giovedì 30 agosto 2018

IL PUNTO UNICO DI ACCESSO E LA DGR 149/2018 DELLA REGIONE LAZIO: I RITARDI DELLE ASL DI FROSINONE E LATINA

Con deliberazione n. 149 in data 2 marzo 2018 avente per oggetto la Legge regionale 10 agosto 2016 n. 11, capo VII Disposizioni per l'integrazione sociosanitaria la giunta regionale ha inteso dare attuazione dell'articolo 51, commi 1-7, art. 52, comma 2, lettera c) e art. 53, commi 1 e 2".
Una particolare attenzione viene data al Punto Unico di Accesso alle prestazioni sociosanitarie Il Punto Unico di Accesso ai servizi sociosanitari rappresenta il luogo dell‟accoglienza sociosanitaria ed è finalizzato ad avviare percorsi di risposta appropriati alla complessità delle esigenze di tutela della salute della persona, superando la settorializzazione degli interventi che troppo spesso rende complesso per l„utente l„accesso ai servizi. 
Il Punto Unico di Accesso rappresenta una modalità organizzativa di accesso unitario e universalistico ai servizi sociali, sanitari e sociosanitari, rivolta tuttavia in particolare a coloro che presentano bisogni che richiedono unitariamente prestazioni sanitarie e azioni di protezione sociale. Si configura pertanto come il primo contatto a disposizione del cittadino, finalizzato ad attuare pari opportunità d„accesso alle informazioni e ai servizi da parte di coloro che ne abbiano necessità e diritto. 
In tal senso si delinea un modello organizzativo adeguato a rispondere in modo completamente integrato alle molteplici esigenze dell‟utenza, attraverso una rete in cui ciascun punto di accesso è capace di accogliere qualsiasi tipologia di istanza: sociale, sanitaria e sociosanitaria. In sintesi, le principali funzioni del PUA sono l„accoglienza e l‟ascolto, la raccolta della segnalazione, l„orientamento e la gestione della domanda, la prevalutazione dei casi segnalati, la risoluzione diretta dei casi semplici e l„avvio della presa in carico tramite l‟attivazione della funzione di valutazione multidimensionale e integrazione con i servizi della rete territoriale. 
L‟attivazione dei Punti Unici di Accesso è stata regolata dalla Regione Lazio con la DGR n. 315 del 2011, che ne ha dettato le Linee di indirizzo. Con la legge regionale 11/2016, all‟art. 52, al fine di favorire la fruizione da parte degli utenti dei servizi sociali, sociosanitari e sanitari erogati nell‟ambito del distretto, è stato disposto l‟istituzione di almeno un punto unico di accesso (PUA) in ogni ambito territoriale ottimale. 
Secondo lo stesso articolo le funzioni specifiche del PUA sono: 
a) orientare le persone e le famiglie sui diritti alle prestazioni sociali, socio-sanitarie e sanitarie e di continuità assistenziale e sulle modalità per accedere ad esse ferma restando l‟equità nell‟accesso ai servizi, con particolare riferimento alla tutela dei soggetti più deboli; 
b) agevolare l‟accesso unitario alle prestazioni sociali, socio-sanitarie e sanitarie e di continuità assistenziale, favorendo l‟integrazione tra i servizi sociali e quelli sanitari; 
c) segnalare le situazioni connesse con bisogni socio-sanitari complessi per l‟attivazione della valutazione multidimensionale e della presa in carico integrata;
d) avviare la presa in carico, mediante la prevalutazione integrata socio-sanitaria funzionale all‟identificazione dei percorsi sanitari, socio-sanitari o sociali appropriati. 
Allo stato attuale si evidenziano ulteriori margini di miglioramento per l‟integrazione fra la componente sanitaria e quella sociale e per il potenziamento dei PUA. È ormai inderogabile, quindi, che i principi già disciplinati con la normativa vigente trovino concreta e definitiva attuazione. Modello organizzativo Le funzioni del PUA, così come disposto dalla DGR n. 315/2011, si collocano nel distretto sociosanitario presso una sede territoriale strategica, ove siano presenti un numero rilevante di servizi sanitari e/o sociali e di funzioni direzionali. 
