L'art. 10 della nuova bozza del patto della salute 2019-2021 tratta delle "Reti strutturali di assistenza territoriale sociosanitaria. Presa in carico nel percorso di cura".
Il mutato contesto socio-epidemiologico, con il costante incremento di situazioni di fragilità sanitaria e sociale, impone una riorganizzazione dell’assistenza territoriale che promuova, attraverso nuovi modelli organizzativi integrati, attività di prevenzione e promozione della salute, percorsi di presa in carico della cronicità basati sulla medicina di iniziativa, un forte impulso dell'assistenza domiciliare, un investimento sull’assistenza residenziale per i soggetti non auto sufficienti, per la salute mentale e un nuovo percorso di analisi dei bisogni e programmazione dei servizi con il coinvolgimento di tutti gli stakeholder interessati.
A tal fine Governo e Regioni convengono, con la presente Intesa, di implementare il processo di riorganizzazione delle reti strutturali di assistenza in relazione all’assistenza territoriale, con particolare riferimento alla cronicità.
Ai fini di una programmazione più efficiente occorre puntare a una visione complessiva dei costi dell’assistenza, secondo una logica orizzontale per patologia, basata sui bisogni del paziente, che superi l’attuale impostazione per fattori produttivi e consenta una valutazione predittiva di cambiamenti e innovazioni, tecnologiche e non, introdotte nel sistema.
In coerenza con gli orientamenti della letteratura internazionale e le esperienze di innovazione già in atto in alcune Regioni, si condivide la necessità di implementare un sistema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria territoriale, che si può definire come “sistema accessibile universalmente, centrato sulla persona, che integri servizi sanitari e sociali, assicurati da team multi-professionali e multidisciplinari, per fare fronte ai bisogni di salute dei cittadini in partnership tra i pazienti e i loro caregiver in un contesto familiare o di comunità garantendo il coordinamento e la continuità delle cure anche con gli altri setting assistenziali” (Commission Decision 2012/C198/06 del 27 febbraio 2014).
Di fronte alla grande eterogeneità intra ed interregionale dell’assistenza territoriale, le disposizioni contenute nel Piano Nazionale della Cronicità, approvato con Accordo Stato-Regioni del 15 settembre 2016, sottolineano l’esigenza di individuare “un disegno strategico comune inteso a promuovere interventi basati sulla unitarietà di approccio, centrato sulla persona ed orientato su una migliore organizzazione dei servizi e una piena responsabilizzazione di tutti gli attori dell’assistenza”. Lo Stato e le Regioni si impegnano a perseguire le azioni contenute nel suddetto Piano.
Si ritiene fondamentale rafforzare la governance del sistema sociosanitario territoriale.
La normativa vigente attribuisce al Distretto tale ruolo, che tuttavia sta cambiando profondamente anche in ragione dei processi di accorpamento ed evoluzione del sistema di aziendalizzazione così come trattato all’art 2 del presente Patto. È necessario che si rafforzino le funzioni di governo dei percorsi di cura, di sviluppo dei processi di integrazione sociosanitaria, tramite la programmazione concertata con le autonomie locali (piani territoriali integrati con gli ambiti sociali), per assicurare una migliore risposta assistenziale ai bisogni delle persone affette da patologie croniche contribuendo anche a ridurre i tassi di ricovero e gli accessi impropri al pronto soccorso e intervenendo sulle liste di attesa come previsto nel Piano nazionale di governo delle liste di attesa (PNGLA) 2019-2021 (Intesa Stato-Regioni del 21 febbraio 2019).
A questo fine Governo e Regioni convengono, analogamente a quanto già fatto per il riordino della rete ospedaliera con il DM 70/2015, sulla necessità di adottare un Regolamento per dare omogeneità nei servizi territoriali sociosanitari con l’obiettivo di superare l’osservata variabilità regionale e rispondere in maniera adeguata ai bisogni di salute, conciliando le esigenze di equità, accesso ai servizi e solidarietà con il quadro delle risorse disponibili e sostenendo in particolare modelli organizzativi attenti allo sviluppo di reti integrate, approccio multidisciplinare, integrazione sociosanitaria, come già offerto dai consultori familiari.
Il Regolamento consentirà anche di facilitare il processo di integrazione dei servizi territoriali, elemento indispensabile a dare unità al percorso di cura sempre più complesso ed a rendere più facile la presa in carico del paziente.
