Il problema dei beni confiscati nei nostri Comuni è molto sentito, ci sono molti beni immobili che potrebbero essere utilizzati per finalità sociali (alloggi per famiglie bisognose, centri sociali, ecc.), ma le cose vanno a rilento. Transparency international ha organizzato nei giorni scorsi a Bruxelles un evento per promuovere alcune raccomandazioni in materia di confisca analizzando i risultati di uno studio comparato tra in Italia, Bulgaria e Romania, riprendendo anche la Direttiva europea in tema di confisca (2014/42/EU) che il Parlamento ed il Consiglio europeo hanno adottato il 3 aprile 2014. Il modello ideale prevede l’introduzione di un sistema di confisca preventivo non basato su una sentenza di condanna penale. Tutti e tre i sistemi di confisca nazionali analizzati hanno introdotto un sistema di confisca slegato da una sentenza della corte penale che incrimina la persona a cui vengono confiscati i beni. Questo sistema permette di ridurre i tempi e aumentare l’efficienza del processo di confisca ed è un traguardo che la Direttiva Europea non ha ancora raggiunto. Secondo Transparency International Un problema ricorrente in tutti e tre i sistemi di confisca è la debolezza delle agenzie preposte alla confisca dei beni: in Italia nello specifico l’Agenzia Nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata non gode di sufficienti risorse e indipendenza e questo si ripercuote sulla gestione dei beni e sulla disponibilità delle informazioni. A questo scopo si chiede all’Unione Europea di fissare degli standard europei di indipendenza e competenza che vadano nella direzione di rafforzare le Agenzie nazionali. Allo stesso modo Transparency Internationale ha chiesto alle istituzioni europee di farsi promotrici di maggiore trasparenza e visibilità dei dati nel settore, proponendo l’istituzione di registri dei beni confiscati completi e aggiornati a livello nazionale ed europeo e fornendo l’adeguato supporto (attraverso per esempio EUROSTAT). Un tema particolarmente sentito in Italia, come emerso anche in Italia in una recente tavola Rotonda sull’accesso e la disponibilità dei dati sui beni confiscati: dati più dettagliati, aggiornati e più facilmente accessibili permetterebbero di rendere i cittadini più consapevoli e partecipi del processo di confisca e nello stesso tempo incentivare il miglior uso delle risorse pubbliche. Un altro problema segnalato da Transparency Internationale riguarda la gestione dei beni confiscati. L’Italia con un sistema di gestione, orientato al riutilizzo sociale dei beni, è un modello a livello europeo. Nello stesso tempo il modello ideale di confisca dovrebbe includere opportune misure sia di controllo sull’agenzia che di garanzia dei diritti umani per le persone i cui beni sono sequestrati e confiscati, e la confisca deve sempre essere riconducibile ad una sentenza del tribunale (sia esso penale o civile). Da ultimo, come sottolineato dal Parlamentare europeo intervenuto nell’evento di Bruxelles, Andrey Kovatchev, “è necessaria una maggiore cooperazione tra i sistemi giudiziari a livello europeo”. A questo proposito l’Italia risulta in parte inadempiente in quanto non ha ancora attuato le decisioni quadro sul mutuo riconoscimento delle sentenze di confisca a livello sovranazionale. Secondo Transparency International solo se tutti questi pilastri verranno eretti sarà possibile costruire un adeguato sistema di confisca che garantisca nello stesso tempo trasparenza, efficienza, integrità e responsabilità. “Solo con una politica aggressiva di confisca dei beni illeciti può impedire alla corruzione di sottrarre alla società milioni di euro ogni anno e di minare la competitività delle nostre economie” ha sottolineato la Vicepresidente della Commissione Europea Kristalina Georgieva nel suo intervento a Bruxelles. E l’Italia può fare da maestra, introducendo però le adeguate riforme.
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