Prendo spunto da un articolo di Stefano Rodotà
apparso sul quotidiano “La Repubblica” dell’8 dicembre dal titolo “Il primato
dell’etica pubblica” in cui viene fortemente richiamata l’attenzione a porre il
tema della legalità al primo posto dell’agenda politica del Governo, liberando
la politica da quei nodi che in questi ultimi anni sono divenuti sempre più
stringenti con gli affari, il clientelismo, i poteri nascosti, ecc. Il problema pervade soprattutto il territorio e i
Comuni. Gli strumenti ci sono: in primo luogo il rispetto
della Costituzione, del Testo Unico degli Enti Locali poi quello delle numerosissime
legge emanate, specialmente negli ultimi anni per la prevenzione della
corruzione e mai completamente applicate come la L. 190, il D.lgs 33/2014, il
D.lgs 39/2014, o rispettate solo formalmente. Ma la prima cosa da fare è quella di impedire
l’iscrizione ai partiti di persone che non sono motivate a occuparsi della polis ma solo degli affari loro, di
quelli dei familiari e di quelli dei loro sodali. Nello Statuto e nei regolamenti di alcuni Partiti
sono previste norme proprio in questo senso; il problema più importante comunque
è quello della selezione della classe dirigente, cioè la scelta dei candidati
alle cariche interne dei Partiti e a quelle nelle Pubbliche amministrazioni e
nel Parlamento.I cittadini devono smettere di delegare al prossimo
e di fidarsi di quanto gli viene proposto, devono chiedere che chi si presenta
o viene presentato abbia quei requisiti che il posto richiede: onestà,
competenza, sembrano cose da poco ma ancora oggi siedono nei consigli comunali
persone con precedenti penali e che votano per disciplina di maggioranza senza
rendersi conto di cosa si stia parlando. All’interno del Partito Democratico esiste un
Codice Etico che deve essere fatto rispettare, esistono procedure per verificare
le iscrizioni, altre per la scelta dei candidati, tutte molto precise, ma che
devono essere applicate e fatte rispettare dagli organi competenti. La politica in alcune vicende recenti ha moltissime
responsabilità specialmente per quanto riguarda la scelta delle candidature che
viene di fatta in molti casi senza rispettare la procedura delle primarie e
l’Assemblea degli iscritti, indicando persone che talora non risiedono neanche
sul luogo o che hanno valori molto lontani da quelli dei cittadini che poi
saranno chiamati ad eleggerle. Sono gli iscritti che devono far rispettare le
norme interne evitando di delegare i capibastone locali, ma anche gli organi di
garanzia interni devono fare il loro dovere, ma troppo spesso non vengono fatti
neanche funzionare. È tutta una classe dirigente che deve farsi l’esame
di coscienza, ma questo non basta, deve farsi da parte, non può pretendere,
dopo quanto è avvenuto di rimanere al proprio posto, dichiarando di voler fare
pulizia, esiste una responsabilità ben precisa e anche dove non c’è una responsabilità
diretta di sicuro c’è stata tolleranza e scarsa attenzione a un sistema che
dilagava ovunque. La cosa riguarda non solo chi aveva incarichi nella PAL, ma anche chi riveste incarichi nella direzione del Partito a tutti i livelli.
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