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LA CHIUSURA DEI DEI PUNTI DI PRIMO INTERVENTO (indicati con le croci) AVREBBE RAPPRESENTATO UNA PERICOLO PER LA VITA DELLE PERSONE |
Ieri mattina si è tenuto a Cisterna di Latina, organizzato da quel Comune, nella sala Tullio Levi Civita il Convegno su “Punti di Primo Intervento tra presente e futuro”
Sono intervenuti: Mauro Primo De Lillis, Sindaco di Cori, Federica Felicetti, assessore alla sanità del Comune di Cisterna di Latina.
Erano presenti Mario Lucarelli, Sindaco di Rocca Massima, la consigliera comunale di Priverno Rosa Maria Fania, Luca Danesin consigliere comunale di Sabaudia e molti altri.
L’avv. Annalisa Romaniello, direttore di “Ledmagazine ha coordinato i lavori.
Sono seguite le relazioni dell’avv. Pasquale Lattari e mia.
Per quanto mi riguarda ho presentato 42 slides nella quali ho cercato di illustrare la nostra battaglia in difesa del PPI, che qui di seguito riassumo.
Il 3° comma dell’art.10 della legge 23 dicembre 1978, n. 833 (la legge di Riforma sanitaria) ha previsto che l’erogazione dei servizi di pronto intervento sul territorio sia attribuita ai Distretti sanitari di base quali strutture tecnico-funzionali delle Unità Sanitarie Locali (oggi Aziende Sanitarie Locali).
L’Azienda Sanitaria Locale Latina in attuazione della DCR 1004/1994 provvide tempestivamente ad adeguare la propria organizzazione alle linee generali del sistema di emergenza sanitaria nell’ambito della programmazione sanitaria regionale costituendo un Sistema integrato ospedale-territorio, nell’ambito del quale era prevista, secondo il criterio della gradualità delle cure e ad integrazione e completamento del sistema, la presenza di Punti di Primo Soccorso nei territori extra urbani con difficoltà di accesso ai Pronto Soccorso ospedalieri.
A seguito dell’approvazione delle Linee guida del Sistema di emergenza sanitaria dell’11 aprile 1996, furono individuati quali componenti a livello territoriale del sistema di emergenza urgenza:
I Punti di Primo Intervento,
Le postazioni di Guardia medica,
Le Postazioni dei mezzi di soccorso ed i mezzi stessi
La Regione Lazio da alcuni anni ha stabilito i seguenti requisiti per il personale medico:
Pronto soccorso: dipendenti in possesso della specializzazione;
Punti di Primo Intervento: medici convenzionati per la medicina generale con un attestato di idoneità all’esercizio dell’attività di emergenza sanitaria territoriale (art. 96 dell’Accordo Collettivo Nazionale della medicina generale).
È molto diffuso il precariato che nuoce alla continuità del servizio e alla sicurezza degli operatori come degli utenti.
A seguito dei disavanzi nella gestione della sanità rilevati in alcune Regioni, tra le quali la Regione Lazio, il Parlamento in data 30 dicembre 2004 ha approvato la legge n. 311 che al comma 180 dell’art. 1 stabilisce che nell’ipotesi in cui una Regione accerti uno squilibrio finanziario (tale è la situazione della Regione Lazio) debba procedere ad una ricognizione delle cause ed elaborare un programma operativo di riorganizzazione, di riqualificazione o di potenziamento del Servizio Sanitario Regionale.
Allo scopo di avviare il processo di rientro dai disavanzi la Regione Lazio ha adottato vari provvedimenti:
- Deliberazione della Giunta regionale n.66 del 12 febbraio 2007 concernente: “Approvazione del "Piano di Rientro" per la sottoscrizione dell'Accordo tra Stato e Regione Lazio ai sensi dell'art.1, comma 180, della Legge 311/2004”;
- Deliberazione della Giunta regionale n.149 del 6 marzo 2007 avente ad oggetto: “Presa d’atto dell’Accordo Stato Regione Lazio ai sensi dell’art. 1, comma 180, della legge n. 311/2004, sottoscritto il 28 febbraio 2007. Approvazione del “Piano di Rientro”;
- DCA 80 del 30 settembre 2010: Riorganizzazione della rete ospedaliera regionale in base al quale sono stati chiusi molti ospedali anche in provincia di Latina.
