Il
D.Lgs. 229/99 di riforma del servizio sanitario, ha ridisegnato un nuovo
modello di relazioni tra Regione, enti locali e aziende sanitarie basato sul
pieno coinvolgimento di ciascun livello di governo al processo decisionale e su
di una effettiva cooperazione\collaborazione tra ogni attore del sistema grazie
alla Conferenza dei Sindaci prevista
dal 14° comma dell’art. 3 secondo cui «Nelle unità sanitarie locali il cui
ambito territoriale coincide con quello del Comune, il Sindaco, al fine di
corrispondere alle esigenze sanitarie della popolazione, provvede alla
definizione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di
indirizzo per l’impostazione programmatica dell’attività, esamina il bilancio
pluriennale di previsione ed il bilancio di esercizio e rimette alla regione le
relative osservazioni, verifica l’andamento generale dell’attività e
contribuisce alla definizione dei piani programmatici trasmettendo le proprie
valutazioni e proposte al direttore generale ed alla regione. Nelle unità sanitarie
locali il cui ambito territoriale non coincide con il territorio del Comune, le
funzioni del Sindaco sono svolte dalla conferenza dei Sindaci o dei presidenti
delle circoscrizioni di riferimento territoriale tramite una rappresentanza
costituita nel suo seno da non più di cinque componenti nominati dalla stessa
conferenza con modalità di esercizio delle funzioni dettate con normativa
regionale».
Al riguardo tutte le
Regioni hanno emanato norme per dare concreta attuazione a questa disposizione
in molti casi attribuendo alla conferenza anche competenze in materia sociale e
definendone maggiormente le funzioni:
a)
definizione, nell’ambito della programmazione regionale, delle linee di
indirizzo per l’impostazione programmatica delle attività dell’azienda unità
sanitaria locale;
b)
esame del bilancio pluriennale di previsione e il bilancio di esercizio
dell’azienda unità sanitaria locale e trasmissione alla Giunta regionale delle
relative osservazioni;
c)
verifica dell’andamento generale dell’attività dell’Azienda unità sanitaria
locale;
d)
contributo alla definizione dei piani programmatici dell’azienda unità
sanitaria locale;
e)
trasmissione delle proprie valutazioni e dei propri suggerimenti al Direttore
generale e alla Giunta regionale che sono tenuti a fornire entro trenta giorni
risposta motivata;
f)
partecipazione alla valutazione dei risultati della gestione e dell’attività
del Direttore generale avendo riguardo agli obiettivi assegnati nel quadro
della programmazione regionale con particolare riferimento alla efficienza,
efficacia e funzionalità dei servizi sanitari (lettera e› del comma 2sexies dell’art. 2 del D.lgs.502/1992 e
6° comma dell’art.3 D.lgs.502/1992 aggiunto dalla L.419/1998).
Come si vede di tratta di compiti molto rilevanti
attinenti alla programmazione, al controllo e alla vigilanza, al bilancio e
alla sua gestione, alla valutazione della performance del direttore generale
ecc.
Ogni Conferenza avrebbe dovuto dotarsi di un
regolamento dei lavori e per disciplinare la presenza del pubblico, ma ancora
molte non l’hanno fatto.
Le sedute dovrebbero essere pubbliche per legge ma è
raro che venga fatta una informazione preventiva così i cittadini non riescono
a partecipare.
Solo di rado vengono pubblicati i verbali delle
sedute, così i cittadini non sanno neanche cosa è stato deciso.
I Sindaci, che rivestono per legge il ruolo di
autorità sanitaria locale, non si rendono conto dell’importanza delle funzioni
che sono state affidate alla Conferenza, troppo spesso delegano l’assessore e
talora votano a favore per l’approvazione degli atti più importanti
dell’Azienda senza approfondire in maniera adeguata la documentazione e senza
rendersi conto dei possibili danni creati anche ai loro stessi cittadini.
Quando se ne accorgono è troppo tardi.
Nei fatti prevale spesso la politica così i componenti
della Conferenza che appartengono allo stesso partito politico del presidente
della Regione (che ha nominato il direttore generale) tendono ad approvare
acriticamente ogni proposta presentata, mentre quelli dell’opposizione le
contrastano anche loro senza una valutazione reale.
In questo modo può avvenire che vengano approvati provvedimenti che danneggiano il proprio Comune, proprio nell'ambito di un consesso in cui i rappresentanti delle comunità dovrebbero esprimere i bisogni delle popolazioni rappresentate.
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