giovedì 28 ottobre 2021

LA REGIONE LAZIO AVVIA UN PROCESSO DI PIANIFICAZIONE DELL'UTILIZZO DELLO SPAZIO MARITTIMO


La Giunta Regionale del Lazio ha approvato il primo provvedimento di identificazione delle Unità di pianificazione dello Spazio Marittimo del Lazio; si tratta di una delibera proposta dall’assessore allo Sviluppo Economico, Commercio e Artigianato, Università, Ricerca, Start-Up e Innovazione, Paolo Orneli, di concerto con: il vicepresidente e assessore alla Programmazione Ecomica, Bilancio, Demanio e Patrimonio, Daniele Leodori, l’assessora alla Transizione Ecologica e Trasformazione Digitale, Roberta Lombardi, l’assessora al Turismo, Enti Locali, Sicurezza Urbana, Polizia Locale e Semplificazione Amministrativa, Valentina Corrado, l’assessore ai Lavori Pubblici e Tutela del Territorio, Mobilità, Mauro Alessandri e l’assessora all’Agricoltura, Foreste, Promozione della Filiera e della Cultura del Cibo, Enrica Onorati.
In sostanza, la Regione Lazio partecipa al processo di Pianificazione dello Spazio Marittimo voluto dalle autorità europee e reso necessario dall’incremento progressivo di domanda di spazio marittimo per le molteplici attività e usi legati al mare.
Con questo provvedimento vengono identificate distinte aree dello spazio marittimo costiero laziale, differenziandole a seconda degli usi ai quali queste possono essere destinate, a seconda dei casi in via prioritaria, limitata o mista. Le tipologie di utilizzo dello spazio marittimo laziale previste dal provvedimento sono, in forma specifica o mista: aree destinate alla pesca, all’acquacoltura, al trasporto marittimo e portualità, alla protezione dell’ambiente e delle risorse naturali, all’attività turistica costiera e marittima, alla produzione di energia, all’estrazione di materie prime, alla tutela del paesaggio e del patrimonio culturale o, infine, aree a destinazione d’uso generica.

giovedì 21 ottobre 2021

IL CONSIGLIO REGIONALE HA APPROVATO LA LEGGE PER LA PROMOZIONE E LA VALORIZZAZIONE DELL' INVECCHUIAMENTO ATTIVO

Il Consiglio regionale del Lazio nella seduta di ieri 20 ottobre 2021 ha approvato la Proposta di legge regionale n. 232 del 6 agosto 2020, presentata dai consiglieri BONAFONI, VINCENZI, CAPRICCIOLI, CIANI, OGNIBENE, TIDEI, SIMEONE, TRIPODI, LOMBARDI, MATTIA, DI BIASE, MASELLI, LENA e COLOSIMO, sottoscritta dalle consigliere CORRADO e CARTAGINESE, concernente: DISPOSIZIONI A TUTELA DELLA PROMOZIONE E DELLA VALORIZZAZIONE DELL’INVECCHIAMENTO ATTIVO.

Come si legge nella relazione che accompagna la proposta, questa  si propone l'obiettivo non solo di ridurre a sistema tutti gli interventi che già vengono attuati nel Lazio, ma di implementarli in una logica di programmazione condivisa e coordinata che valorizzi al massimo i risultati e utilizzi al meglio le risorse regionali, nazionali ed europee.

Gli anziani sono una risorsa per le famiglie ma possono esserlo anche per la comunità.

L'invecchiamento della popolazione comporta notevoli problemi che vanno affrontati in maniera programmata e coordinata in tutti i campi di intervento.

Molto importante sarà anche favorire gli incontri intergenerazionali.

Una legge molto attesa che ha coinvolto anche le organizzazioni sindacali.



