Il problema del caporalato è presente in Italia da prima dell'Unità ed anche nella zona pontina esisteva da prima della bonifica come ho ricordato nel mio libro "Odonomastica sabaudiana" nel capitolo dedicato ai "guitti" con uno sfruttamento inumano della mano d'opera che veniva reclutata nella vicina ciociaria.
Dopo oltre cento anni dall'Unità d'Italia e quasi settanta anni di Repubblica fondata sul lavoro nulla è stato fatto per debellare questo sistema che oggi sfrutta gli immigrati.
Molti processi sono aperti anche avanti al Tribunale penale di Latina, ma occorre intervenire sulla prevenzione e sui controlli da parte degli organi preposti che devono essere più stringenti e costanti.
Il Manifesto (cui dobbiamo la foto) ha pubblicato molti articoli sull'argomento di Marco Omizzolo, che da anni si batte contro questa forma di schiavitù e che insieme a Pina Sodano ha da poco pubblicato un libro "Migranti e territori" in cui si parla diffusamente di questo problema.
Il quotidiano "La Repubblica" oggi ha dato ampio spazio alle dichiarazioni del Ministro dell'agricoltura Martina sui drammatici casi di braccianti morti nelle campagne e sul nuovo allarme sul caporalato: "Il caporalato in agricoltura è un fenomeno da combattere come la mafia e per batterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Chi conosce situazioni irregolari deve denunciarle senza esitazione".
"In queste settimane - ha aggiunto Martina - abbiamo lavorato con il ministero del Lavoro sia per intensificare i controlli che per consolidare nuove pratiche utili al contrasto permanente del fenomeno". Il ministro nella nota ricorda anche che dal primo settembre prende il via la 'Rete del lavoro agricolo di qualità', "che abbiamo fortemente voluto dal ministero delle Politiche Agricole, e che è diventata finalmente realtà in questi mesi".
"È uno strumento importante. Dall'1° settembre le aziende agricole potranno aderire alla Rete tramite il portare internet INPS. Per la prima volta in Italia - ha sottolineato Martina - si istituisce un sistema pubblico di certificazione etica del lavoro che riguarderà proprio le imprese agricole. Il 'certificato di qualità' non sarà un semplice bollino di natura burocratica ma attesterà il percorso delle verifiche puntuali e preventive effettuate individuando e valorizzando le aziende virtuose".
Secondo Martina occorrerà rafforzare il coordinamento tra istituzioni e parti sociali con il completamento dell'iter parlamentare del provvedimento "collegato agricoltura", che "prevede l'adesione alla Rete, attraverso la stipula di convenzioni, degli sportelli unici per l'immigrazione, delle istituzioni locali, dei centri per l'impiego e degli enti bilaterali costituiti dalle organizzazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori in agricoltura".
Il ministro Martina ha tenuto a sottolineare che "La nostra deve essere una battaglia senza sosta e senza quartiere alla piaga del caporalato e del lavoro nero in agricoltura".
Attendiamo di leggere questo "collegato" per verificare se i provvedimenti attesi saranno appropriati alla situazione del nostro Paese e della nostra provincia. Servono norme chiare e sanzioni precise per debellare questo sistema di potere.
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