È stata pubblicata lunedì la classifica annuale sulla qualità della vita di Italia oggi e Università la Sapienza di Roma in collaborazione con Cattolica Assicurazioni giunta alla 23a edizione.
La classifica è basata sui dati relativi ad una serie di sottosistemi come Affari e lavoro, Ambiente, Reati e sicurezza, Sicurezza sociale, Istruzione e formazione, Popolazione, Sistema salute, Tempo libero e turismo, Reddito e ricchezza.
La classifica è stata elaborata sulla base dei dati statistici disponibili ed è quindi riferita all’anno 2020.
Nel ranking finale la provincia di Latina è stata collocata all’82° posto su 107 province per cui il dato è da considerarsi scarso.
Per quanto riguarda il “Sistema salute” la classifica di quest’anno pone la provincia di Latina al 91° posto (l’anno passato era al 93°, quindi il progresso è insignificante), ma molto interessante è l’esame dei dati relativi alla composizione di questo dato che a sua volta è fondato su una serie graduatorie (tra perentesi la classifica dell’anno precedente):
-Sottodimensionamento posti letto dei reparti specialistici: 104° (103°)
-Sottodimensionamento apparecchiature diagnostiche: 29°
-Posti letto ostetricia e ginecologia: 97° (96°)
-Posti letto cardiologia 94° (93°)
-Posti letto terapia Intensiva 102 °(102°)
-Posti letto Oncologia 102° (102°)
-Acceleratori lineari per 100 mila abitanti 62° (non presente l’anno scorso)
-Gamma camere per 100 mila abitanti 62° (come sopra)
-Apparecchiature per imaging a Risonanza Magnetica Nucleare per 100 mila abitanti 22° (c. s.)
-Tomografi assiali computerizzati per 100 mila abitanti 14° (c. s.).
Mancano anche i medici di famiglia e i pediatri di libera scelta.
Come si può comprendere da un anno all’altro non ci sono stati molti spostamenti; permane la grave carenza di posti letto che è inferiore al 3x1000 penalizzando gravemente anche singoli reparti come la Terapia Intensiva, l’Oncologia, le Chirurgie, ecc.
Questo problema è dovuto al Decreto del Commissario ad acta della regione Lazio n. 257 del 2017 con il quale è stata approvata la "Programmazione della rete ospedaliera nel biennio 2017-2018, in conformità agli standard previsti nel DM 70/2015" che ha assegnato un numero di posti letto insufficiente (pari oggi al 2,67x1000) il comporta una diseguaglianza tra l’assistenza ai cittadini della provincia di Latina e quelli della Capitale dove il rapporto è invece superiore al citato 3x1000.
Questo in una provincia in cui, sempre in base ai dati dell’indagine in questione, benché sia alto il numero dei morti per tumore per 100 abitanti (la provincia occupa l’87° posto in classifica), il numero dei posto letto previsti per l’oncologia per tutta la provincia sia solamente di 8 (otto) al Santa Maria Goretti.
Meraviglia infine come con una disponibilità apparentemente buona di apparecchiature sanitarie ci siano tempi di attesa così lunghi per gli accertamenti diagnostici, come dimostrato dal monitoraggio della regione Lazio (sito Salute Lazio, TDA); la risposta a mio avviso deve essere ricercata in un sottodimensionamento del personale (medici, tecnici ed infermieri) dovuto in primo luogo alle note limitazioni delle assunzioni disposte per legge che non consentono un utilizzo h12 delle apparecchiature, ma anche alle modalità di attuazione di dette disposizioni da parte della regione, per cui il rapporto attuale del personale della ASL Latina e gli abitanti è pari solamente al 6,37x1000 rispetto ad una media italiana del 10,7x1000. Forse una migliore organizzazione e un utilizzo appropriato degli strumenti contrattuali potrebbe supplire alle carenze.
Appare chiaro che chi rappresenta i cittadini a tutti i livelli non li ha difesi adeguatamente.
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