 



sabato 16 ottobre 2021

NONOSTANTE GLI INTERVENTI DEL GOVERNO PER IL RECUPERO DELLE PRESTAZIONI A LATINA PERMANGONO TEMPI DI ATTESA PER VISITE E ACCERTAMENTI DIAGNOSTICI SUPERIORI ALLA NORMA


L’azienda USL Latina con delibera 1016 del 2019 ha adottato il Piano attuativo locale per il governo delle liste di attesa recependo il Piano nazionale, i tempi di attesa per molte visite e accertamenti diagnostici superano quelli fissati nel nuovo PNGLA: 
U = Urgente da eseguire entro 72 ore; 
B = Breve da eseguire entro 10 giorni; 
D = Differibile da eseguire entro 30gg per le visite ed entro 60gg. per gli accertamenti diagnostici; 
P = Programmata da eseguire entro 120 giorni.
Non vengono fornite notizie sull’attività del Tavolo permanente per le liste di attesa né dell’Osservatorio aziendale di cui fanno parte anche rappresentanti  dei sindacati.
La Regione Lazio con deliberazione n.911/2020 ha assegnato alla ASL Latina € 2.857.580,45 per il recupero delle prestazioni che con delibera n. 437/2021 li ha utilizzati per l’acquisto di un mammografo per l’ospedale di Latina e di una TAC per l’ospedale di Fondi. 
Come si vede dai dati del Monitoraggio dei Tempi di Attesa (TDA) della Regione Lazio, A Latina il 17 ottobre 2021 la situazione era quella dell'immagine riportata all'inizio di questo articolo.
L’Azienda ai propri sportelli del CUP non ha affisso cartelli con l’informazione che ai sensi del 13° comma dell’art. 3 del D.lgs 124/1998 «…qualora l’attesa della prestazione richiesta si prolunghi oltre il termine fissato dal direttore generale ai sensi dei commi 10 e 11, l’assistito può chiedere che la prestazione venga resa nell’ambito dell’attività libero professionale intramuraria, ponendo a carico dell’azienda unità sanitaria locale di appartenenza e dell’azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione, in misura eguale, la differenza tra la somma versata a titolo di partecipazione al costo della prestazione e l’effettivo costo di quest’ultima, sulla scorta delle tariffe vigenti. Nel caso l’assistito sia esente dalla predetta partecipazione l’azienda unità sanitaria locale di appartenenza e l’azienda unità sanitaria locale nel cui ambito è richiesta la prestazione corrispondono, in misura eguale, l’intero costo della prestazione…».
Non sono noti i dati delle prestazioni che i cittadini sono costretti ad acquistare di tasca propria a causa dei tempi delle liste di attesa, ma la percezione è che sia elevata.
Comunque la richiesta è superiore alla stima di fabbisogno prevista dal DCA U00073/2018.
Ulteriori somme sono state stanziate con l’art. 26 del D.L. 73 convertito con legge 103 del 2021 per il recupero delle prestazioni permangono criticità per quelle da erogare entro 30-60 giorni e per quelle programmabili, ma non risultano altri atti della ASL.
Sarebbe opportuno che l’azienda destinasse nuove apparecchiature alle case della Salute al fine di ridurre le liste di attesa e di decongestionare gli ospedali come fatto dalla ASL di Rieti che ha collocato presso la CdS di Magliano Sabina una RMN e una TAC.
Per quanto riguarda invece i ricoveri anche qui le liste di attesa in molti casi si sono allungate per due serie di motivi: da una parte la carenza di sale operatorie e dall’altra il sottodimensionamento di posti letto specialistici.

Il superamento delle criticità dei tempi di attesa costituisce elemento di valutazione dei direttori generali fermo restando il disposto dell’articolo 3-bis, comma 7-bis del d.lgs 502/1992


martedì 12 ottobre 2021

IL PADIGLIONE PORFIRI DEVE ESSERE UTILIZZATO SOLO PER LE CURE AI PAZIENTI ONCOLOGICI

Grazie alla donazione fatta dai coniugi Porfiri nel 1978 fu realizzato all’interno dell’area ospedaliera del “Goretti” il nuovo Padiglione intitolato al figlio Giorgio e che per loro desiderio espresso venne destinato a Polo Oncologico.
Negli anni passati l’ex Presidente dell’allora ente ospedaliero e poi della Lega Tumori Alfredo Cecconi è dovuto intervenire per far togliere il CUP dall’interno del Padiglione; i suoi sforzi sono stati coronati da successo anche grazie al COVID con il trasferimento sotto una tenda, dato che i lavori di ristrutturazione dell’edificio che avrebbe dovuto ospitare quel servizio (la palazzina che ospitava la Centrale Operativa del 118) dopo tanto tempo ancora non sono terminati.
Ma quale è stato il mio stupore, in occasione di una delle mie visite di controllo scoprire che all’interno del Porfiri di recente sono state portate altre attività che non hanno nulla a che fare con l’oncologia e che sottraggono spazi preziosi ai pazienti oncologici ed ematologici.
Mi riferisco al reparto di fisiatria, alla farmacia e all’ufficio del Medico competente.
Per converso il Registro Tumori, nato per volontà del prof. Calabresi e cresciuto all’interno del Porfiri grazie al mio compianto amico Ettore Conti, è stato ubicato nei pressi del Centro Latina Fiori in locali presi in affitto dall’azienda sanitaria.
Sarebbe ora che queste vere e proprie servitù fossero eliminate e che fosse rispettata la volontà dei donatori destinando tutto il Padiglione Porfiri solo alle attività del Polo oncologico.

