniego.
Sul n. 2 dell’anno 2020 della rivista “Corti supreme e salute”
[1] è stato pubblicato un mio articolo intitolato “Il sistema dell’Emergenza sanitaria territoriale ad una svolta”.
Poiché una mia ulteriore sollecitazione alla nuova direttrice generale a riaprire nelle ore notturne il PPI di Sabaudia non ha ricevuto neanche risposta, sono stato costretto in data 20 giugno 2021 ad inviare una segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Latina che è stata archiviata senza che potessi presentare opposizione perché ricoverato a seguito di un intervento chirurgico, per cui, non appena possibile, ho provveduto ad inviare una nuova segnalazione alla Corte dei conti per danno da disservizio in data 23 luglio 2021.
A seguito dell’adozione del nuovo atto aziendale da parte della direttrice generale dell’azienda USL Latina (deliberazione 30 novembre 2021, n. 1216) avendo constatato tra le funzioni distrettuali l’assenza dell’Emergenza Sanitaria Territoriale ho provveduto a presentare formale opposizione alla Regione Lazio con lettera in data 23 dicembre2021, inviando copia della stessa anche al Ministero della salute, Direzione generale della programmazione, ufficio LEA, in quanto non viene garantito questo Livello Essenziale di assistenza. Fino ad ora l’atto aziendale non è stato approvato dalla Regione, ma il PAT seguita a rimanere chiuso durante la notte anche se le motivazioni che erano poste alla base della citata ordinanza sono oramai venute meno.
I PAT presenti nelle altre province del Lazio sono attivi tutti h24.
A ciò si aggiunga che secondo quanto risulterebbe all’Ordine dei medici della provincia di Latina
[2] presso i PAT verrebbero utilizzati medici della Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) per la copertura dei turni che sarebbero privi dell’attestato previsto dal comma 1 dell’art. 96 dell’accordo Collettivo Nazionale per la disciplina dei rapporti con i medici di medicina generale del 29 luglio 2009.
In questi giorni Quotidiano Sanità ha pubblicato la bozza del cosiddetto d.m. 71 recante “Modelli e standard per lo sviluppo dell’Assistenza Territoriale nel Servizio Sanitario Nazionale” che a questo punto avrebbe dovuto prevedere i presìdi per l’Emergenza Sanitaria Territoriale, mentre invece ignora completamente la questione.
Ho provveduto a segnalare al Ministero della salute il problema affinché si possa intervenire: da una parte integrando la citata bozza per la parte mancante
[3] e poi ridisegnando a livello legislativo un Sistema dell’Emergenza Urgenza integrato ospedale-territorio affidato ad un Dipartimento strutturale (con autorità sovraordinata rispetto alle unità operative o servizi che lo compongono) e transmurale (di raccordo tra ospedale e territorio). Naturalmente in questo caso il personale utilizzato dovrà essere tutto a rapporto d’impiego (contratto a tempo indeterminato ex CCNL vigente) e avere la medesima formazione professionale a livello di specializzazione universitaria (fatte salve le eventuali deroghe di legge per la stabilizzazione del personale oggi in servizio).
[1] Diretta dal prof. Renato Balduzzi, già Ministro della salute dal 16 novembre 2011 al 28 aprile 2013
[2] Ordine dei Medici della provincia di Latina, Comunicato del 12 gennaio 2019
[3] Ma sembra che manchi anche l’assistenza farmaceutica