Il 9 aprile scorso si è tenuta una seduta del Consiglio comunale con all’ordine del giorno, tra l’altro, il seguente punto: “Recupero urbanistico-ambientale di aree critiche ed edifici degradati con aspettative di riqualificazione e sviluppo ricadenti in zone già urbanizzate del territorio comunale. Acquisizione contributi partecipativi diretti”.
L’assessore competente con molta passione ha illustrato la proposta, la discussione che ne è seguita, peraltro non molto animata, non ha consentito di comprendere con chiarezza quali siano le idee della Giunta per lo sviluppo economico-urbanistico della città.
L’impressione che si è avuta è quella che, ancora una volta, utilizzando la via del partenariato pubblico-privato, si possa lasciare mano libera agli imprenditori di fare ciò che vogliono.
Nessuno ha impedito fino ad ora ai proprietari di alcuni degli immobili interessati (che sono ben noti) di intervenire per rimetterli in produzione, ma si è preferito lasciarli andare nel degrado più totale.
La gestione di stampo volutamente liberale (lasciando cioè liberi gli imprenditori di fare le loro scelte, senza alcun governo da parte della politica) con cui Sabaudia è stata amministrata in questi anni ha ampiamente dimostrato i propri limiti con risultati che sono sotto gli occhi di tutti: imprese storiche fallite, alto tasso di disoccupazione, depressione economica.
Nonostante ciò si seguita a procedere senza una programmazione, decidendo (come è stato fatto il 9/4) che sarà fatto un bando e che chiunque sia proprietario di un immobile o di un’azienda che si trovi nella situazione descritta nell’oggetto dell’atto in esame, possa presentare un proprio progetto che poi sarà valutato dall’amministrazione.
Personalmente sono d’accordo per la riqualificazione della città, ma altrove ci sono esempi positivi di partenariato urbanistico che avrebbero potuto essere seguiti.
Allo stato esiste un PRG che stabilisce chiaramente quali sono le destinazioni urbanistiche delle varie aree e quali sono le cubature edificabili.
Sono trascorsi solo pochi mesi dall’affidamento dell’incarico per la redazione del nuovo PRG (deliberazione n. 82 del 23 dicembre 2013) per cui sarebbe stato opportuno attendere l’approvazione del nuovo strumento urbanistico in modo da poter lavorare sulla base di scelte ampiamente motivate e approfondite. Si è scelto invece di fare una forzatura anticipando i tempi.
In un passato non troppo lontano, come è stato ricordato durante la discussione in Consiglio, anche la Regione ha avuto occasione di segnalare che il PPE è ampiamente scaduto, mentre in un caso analogo il CORECO annullò una deliberazione per tale motivo.
Nel corso della passata consiliatura fu portato in Commissione urbanistica un progetto analogo ma feci presente che non era possibile intervenire modificando la destinazione urbanistica di un singolo lotto, senza valutare il problema nella sua generalità e completezza, nel rispetto degli strumenti urbanistici vigenti, per cui la proposta fu ritirata. Non sembra che nel frattempo sia accaduto nulla di nuovo. La Corte Costituzionale ha avuto modo di pronunciarsi sulla normativa relativa al partenariato urbanistico con Sentenza n. 393/92.
Rammento che la Giunta ha affidato l’incarico di redigere anche un nuovo PPE, ma non si sa a che punto sia; di certo ora dovrà avere la precedenza la redazione del nuovo PRG per cui i tempi rischiano di allungarsi.
È tempo che sia adottato un nuovo piano che possa essere lo strumento per lo sviluppo sostenibile della città, nel quale la parte pubblica sia parte attiva e non passiva.
In ogni caso è importante che per scelte di questa portata sia posta molta attenzione al business plan; il piano economico e finanziario diventa infatti il documento in cui deve trovare una sintesi e un equilibrio tra l’interesse pubblico e quello privato.
È infine indispensabile che, come già fatto per la sistemazione della piazza del Comune sia assicurata la partecipazione dei cittadini nelle forme previste dalla legge e non solo quella degli imprenditori.
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