domenica 10 ottobre 2021

LA RELAZIONE DEL SECONDO SEMESTRE 2020 DELLA DIREZIONE INVETIGATIVA ANTIMAFIA

La Relazione del Ministro dell'Interno sull'attività della Direzione Investigativa Antimafia al Parlamento relativa al 2° semestre 2020 dedica ampio spezio alla regione Lazio affermando quanto segue: "La regione Lazio presenta caratteristiche diverse sotto il profilo della densità abitativa e della distribuzione della ricchezza. Analogamente non è omogenea la presenza della criminalità organizzata  che è più evidente e pervasiva nelle aree maggiormente urbanizzate e comunque laddove più intensi sono gli scambi economici e commerciali. Non va peraltro sottovalutata la contiguità con la Campania che come emerso da innumerevoli attività di indagine ha indotto alcuni soggetti criminali a “delocalizzare” i propri interessi illeciti in alcune province laziali.
La realtà laziale offre quindi ampi spazi per la realizzazione dei più disparati e appetibili interessi di carattere economico che non sfuggono certo alle varie forme di criminalità. 
Significative, in proposito, le considerazioni  del Procuratore della Repubblica di Roma, Michele Prestipino, nonché del Procuratore Aggiunto della Direzione Distrettuale Antimafia, Ilaria Calò, che definiscono il Lazio e soprattutto Roma come “…uno snodo importante per tutti gli affari leciti e illeciti…” evidenziando come “…le organizzazioni criminali non hanno operato secondo le consuete metodologie, cioè attraverso comportamenti manifestamente violenti, non si sono sopraffatte per accaparrarsi maggiori spazi, ma hanno cercato di mantenere, tendenzialmente su base pattizia fondata anche sul reciproco riconoscimento una situazione di tranquillità in modo da poter agevolmente realizzare il loro principale obiettivo: la progressiva penetrazione nel tessuto economico ed imprenditoriale…”.
Sostanzialmente analoghe considerazioni riguardano la provincia di Latina: “…anche il territorio del basso Lazio è stato oggetto di una espansione via via sempre più profonda e ramificata non soltanto ad opera di clan camorristici, ma anche di cosche di ‘ndrangheta, la cui presenza si è con il tempo estesa e strutturata fino a determinare la competenza su quel territorio di un coacervo di gruppi, la cui attività, fortemente caratterizzata dal metodo mafioso, ne ha segnato profondamente il tessuto economico, sociale ed anche politico. Anche in tale territorio si è registrato il pluralismo strutturale che vede la contemporanea presenza di strutture derivanti dalle mafie tradizionali e di strutture autoctone di tipo mafioso…”.
"In estrema sintesi -prosegue la relazione- nelle province di Roma e Latina oltre alla presenza di sodalizi criminali autoctoni e ben strutturati emergono qualificate proiezioni di organizzazioni calabresi, campane e siciliane mentre nel frusinate risulta prevalente la componente di origine camorristica. Le indagini che hanno nel tempo riguardato il viterbese hanno fatto registrare la presenza sporadica di pregiudicati campani e calabresi. Più di recente, invece, si è manifestata l’operatività di un sodalizio tipo mafioso a composizione italo-albanese con qualificati collegamenti con esponenti della ‘ndrangheta lametina".

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