Nel frattempo, sempre allo scopo di contenere la spesa, a seguito di una intesa in sede dei Conferenza Stato regioni è stato emanato il DM 70/2015 recante i nuovi standard ospedalieri che al punto 9.1.2 del stabilisce che «il nuovo modello organizzativo dell’assistenza, caratterizzato da un potenziamento delle attività sul territorio e dalla realizzazione di una rete ospedaliera dedicata alle patologie complesse, deve prevedere la presenza di uno sviluppo del servizio di emergenza territoriale tecnologicamente avanzato, in grado di affrontare le emergenze e di condividere le procedure con l’attività del distretto e con la rete ospedaliera garantendo una reale continuità dell’assistenza nell’interesse della popolazione, anche attraverso la gestione tempestiva dei trasferimenti secondari urgenti e la trasmissione di immagini e dati».
Nel 2015, previa intesa tra Stato e regioni è stato emanato il DM 70 recante gli standard ospedalieri che al Punto 9.1.5 del DM 70/2015 stabilisce che i Punti di Primo Intervento debbano essere trasformati «in postazioni medicalizzate del 118 entro un arco di tempo predefinito (ma non viene indicata una data) implementando l’attività territoriale al fine di trasferire al sistema dell’assistenza primaria le patologie a bassa gravità e che non richiedono trattamento ospedaliero, secondo protocolli di appropriatezza condivisi tra 118, DEA, HUB o spoke di riferimento, mantenendo rigorosamente separata a funzione di urgenza da quella dell’assistenza primaria».
Molte regioni lo hanno ignorato e si sono tenute i PPI.
Chi ha approvato il DM 70/2016 e gli ha dato attuazione pensa forse che ai PPI ricorrano solo i cronici mentre la casistica è molto variata: incidenti, ferite, punture di calabrone, bambini che ingoiano oggetti, ecc.
Il nuovo DPCM del 12 gennaio 2017 con cui sono stati approvati i nuovi Livelli Essenziali di Assistenza all’art. 7 stabilisce che il Servizio Sanitario Nazionale debba garantire, in situazioni di emergenza/urgenza in ambito territoriale extraospedaliero, interventi sanitari tempestivi e finalizzati alla stabilizzazione del paziente, assicurando il trasporto in condizioni di sicurezza al presidio ospedaliero più appropriato.
L’attività di Emergenza Sanitaria Territoriale deve essere svolta in modo integrato con le attività di emergenza intraospedaliera assicurate nei PS/DEA e con le attività effettuate nell’ambito dell’Assistenza sanitaria di base e Continuità assistenziale.
La Regione Lazio, ignorando il DPCM sui LEA ha adottato una ulteriore serie di decreti per il Piano di Rientro inserendoci la trasformazione dei Punti di Primo Intervento:
1) Il 5/7/2017 il DCA U00257 con cui ha fissato al 31/12/2018 la data per la «trasformazione» dei PPI in postazioni “118” medicalizzate: contro il quale ci furono raccolte di firme e numerose manifestazioni culminate con quella del 30 novembre.
2) Il 25/7/2019 il DCA U00303 con cui ha fissato al 31/12/2019 la data per la «trasformazione» dei PPI in Punti di erogazione di assistenza primaria, contro il quale il Comune di Cisterna, quello di Cori, il Comitato civico di Cori e molti cittadini hanno presentato ricorso avanti al TAR di Roma.
La trasformazione dei Punti di Primo Intervento è stata inserita nel Piano di Rientro dal disavanzo regionale come se questi ne fossero una delle cause.
