giovedì 7 novembre 2013

Presentazione al Parco del Circeo del percorso per la definizione dei Piani di Gestione


Questa mattina si è tenuto presso la sala convegni dell’Ente Parco il Forum cittadino “Piani di gestione della ZPS IT6040015 Parco nazionale del Circeo e i SIC inclusi”.
Tra i sette Siti di Interesse Comunitario quelli che sono maggiormente a rischio sono quello litorale (SIC IT6040018) denominato “Dune del Circeo” e quello del lago di Paola.
È trascorso poco più di un decennio dalla “devoluzione” della gestione del demanio marittimo ai Comuni da parte dell’Amministrazione statale.
Il demanio marittimo è un argomento complesso: sia perché il passaggio di competenze dall’Autorità statale verso i Comuni non ha brillato per efficacia, sia perché la stratificazione normativa, ha generato spesso problemi interpretativi, ma anche perché gli Enti locali sono stati chiamati a gestire le concessioni proprio nel momento in cui è intervenuta l’Europa con la famosa direttiva Bolkenstein che impone l’obbligo per i Comuni di utilizzare procedure di evidenza pubblica per l’assegnazione dei beni.
L’Ente Parco in questi anni è intervenuto più volte per richiamare l’attenzione del Comune, ma se ci guardiamo intorno vediamo invece che l’antropizzazione del litorale è aumentata notevolmente, anche a causa della incompleta applicazione del Protocollo di intesa tra Parco e Comune, specialmente per l’omessa approvazione del nuovo PUA e del Piano di gestione del SIC, per lo scarso monitoraggio e per l’autorizzazione di attività sull’arenile situate non in corrispondenza con le passerelle (il che ha di fatto invogliato il transito delle persone sulla duna).
E’ evidente che occorre un’azione più incisiva che consenta di assicurare uno sviluppo realmente sostenibile, evitando di avallare “sperimentazioni” che invece dovrebbero avere durata limitata nel tempo ed essere oggetto di una valutazione successiva per accertarne gli effetti e non uno strumento permanente per aggirare i vincoli.
Desidero ricordare che per quanto riguarda il Comune di Sabaudia la Direzione regionale competente, con lettera n. 48330 del 17 marzo 2010, aveva già segnalato che il PUA era scaduto da tempo, richiamando anche quanto stabilito dalla DGR 1161/2001, per cui non sarebbe possibile più adottare altri provvedimenti.
Successivamente la Giunta regionale ha approvato la deliberazione 543 in data 18 novembre 2011, con la quale è stata approvata una proposta di semplificazione delle procedure per l’approvazione dei Piani di Utilizzazione degli arenili comunali; nell’Allegato “A” di detta deliberazione il nostro Comune è stato inserito tra quelli che necessitano di revisione del PUA.
Il Commissario straordinario del Comune (che peraltro su questo tema risulta che abbia sentito solamente i rappresentanti dei balneari) in più occasioni ha dichiarato che era tutto pronto per adottare il nuovo PUA ma anche questa estate è passata senza che sia stato approvato.
A più riprese sono state evidenziate esigenze e formulate proposte come quella di affrontare il tema di una mobilità sostenibile di accesso all’area delle dune, di dividere il litorale in tre o più aree in ciascuna delle quali tutelare la percentuale di spiaggia libera e di parcheggi bianchi, di elaborare un prototipo e standard di qualità dei chioschi, di numerare le passerelle per il 118, di segnalare i luoghi attrezzati per la balneazione per i disabili, di destinare delle aree per il deposito delle imbarcazioni per la pesca amatoriale, di  destinare un’area idonea per una bau beach (non sottraendola alla spiaggia libera), etc.
A fronte dell’inerzia del Comune nell’adozione del piano utilizzo arenili potrebbero sussistere i presupposti perché la regione Lazio attivi i poteri sostitutivi previsti dall’art. 19 comma 1 della L.R. n.14/99.
L’Ente parco deve intervenire in maniera più decisa per difendere la duna non sono dai danni derivanti dall’antropizzazione (oltre al passaggio delle persone si registra la presenza di rifiuti in maniera massiccia), ma anche dall’erosione, tema anche questo sul quale i danni causati dall’uomo sono notevoli senza che sia stato fatto nulla per bloccarli.
Per quanto riguarda invece il lago di Paola, i dati ambientali rilevati dall’ARPA Lazio non sono soddisfacenti, in quanto in alcuni campioni è stata rilevata la presenza di streptococchi fecali ed azoto ammoniacale ed è stata inoltra rilevata la presenza di alghe Raphidophyceae, specie potenzialmente ittiotossiche.
Dal punto di vista chimico è stata accertata anche la presenza di nitrati dovuta alla solubilizzazione dei fertilizzanti azotati provenienti dall’attività agricola diffusa sulle rive.
Lo stesso Piano del Parco contiene riferimenti a questi fatti, senza che alla data odierna risultino interventi concreti.
E’ importante che i Parco intervenga con decisione nei confronti del Comune perché si provveda al rispetto delle norme con particolare riguardo alle verifiche circa gli allacci alla rete fognaria ed ai controlli in base a quanto previsto dalla Direttiva nitrati (91/676/CEE) e dal Decreto 7 aprile 2006.


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