venerdì 17 agosto 2018

LE AZIONI IN DIFESA DEL PUNTO DI PRIMO INTERVENTO DI SABAUDIA

La minacciata chiusura del Punto di Primo Intervento di Sabaudia da parte della Direzione Generale della ASL (su indicazioni della regione) pone una serie di problemi.
Il diritto alla salute previsto dalla Costituzione, ma attuato solo trenta anni dopo grazie alla legge 833/78, in questi ultimi anni con la scusa della crisi economica ha subito una serie progressiva di tagli nei servizi che ha toccato persino il sistema di emergenza/urgenza.
Al riguardo in primo luogo, sin dal 2016 scrissi al Direttore Generale della ASL Latina, senza peraltro ricevere risposta alcuna.
Nello stesso tempo scrissi anche al presidente della Regione Lazio Zingaretti, ma anche in questo caso non fui degnato di risposta.
Così il 15 luglio ho scritto al nuovo Ministro della salute on.le Grillo e poi al Presidente della Camera on.le Fico.
Unitamente ad alcuni amici abbiamo anche promosso una raccolta di firme per fermare questa decisione irragionevole che è stata sottoscritta da quasi  5.000 persone. 
Com’è noto, con decreto n. 70 in data 2 aprile 2015 il  Ministero della salute ha definito gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera.
Al punto 9.1.5 dell’Allegato 1 viene affrontato il problema dei Punti di Primo Intervento (PPI) stabilendo che esclusivamente a seguito della riconversione dell’attività di un ospedale per acuti in un ospedale per la post-acuzie oppure in una struttura territoriale, potrebbe rendersi necessario prevedere, per un periodo di tempo limitato, il mantenimento nella località interessata di un Punto di Primo Intervento, operativo nelle 12 ore diurne e presidiato dal sistema 118 nelle ore notturne.
Nel Comune di Sabaudia, sin dalla fondazione (1934) e fino agli anni ’70 è stato presente un ospedale, dopo tale data, d’accordo con l’Ospedale Santa Maria Goretti di Latina è stato attivato un Servizio di Pronto Soccorso.
Successivamente, in attuazione del D.P.R. 27 marzo 1992, nell'ambito del Piano dell’emergenza urgenza della regione Lazio approvato dal Consiglio regionale del Lazio con deliberazione n. 1004/94 e dell’Atto di intesa tra Stato e regioni del’11 aprile 1996 la Giunta della regione Lazio provvide a dare concreta attuazione alla realizzazione della rete dell’emergenza con l’individuazione degli ospedali sedi di DEA, di quelli sede di pronto soccorso, dei Punti di Primo Intervento e delle postazioni mobili del 118 tenendo conto dell’orografia del territorio, delle vie di comunicazione, dei tempi medi di intervento, ecc.
Questa rete è stata attiva per molti anni fino a quando nel 2010 ha subito profonde modifiche a causa della chiusura disposta dalla regione Lazio in provincia di Latina di molti presidi ospedalieri: Cori, Sezze, Priverno, Gaeta e Minturno, con conseguente degradazione dei posti di Pronto Soccorso a PPI, il che ha di fatto alterato profondamente il Piano originario del sistema di emergenza aumentando le distanze tra i centri abitati e i posti di Pronto soccorso che di fatto sono stati ridotti solamente a quattro (Latina - sede di DEA di II livello, Formia – sede di DEA di I livello, Terracina e Fondi); tutto questo in un territorio molto vasto e complesso dal punto di vista orografico, che si estende per 2.250 kmq (il punto più a nord della provincia dista da quello più a sud circa 150 km.) e che è costituito da 33 Comuni (compresi quelli dell’arcipelago pontino) con una popolazione complessiva residente di 574.226 abitanti.
Il tutto è avvenuto senza informare né coinvolgere i cittadini come previsto dall’art. 14 del D.lgs 502/92.
La città di Sabaudia ha una popolazione di 20.613 abitanti ed è in costante crescita.
Elevata è la percentuale degli anziani (19,16%) e delle persone affette da patologie croniche; l’incidenza dei tumori in base all’ultimo rapporto del registro Tumori di Latina è più elevata rispetto ai dati attesi.
Il centro urbano di Sabaudia dista dall’Ospedale di Latina, sede di DEA 25 km mentre l’Ospedale di Terracina è posto a 24 km.