Secondo il rendiconto 2018 della ASL Latina il costo della Centrale Operativa 118 e dei PPI dell’intera provincia di Latina per l’anno 2018 è stato di soli € 11.722.000 che rappresenta l’1% della spesa della ASL, mentre rispetto al costo del SSR pari a 11.366.853.971 euro, rappresenta lo 0,0001%.
Il 14/11/2019 la Regione Lazio, all’evidente scopo di evitare la sicura soccombenza nella vertenza, data la fondatezza del nostro ricorso ha adottato un nuovo Piano di rientro con il DCA U00469 nel quale pur confermando la «Trasformazione» dei PPI in Punti di assistenza primaria al 31/12/2019 viene affermato che questo dovrà avvenire «…in continuità con le funzioni precedentemente svolte».
Il DCA 303/2019 viene annullato.
Anche se il termine «autotutela» non compare è evidente la finalità dell’atto.
Il DCA 469/2019, ancora una volta affronta il delicato problema dei Punti di Primo intervento in maniera poco attenta mettendo a rischio medici (per le implicazioni medico-legali) e pazienti:
Viene ignorato il punto 9.1.2 del DM 70/2015;
I PPI vengono trasformati in Punti di erogazione di assistenza primaria, poi però si afferma che il servizio, diversamente qualificato (?), sarà svolto in continuità con le funzioni precedentemente svolte (?);
Non viene stabilito da chi dipenderà il personale con il rischio che ogni azienda si organizzi a modo proprio;
Non vengono definiti i rapporti con il DEA di riferimento.
Le funzioni precedentemente svolte dai PPI sono indicate dal DCA del 10 febbraio 2010 n. U0008 (allegato C) secondo cui i Punti di Primo Intervento garantiscono la stabilizzazione del paziente in fase critica attivando, tramite la Centrale Operativa 118, il trasporto presso l’ospedale più idoneo secondo protocolli definiti e un primo intervento medico in caso di: patologie diagnosticate ed ingravescenti; malesseri non ben definiti; piccoli atti medico–chirurgici; diagnostica strumentale semplice.
L’orario di effettivo funzionamento copre di norma le 24 ore.
Per quanto riguarda l’organizzazione dipartimentale in base all’art. 17 della legge 833/1978 gli stabilimenti ospedalieri sono strutture delle Aziende USL, dotate dei requisiti previsti dalla legge di riforma ospedaliera 132/1968.
Le Regioni nell’ambito della programmazione sanitaria disciplinano con legge l’articolazione dell’ordinamento degli ospedali in dipartimenti, in base al principio dell’interazione tra le divisioni, sezioni e servizi affini e complementari, a quello del collegamento tra servizi ospedalieri ed extra ospedalieri in rapporto alle esigenze di definiti ambiti territoriali, nonché a quello della gestione dei dipartimenti stessi sulla base della integrazione delle competenze in modo da valorizzare anche il lavoro di gruppo.
Il DCA U00259/2014, recante l’atto di indirizzo per i direttori generali ai fini dell’adozione dell’Atto aziendale di ciascuna azienda sanitaria al Punto 5.2 tratta dei Dipartimenti:
L’organizzazione dipartimentale è il modello ordinario di gestione operativa delle attività aziendali e va inteso come centro di responsabilità. Il dipartimento costituisce tipologia organizzativa e gestionale volta a dare risposte unitarie flessibili, tempestive, razionali ed esaustive rispetto ai compiti assegnati, nell’ottica di condivisione delle risorse.
Il dipartimento aggrega strutture organizzative omologhe, omogenee, affini o complementari che perseguono comuni finalità e, pur conservando ciascuna la propria autonomia clinica e professionale, sono tra loro interdipendenti nel raggiungimento degli obiettivi e nell’utilizzo delle risorse.
Il dipartimento di emergenza e accettazione (DEA) è il modello organizzativo multidisciplinare che comporta l’integrazione funzionale delle unità operative e servizi sanitari necessari ad affrontare il problema diagnostico e terapeutico dei cittadini in situazioni di emergenza e/o urgenza sanitaria.