Per quanto riguarda le forme aggregative dell’Assistenza primaria, già previste dall’ACN 2009, le quali trovano compiuta disciplina a livello legislativo nell’art.1 della legge 189/2012, si condivide la necessità di porre in atto ogni azione, volta a rendere omogenea la loro realizzazione a tutt’oggi molto diversificata sul territorio nazionale, in continuità con le dette disposizioni.
Nell’ambito di una riflessione generale di ruoli e competenze professionali, particolarmente rilevante per il riordino e lo sviluppo dei servizi territoriali, è il ruolo della medicina generale.
Vi sono importanti punti critici che riguardano il ruolo della medicina generale e l’investimento sui presidi di prossimità, che richiedono anche un nuovo Accordo Collettivo Nazionale (ACN) per la Medicina Generale (MMG, PLS, Specialistica Ambulatoriale).L’attuale quadro normativo (liberi professionisti, convenzionati) e l’ACN vigente rendono problematica la piena integrazione della medicina generale con l’organizzazione territoriale: ridisegnare la relazione con il SSN deve rappresentare un obiettivo centrale per il nuovo ACN e ne richiede una accelerazione dei tempi. Pervenire ai nuovi ACN rappresenta un passaggio fondamentale per definire in modo chiaro le responsabilità e le forme di collaborazione tra professionisti del territorio e concludere un percorso di innovazione e cambiamento reale.
Governo e Regioni si impegnano, inoltre, a promuovere la rilevazione e l’aggiornamento dei dati relativi all’assistenza territoriale sociosanitaria attraverso l’evoluzione dei sistemi informativi individuali pertinenti già disponibili nell’ambito del Nuovo Sistema Informativo Sanitario (NSIS) del Ministero della salute, al fine di ottimizzare le risorse già investite e favorire la diffusione delle informazioni utile per il monitoraggio dei servizi e l’identificazione delle priorità d’intervento.
È necessario, altresì, completare l’adozione dei flussi per il monitoraggio delle prestazioni territoriali erogate nell’ambito delle cure primarie, della riabilitazione e degli ospedali di comunità.
Infine, nell’ambito delle attività per il miglioramento della qualità dei servizi sul territorio, si intende proseguire il percorso di qualificazione del ruolo della Farmacia dei Servizi, che, inserita nelle reti territoriali, si faccia carico della gestione di problematiche relative alla salute della persona, in collaborazione con altre figure professionali della sanità, e non solo alla dispensazione del farmaco.
Governo e Regioni convengono, pertanto, sulla necessità di definire proposte operative circa i servizi erogabili della “Farmacia dei servizi” e declinarli in un documento prodotto dal Gruppo di Lavoro, che contenga anche le valutazioni in termini di: i) vantaggi per la salute dei cittadini nel loro percorso di cura; ii) risparmio di tempo e minori spostamenti; iii) ottimizzazione delle risorse per la programmazione regionale e possibile definizione della relativa remunerazione.
Allo stesso tempo, si ritiene necessario tutelare il ruolo delle Farmacie Rurali che, per la loro ubicazione in piccoli agglomerati, continuano ad avere un’importante funzione sociale e rappresentano spesso l’unico presidio sanitario esistente sul territorio.
Accanto alla riorganizzazione delle strutture dei servizi territoriali va affrontata la problematica dell’accessibilità ai servizi per il paziente urgente e cronico instabile (ricoverato in strutture extraospedaliere o domiciliari): questa prospettiva può essere assolta con la costituzione di un dipartimento extramurario per integrare le conoscenze specialistiche ospedaliere con i bisogni della medicina delle cure primarie.
Il nuovo modello organizzativo dell’Ospedale Territoriale Virtuale può rappresentare l’occasione per una rivisitazione del ruolo del medico di medicina generale (anche sotto il profilo del suo rapporto di lavoro), del medico di continuità assistenziale e delle figure professionali accreditate nel territorio in modo da rendere possibile la creazione di centrali operative in ogni ambito territoriale.
Siffatto progetto territoriale deve anche essere sostenuto dalla revisione, in ambito ospedaliero, delle attività chirurgiche di DAY SURGERY e WEEK SURGERY che, seguendo la stessa logica di coordinamento ed integrazione, dovranno attuare iniziative di razionalizzazione e di diffusione di un vero e proprio sistema di DAY Hospital e Day SURGERY e WEEK Hospital polispecialistico con omogenea complessità clinica ed assistenziale.
Viene delineato uno scenario vasto e molto articolato che richiederà un regolamento tipo a livello nazionale per garantire uniformità di prestazioni, ma anche strutture fi prossimità adeguate come le Case della salute.
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