Nelle Case della Salute, che si configura come il nodo strategico, strutturato e di riferimento, in forte connessione funzionale e operativa con tutta la rete sanitaria e sociale del territorio in cui insiste, è prevista tra le funzioni di base la presenza del Punto Unico di Accesso. 
Qualora in un distretto non sia ancora operativa una Casa della Salute, il PUA potrà essere ubicato presso una sede territoriale del distretto sanitario o sociale. 
Occorre precisare che, laddove se ne ravvisasse la necessità per motivi demografici e/o territoriali, sarà possibile istituire più sedi PUA al fine di realizzare una maggiore prossimità con gli utenti. Il modello declinato dalla Regione Lazio, così come definito con deliberazione n. 315/2011 e successivamente ripreso dal Piano Sociale approvato dalla deliberazione n. 57/2017 prevede che tutti i punti di accoglienza già attivi per l‟utenza fragile (segretariati sociali, servizi CAD di ASL, consultori familiari, ecc.), se dotati di personale appositamente formato alle funzioni PUA e se connessi al sistema informativo SIAT di cui al paragrafo sottostante, possono svolgere la funzione di front-office. In tal senso, al fine di garantire quanto più possibile la prossimità ai cittadini, si prevede la creazione di una rete in cui, a fianco a una sede distrettuale principale (unica deputata a svolgere le 
funzioni di back office), siano presenti varie sedi decentrate e di prossimità, con funzioni di front office, situate presso i servizi territoriali già esistenti e connessi con il PUA principale, accogliendo l‟utenza e procedendo a indirizzarla in maniera appropriata (modello Hub & Spoke in cui l‟Hub si identifica con la funzione del back office e gli Spoke sono i punti che assolvono esclusivamente funzione di front office) Infatti, i PUA saranno collegati tra loro nell‟ottica della realizzazione di un‟efficiente ed efficace rete informativa coordinata coerentemente con quanto previsto dallo sviluppo del Sistema Informativo Assistenza Territoriale (SIAT). Il modello PUA prevede ambiti di tipo operativo e rivolti al cittadino, occupandosi di attività di accoglienza, informazione, orientamento, accompagnamento, decodifica del bisogno con risposta di primo livello (prevalutazione) e inoltro ai servizi interni al sistema sociale e sanitario competenti per l‟evasione di domande complesse. Si delinea così un sistema di organizzazione del PUA strutturato, ancorché agile, che in diverse fasi operative utilizza, all‟interno del sistema informativo relativo alle attività sociosanitarie, lo strumento della cartella sociosanitaria, coerentemente con il SIAT, per la registrazione informatizzata dei dati relativi all‟utenza, alla domanda espressa, alla valutazione integrata dei casi, alla presa in carico, alla gestione dei casi e all‟esito degli interventi. Riassumendo le funzioni del PUA sono articolate su due livelli: a) funzioni di front office: accesso in termini di accoglienza, informazione, orientamento e accompagnamento b) funzioni di back office: prevalutazione, avvio della presa in carico, identificazione dei percorsi assistenziali e attivazione dei servizi, monitoraggio e valutazione dei percorsi attivati. Le risorse umane, strumentali e finanziarie per l‟attivazione ed il funzionamento del PUA, ivi comprese le attività di formazione del personale, sono fornite dalle aziende sanitarie locali e dai comuni associati nell‟ambito territoriale ottimale. Tali aspetti sono regolati dal regolamento di cui ciascun PUA dovrà dotarsi e che dovrà contenere il logo unitario riconoscibile, l‟elenco delle sedi del PUA, gli orari di apertura, la tempistica di attivazione della risposta, l‟organizzazione, la descrizione dei processi operativi, comprensivi delle singole fasi, l‟individuazione dei responsabili dell‟esecuzione delle singole attività svolte e i criteri per l‟individuazione del responsabile del PUA. Il PUA deve prevedere necessariamente risorse umane dedicate per le specifiche funzioni, opportunamente formate ed abilitate alla ricezione e allo screening della domanda d‟accesso nella rete dei servizi, capaci di codificare e decodificare il bisogno, di relazionarsi con la cittadinanza e con il sistema socio-ambientale di riferimento, di lavorare in equipe, di gestire funzioni organizzative e di coordinamento. I profili professionali degli operatori PUA sono identificati nell‟assistente sociale, nell‟infermiere, nel