Il DEA di un’azienda sanitaria locale dovrebbe rappresentare il collegamento funzionale nell’ambito del bacino di utenza e nel territorio di competenza tra i presidi territoriali ed i servizi e le divisioni dell’ospedale di riferimento comunque impegnati nell’urgenza.
Pertanto dovrebbe essere transmurale (ospedale- territorio).
La direzione generale dell’Azienda USL Latina, in ottemperanza a quanto previsto dal DCA U00303/2019 (poi annullato dal DCA U00469/2019) con la deliberazione 849/2019 ha stabilito di:
-Disattivare i PPI, che oggi fanno parte della rete provinciale dell’Emergenza Sanitaria Territoriale, dal 1° gennaio 2020;
-Attivare con decorrenza 1° gennaio 2020 apposite strutture territoriali afferenti al Dipartimento di Assistenza Primaria deputate principalmente alla gestione delle urgenze territoriali
La direzione generale con una nota del 19 settembre 2019 indirizzata ai Sindaci ha fornito dei chiarimenti, ma non ha modificato l’atto.
Il disposto della delibera della ASL Latina n. 849/2019:
Confligge con il DCA U00469/2019 in quanto non prevede che l’attività del nuovo servizio avvenga «…in continuità con le funzioni precedentemente svolte»;
Confligge con le disposizioni della regione sull’organizzazione dei dipartimenti di cui al punto 5.2 del DCA U00259/2014 pertanto dato che le funzioni del nuovo servizio sono proprie dell’emergenza non possono afferire al Dipartimento di Assistenza Primaria né essere incardinate nelle UOC Assistenza Medica e Specialistica;
Di fatto è stato modificato l’Atto aziendale senza che sia stata seguita la procedura prevista.
L’annullamento del DCA U00303/2019 disposto con il DCA U00469/2019 comporta ipso iure la decadenza della deliberazione 849/2019 dell’Azienda USL Latina, travolgendo tutti gli atti connessi.
L’amministrazione non ha diritto di dare esecuzione ad un atto annullato ed i terzi non hanno dovere di conformarsi.
La direzione dell’azienda dovrà adottare un nuovo atto per evitare ulteriori gravami giudiziari.
Tutto quanto sopra ricordato è avvenuto senza che la Conferenza locale sociale e sanitaria abbia fatto nulla per impedirlo.
Desidero anche ricordare che al termine dell’incontro tenutosi il 5 settembre presso la regione tra i Sindaci della provincia di Latina e l’assessore per la sanità D’Amato, era stato diramato un comunicato da cui si è appreso che: il direttore generale dell’azienda USL avrebbe dovuto provvedere alla trasformazione dei PPI e al potenziamento dell’assistenza primaria, mentre l’ARES 118 avrebbe dovuto provvedere al potenziamento dei mezzi di soccorso nelle aree interessate ed effettuare appositi sopralluoghi per assicurare H24 il servizio di elisoccorso.
Alla data odierna si ha notizia solo di interventi per assicurare il servizio H24 per l’elisuperficie di Latina.
Ho ricordato come la mancata organizzazione in maniera adeguata del servizio di emergenza sanitaria territoriale può comportare responsabilità di ordine amministrativo/patrimoniale, civile e penale.
Infine ho accennato alla proposta di revisione del famoso DM 70/2015 contenuta nel nuovo Patto per la salute approvato dalla Conferenza stato regioni il 18 dicembre e al Rapporto di Cittadinanzattiva sull’emergenza sanitaria territoriale nel Lazio.
Sono seguiti alcuni qualificati interventi tra i quali desidero segnalare quelli di Giovanni Maria Righetti, Presidente dell’Ordine dei medici di Latina
Sono infine intervenuti i rappresentanti del Comitato civico di Cori, Enzo Musilli del Comitato di Boschetto, Gricilli e Macallè di Priverno, Manfredo de Paolis per il Comitato No al declassamento del Punto di Primo Intervento di Priverno e molti altri.
Numerosi anche gli interventi del folto pubblico.