domenica 10 ottobre 2021

LA RELAZIONE DEL SECONDO SEMESTRE 2020 DELLA DIREZIONE INVETIGATIVA ANTIMAFIA

La Relazione del Ministro dell'Interno sull'attività della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento relativa al 2° semestre 2020 dedica ampio spezio alla regione Lazio affermando quanto segue: "La regione Lazio presenta caratteristiche diverse sotto il profilo della densità abitativa e della distribuzione della ricchezza. Analogamente non è omogenea la presenza della criminalità organizzata  che è più evidente e pervasiva nelle aree maggiormente urbanizzate e comunque laddove più intensi sono gli scambi economici e commerciali. Non va peraltro sottovalutata la contiguità con la Campania che come emerso da innumerevoli attività di indagine ha indotto alcuni soggetti criminali a “delocalizzare” i propri interessi illeciti in alcune province laziali.
La realtà laziale offre quindi ampi spazi per la realizzazione dei più disparati e appetibili interessi di carattere economico che non sfuggono certo alle varie forme di criminalità. 
Significative, in proposito, le considerazioni  del Procuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino, nonché del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia, Ilaria Calò, che definiscono il Lazio e soprattutto Roma come “…uno snodo importante per tutti gli affari leciti e illeciti…” evidenziando come “…le organizzazioni criminali non hanno operato secondo le consuete metodologie, cioè attraverso comportamenti manifestamente violenti, non si sono sopraffatte per accaparrarsi maggiori spazi, ma hanno cercato di mantenere, tendenzialmente su base pattizia fondata anche sul reciproco riconoscimento una situazione di tranquillità in modo da poter agevolmente realizzare il loro principale obiettivo: la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale…”.
Sostanzialmente analoghe considerazioni riguardano la provincia di Latina: “…anche il territorio del basso Lazio è stato oggetto di una espansione via via sempre più profonda e ramificata non soltanto ad opera di clan camorristici, ma anche di cosche di ‘ndrangheta, la cui presenza si è con il tempo estesa e strutturata fino a determinare la competenza su quel territorio di un coacervo di gruppi, la cui attività, fortemente caratterizzata dal metodo mafioso, ne ha segnato profondamente il tessuto economico, sociale ed anche politico. Anche in tale territorio si è registrato il pluralismo strutturale che vede la contemporanea presenza di strutture derivanti dalle mafie tradizionali e di strutture autoctone di tipo mafioso…”.
"In estrema sintesi -prosegue la relazione- nelle province di Roma e Latina oltre alla presenza di sodalizi criminali autoctoni e ben strutturati emergono qualificate proiezioni di organizzazioni calabresi, campane e siciliane mentre nel frusinate risulta prevalente la componente di origine camorristica. Le indagini che hanno nel tempo riguardato il viterbese hanno fatto registrare la presenza sporadica di pregiudicati campani e calabresi. Più di recente, invece, si è manifestata l’operatività di un sodalizio tipo mafioso a composizione italo-albanese con qualificati collegamenti con esponenti della ‘ndrangheta lametina".

