Il 31 dicembre scorso, in qualità di promotore del comitato per la difesa del PPI di Sabaudia ho inviato la seguente lettera al Ministro Speranza e al direttore generale della programmazione Urbani
L’art. 10 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale stabilisce che alla gestione unitaria della tutela della salute si debba provvedere in modo uniforme sull’intero territorio nazionale mediante una rete di Unità Sanitarie Locali e che le stesse siano articolate in Distretti sanitari di base, quali strutture tecnico-funzionali per l’erogazione dei servizi di primo livello e di pronto intervento, assicurando quindi la prossimità di questo servizio ai cittadini.
Com’è noto con Decreto del Presidente della Repubblica in data 27 marzo 1992 è stato approvato l’atto di indirizzo e coordinamento alle regioni per la determinazione dei Livelli di Assistenza Sanitaria di Emergenza.
L’esito positivo degli interventi è condizionato dall’intervallo di tempo che intercorre tra il verificarsi dell’evento e la qualità ed efficacia dei primi soccorsi nonché dall’adeguatezza dell’intervento sanitario.
Le linee guida n.1/1996 approvate dalla Conferenza Stato – Regioni nella seduta dell’11 aprile 1996 prevedono che le modalità di risposta all’emergenza-urgenza si articolino su quattro livelli di operatività: Punti di primo intervento, Pronto Soccorso ospedaliero, Dipartimenti di emergenza-urgenza ed accettazione di primo livello e DEA di secondo livello.
Con i DM in data 2 aprile 2015, n. 70 è stato approvato il Regolamento recante la definizione degli standard strutturali, tecnologici e qualitativi relativi all’assistenza ospedaliera con il quale è stata decisa la “trasformazione” dei PPI in postazioni medicalizzate del 118.
Di fatto con detto decreto è stato cancellato il sistema dell’Emergenza Sanitaria Territoriale ritenendo che ai PPI ricorressero solo pazienti cronici (mentre si occupano soprattutto di incidenti, ferite, punture di insetti, bambini che ingoiano oggetti, ecc.), inoltre di fatto non è stata prevista la stabilizzazione del paziente.
Pertanto ogni regione ha organizzato l’EST in modo autonomo creando, proprio in una materia così delicata, una notevole disomogeneità: dall’afferenza ai dipartimenti agli stessi nomi dei presidi.
Il DPCM 12 gennaio 2017 all’ art. 3 individua l’Emergenza Sanitaria Territoriale come uno dei livelli dell’assistenza distrettuale e all’art. 7 fissa i Livelli Essenziali di Assistenza dell’Emergenza Sanitaria Territoriale prevedendo che il Servizio Sanitario Nazionale debba garantire, in situazioni di emergenza-urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
Le società scientifiche dell’emergenza sanitaria sono tutte concordi sulla necessità di un intervento che armonizzi a livello nazionale la normativa e il sistema di allarme e di risposta provvedendo ad istituire in tutte le aziende sanitarie locali un dipartimento funzionale di emergenza monospecialistico integrato territorio-ospedale, preferibilmente su base provinciale, cui afferiscano i mezzi di soccorso (di base, intermedi ed avanzati), la Centrale Operativa118, i Punti di Primo Intervento, i PS con OBI generale e pediatrica e la MEU-semintensiva delle aziende (ospedaliere, ospedaliero-universitarie, territoriali, IRCCS e delle aziende regionali 118) che insistono sul territorio.
Il Patto per la salute 2019-2021 alla Scheda 15 apre alla revisione del DM 70/2015 sulla base delle evidenze e delle criticità individuate da diverse Regioni, per cui questo Comitato si permette di rappresentare l’opportunità che in tale occasione venga affrontata la materia nel suo complesso armonizzando l’organizzazione nelle regioni in modo che in tutte le aziende sanitarie locali possa essere realizzato il Dipartimento Integrato di Emergenza le cui articolazioni potranno trovare collocazione funzionale nel Distretto con un nome possibilmente identico in ogni parte d’Italia.
Da notizie apprese dalla stampa specializzata di recente sembra che anche le regioni siano disposte ad avviare la discussione per l'esame delle schede contenute nel nuovo Patto per la salute tra le quali c'è proprio quelle sul DM 70/2015.
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