Ieri, sempre al Welfare day 2019, dal IX Rapporto RBM-Censis si rileva che il 48,9% dei cittadini che nell'ultimo anno hanno avuto una esperienza di accesso al Pronto soccorso ha espresso un giudizio positivo (la percentuale sale al 54,5% al Nord-Est).
Ma solo il 29,7% si è rivolto al Pronto soccorso in una condizione di effettiva emergenza, per cui non poteva perdere tempo.
Mentre il 38,9% lo ha fatto perché non erano disponibili altri servizi, come il medico di medicina generale, la guardia medica, l'ambulatorio di cure primarie.
Il 17,3% lo ha fatto perché ha maggiore fiducia nel Pronto soccorso dell'ospedale rispetto agli altri servizi.
Si tratta di una domanda sanitaria drogata dalle non urgenze, a caccia della migliore soluzione per il proprio problema, che trova impropriamente risposte nel Pronto soccorso.
Qui è la risposta alle domande di qualche direttore generale che non aspetta altro che chiudere i PPI sostenendo che ci sono accessi impropri.
Sarebbe ora che i dirigenti delle ASL cercassero di capire come mai le persone non trovano risposte adeguate alla loro domanda di assistenza sanitaria dal medico di base, dai medici della continuità assistenziale, dagli specialisti ambulatoriali, ecc. per cui sono costretti, loro malgrado, a rivolgersi al pronto soccorso o ai Punti di primo intervento.
Qualcuno pensa che i pazienti si divertano ad andare al PS ?
Sarebbe ora che venisse fatta funzionare in maniera adeguata l'assistenza primaria, solo così saranno eliminati gli accessi c.d. impropri al P.S. e ai PPI.
Se finalmente la sanità venisse affrancata dalle speculazioni e dalla corruzione, si potrebbe avere una presenza sul territorio di strutture ed operatori adatti a dare le risposte che i pazienti meritano
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