La VII Commissione del Consiglio regionale del Lazio, ha da tempo avviato le audizioni sulla proposta di legge 115 d’iniziativa della Giunta regionale relativa all’ «Istituzione dell’azienda regionale sanitaria “Azienda Lazio”»
Detta azienda vorrebbe centralizzare le procedure di acquisto di beni e servizi delle ASL, i pagamenti, la gestione del patrimonio, le assunzioni del personale, ecc., con costi elevati e vantaggi tutti da definire.
Dopo le audizioni dei direttori generali, tutti, pedissequamente favorevoli, è stata la volta dei sindacati CGIL, CISL UIL e UGL che ieri 10 giugno alle ore 14 si sono espressi tutti in maniera seccamente contraria ritenendo in primo luogo che ci siano altre priorità, ma in secondo luogo evidenziando tutta una serie di punti in contrasto con la stessa normativa e organizzazione vigente.
I sindacati si sono riservati di consegnare un testo scritto con ulteriori osservazioni.
Da quanto si apprende dal resoconto sommario della Commissione anche il consigliere regionale Barillari ha espresso le proprie perplessità in particolare sulle funzioni che dovrebbe svolgere l’azienda, mentre il presidente della commissione Simeone avrebbe affermato che non si deve creare una nuova ASL, ma un ente strumentale che deve svolgere funzioni precise ad esempio sull’edilizia sanitaria.
In ogni caso il presidente Simeone ha accolto la richiesta della CGIL di dedicare una seduta specifica sulla situazione del personale della sanità con particolare riguardo al tema della re-internalizzazione dei servizi.
Per quanto mi riguarda mi limito a rilevare quanto segue:
1) Gli artt. 37 e segg. del D.lgs. 50/2016 stabiliscono i requisiti che devo possedere le stazioni appaltanti, quale dovrebbe essere l’ipotizzata Azienda Zero. Dal testo della proposta di legge non sembra che la nuova struttura sia in possesso dei requisiti di qualificazione previsti dall’art.38, per cui dovrà far riferimento a quanto previsto dal 3° comma dell’art. 37 ricorrendo ad una centrale di committenza che poi sarebbe la stessa regione, infatti all’art 4, lettera j), la proposta nell’attribuire le funzioni alla nuova azienda prevede che restino ferme le funzioni di centrale di committenza regionale attribuite al soggetto aggregatore cioè alla Direzione regionale acquisti. Questo è evidentemente collegato con il punto 1, ma allora a che serve affidare questi compiti all’Azienda Zero se poi le gare saranno fatte sempre dalla Direzione regionale acquisti
2) La proposta prevede che oltre all’acquisto centralizzato dei beni l’Azienda Zero provveda anche a quelli dei servizi il che appare preliminarmente in contrasto con la Direttiva 2014/23/UE che riconosce in modo espresso la possibilità, per le amministrazioni locali di espletare i compiti di rispettivo interesse pubblico.
Tale principio è stato ulteriormente ribadito dal “Considerando” 5 della direttiva 2014/24/UE.
Anche il Consiglio di Stato con le sentenze 552/2011 e 1034/2016 ritiene che le amministrazioni pubbliche possano gestire direttamente i servizi.
Nel DEFR Lazio 2019 è stata inserita nell’ambito dell’indirizzo programmatico “Prendersi cura della sanità (4.01.00.00) la re-internalizzazione delle funzioni di natura sanitaria esternalizzate”. Il DEFR è stato approvato dal consiglio regionale il 18 dicembre scorso.
3) All’art. 7, 3° comma: per quanto riguarda infine le norme di contabilità e finanziamento sembra improprio il riferimento agli artt. 25 e 26 del D.lgs 118/2011 in quanto la materia dovrebbe rientrare sub artt. 22 e 23 del medesimo decreto. Al riguardo la Corte dei conti, Sezione regionale per il Veneto, con delibera 593/2019 ha formulato una serie di rilievi proprio sulla L.R. 25 ottobre 2016, n. 19 della Regione veneto, recante “Istituzione dell’ente di governance della sanità regionale veneta denominato <Azienda per il governo della Sanità della regione Veneto – Azienda zero> Disposizioni per la individuazione dei nuovi ambiti territoriali delle aziende ULSS”;
4) Manca un business plan per cui la predisposizione del piano triennale della prevenzione della corruzione e della trasparenza appare un adempimento piuttosto difficoltoso specialmente a causa dei prevedibili rischi rilevanti e mancando al momento una organizzazione di qualità che possa garantire anche nel rispetto degli standard ISO.
5) Nel caso di accentramento dei concorsi o di gare è sufficiente il ricorso di un concorrente per bloccare a livello regionale tutta la procedura, come già avvenuto in alcuni casi con danni rilevanti proprio per il SSR.
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