L’art. 117, lettera m) della Costituzione stabilisce che spetta allo Stato la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
Il 12 gennaio 2017 è stato firmato il DPCM vigente recante la definizione e l’aggiornamento dei Livelli essenziali di assistenza. Secondo quanto si legge sul sito del Ministero della salute le Regioni hanno la competenza in materia di organizzazione della rete di assistenza ospedaliera che viene effettuata, tuttavia, sulla base di standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi determinati a livello nazionale. La rete ospedaliera regionale, in particolare, deve assicurare un determinato numero di posti letto ogni 1.000 abitanti, in base alla normativa.
A seguito dell’Intesa Stato Regioni del 5 agosto 2014, con il decreto interministeriale n. 70 il 2 aprile 2015, è stato approvato il regolamento recante la definizione degli standard ospedalieri che prevedono, tra l’altro, un livello di posti letto per acuti non superiore a 3,0 p.l. per mille abitanti.
Com’è noto la Regione Lazio si trova ancora in Piano di rientro dal disavanzo sanitario in base all’Accordo siglato il 28 febbraio 2007.
L’art. 180 della legge 311 del 2004 stabilisce che la regione che evidenzi un disavanzo di gestione debba procedere ad una ricognizione delle cause e ad elaborare un programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio sanitario regionale, di durata non superiore al triennio; i Ministri della salute e dell’economia e delle finanze e la singola regione devono stipulare apposito accordo che individui gli interventi necessari per il perseguimento dell’equilibrio economico, nel rispetto dei livelli essenziali di assistenza e degli adempimenti di cui alla intesa prevista dal comma 173 della medesima legge.
Il Commissario ad acta per la gestione del piano di rientro nella regione Lazio con Decreto del 5 luglio 2017, n. 257 ha adottato il documento tecnico denominato “Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015” nel quale è stato indicato il limite massimo dei posti letto per ciascun presidio ospedaliero pubblico, delle strutture equiparate e delle case di cura accreditate che, complessivamente, porta ad una media regionale di 2,98 p.l. per mille abitanti.
Dall’esame di detto decreto si rileva come il rapporto del 3x1000 sia rispettato (anzi superato) nella città di Roma Capitale, mentre nel resto della provincia di Roma e nelle province di Viterbo, Rieti, Latina e Frosinone il rapporto sia in realtà molto più basso (e quindi non rispettando il LEA) creando una disuguaglianza e divenendo spesso motivo di migrazione di pazienti dalle province verso la Capitale e altre regioni con tutte le conseguenze legate alla mobilità passiva.
Per quanto riguarda in particolare la provincia di Latina, il numero dei residenti è aumentato negli ultimi venti anni passando dai 491.431 del 2000 ai 576.655 del 2019; pertanto dovendo assicurare il rapporto del 3x1000 sarebbero necessari 1728 p.l.
Con il DCA 257 del 2017 sono stati invece previsti per i pazienti acuti della provincia di Latina solo 1.456 posti letto di cui n. 882 nei presidi pubblici (Latina, Terracina, Fondi e Formia) e 574 nelle case di cura accreditate e conseguentemente il rapporto posti letto abitanti programmato dovrebbe essere del 2,52x1000.
Nella realtà nella provincia di Latina, che ospita anche la Facoltà di medicina dell’Università degli studi “La Sapienza” purtroppo non sono stati neanche rispettati i posti letto programmati con il predetto DCA 257 del 2017 in quanto in base ai dati rilevati dalla Relazione della performance 2019 della stessa ASL i p.l. erano complessivamente solo 1.239 di cui 712 pubblici e 527 presso strutture private accreditate (ma 63 p.l. più 4 DH e 4 DS della casa di cura ICOT sono a gestione universitaria in base ad un accordo convenzionale tra l’Università di Roma “La Sapienza”, la struttura assistenziale accreditata GIOMI/ICOT e l’Azienda USL Latina – Deliberazione 1005 del 2020).
Pertanto il rapporto posti letto abitanti della provincia di Latina al 31 dicembre 2019 di fatto è sceso ulteriormente al 2,14 per mille.
Sempre in base ai dati della relazione sulla performance l’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina aveva nel 2019 solo 412 p.l. di cui 366 ordinari e 46 tra Day Hospital e Day Surgery assolutamente insufficienti anche per assicurare il rispetto dei tempi delle liste di attesa previsti per le prestazioni in regime di ricovero dal Piano Nazionale delle Liste di attesa 2019-2021 in molti reparti e in particolare nelle chirurgie.
La cosa è tanto più grave se si tiene conto che l’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina in quanto DEA II dovrebbe assicurare tutti i reparti (con un adeguato numero di posti letto) e servizi previsti dal punto 2.4 dell’allegato n. 1 del citato DM 70/2015.
Tutto ciò è avvenuto senza che la Regione Lazio sia intervenuta, nell’ambito della propria funzione di controllo, per assicurare almeno i posti letto previsti nel proprio atto di programmazione.
Pur tenendo conto che alcuni reparti di alta specialità abbiano un bacino d’utenza che ne giustifica la presenza solo a Roma (ad esempio reparto ustionati del Sant’Eugenio) la carenza di posti letto è eccessiva contribuendo a creare difficoltà per i ricoveri al Pronto Soccorso (con le file di ambulanze) e ad allungare le liste di attesa per i ricoveri di elezione.
Nel 2017 ben 28.487 residenti della provincia di Latina sono state costretti ad andare a curarsi in altre ASL della regione Lazio mentre 1.798 sono andati fuori regione e addirittura 172 all’estero, contribuendo decisamente anche alla mobilità sanitaria interregionale che nel 2017 nel Lazio ha raggiunto un saldo passivo di € 289.175.344,00.
In merito a quanto sopra è stata inviata in data odierna una segnalazione al Comitato permanente per la verifica dell’erogazione dei livelli essenziali di assistenza del Ministero della salute, al tavolo per la verifica degli adempimenti regionali del Ministero dell’economia e delle finanze e alla Commissione sanità del Consiglio regionale del Lazio.
Con queste carenze abbiamo assistito alla “trasformazione” della quasi totalità dei posti letto rimasti nell’ospedale Santa Maria Goretti in posti letto Covid.