medico di distretto e nel personale amministrativo. Può altresì essere prevista, in considerazione dell‟utenza prevalente, la presenza di ulteriori figure professionali, anche condivise con altri servizi e rese disponibili all‟occorrenza. Il profilo professionale e la formazione del personale devono essere, comunque, strettamente correlate alle specifiche funzioni attribuite all‟interno PUA e devono essere supportati da strumenti utili per la gestione informatizzata delle pratiche. La scheda di prevalutazione Nella costituzione del modello organizzativo del PUA regionale, grande rilievo ha la scheda di prevalutazione che permette di effettuare una prima analisi e di guidare le prime azioni di orientamento (individuazione del bisogno - semplice e/o complesso, avvio delle procedure per la valutazione multidisciplinare e per i supporti specialistici), nonché le risposte assistenziali immediate e urgenti. La scheda raccoglie un primo gruppo di informazioni (anagrafiche, sociorelazionali-ambientali, cliniche, assistenziali, amministrative), propedeutiche alla redazione del fascicolo personale che viene aperto al momento della presa in carico e che diventa la base per lo sviluppo di un linguaggio comune tra le diverse professionalità del settore sociale e di quello sanitario. Tale scheda è finalizzata a orientare gli operatori nella definizione del bisogno (semplice e/o complesso) e, in caso di individuazione di un bisogno complesso, servirà a determinare la composizione dell‟Equipe Multidimensionale che dovrà valutare l‟entità del bisogno per decidere il percorso da intraprendere. La scheda di prevalutazione del PUA, che diventerà omogenea per tutti i distretti in sostituzione di quelle attualmente in uso e che sarà ricompresa nel SIAT, è riportata nell‟allegato D. Formazione congiunta A livello regionale e in ogni territorio distrettuale, verrà realizzata la formazione congiunta degli operatori sociali e sanitari al fine di disporre di linguaggi e strumenti comuni e sviluppare percorsi strutturati di condivisione delle esperienze da parte degli attori coinvolti a vario livello nei percorsi di continuità assistenziale. La formazione sarà dedicata alla condivisione degli strumenti di valutazione dei bisogni, alla conoscenza dell‟offerta integrata dei servizi, alla appropriatezza dei percorsi, le responsabilità di presa in carico, al favorire la comunicazione reciproca tra gli operatori sociali e sanitari, alla implementazione del sistema informativo e agli strumenti e metodi di monitoraggio e valutazione. La formazione del personale dovrà essere continua, al fine di favorire l‟acquisizione di conoscenze e competenze capaci di rispondere alle mutevoli esigenze dei cittadini. Il personale coinvolto dovrà, inoltre, contribuire attivamente al miglioramento continuo delle procedure e della appropriatezza delle valutazioni, attraverso la segnalazione costante di criticità, limiti e potenzialità. Qualora risultassero risorse residue tra quelle assegnate ai distretti sociosanitari con determinazione n. G19295/2014, gli stessi possono destinare le suddette risorse al finanziamento della formazione, secondo quanto indicato al punto 3.3 dell‟allegato 1 della DGR n. 315/2011. Inoltre verrà realizzato un percorso formativo regionale “di sistema” rivolto al personale delle strutture integrate, slegato dalle singole competenze tecniche e professionali delle figure coinvolte e orientato a migliorare la conoscenza del quadro di riferimento, del contesto operativo e dei processi attivati.
L'atto è fatto bene, ma se andiamo a vedere nelle ASL cosa è stato fatto vediamo che in alcuni casi ci sono gravi ritardi.
Proprio il 6 agosto le organizzazioni sindacali delle province di Frosinone e Latina hanno sollecitato i massimi responsabili di quelle ASL per conoscere gli atti adottati, al fine di dare attuazione a quanto disposto dalla normativa regionale in materia di integrazione sociosanitaria. In particolare si chiede di ricevere informazioni rispetto a:
  • Istituzione degli Uffici di coordinamento delle attività distrettuali (UCAD) - organismo programmatico a cui spetterà il ruolo di interlocutore con l'Ufficio Sociosanitario Integrato.
  • Stato di realizzazione e avanzamento dei PUA distrettuali.
  • Atti adottati relativamente alla composizione delle Unità di Valutazione Multidimensionale 

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