Ai residenti si aggiungono i militari della locale Stazione dell’Arma dei carabinieri, i militari dell’Esercito in servizio presso il Comando dell’artiglieria controaerei, gli allievi della Scuola Sottufficiali dei Carabinieri Forestali e i militari della stessa Arma in servizio presso il Parco Nazionale del Circeo, gli atleti e il personale militare del Centro sportivo remiero della Marina Militare, gli atleti del III Nucleo sportivo della Guardia di Finanza, gli atleti delle Fiamme Oro, i militari della locale Brigata della GdF, i religiosi e le religiose della Parrocchia e infine i docenti e gli allievi degli istituti scolastici. A questi vanno aggiunti molti migranti (prevalentemente indiani Sikh) che trovano lavoro prevalentemente in agricoltura, il personale e gli operai delle numerose aziende private operanti nei vari settori dell’industria, del commercio e dei servizi alla persona. 
Le presenze turistiche durante il periodo estivo raggiungono il numero di 200.000 c.a., ma anche negli altri periodi c’è un turismo culturale, ambientalista e sportivo (molte équipe di canottaggio e di canoa dei Paesi del nord Europa nei mesi invernali si allenano a Sabaudia).
Negli ultimi tre anni i numero degli accessi al PPI di Sabaudia è stato costantemente superiore a 10.000.
Il personale del PPI è costituito da un medico e da un infermiere per turno.
Il Presidente della Regione Lazio, nella veste di Commissario ad acta in questi anni ha adottato una serie di decreti (l’ultimo è il DCA U00412 del 14 settembre 2017) con cui è stata ribadita la necessità di trasferire dall’ambito ospedaliero a quello territoriale un insieme di attività relative soprattutto alla gestione della patologia cronica e delle piccole urgenze che attualmente trovano inappropriata risposta nell’ospedale per acuti. 
Al momento l’assistenza territoriale in questa provincia non ha ancora raggiunto gli standard previsti, anche perché in tutto il territorio è presente una sola Casa della salute a Sezze; di fatto sono presenti nel Poliambulatorio ASL di Sabaudia solamente solo tre specialisti un giorno alla settimana ciascuno, per cui la prevista trasformazione dei PPI in postazioni “118” medicalizzate attive nelle ore diurne integrate dalla presenza di una ambulanza per le ore notturne non appare, per il momento, realizzabile. 
A ciò si aggiunga che, proprio a causa della chiusura degli ospedali e del taglio dei posti letto i quattro pronto soccorso rimasti sono costantemente intasati per cui già ora anche i codici rossi rischiano di attendere oltre tre ore per cui verrebbe meno anche il filtro che ancora oggi svolgono i vari PPI sui codici bianchi e gialli.
È evidente la disuguaglianza che è stata creata a danno dei cittadini di Sabaudia per quanto riguarda il rispetto dell’art. 32 della Costituzione con quelli della Capitale ma anche della stessa città di Latina. 
Desidero precisare inoltre che il presidio di Sabaudia (come pure quelli sopraindicati) sono privi anche di elisuperficie per cui il trasferimento mediante eliambulanza presso i DEA della Capitale è impossibile durante le ore notturne ed incontra difficoltà in quelle diurne dovendo di volta in volta reperire una sede stradale per l’atterraggio coinvolgendo la Polizia locale per bloccare il traffico.
Com’è evidente si tratterebbe di una grave dequalificazione del servizio in quanto mentre nei PPI il servizio è assicurato da almeno un medico (da alcuni anni reclutato in base alla convenzione della medicina dei servizi) ed un infermiere professionale, in base agli standard del 118 le ambulanze di tipo MSB sono prive di medico a bordo e dovrebbe essere presente un equipaggio composto solo da un autista barelliere, un infermiere e un soccorritore.
A tutto ciò si aggiunga che il servizio di pronto intervento sul territorio in provincia di Latina è affidato da anni a privati e che l’ARES 118 con deliberazione n. 451 in data 10 luglio scorso ha indetto una nuova gara, riservata ad associazioni private, prevedendo ancora un servizio assicurato da una ambulanza MSB con un equipaggio composto da tre operatori (che dovrebbero essere un autista, un infermiere professionale e un soccorritore).
Non è possibile celebrare i quaranta anni della riforma sanitaria in queste condizioni.

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