venerdì 8 ottobre 2021

LA RE-INTERNALIZZAZIONE DEL PERSONALE DEL SISTEMA DI EMERGENZA SANTARIA TERRITORIALE

Prima dell’aziendalizzazione delle unità sanitarie locali tutti i servizi e le attività sanitarie venivano gestiti direttamente con personale proprio.
Così avveniva per tutti i servizi ospedalieri come le pulizie, le cucine, le lavanderie, il guardaroba, gli impianti termici, la manutenzione, la guardiania, ecc., ma anche extra ospedalieri come il servizio di ambulanza.
Pertanto la voce di spesa più elevata era quella del personale dipendente.
Questa voce è stata sin da subito oggetto di attenzione da parte del Ministero dell’economia e delle finanza nonché della Corte dei conti.
Si è così arrivati con i commi 3 e 4 dell’art. 34 della legge 289/2002 al blocco delle dotazioni organiche e della stipula dei contratti a tempo indeterminato.
A causa delle ricorrenti difficoltà economiche e con la scusa di risparmiare, queste disposizioni sono state confermate a più riprese.
Ma viene fatto risalire al 1996 l’avvio dell’outsourcing[1] termine con il quale si intende il trasferimento, in base a un rapporto di tipo contrattuale, della produzione di servizi e attività strumentali, che in precedenza erano svolte al proprio interno da personale dipendente, ad imprese private[2] spesso con la scusa che erano portatrici di competenze non presenti altrimenti nelle aziende sanitarie.
Sono stati affidati a ditte private oltre ai servizi alberghieri (pulizie, ristorazione, lavaggio biancheria piana e divise), a quelli tecnologici (gestione centrale termica, manutenzione immobili e impianti) e a quelli informatici, anche ad attività sanitarie come l’assistenza domiciliare, il servizio di pronto intervento sul territorio, ecc. [3]
Di fatto i costi sono stati trasferiti dai capitoli relativi al personale (sui quali è stata imposta la riduzione della spesa) e all’acquisto di beni, a quelli relativi alle forniture di servizi che non avevano vincoli di spesa.
Non c’è stata una adeguata valutazione circa i costi e i risultati attesi, né è stata considerata la conseguente perdita dell’organizzazione, del know how e delle professionalità; i dirigenti hanno approvato queste scelte credendo di liberarsi di parte del lavoro, senza organizzare e svolgere adeguati controlli sul rispetto dei contratti e con particolare riguardo alla qualità del servizio, benché la responsabilità del loro funzionamento restasse sempre in capo a loro.
Nessuno si è mai posto il problema che alla scadenza di ogni contratto sarebbe stato necessario effettuare una analisi dei benefici ottenuti e delle eventuali criticità.
Nonostante le aspettative in molti casi il costo sostenuto dalle aziende per l’acquisto di beni e servizi in questi anni è aumentato[4]ed anche la qualità non sempre corrisponde agli standard previsti.
L’articolo 11 del D.L. 35/2019, convertito con legge 60/2019 ha introdotto nuove disposizioni in materia di spesa del personale delle aziende sanitarie personale consentendo un aumento del 5% rispetto a quella sostenuta al 31 dicembre 2018 e prevedendo (3° comma) che le regioni possano, previo accordo da definirsi con il Ministero della Salute ed il Ministero dell’Economia e delle Finanze, incrementare ulteriormente i limiti di spesa di cui al comma 1, di un ammontare non superiore alla riduzione strutturale della spesa già sostenuta per servizi sanitari esternalizzati prima dell’entrata in vigore del presente decreto.
Sulla base delle norme citate il Consiglio regionale del Lazio il 31 luglio 2019 ha approvato un Ordine del giorno presentato dai consiglieri Marcelli, Lombardi, Cacciatore, Blasi, Pernarella, Corrado, De Vito, Porrello e Novelli, per impegnare il Presidente e la Giunta regionale per ridurre la quota di esternalizzazione di servizi e personale sanitario, approvandolo all’unanimità.
Nonostante detto ordine del giorno in data 30 dicembre 2019 l’ARES 118 ha provveduto ad adottare la deliberazione n. 365 con cui veniva indetta una procedura selettiva tra gli enti, associazioni e istituzioni di volontariato a carattere associativo per l’affidamento di durata triennale per l’attività di soccorso sanitario in emergenza per un importo di € 41.799.618,60.
Solamente a seguito delle vive proteste del personale la citata deliberazione è stata revocata con deliberazione n. 20 in data 14 gennaio 2020.
Finalmente di recente l’ARES 118, dopo aver avviato la procedura per l’acquisizione delle ambulanze per la re-internalizzazione del servizio ha iniziato il reclutamento del personale.
Si tratta peraltro di procedure complesse che richiedono molta attenzione per quanto riguarda la tutela del personale utilizzato presso le aziende appaltatrici e le associazioni di volontariato e il suo possibile riassorbimento in quanto per il reclutamento occorre rispettare la normativa generale dei concorsi per il personale di cui al DPR 487 del 1994.e al DPR 220 del 2001[1].
A questo fine, poiché l’attività svolta dal personale volontario non può essere valutata come servizio, sarebbe opportuno che da parte delle commissioni esaminatrici detta attività venga considerata nell’ambito dei titoli relativi curriculum formativo professionale.


