Con il termine globalizzazione si intende generalmente un processo economico per il quale mercati, produzioni, consumi e anche modi di vivere e di pensare divengono connessi su scala mondiale, grazie ad un continuo flusso di scambi che li rende interdipendenti e tende a unificarli (e a massificarli). È frutto di un processo che dura da tempo e negli ultimi trent'anni ha avuto una forte accelerazione in concomitanza con la nuova rivoluzione industriale legata alle ICT. Pertanto l'applicazione del termine globalizzazione alla proposta di ridurre i numero delle Aziende sanitarie locali apparirebbe improprio, tuttavia per la tipologia del servizio che svolgono le ASL (i servizi alla persona), una ulteriore riduzione del loro numero, come paventato dal Premier, a mio avviso rischia di allontanare ulteriormente i cittadini dai centri decisionali e di impedire la loro partecipazione alle scelte e dalla valutazione dei risultati. Esistono già aziende a livello provinciale, costituite da cento Comuni, nei quali inevitabilmente il Direttore generale deve crearsi uno staff molto numeroso (e costoso) per riuscire a controllare tutto e decentrare e delegare una molteplicità di scelte e di rapporti essendo impossibile essere presente quotidianamente ovunque. Di fatto vengono affidati incarichi molto importanti a persone che assumono la funzione del "preposto" (in termini di diritto si tratta di un dirigente con compiti di amministrazione e di gestione), e che spesso non hanno seguito una formazione appropriata per tale funzione. In altre parole i cittadini e i lavoratori in molti casi verrebbero allontanati in tutti i sensi dalla figura del Direttore Generale. Se il problema è quello di ridurre i costi, si ritocchi il compenso del top management, ma ulteriori tagli al numero delle Aziende appaiono francamente rischiosi in quanto andrebbero ad intaccare la possibilità di gestire un servizio così delicato in maniera appropriata, rischiando di assumere decisioni che sarebbero totalmente astratte dalla realtà locale e dalle peculiarità delle singole comunità. Con l'ipotizzata riduzione delle ASL verrebbe inoltre reso più difficile quel compito di monitoraggio dei LEA che invece è di fondamentale importanza proprio per il rinnovo del D.G. Molti aspetti di natura non assistenziale (come ad esempio quello degli acquisti) possono essere migliorati creando dei servizi di area vasta, ma per fare questo non c'è bisogno di ridurre il numero delle aziende. Desidero ricordare che già nel recente passato si è voluto applicare l'esternalizzazione di molti servizi alle ASL sostenendo che così sarebbe stata migliorata la qualità di quei servizi; a distanza di circa venti anni personalmente ritengo che se questo è stato vero in qualche caso, in molti altri come quello dei servizi alberghieri, abbiamo assistito ad una rilevante perdita di qualità, senza che nessuno abbia osato affrontare questo problema. Non vorrei che tra altri dieci anni ci ritrovassimo a ragionare, dopo un nuovo taglio del numero delle ASL a dover prendere atto dei guai conseguenti a tale decisione.
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