[1]A.D’URSO, F.DEGRASSI, M.FARCHIN, ALETO, L.S. MACINATI, backsourcing in healthcare organizations. The experience of AOU Trieste and ASL Roma B, MECOSAN, 2009, vol. 18, fasc. 71 pagg. 141-149


[1]Ministero della sanità, Linee Guida n. 2/1996
[2]Vetritto G., L’esternalizzazione strategica nelle amministrazioni pubbliche, Rubbettino Edizioni, Soveria Mannelli (CZ) 2006
[3]C.LANGELLA, A.MARIANI, Processi di esternalizzazione e reinternalizzazione nelle RSA: evidenze empiriche in Lombardia - Outsourcing and backsourcing in nursing homes: empirical evidence from Lombardy, Azienda Pubblica, 1/2020
[4]AGENAS, Monitoraggio spesa sanitaria, Dati di costo rilevati dai conti economici 2018-2019

mercoledì 6 ottobre 2021

WORKERS BUYOUT: LA SOLUZIONE PER TUTTI I LAVORATORI DELLE AZIENDE IN CRISI CHE DECIDONO DI RILEVARLE E DI GESTIRLE. ARRIVANO 8 MILIONI DALLA REGIONE LAZIO

Da molti anni è una realtà in Germania; in Italia grazie al Ministro Marcora  con la legge 49 del 27/02/1985 è stato istituito istituito un Fondo destinato alla salvaguardia dell'occupazione attraverso la formazione di imprese cooperative tra dipendenti di aziende in crisi.
Ora è stato pubblicato il 6 ottobre sul Bollettino Ufficiale della Regione Lazio il bando che mette 8.000.000 di euro a disposizione dei lavoratori di aziende in difficoltà del Lazio che intendano rilevarne, in tutto o in parte, l’attività.
I fondi messi a disposizione sono quelli del Fondo rotativo regionale per il recupero delle aziende in crisi (“Fondo WBO”), pensato per sostenere le operazioni per il recupero di aziende in crisi da parte di cooperative costituite da dipendenti o ex dipendenti (il cosiddetto workers buyout).
La misura – che sarà gestita da CFI-Cooperazione Finanza Impresa, un investitore istituzionale partecipato e vigilato dal Ministero dello Sviluppo Economico selezionato con procedura aperta da Lazio Innova – consiste nella concessione di finanziamenti a tasso zero, pari al 100% dei costi ammissibili con importo minimo di 20.000 euro (restituibili in 10 anni e con un preammortamento massimo di due anni per i finanziamenti di durata pari o superiore a quattro anni), per sostenere l’acquisizione o l’affitto di aziende, rami d’azienda o complessi di beni e contratti da parte di società cooperative (costituite o costituende) di lavoratori dipendenti di aziende in crisi o oggetto di delocalizzazione.
Queste società cooperative dovranno essere costituite per almeno i 2/3 dai dipendenti delle aziende in questione e dovranno presentare un progetto industriale per il recupero dell’azienda.
L'Assessore regionale allo sviluppo economico, commercio, e artigianato, Uniesità, Ricerca Start-Up e innovazione Paolo Orneli secondo quanto si legge sul sito della regione Lazio ha dichiarato  “È un avviso che va nella direzione di quel nuovo modello di sviluppo al quale puntiamo: inclusivo e innovativo e che dia a tutti la possibilità di provare il proprio valore. Siamo convinti che la risposta da parte dei lavoratori sarà all’altezza delle nostre aspettative e che riusciremo a dare a molte aziende, e alle comunità che le animano, una seconda vita.”.
Il bando è a sportello, è consultabile al sito:
https://www.lazioeuropa.it/bandi/fondo_rotativo_regionale_per_il_recupero_delle_aziende_in_crisi_wbo-808/ e le domande potranno essere presentate a partire dalle 9:00 di mercoledì 20 ottobre 2021 (chiusura prevista del bando il 1° luglio 2029) inviando a CFI la domanda e la relativa documentazione, all’indirizzo Pec cfi@pec.it.